Chakravarti, il Signore della Ruota

Per penetrare a fondo nel simbolismo esoterico occorre in qualche modo sperimentarlo nella propria intima natura. Nulla e’ dato in lettere sacre, rune, sigilli o glifi che, una volta svelato, non apra le porte a una profonda gnosi. Il simbolo e’ unitivo per eccellenza, chi lo contempla analiticamente non ne trae che misere considerazioni speculative, chi invece sa aprire l’udito del cuore e mettersi in stato di sottile risonanza ne percepisce gli infiniti sensi riposti e vede spalancarsi orizzonti mai percepiti.
Oggi voglio parlarvi di un simbolo meraviglioso, voglio parlarvi dello Swastika (etimo di origine sanscrita), conosciuto in Occidente anche come Croce Gammata presso i popoli latini, Tetraskelion in Grecia,Hakenkreuz (Croce Uncinata) in tedesco e Fylfot nell’antica Inghilterra.
L’ origine remota del simbolo a dispetto di qualunque datazione ufficiale e’ da rintracciare credo nel periodo post-iperboreo, allorche’ una catastrofe si abbatte’ sulle terre imperiture e l’asse della terra fu spostato ( l ‘inclinazione attuale e’ di circa 23° gradi rispetto alla perpendicolare), i poli si invertirono e l’ Eta’ dell’ Oro, il Satya Yuga ebbe termine.
Quindi il Tempo iniziava la sua inesorabile marcia…ma andiamo con ordine.

Lo Swastika e’ stato definito sovente dagli studiosi come “ruota solare” o “ruota di fuoco” trovandosi raffigurato accanto ad altri ierogrammi solari su numerose decorazioni antiche.
Da René Guénon invece venne per la prima volta giustamente messo in evidenza il suo carattere “polare”. A mio modo di vedere queste varie attribuzioni di significato non sono in contrasto tra loro, anzi, come vedremo, sono complementari e corrispondono ognuna a un diverso livello.
Per prima cosa prendiamo in esame il significato “solare”.
Il Sole per noi e’ vita, fonte di calore, centro del nostro sistema planetario. Non possiamo immaginare un’esistenza priva della sua energia benefica: essa fa crescere ogni cosa su questa terra, permette la vegetazione degli esseri e illumina il Cielo.
Sebbene nell’Universo gli astri siano innumerevoli per noi non ne esiste uno piu’ radiante del Sole, inoltre la rotazione dell Terra attorno a questo astro determina il mutare delle stagioni e dei cicli naturali. Alcune intepretazioni dello Swastika affermano che le quattro braccia simboleggiano appunto le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno, Inverno.
Questo insieme di considerazioni dovette essere molto vivo ed operante nella coscienza dei nostri antenati che per questo dedicarono ampia considerazione al culto solare.
Come abbiamo detto, in varie incisioni e raffigurazioni di simboli solari si ritrova presente con una certa frequenza lo Swastika.
Perche’ questo? E quale nesso esiste tra il Sole e il Centro Polare?
Se osserviamo il simbolo in questione vediamo che e’ composto da una croce dalle cui estremita’ partono dei bracci che le conferiscono il senso di un movimento e, piu’ precisamente, di una “rotazione”. Ogni movimento circolare avviene sempre intorno a un’ asse, l’Axis Mundi, che passa esattamente per il centro invisibile ma onnipresente che lo Swastika rappresenta: il “Polo”, il centro inamovibile.

In tutta la Natura si ripete il medesimo schema, dal Microcosmo al Macrocosmo, dall’ atomo alla stella. Il Sole e’ nel nostro caso il Polo, attorno al quale, tutti i pianeti compiono la loro rivoluzione ciclica, nello stesso tempo un movimento analogo avviene per il sistema solare attorno al nucleo centrale della nostra galassia, la Via Lattea, la cui nota forma a spirale ci riporta nuovamente all’ idea di un’ immenso Swastika. Un’ altra ragione evidente per la quale gli antichi poterono associare lo Swastika al Polo fu sicuramente l’ attenta osservazione del cielo notturno in prossimita’ della Stella Polare. Quest’ ultima e’ la stella che si trova sul prolungamento immaginario dell’ asse terrestre di un osservatore nell’ emisfero boreale, quindi indica il Nord. Attorno ad essa tutto le costellazioni ruotano lentamente in senso antiorario e compiono un giro completo in circa 24 ore a causa della rotazione della terra. In particolare se tracciassimo un disegno con le posizioni successive dell’ Orsa Maggiore ai quattro punti cardinali ne emergerebbe chiaramente uno Swastika. Figura (a)

(a)

(b)

