Le origini del culto di Osiride

Osiride, chiamato anche Usir, è una tra le più importanti e complesse divinità di tutto il pantheon egizio. Il suo ruolo nella teologia egizia è molto complesso e per capirlo fino in fondo occorre indagare e studiare tutti i suoi nomi, le sue funzioni, i suoi attributi, e ciò equivale a svelare i Misteri egizi della Natura e dell’Universo. Le origini di Osiride inoltre sono ancora molto dibattute, e anche le basi del mito della sua morte sono alquanto incerte. Il nome Osiride è la traslitterazione latina del nome dato dagli antichi greci Ὄσιρις. Nei geroglifici egizi, Osiride è rappresentato dai simboli del trono, detto il Trono di Ra o Trono supremo, e del Sole, e viene tradotto foneticamente come ysri o ysra. Le prime evidenze di un culto dedicato ad Osiride appaiono nei Testi delle Piramidi di Wenis a Saqqara attorno al 2500 a.C., ma la maggior parte delle sue caratteristiche essenziali e dei diversi incantesimi o “enunciati”, contengono idee che si presume risalgano a tempi ancora precedenti, risalenti molto probabilmente alla Prima e Seconda dinastia.

Osiride – Tomba di Nefertari

Nel periodo predinastico, il culto osirideo era già ampiamente diffuso in tutto l’Egitto, e il suo santuario più importante era quello di Abydos. Il mistero di Osiride ad Abydos fu presente fin dalla Prima dinastia, se non addirittura già nel Neolitico: a conferma di ciò, vi sono ritrovamenti archeologici, come per esempio vasi o pietre tombali neolitiche, che portano i geroglifici dell’ank e quello dell’anatra che vola, simboli che confermano la presenza dei misteri osiridei. L’anatra è un animale lunare, sacro ad Osiride e al dio Geb, che compare molto spesso sui vasi del Neolitico e simboleggia il Sole che crea il Sole come principio primo.

Scultura di un’anatra che vola – Nuovo Regno, Egitto

Sin dalle prime testimonianze descritte nei Testi delle Piramidi, Osiride viene identificato come un dio della fertilità e della pastorizia, ma anche un dio vivente degli inferi e personificazione della vegetazione. La sua morte e resurrezione erano basati sulla morte annuale e sulla ricrescita delle piante. Con l’epiteto “Il Primo degli Occidentali” si fa riferimento alla sua regalità nella terra dei morti. Una prima connessione tra Osiride e la vegetazione fu formulata originariamente da J. G. Frazer nella sua opera dedicata ai culti vegetali, riconnettendo la divinità egizia con altre divinità maschili presenti in diverse civiltà agrarie nel Mediterraneo, che furono denominate “dei che muoiono e risorgono”. Osiride era visto come una divinità del grano, la cui mitologia rifletteva la vicenda di morte e di rinascita legata al ciclo dei raccolti. Osiride è spesso raffigurato sul trono mentre regge in mano un pastorale e un flagello, simboli di potere regale, e il colore della sua pelle è verde, a conferma del ruolo di dio della vegetazione e della fertilità. La profonda analogia delle diverse divinità maschili presenti e venerate dai popoli del Mediterraneo e dell’Asia minore, come ad esempio il dio mesopotamico Tammuz, la divinità sumera Dumuzi, il dio greco Adone e il dio frigio Attis, è basata sulla rappresentazione del ciclo annuale della Natura attraverso la morte e la rinascita della vita. Le figure divine nella loro personificazione e narrazione mostrano un’intima connessione tra la scomparsa e ricomparsa periodica della fertilità della terra e dei raccolti, il ciclo riproduttivo del bestiame domestico, il trascorrere delle stagioni e la vicenda esistenziale della vita umana. Secondo un’altra ipotesi dell’egittologo gallese J. Gwyn Griffiths, che ha studiato a fondo Osiride e la sua mitologia, Osiride ha avuto origine come un sovrano divino dei morti e la sua connessione con la vegetazione era uno sviluppo secondario, confermando l’origine predinastica del culto del dio.