Ma la Stella Polare nel corso delle ere cambia a causa di un moto circolare dell’ asse terrestre. In un remoto passato essa fu un astro della costellazione del Draco, il suo nome arabo e’ Thuban, oggi comunemente conosciuta come Alpha Draconis. Le quattro posizioni dell’ Orsa Minore intorno ad essa disegnano una figura ancora piu’ sorprendente. Figura (b)
Come abbiamo visto spiegazioni ed esempi tra i piu’ vari si intrecciano formando una tela fittissima ma tutti tendono a ritornare costantemente verso un unico significato fondamentale: quello di un centro, di un origine, di un principio superiore che si manifesta donando luce e vita.
Nel suo sentito piu’ profondo lo Swastika suggerisce l’azione di un Motore Immobile.
Il cuore inviolato di ogni manifestazione, la dimora dello spirito assoluto, l’ Occhio del ciclone.
Il punto interiore dove regna la quiete mentre al di fuori infuriano gli elementi.
E’ il Monte Meru, il monte di Mezzanotte.
E’ Kether la Corona.
E’ Sahasrara, il chakra coronario che connette con l’ infinito.
E’ il buco nero al centro della galassia.
E’ Hlidskjalf, l’ alto trono di Odino dal quale il dio osserva ogni cosa e sovrasta i mondi.
E nell’ uomo? Cosa esiste nella natura umana che possa avvicinarsi a questo insondabile mistero? Deve forse egli accontentarsi di scrutare le luminose stelle nel cielo notturno sapendo di rimanere un corpuscolo dimenticato e caduco alle estremita’ del cosmo?
Quest’ uomo, viaggiatore e assetato di sapienza deve forse annegare tra i flutti di un oceano crudele sognando l’ Isola dei Beati?
Quest’ uomo infine, cosi’ disperso e solitario che sente dentro di se il richiamo ancestrale di qualcosa senza volto, come una nostalgia infinita, un ricordo velato… cosa fara’ della sua breve esistenza?
C’ e’ una possibilita’. C’ e’ una chiave sepolta tra le pieghe del tempo, tramandata da una catena di iniziati dall’ alba del mondo; ma per raggiungerla, per conquistarla, l’uomo deve affrontare un lungo cammino al buio, nell’ oscurita’ di se stesso.
Molti non sanno che lo Swastika fu uno dei simboli utilizzati dai primi Cristiani, difatti esso e’ rintracciabile nelle catacombe…ma che cosa indicava? Era forse la chiave famosa?
Credo di si, era il segno della Resurrezione.
La Croce Naturale degli elementi come sappiamo e’ associata al quaternario.
Come insegna la Tradizione il nome di Dio e’ YOD HE’ WAW HE’, lettere ebraiche che significano, rispettivamente: Fuoco, Acqua, Aria, Terra.
Nella vita comune degli uomini questi elementi sono in stato caotico, non armonizzati e quindi distruttivi, ora se tramite la Grande Opera dell’ Alchimia e con un tenace lavoro sulla propria Anima riusciamo a risvegliare la Luce interiore, al centro della Croce, li’ dove si incontrano le quattro braccia nasce il figlio dello Spirito, il Cristo. E’ il centro radiante che smuove con forza possente l’ inerzia del Caos e ruotando pone in ordine il Cosmo. E’ il Quinto Elemento, l’ Etere nel Cuore, l’ Atomo Nous redento, la Quintessenza tanto decantata dagli alchimisti.
Si schiude la prigione di piombo di Saturno e l’ uomo, liberato dalle scorie terrestri, si trasforma in Dio.
Il cinque quindi e’ il numero dello Swastika, il numero “polare” della trascendenza.
Chi e’ capace di realizzare tanto e’ un autentico iniziato alla catena regale, ha combattuto da vero Eroe ed e’ pronto all’ incoronazione. Quando ricevera’ il suggello finale dei Grandi Misteri sara’ Re del Mondo, Signore di Pace e Giustizia. Sara’ Melkitsedeq, Re di Salem.
E’ uno stato spirituale questo e allo stesso tempo un’ investitura sacra. E’ il raggiungimento di quell’ autorita’ spirituale e superindividuale che in Oriente viene denominata Chakravarti, Signore della Ruota. Chakravarti e’ colui che lentamente e senza sosta fa girare la ruota dell’ Impero. Ogni cosa necessariamente gli ubbidisce: Tempo, Spazio, Materia.
Nulla lo sfiora ne’ lo puo’ turbare. E’ al di la’ del Bene e del Male.
La sua funzione e’ paragonabile al Pontifex, il facitore di ponti. Diviene un raggio di luce che collega la sfera umana e quella divina. Le epoche passate e le future in lui si attualizzano in un presente che e’ eterno. Possiede la visione “Ciclopica” ossia ciclica, il Terzo Occhio.
Da ora in poi egli agira’ senza agire, immobile nel centro di un immenso Swastika come Shiva nella sua danza cosmica. Questo profondo insieme di verita’ e’ rintracciabile nell’ essenza stessa dell’ Universo, fa parte del suo sostrato invisibile, e’ cio’ che fa che cio’ sia, in ogni dove, in ogni tempo, in ogni essere.

Cosi’ Dante, dinnanzi alla visione gloriosa di Dio, chiudeva il suo capolavoro:

A l’alta fantasia qui manco’ possa;
ma gia’ volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente e’ mossa,
l’amor che move il sole e l’ altre stelle.

In tutto cio’ abbiamo ben piu’ che una visione religiosa, e’ l’esperienza “diretta” del Paradiso, esperienza che ogni uomo avrebbe non solo il diritto ma diciamo anche il dovere di realizzare ma che cosi’ ben pochi purtroppo raggiungono.

Ora per tornare al tema centrale sara’ interessante affrontare un argomento controverso.
Dopo aver chiarito i significati principali dello Swastika nella sua forma generale diremo qualcosa sul suo senso di rotazione andando contro un’ opinione comunemente diffusa.
Di fatto lo Swastika puo’ essere tracciato in due modi a seconda che le braccia che si dipartono dalla croce puntino a destra o a sinistra. Bisogna fare attenzione perche’ l’ambiguita’ risiede nel fatto che nel primo caso avremo una rotazione levogira mentre nel secondo destrogira.
C’e’ chi ha voluto arbitrariamente indicare uno Swastika benefico, quello che si muove in senso orario nella direzione del sole, in contrapposizione all’ altro, antiorario, associato al male e alla distruzione. Questo prevalentemente a causa dell’ adozione di quest’ ultimo da parte del Nazionalsocialismo tedesco nel secolo scorso.
A noi pero’ non interessa trattare qui di politica o di manifestazioni profane ma di valenze spirituali e operativita’. Ora, il nocciolo della questione e’ tenere bene a mente il fatto che il mondo intero esiste in funzione di due polarita’ contrapposte, l’unione delle quali genera la vita: Positivo e Negativo sono due facce della stessa medaglia e non vanno dissociate ma vissute interamente entrambe.
Su un piano prettamente umano non potremmo anelare al bene se non facessimo esperienza del male, su un piano superiore poi la dualita’ svanisce e nell’ integrazione dei due aspetti scopriamo il volto del divino. Lo gnostico Abraxa, dio e demonio trasfigurati nell’ Uno.
Nel senso antiorario del movimento dunque non scorgo minimamente nessuna malvagita’ o perversione, piu’ pertinente sarebbe l’affermazione che i due Swastika orientati diversamente raffigurano le due polarita’ cosmiche, il maschio e la femmina e anche le due Vie:
La Via della Mano Destra e la Via della Mano Sinistra. Forse proprio un’ interpretazione grossolana di quest’ultima puo’ aver suggerito ad alcuni che lo Swastika levogiro sia in qualche modo connesso alla magia nera e al male. Chi ha avuto modo di approfondire l’argomento sa, invece, che ambedue i sentieri iniziatici, pur adottando metodi e pratiche differenti e a volte in aperto contrasto condurranno, se rettamente seguiti, a un unico e identico obiettivo: la Liberazione.

Prima di fornire alcuni spunti sui significati contrapposti dello Swastika voglio ricordare che uno studioso di nome Thomas Wilson ha condotto un’ imponente ricerca iconografica che copre geograficamente gran parte del globo e temporalmente un grande arco storico, dimostrando in modo evidente l’ esistenza di entrambe le versioni del simbolo in numerose civilta’, molto spesso compresenti su alcuni manufatti. Quindi, tenendo presente cio’ e l’ arbitrarieta’ conseguente di alcune interpretazioni troppo unilaterali gettiamoci nella spirale.
Il primo Swastika e’ destrogiro, i suo bracci puntano a sinistra, e’ quello adottato in larga misura dal Buddhismo Mahayanico e si muove nel senso delle lancette dell’ orologio.
Segna l’attuale evoluzione ed espansione dell’ universo, il lungo esodo dell’ umanita’ dalla sua dimora ancestrale. Questo Swastika scandisce le fasi successive della creazione, e’ la sorgente che proietta calore, la plasmazione della materia e dei corpi.
Corrisponde all’ espirazione di Brahma che rilascia cio’ che era in potenza per renderlo in atto. Come il numero 6 rappresenta il moto centrifugo.
E’ lo Swastika del Sole d’ Oro, radiante, della luce visibile agli occhi corporei.
Il secondo Swastika e’ levogiro, i bracci puntano a destra. In Tibet, gia’ prima dell’ arrivo del Buddismo si trova in uso presso l’antica religione Bön-Po, e’ molto diffuso anche in India.
La sua rotazione segue un moto antiorario, da destra a sinistra. Questo e’ lo Swastika del ritorno all’ origine, al centro primordiale. Propizia il riassorbimento nella non-esistenza.
E’ l’ inspirazione di Brahma che volatilizza la materia, che dissolve la matrice bruciando
l’ illusione corporea. E’ l’ implosione antigravitazionale.
Come il numero 9 rappresenta il moto centripeto.
E’ lo Swastika del Sole Nero, dell’ universo invisibile, della luce increata.
Quindi come abbiamo visto esotericamente ogni cosa presenta due aspetti e non dobbiamo essere superficiali nelle nostre considerazioni. L’ altro lato dello specchio e’ un mondo da conoscere, non da esorcizzare. Cio’ che ho sopra esposto in merito alle differenze speculari delle due grandi croci rotanti mi e’ stato fornito non solo da una ricerca accurata di fonti e documenti ma anche e soprattutto dal risveglio momentaneo del cerebro destro e dal cuore, organo intuitivo per natura.
E’ questo il modo in cui credo dovrebbero essere sempre approcciati i simboli sacri per non cadere in facili banalizzazioni o peggio, in aride disquisizioni analitiche .
I simboli “parlano” a chi vuole ascoltarli e la loro miniera di tesori e’ pressocche’ infinita.
Possiamo concludere questo breve scritto con l’augurio che sia d’ ispirazione a chi lo leggera’ e che magari possa fornire spunti per ricerche ulteriori. Lo Swastika e’ un potente simbolo operativo e si ritrova come gia’ abbiamo sottolineato iscritto nel corpo stesso della Natura,
colui che con tutta la sua volonta’ lavora per districarsi dal caos e accortosi di trovarsi sulla circonferenza della ruota cosmica auspica a essere reintegrato nel suo centro trovera’ in esso una costante fonte di energia, come la Stella Polare che indica sempre il Nord al viaggiatore, lo Swastika guidera’ l’ iniziato verso la Verita’ e la Vita.

Tutto cio’ ne fa, senza ombra di dubbio, uno dei piu’ esemplari simboli di Dio.

NEFERKEB

La Sapienza dei simboli

)

Tutti gli insegnamenti che riguardano la Tradizione possono essere affrontati a diversi livelli che si stratificano e si compenetrano; di conseguenza, è il nostro personale grado di consapevolezza che determina che cosa potremo apprendere e che cosa no.
Ormai anche i testi “segreti” sono quasi accessibili a tutti, materialmente parlando, ma la loro struttura stratificata è una garanzia che la Conoscenza sia destinata solo a chi ricerca e arriva a possedere le “chiavi”. Ecco perché anche le scuole iniziatiche sono organizzate per gradi, ognuno con un tipo di lavoro da svolgere su di sé e ed un livello di accesso alla Conoscenza.
Solo i grandi illuminati posseggono tutte le chiavi, gli altri devono lavorare vite e vite per arrivarci. In realtà, comunque, anche gli illuminati si sono preparati per secoli; noi probabilmente ne conosciamo solo il capitolo finale della formazione.
Una delle difficoltà maggiori della nostra mente è uscire dagli schemi consolidati, per compartimenti stagni, e cogliere le analogie e le corrispondenze. Ci lasciamo fuorviare dai nomi: è difficile identificare un arcangelo con una sefirôth dell’Albero della Vita cabalistico, gli gnomi con gli angeli che tutelano l’elemento terra, i tre grandi Fuochi alchemici Sapienza, Amore e Potere con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo della tradizione cattolica, Osiride, Horus e Iside per quella egizia, Brahma, Visnu e Siva per quella indiana ecc. ecc., eppure si tratta degli stessi principi e concetti.
Il lavoro forse più arduo è quello dell’integrazione della Conoscenza, ci vuole tempo e impegno e vero studio. Un buon maestro può accelerare questa presa di coscienza e un metodo molto efficace è il lavoro sui simboli, che sono chiavi di conoscenza universali e sintetizzano il sapere di tutte le tradizioni. Essi rappresentano uno strumento eccezionale per il progresso spirituale.
La scienza esoterica ha da sempre usato un linguaggio simbolico-figurativo con base analogica. Il vantaggio didattico delle immagini simboliche è quello di fare in modo che la mente superiore possa far uso di simboli che il cervello fisico trasmette pur senza averli compresi: in questo modo sono poste le fondamenta per un insegnamento che in seguito può raggiungere la sfera cosciente dall’alto, o meglio da dentro, quando la terra è pronta a ricevere il seme.
I simboli sono forme criptiche e impenetrabili per la mente ordinaria, ma come frecce infuocate oltrepassano sicuri il muro del tempo, degli insegnamenti pregressi cristallizzati e dei pregiudizi per agganciarsi all’inconscio dell’individuo, che è fatto della stessa pasta; sono quindi comprensibili ad un livello non mediato dalla cultura, non soggetto al travisamento della parola e dei concetti intellettuali. Conservano un potere e un’energia dati dall’analogia con ciò che rappresentano e dal lavoro che saggi ed iniziati di tutti i tempi hanno compiuto avvalendosi di essi; contengono mondi di Conoscenza e racchiudono delle Verità eterne. Lo studio dei simboli apre la mente e mette direttamente in contatto con quelle Verità, stimolando quei processi di analogia che in un secondo tempo portano a cogliere le identità tra i diversi insegnamenti e tradizioni.
La nostra mente separa e disperde, il simbolo unisce e sintetizza.
Il motivo del simbolismo come base di espressione della vera saggezza è che l’immagine simbolica è un’espressione sintetica del pensiero che può essere afferrata sia sul piano fisico che sugli altri piani; è quindi, come il mercurio, un pontefice che collega il mondo degli dei col mondo degli umani, che unifica la comprensione tra le varie menti dell’uomo.
Il pensiero analitico, quello che sperimentiamo usualmente nello stato di veglia, ha come mezzo di espressione il linguaggio; i contenuti sono sviluppati in una sequenza narrativa logica, lineare e temporale. Il simbolo, invece, si avvale di una gestalt (forma) con una struttura sintetica in cui tutti i significati coesistono ed è quindi fuori del tempo.
Gli insegnamenti custoditi nel simbolo possono essere abbracciati nella loro interezza, anche se esso si compone di diversi livelli di comprensione e pertanto diventa un veicolo di messaggi differenziati.
Lo spirito umano si caratterizza per la sua capacità di unificare e dare senso al molteplice grazie a funzioni simboliche originarie. Una serie di pensieri molto lunga potrebbe essere espressa in forme geometriche; probabilmente Dio e gli angeli e tutte le intelligenze più evolute comunicano scambiandosi flussi energetici in forme geometriche estremamente armoniche e luminose, ed il piano della manifestazione del Logos si esprime, nell’infinitamente grande come nell’infinitamente piccolo, con lo stesso linguaggio geometrico.
Il mandala è un’immagine simbolica basata su figure geometriche che intende rappresentare le relazioni intercorrenti tra i diversi piani di realtà, le energie che plasmano l’universo ed i loro rapporti; è pertanto uno strumento che aiuta il ricercatore di Verità a visualizzare in modo simbolico questi rapporti fino a cogliere intuitivamente, dopo un lungo percorso interiore, la loro realtà ultima. Il simbolo, come rivelazione, permette l’evolversi dell’uomo in quanto, comunicando senza dire, segnala il giusto percorso da compiere ed è la Stella del Nord che orienta l’uomo che vuole trascendere la propria animalità e riconquistare il paradiso perduto. La ricerca della Verità mediante i simboli unisce gli “uomini di buona volontà” e li riporta al proprio Dio, all’ordine superiore e alla Luce; l’alternativa è il Caos, la cecità e le tenebre. Questo eterno conflitto, o meglio questa opposizione dialettica, è celata nell’etimologia dei termini simbolo, il cui significato è “metto insieme, connetto” e diavolo, che significa “metto fuori rapporto, sconnetto“.
L’antica sapienza occultata nelle parole illustra quindi come la Verità e la Luce, condensati nel simbolo, si oppongano al lavoro delle energie disarmoniche e oscure che allontanano gli uomini dalla propria deità rendendoli schiavi e nemici tra loro.
SARAH NEFERTEM