Da in alto a sinistra: Tammuz, Dumuzi, Adone e Attis

La sua origine e nascita mitologica è strettamente legata alla città di Busiri nel Basso Egitto, toponimo greco della traslitterazione egizia “Per Usir” ossia “Casa di Osiride”. Chiamata successivamente “Djedu”, fu il luogo di nascita di Osiride e centro principale del suo culto. Nel periodo predinastico, erano adorati come divinità principali Sobek e Anditi, una divinità raffigurata come un pilastro. Si pensa che Anditi o Andjety sia un vero e proprio precursore di Osiride: come il suo successore, viene raffigurato con il bastone pastorale e il flagello, con una corona simile alla corona Atef indossata da Osiride, con la pelle di color verde; è inoltre legato alla fertilità, all’agricoltura (in particolar modo il grano) e alla pastorizia. Andjety, esattamente come Osiride, viene identificato con il faraone defunto, assumendo precisi attributi di dio dell’aldilà e degli inferi. Nel tempio di Seti I, il faraone offre incenso ad Osiride-Andjety, che è accompagnato da Iside.

Andjety

La personalità di Osiride, e del suo precursore Andjety, rimanda alle caratteristiche di una religione universale neolitica, nella quale i culti dei morti erano strettamente associati ai riti agrari, in particolar modo allo Spirito del Grano. In quanto Signore dei morti, Andjety veniva descritto alle volte come dio della rinascita e della trasformazione, e considerato il marito di Meskhenet, un’antica dea predinastica della nascita. Il culto locale di Andjety e di sua moglie Meskhenet venne molto probabilmente rinnovato in epoca dinastica, con l’unione dell’Alto e del Basso Egitto, con il culto di Osiride ed Iside, il quale divenne molto popolare in tutto l’Egitto. Osiride, fin dall’antichità, dà agli uomini la possibilità di redenzione, mentre Iside è la grande salvatrice nel mistero osirideo.
La storia di Osiride è quella di tutti gli esseri del nostro mondo terrestre. D’altra parte la storia di Osiride non è disgiunta dalla storia di Seth, di Iside, di Nefti, che come Osiride sono i Principi del ” Divenire” e di tutti i mutamenti che avvengono in Natura. Osiride è figlio di Nut, il Cielo, e di Geb, la Terra, ed è chiamato “L’erede del trono di Geb”: il suo reame è quello della terra e delle diverse esistenze che dipendono dalla terra. In quanto figlio di Nut, egli esercita anche le sue funzioni negli astri che sono in relazione con il ritmo della Terra, ossia la Luna, i pianeti, le stelle erranti e le stelle circumpolari. Osiride infatti è l’anima di Orione ed è legato alla stella Sirio e al pianeta Venere. Osiride è colui che dona a Ra il suo corpo terrestre.
In Osiride si distinguono due aspetti fondamentali: l’aspetto cosmico e l’aspetto particolare. L’aspetto cosmico del principio osirideo è il ciclo che dipende unicamente da tutte le condizioni del cielo. Nel ciclo annuale si inscrive completamente tutto il dramma di Osiride, di cui il dio è la misura e la chiave. Il suo dramma è il prototipo del dramma dell’anima umana, nelle sue vicissitudini ed incarnazioni, nello sviluppo della sua coscienza attraverso le incarnazioni terrestri, e nella conquista della ” regalità umana”. Nel suo aspetto particolare, invece, si rapporta all’esistenza di una specie animale, vegetale o minerale. Il ritmo di Osiride è quello dell’eterno divenire, un rinnovamento della Natura tra vita e morte. Il mito osirideo si identifica perfettamente con la Natura, ove uomo e Natura sono due facce diverse di una stessa identità, ma con percorrenze similari ed analoghe.