La Natura

 

La Natura, manifestazione divina in Malkuth, è per noi tutti lo specchio macrocosmico del nostro microcosmo interiore.
Attraverso di essa, oltre che goderne i frutti ed i benefici, impariamo a conoscere la “natura” di noi stessi.

Da essa traiamo analogicamente gli insegnamenti comportamentali per giungere all’evoluzione e alla crescita spirituale.
Guardando ad esempio la natura dei vegetali e la loro crescita possiamo comprendere come sviluppare, alimentare e curare il nostro seme divino.

Come il seme  di una pianta necessita di un terreno preparato per accoglierlo, anche il nostro corpo deve essere depurato e dissodato per separare le erbacce dalle zolle fertili, evitando di disperdere così, gli alimenti e le energie da impiegare in blocco per il nutrimento e lo sviluppo del seme stesso.

Impariamo dall’osservazione di tutto questo, non solo le modalità pratiche ed operative, ma anche la tempistica necessaria perché tutto questo arrivi a compiersi in maniera equilibrata e corretta.
La Natura sappiamo che non fa salti e ci insegna quindi ad essere pazienti e fiduciosi. Ci insegna a conquistare la fede e la volontà del seme nello svilupparsi nel buio e nell’umida terra fino a morire a se stesso, marcendo per dar vita alla pianta.
Impariamo, quindi, la fede nella trasmutazione, in fase operante.

L’uomo studia il mistero della Natura

In tutto questo è centrale la figura del Maestro che, come il contadino, aiuta il processo naturale di sviluppo del discepolo, correggendo ed intervenendo dove la “pianta” autonomamente non riuscirebbe  poiché non è in grado di osservarsi.
Questo lavoro di innesti, potature e raddrizzamenti avviene continuamente man mano che la pianta cresce e si sviluppa.
E’ facile che in mancanza di questo lavoro prezioso la pianta cresca difettosa, con malformazioni difficilmente recuperabili.

E’ certamente importante il terreno dove viene gettato il seme di Vita.
Come citato nella parabola del seminatore non tutti i terreni sono pronti per accogliere il seme.
E’ evidente, quindi, che, come insegna un’altra citazione, “..i chiamati sono molti, ma pochi gli eletti”.
Per ognuno vi è quindi un progetto diverso e tempi diversi di realizzazione.

E’ importante, però, che ognuno, indipendentemente dal peso del metallo che incarna, sia oro, argento, bronzo o ferro, metta tutto se stesso per realizzare ciò per cui è destinato, che ognuno compia al meglio la propria missione poiché ogni progetto è comunque parte del Grande Progetto.
Nessun piramidion, ultima pietra della piramide potrebbe star li, se non fosse sorretta dalle altre che la sostengono.

Alchimia: Il processo di trasformazione attraverso gli elementi della Natura

La Natura ci insegna, che noi siamo anche terra e che per evolverci non possiamo prescindere dalla Materia.
Essere nella Natura significa avvicinarsi alle Leggi che regolano il Tutto, facendo Unità col Tutto.
La Natura non conosce la Morte, ma soltanto Trasformazione.

L’Alchimia è la conoscenza delle leggi che sono alla base della Trasformazione, è operatività che accelera l’evoluzione dell’Uomo portandolo dalla Trasformazione alla Trasmutazione.

Ora, come mai nel passato, l’uomo è separato dalla Natura;
è importante quindi riconquistarne il contatto, poiché solo tornando ai suoi ritmi e ai suoi insegnamenti, come avveniva un tempo, ritroveremo noi stessi, ma soprattutto, come il seme nel buio conserva in sé la memoria della luce che lo ha generato, ritroveremo la nostra parte divina e, attraverso questa, quel Fuoco Cristico che trasmuta e rinnova tutta la natura, macrocosmica e microcosmica.

PAN

La Dimensione del Sacro

 
L’area sacra di Stonhenge in Inghilterra

Ci sono momenti in cui la nostra coscienza, grazie a rari momenti di illuminazione, percepisce inaspettatamente una dimensione nascosta tra le pieghe del vivere quotidiano.

A volte la profanità che ci circonda diventa, paradossalmente, uno stimolo per porre attenzione a qualcosa che si cela dietro un velo di illusione.
Il ritmo sostenuto e caotico della vita, che ogni mattina ci impegniamo ad affrontare, diventa, a lungo andare, una forma di alienazione da ciò che realmente corrisponde al “battito cardiaco” della Vita Reale.

Ma qual è la radice di ciò che corrisponde alla Verità nascosta dietro questo velo?

Prima di introdurmi nell’argomento vorrei citare una frase scritta, addirittura, da John Lennon:
La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati in altri progetti …..”

Sicuramente, molti di voi l’avranno sentita o letta moltissime volte, ma quanti di noi si sono realmente soffermati ad analizzarla?
Ogni giorno siamo pronti a cominciare la nostra giornata preoccupati essenzialmente di come sopravvivere, sia da un punto di vista materiale che, soprattutto, emotivo.

Questa preoccupazione spesso ci distoglie dal vero scopo per cui siamo chiamati alla Vita.

Rosone: l’iconografia religiosa inserita nella geometria sacra

Nella maggior parte dei casi ci alieniamo dalla realtà e dalla vera natura delle cose considerandole soltanto funzionali alla nostra sopravvivenza.

Il tutto accade riferendoci ad ogni tipo di manifestazione.

“Usiamo” e “sfruttiamo” tale manifestazione essenzialmente con un approccio consumistico, senza aver coscienza reale di ciò con cui realmente andiamo a interagire.

Per farla breve, il nostro approccio alla vita è lo stesso che può avere un consumatore con il prodotto comprato al supermercato.

Mi spiego meglio: l’uomo profano si relaziona alla Vita nello stesso modo in cui, colui che compra un prodotto, se ne ciba, senza aver coscienza del processo di produzione e realizzazione del prodotto stesso; senza curarsi, cioè, di ciò che quel prodotto incarna, della sua “storia”, dal suo essere “seme” al suo essere cibo.

Mi chiederete il senso e il valore che questa presa di coscienza potrebbe avere.
Ebbene, significa molto, se non, addirittura, tutto!

Entrare nella dimensione “sacra” della Vita significa proprio conoscere la radice profonda di ogni cosa e attraverso questa conoscerne il progetto che incarna.

Non si tratta di conoscenza fine a se stessa, ma di una “partecipazione” a ciò che è l’essenza della vita stessa, la sua Dimensione Sacra.

L’oracolo di Delfi

Sin dai tempi più antichi, si hanno testimonianze, confermate da reperti archeologici, da miti, e da scritti filosofici, che l’uomo ha sempre cercato di inserirsi, di scrutare, ma, soprattutto, di partecipare a quella Dimensione Sacra, tanto misteriosa  e nascosta, da cui è sempre stato circondato e, spesso, affascinato.

Ciò che lascia perplessi è come oggi tutto questo sia letteralmente scomparso lasciando il posto a qualcosa che sa più di superstizione che altro.

Se ci addentriamo nello studio della geometria sacra, nell’astrologia, nella numerologia, nella cabala, nell’alchimia e in tutte quelle scienze sacre che sono il nucleo aureo di quella dote sapienziale lasciata ai posteri dai detentori della Verità, ci accorgiamo di quanto povera sia oggi la nostra umanità, priva di ogni contatto con la vera radice e sorgente della Vita stessa.

Un’umanità che si illude di aver raggiunto con la tecnica ed il progresso vette fin’ora mai toccate. Ma è, invece, vero il contrario. La vera oscurità è quella in cui brancoliamo tutt’oggi.

Ci riempiamo la bocca di parole altisonanti, come uguaglianza sociale, morale, democrazia, progresso, diritti civili……….. e tante altre parole che non fanno altro che “profumare” un “corpo” che di per sé è già morto.

L’uomo crede di poter gestire la sua esistenza rendendo “giustizia” all’esteriorità del suo mondo, senza preoccuparsi che l’unico modo per rimediare al “maleodore” dei suoi mali non è coprirli col profumo delle illusioni, dei rimedi “popolari” ed “eticamente corretti”, ma lavarli con il “fuoco” della Verità.

Vestali presiedono al Fuoco Sacro

Finché l’Uomo non prenderà coscienza della sacralità della Vita, in tutti i suoi aspetti, non potrà e non saprà mai gestire il suo mondo interiore ed esteriore.

Per questo è importante riprendere contatto con il vero linguaggio universale, eternamente lo stesso, con le chiavi di accesso ai mondi reali, sopra citati, con la Dimensione Sacra di cui tutto è soltanto espressione.

Ma cosa intendiamo per Sacro?
Cosa c’è alla base di questo termine?

Ultimamente si fa grande confusione tra tale aggettivo e il termine “santo”, “religioso”, “pio”, “spirituale”…. e tanti altri ancora.

E’ anche vero che la stessa sorte l’ha subita la parola “sacerdote”, il quale è rientrato completamente in un contesto prettamente “religioso” anziché “sacro”!

Sia ben inteso che non si tratta di fare disquisizioni sul senso etimologico e interpretativo del termine, ma in merito alla sua sostanziale identità verbale e caratteriale.
Per prima cosa vorrei iniziare dall’uomo stesso.

Guarda caso nella struttura fisica del corpo umano è presente un elemento che porta proprio il nome di cui stiamo parlando: il Sacro.

L’osso o la vertebra, alla base, o meglio, alla radice, della colonna vertebrale. Il luogo dove, energeticamente, gli Yogi affermano sia racchiusa la forza che, per eccellenza, è all’origine di ogni “evoluzione”, la Kundalini.

La Kundalini, la forza del “serpente”

La stessa Forza che gli alchimisti indicano, nell’iconografia tradizionale, con le spire incrociate del doppio serpente mercuriale, attorcigliato intorno all’asse della spina dorsale, culminante con una pigna, ad indicare la ghiandola pineale.

Ebbene, sembra palese che il “sacro” è il contesto, il luogo, dove la vita prende forma, dove le”volute” dell’evoluzione si sviluppano verso l’alto, portando luce e coscienza a tutto il corpo, realizzando quello che più avanti si manifesterà nel “corpo di luce”, la realizzazione del progetto incarnato, la “cristificazione” dell’uomo attraverso la carne.

Il “miracolo” avviene, come nel corpo umano, anche nel quaternario, nel corpo fisico della realtà, negli stessi termini di come si manifesta nell’uomo, attraverso le stesse leggi e le stesse forze.

E’ ben chiaro, quindi, che tutto ciò non ha niente a che vedere con la morale, con la religione, con tutto ciò che è ben lontano dalla reale dimensione creativa e soprattutto fisica della vita!

E’ ora di prendere coscienza che la vera Dimensione Sacra è qualcosa di molto più reale di quanto immaginiamo, qualcosa che non è legata ad un aspetto culturale, di devozione, o di tradizione, ma è qualcosa che va al di là dello stesso uomo e del suo riferirsi ad essa stessa.

Il sacro non è tale in quanto riconosciuto tale, lo è soltanto e semplicemente per qualità intrinseca.
Allo stesso modo, l’essere sacerdote non corrisponde all’essere esecutore di un rito o predicatore di formule etiche e morali per la salvezza delle anime dei fedeli.

L’essere sacerdote è uno stato dell’essere; la dimensione sacra, una volta raggiunta e conquistata, diventa essa stessa espressione, attraverso l’azione di chi se ne investe, per l’appunto: il sacerdote.

Per questo dobbiamo dire che il vero sacerdote non riceve la dote sacra per trasmissione diretta, ma la conquista attraverso una “morte iniziatica” che sfocia nel “risorgere” ad eroe e, soprattutto, a sacerdote, come il Maestro Gesù, secondo l’ordine di Melkitzedeq, trasformando i vizi in virtù ed incarnando la legge e il mistero della trasformazione.

Contattare la dimensione sacra è quindi il vero scopo a cui la Vita ci chiama per essere compartecipi del continuo divenire e trasformarsi dell’unica forza incorruttibile e universale: la forza d’amore, “l’amor che move il Sole e l’altre stelle…” e, aggiungo, trasforma tutto nell’abbraccio col tutto!

L’amor che muove il sole e l’altre stelle” D.G. Rossetti, 1860

Ancora oggi abbiamo testimonianza di come, nell’antichità, lo spazio sacro sia sempre stato il centro di ogni città, il cuore della vita sociale, il luogo deputato alla celebrazione dei riti destinati a rendere immortale la città stessa.

Tutto questo a dimostrazione di quanto valore e considerazione avesse questo aspetto nel cuore degli uomini e di quanto, invece, confrontato con i nostri tempi, tanto poco, e quanto superficialmente, trovi spazio oggi.

E’ come se l’uomo stesso abbia perso contatto con la sua stessa radice e fonte di vita, considerando tutto ciò espressione di un mondo scomparso e superato, in cui, l’adesione a tale dimensione è solo una manifestazione puerile di superstizione.

Ma proprio questo tipo di considerazioni testimoniano il basso livello di coscienza di questa caotica società.
Provate ad entrare all’interno di una chiesa romanica, di un tempio pagano, di una cattedrale gotica, ponetevi nei punti dove le forme e le geometrie interagiscono tra loro, ponetevi in ascolto di tutto ciò che vi circonda, dei colori, dei materiali, delle forme: scoprirete una realtà profonda, invisibile agli occhi, ma percettibile e quasi tangibile ai vostri sensi sottili. Scoprirete il movimento delle energie attraverso i punti di forza creati tra le regole e i numeri della geometria sacra, dove linee invisibili tracciano l’etere disegnando forme con la forza di una bellezza senza tempo. Tutta la magia del processo creativo rivelata nel silenzio immobile della pietra, testimone soltanto di un ritmo armonioso che evoca eternità.

La cattedrale di Chartres con il suo magnifico labirinto.

Dov’è tutto questo nei nuovi edifici in cemento armato, dove l’unico intento è il virtuosismo architettonico, fine a se stesso, dove il vuoto e le forme piene non fanno altro che confondere e distogliere l’animo di chi vi si reca, rendendo ancora più anonimo un luogo che tutto sembra meno che un luogo sacro?

Per non parlare della musica che vi si ascolta. “Profanizzata” anche quella, per il solo scopo di “avvicinare”i giovani alla religione e farne nuovi proseliti.

Dimenticando che anche la musica, come il canto, crea lo spazio e la qualità dello stesso e che anch’essa diventa sacra nel momento in cui vibra delle stesse leggi matematiche che regolano l’armonia delle sfere e conducono allo stato di “bellezza” e di “eternità”. 

Ma ormai, oggi, anche ciò che è sacro è in mano ai profani ed il sacerdozio, la più alta aspirazione per un uomo nei confronti della vita stessa, diventando parte attiva del processo creativo, è diventato, invece, anch’esso un “mestiere”, reso profano dalla “vocazione”, come oggi ci piace dire, alla sola antropofilia.

La maggior parte dei preti sono sicuramente ignari del mistero che realmente incarna il rito sacro dell’eucarestia che, quotidianamente, ripetono sugli altari, ma, ancor peggio, confinano tutto ciò in un alea di mistero dogmatico che non fa che allontanare il fedele dalla piena presa di coscienza di ciò che realmente accade in quel momento: l’ipotetica apertura di una porta sulla Dimensione Sacra di ciò che, per questo, è chiamato Sacramento. Il contatto con la forza di ciò che è la sostanza primaria di tutto ciò che esiste al mondo e non solo: il Fuoco Sacro!

Quanto vuoto diventa, quindi, ciò di cui non si prende coscienza e, soprattutto, contatto!

L’essere umano è qui su questa terra per goderne il possesso, ma l’unico modo per farlo, non è sfruttando le sue risorse, ma prendendo possesso dei mezzi con cui  essa si manifesta partecipando all’atto creativo ed evolutivo dell’intero sistema universo.

E’ importante, quindi, oggi più che mai, in un tempo che volge al declino, dove l’uomo è smarrito in se stesso e vaga, perduto, alla ricerca di un senso da dare alla sua esistenza, che nascano nuovi stimoli e si trovino le risposte e il coraggio per ricercare il senso sacro della nostra vita, onorando la propria presenza su questo pianeta rendendo giustizia alla Verità, diventando, realmente, sacerdoti di quella Dimensione Sacra da cui tutto prende vita!

Il Sacro Serpente della Tradizione

Sarebbe uno sgarro alla Tradizione Iniziatica non parlare di questo simbolo così comune a tutti i popoli della Terra, che si palesa svariate volte nei testi sacri: questi simbolo è niente meno che il Serpente!

Per tantissimi secoli l’hanno paragonato alla negatività più assoluta e la religione Cattolica addirittura l’ha identificato con lo stesso Satana in persona.

Niente di più falso e sbagliato!

Ovviamente questa affermazione si basa sul racconto della Genesi e sul Peccato Originale, che fu erroneamente interpretato scaricando nel Serpente tutto il male dell’umanità.
Bisogna veramente essere ingenui per credere che tutto ciò sia realmente accaduto.

Invece se andiamo a cercare nell’iconografìa del passato, troviamo la figura del Serpente sulla testa dei Faraoni, in India corona le teste delle diverse divinità, i primi cristiani lo collocavano addirittura sulla croce e solo successivamente misero al suo posto la figura dell’uomo Gesù.

I Cattolici lo rappresentavano sotto i piedi dell’Immacolata Concezione. I Cinesi e altri paesi orientali lo hanno trasformato in un Drago, ma rimane lo stessa cosa, è lo stesso simbolo. Mosè nel deserto lo trasforma nel Serpente di Bronzo e lo sistema su un Tao.

Nel Centro America era il Serpente Piumato, mentre la nostra Tradizione Occidentale attualmente lo rappresenta nel Caduceo di Mercurio, simbolo della medicina e dei medici.

Pettorale atzeco raffigurante il doppio serpente

Anche i farmacisti lo utilizzano per identificarsi, così si può vedere un Serpente attorcigliato ala base di una coppa, a volte anche due, con le teste nell’atto di versare il loro veleno nella coppa stessa.

Questi sono soltanto alcuni esempi, per non parlare dell’Alchimia dove i simboli con il Serpente si sprecano.

Anni fa durante la mia ricerca mi dicevo che questo simbolo racchiudeva sicuramente qualche importantissimo messaggio, come per esempio l’Ouroboros, il Serpente che si morde la coda e che ha scritto nel centro: “Uno è Tutto”; oppure il simbolo del Serpente trafitto da una freccia, usato dal Grande Fratello Cagliostro, che significava la “fissazione del volatile”.

Si può ancora continuare quasi all’infinito a portare esempi di questo genere, ma adesso vediamo di chiarire e di capire la nostra “parentela” con questo essere rettiloide e il perché ce lo portiamo appresso. E soprattutto perché popola anche il nostro inconscio manifestandosi sovente nei nostri sogni.

Fu così che una notte mi venne un piccolo chiarimento in due sogni consecutivi.
Nel primo sognai che ero di fronte ad una grande pietra rettangolare dove sopra era distesa una giovane nuda. Ad un certo punto apparve un grosso Serpente multicolore che iniziò a mangiarne le carni fino a quando rimase solo lo scheletro.

Il serpente avvolge “la donna”

Ero disperato, perché da subito volevo avvisarla, ma le parole non uscivano dalla mia bocca. Poi vidi il rettile rigonfio di tutto quello che aveva mangiato traslarsi verso un altro corpo disteso su una pietra simile, posta accanto alla precedente, ma di sesso maschile.

Continuavo ad essere disperato, perché non c’era possibilità di svegliarlo e anche se gesticolavo, non riuscivo ad articolare alcuna parola.
Allora vidi quel bellissimo Serpente, dai colori sfavillanti, salire sul corpo del giovane, distendersi su di lui, appiattirsi, coprendo con la sua pelle tutta la cute del giovane e, confondendosi con essa, scomparire in lui.

Vidi quel corpo diventare bellissimo e luminoso, prendere vita, sedersi e sorridere di felicità, mentre una voce fuori campo disse: “Con questo metodo si rinasce a nuova vita…”

Il secondo sogno era molto simile a questo, ma il soggetto questa volta ero io, così ve lo risparmierò, poiché il significato è simile in tutto e per tutto.
Ecco allora che il Serpente, anche se sembra “brutto”, negativo, e molte volte fa senso a vederlo e altre infonde paura e ribrezzo, si profilava come un metodo di salvezza e rinnovamento.

Capii allora, o per lo meno è quello che compresi, che tutte le Tradizioni attraverso questo simbolo ci trasmettevano dal passato remoto un messaggio che, se intuito, capito e compreso, può significare la seconda ri-nascita così desiderata e voluta in tutte le epoche della Storia dell’uomo.

Adesso cercheremo di capire dove si trova per analogia il “Serpente” in noi.

Vi svelerò una frase Massonica che recita: “Adonai Al-ma Nahash Betohy?” che significa: “Dio, perché il Serpente è in me?”.

Sembrerebbe che questa frase fu data come “Parola di Passo” da Salomone, il Rè Saggio, ad Hiram Abiff da pronunziare tutte le mattine al sorgere del Sole.

Questo può significare soltanto una cosa, che nelle nostre interiorità abbiamo qualcosa che rassomiglia a questo animale. Infatti la dottrina indù ci parla di un Serpente attorcigliato e dormiente nella parte bassa della colonna vertebrale, ossia nell'”0sso Sacro”;

ed ecco un altro enigma: perché Osso Sacro? Perché è divino e sacro “quello” che nasconde in quel luogo? I testi dicono che quando “questa energia” si sveglia, si alza come un Serpente lungo la colonna vertebrale e passando per alcuni punti, detti Chakras, che l’Apocalisse di Giovanni chiama Chiese, li attiva aprendoli e salendo fino all’ultimo nella testa, chiamato “loto dai mille petali”, dove avviene l’illuminazione dell’individuo.

Quetzalcoatl, il serpente piumato

C’è un altro particolare che ci fa pensare a cui è difficile trovare una risposta.

Abbiamo nel nostro cranio, nella parte posteriore, il “famoso” cervelletto che la Scienza ci indica come residuo rettiliano o rettiloide da quando l’uomo era per metà bestia.Cosa questa che non soddisfa la mia curiosità.

Ci deve essere qualche altra risposta a questo mistero del Serpente. Ma cosa può essere?

Ci sono delle antiche iscrizioni in alcuni calici del XIII secolo che dicono: “Serpens Christum notat in cruce passimi” (II Serpente indica il Cristo sofferente sulla croce).

Un altro molto simile:

In cruce dum patitur hoc Christus in angue notatur” (Appeso sulla croce il Cristo è rappresentato da un Serpente)

Serpentis signum Christum notat in cruce passum” (II segno del Serpente indica il Cristo che soffre sulla croce)

Qui contemplaretur anguem, vitae reoarantur” (Chi contempla il Serpente si rigenererà nella vita)*

* Frasi prese dal libro “Le Bestiaire Du Christ” di L.Charbonneau – Lassay, Ed. Arche Milano.

Sembrerebbe allora che il Serpente e tutte le sue varianti siano l’emblema del Cristo Redentore e Misericordioso, appeso sul legno della Croce per la guarigione la salute degli esseri umani.

Questa affermazione è una cosa grossa! Non vi pare?

La Madonna domina il serpente

Che vorrà significare? Che il Serpente e il Cristo, ossia l’Energia cristica, e non l’uomo Gesù, siano una medesima cosa? Che questo Serpente-Energia-Cristo si trova in ogni uomo e che per deviarci dalla verità, coloro che detenevano il potere, ci cambiarono le carte in tavola… ?

Dopo queste poche analogie sul Serpente, poiché ve ne sono tantissime ancora, si può stabilire l’importanza di questo simbolo universale.

Si deduce che il Serpente è un simbolo di salvezza, di medicina e di guarigione! E che non è per niente negativo o malvagio, ma tutto il contrario, giacché i primi cristiani lo chiamavano e lo paragonavano al Cristo stesso, ossia all’Energia, Principio di Vita, Principio Creatore che si palesa nell’Energia dell’Eros o più semplicemente nel sesso.

Siamo arrivati a “capire” questo Simbolo e a riportarlo all’uomo, ossia a noi.
Adesso voglio raccontarvi una favoletta con l’intenzione di invitarvi a pensare, ad usare lo strumento che abbiamo per non essere presi in giro con false interpretazioni:

«Un dì qualunque, milioni di anni fa, gli dei (esseri intelligenti provenienti da pianeti di sistemi diversi) decisero di creare un “super essere” contenente la memoria di tutti loro affinchè durasse per sempre.

Una sorta di immortalità conservata in questo uomo eretto che, forse, era colui che meglio si adattava a questo esperimento.

Le razze di questi esseri, Dei intelligenti per noi, erano tré o quattro o forse più.

La prima, forse proveniente dalle Pleiadi, erano piccoli di pelle bianca e luminosa. Con occhi neri, grandi e profondi.

La seconda razza, invece, era quasi umana, alti, biondi, con capelli lunghi, forse di Sirio, molto belli.

La terza razza invece era rettiloide, una sorta di uomini serpenti, molto simili ad un coccodrillo eretto, però molto evoluti, come le altre due razze, forse provenienti da Arturus o Andromeda.

Tutti d’accordo si diedero appuntamento nel nostro pianeta e, ipso facto, misero in piedi un grande laboratorio per operare tali esperimenti.
Per arrivare sulla nostra Terra ogni razza utilizzò i mezzi diaponibili a seconda della tecnologia” disponibile in quel momento.

Fu così che presero dei campioni di quello che fu realmente il nostro antenato, ed è probabile che dopo tantissimi esperimenti riuscirono a “combinare” i diversi codici genetici con quello del Primo Adamo, nostro antenato e padre.

Che successe dopo?

Qui la favola si aggroviglia e diventa molto lunga. La questione è che passarono le ere, i cicli si inseguirono uno dopo l’altro, e questi semi genetici, seminati nell’uomo, cominciarono a germogliare e l’uomo divenne un essere sempre più intelligente e pensante come lo erano i suoi progenitori, ossia gli stessi dei del Cielo.»

Bene, voi lettori vi domanderete cosa c’entri questo racconto con il rettile-Serpente della nostra ricerca.
C’entra eccome!

Caduceo di Asclepio e di Mercurio

Ecco perché c’è un “serpente” dentro di noi: è nella nostra memoria genetica e fa parte di noi, come fanno parte le altre mappature genetiche degli altri esseri.
Noi umani siamo come uno scrigno dove conserviamo la somma di tutti questi creatori che la Bibbia chiama Elhoim, gli Dei!

Questo benedetto patrimonio genetico viene conservato in ogni uomo con tutta la memoria dell’Universo.

Però, c’è un però, quasi il 90% di questo sapere universale dorme nella memoria dell’uomo in scomparti chiusi (ecco il libro dei Sette Sigilli chiuso nell’Apocalisse di Giovanni che ci invita ad aprire).

Il problema che si presenta a tutti coloro che hanno un residuo di questa memoria è il come accedere a queste informazioni.
L’aiuto per fare questa operazione o la chiave di volta è nascosta nel simbolo del Serpente-Cristo.

Infatti, quando si parla di Salvezza o di Ri-nascita o di Guarigione o di attivare queste memorie, solamente il Serpente dentro ognuno di noi potrà rompere i sigilli ed entrare in quei misteriosi sacrali dove si celano quei codici segreti che ci potrebbero donare non soltanto l’immortalità, ma anche la vera conoscenza che ogni iniziato alle Arti Hermetiche cerca da svariati cicli.

Ouroboros alchemico

“Serpente è il Mercurio degli Alchimisti”

II “Tractatus Aristotelis” contiene una frase notevole sul Serpente:
“II Serpente è il più astuto di tutti gli animali della terra; sotto la bellezza della sua pelle mostra un volto innocuo, è simile ad una materia ipostatica, si forma lui stesso per illusione quando è immerso nell’acqua. Lì esso raccoglie le forze (virtutes) dalla terra; tale è il suo corpo. Poiché ha molta sete beve smodatamente al punto di inebriarsi e fa sì che la natura alla quale è unito svanisca”.
(tratto da “Psicologia e Alchimia” di Cari G. Jung, Ed Boringhieri)

A questo punto siamo giunti al Mercurio dei Filosofi, che equivale allo stesso Serpente della nostra ricerca, e questo, a sua volta, sappiamo che rappresenta il Cristo.
Noi sappiamo anche che l’uomo è il Tempio Vivente, e il nostro Mercurio-Cristo abita il nostro corpo in forma di Serpente; è proprio questa “energia”, che non può essere che divina, a “salvarci e mondarci dai nostri peccati”.

Infatti, il Serpente si trasforma in “Agnus Dei”, che è più alla portata di tutti, che, come simbolo, non impressiona come il rettile-Serpente e che per analogia si può anche mangiare.
Ecco l’ Agnello di Dio che toglie i peccati del Mondo!

Cristo visto come un innocente agnellino che, usando le dovute analogie, ci libera dal male e ci prepara per la Salvezza.

Torniamo indietro al mio sogno.

Che cosa vedo fare al Serpente? Mangia un corpo di donna che non è altro che l’Anima femminile, per poi trasformarsi in pelle luminosa nel corpo del giovane = Spirito maschile.

In questa maniera l’essere rettiloide, che fu co-creatore insieme ad altre divinità, si “immortalizza” attraverso di noi, innocenti e inconsapevoli custodi di un patrimonio infinito, e tutti insieme. Tutti in Uno, ci reintegreremo al Padre, ossia alla Magna Sorgente del Tutto per ricominciare nuovamente in più elevate dimensioni.

Forse?
Chi lo può sapere?

Kuthuma