La costellazione di Orione

Tra i simboli che caratterizzano l’essenza di Osiride vi è il Djed, un amuleto egizio preistorico che simboleggia la stabilità umana, stabilità cosmica, stabilità mentale e stabilità della Terra. Il Djed rappresenta l’asse cosmico, la colonna di luce, ed è il pilastro che collega la Terra al Cielo. Il Djed supporta la continuità delle quattro stagioni, i cicli della natura che sono importanti per il nostro sviluppo personale e spirituale. Nei tempi antichi durante il festival Heb-Sed, il pilastro Djed, attributo e rappresentazione di Osiride, era steso a terra e veniva rialzato nei momenti cruciali di inizio e fine di un ciclo. Una volta raddrizzato il pilastro, Osiride resuscitato diveniva I’emblema della sopravvivenza, della luce e della stabilità. La cerimonia del raddrizzamento del pilastro rituale equivaleva alla resurrezione, in associazione all’idea di verticalità e di vita eterna.

Raddrizzamento del Djed

Il simbolo del Djed, secondo alcuni studiosi, è la stilizzazione della conifera, in special modo il pino, non presente in Egitto ma ben conosciuto, poiché la sua resina veniva usata nei rituali di imbalsamazione dei defunti. Il pino infatti è una pianta saturnina sotto alla quale fu sepolto Osiride in Siria, quando fu assassinato da suo fratello Seth. Le conifere sono sempre state usate nelle liturgie ermetiche e teosofiche poiché facilitano un più rapido passaggio delle correnti energetiche lungo la spina dorsale. Il pino dunque, a livello analogico, è assimilabile alla colonna vertebrale, e la risalita lungo l’albero non è altro che il fluire della corrente magnetica dal coccige verso l’alto. A livello geografico, il Djed venne rappresentato da quattro pilastri di obelischi, posti in fila, situati a Eliopoli, Tanis e Mendes, che servivano per determinare i solstizi e gli equinozi e per controllare la stabilità delle stagioni. A livello celeste, il Djed è il pilastro di tutto il Firmamento, dove dimorano le stelle circumpolari cosiddette “Indistruttibili”, una meta perfetta per l’anima immortale del faraone deceduto, dopo aver compiuto come Osiride il viaggio sulla sacra barca tra le stelle.

Il culto italico del serpente

Le credenze e i miti basati sul serpente sono da sempre attestati in tutta la penisola italiana, e la loro origine risale alla religiosità e ai culti delle antiche popolazioni italiche. Il serpente dell’antica Europa, manifestazione della Grande Madre, simboleggiava la forza vitale e la trasformazione, ed era intimamente connesso con il potere femminile, le acque e la Luna. Secondo gli studi dell’archeologa lituana Marija Gimbutas, i simboli che circondano il serpente e l’antropomorfica Dea Serpente sono identici a quelli associati con l’uccello acquatico e la Dea Uccello presenti nel Neolitico e Paleolitico. Il suo rinnovamento stagionale, con il cambio della propria vecchia pelle e il letargo, sono la manifestazione dell’archetipo della continuità della vita e dell’esistenza dell’aldilà. Il serpente della Vecchia Europa era dunque una manifestazione della Grande Madre primordiale, attraverso i suoi attributi divini legati alla fertilità, alla trasformazione e all’energia vitale. Le effigi rappresentanti il serpente sono note in tutta Europa fin dal Paleolitico Superiore e continuano nel Mesolitico e nel Neolitico. Nel Neolitico del 6500 – 5500 a.C. teste di serpente con occhi rotondi e bocca allungata sono scolpite o enfatizzate su giare nel sud e nel sud-est d’Europa, continuando per secoli a essere un elemento figurativo primario 1. Immagini di divinità femminili serpentine si ritrovano anche in Italia negli affreschi presenti nella grotta di Porto Badisco in Puglia, sulle cui pareti sono dipinte in nero misteriose creature, i cui arti si concludono in spirali di serpente 2. A Scaloria, nella zona di Manfredonia, sono stati scoperti più di 1500 vasi, risalenti al 5600 – 5300 a.C., decorati con motivi a uovo, pianta, serpente, triangolo, clessidra, V o a chevron, probabilmente legati ai Misteri della Morte e della Rigenerazione che venivano svolti nella grotta 3.

Il Dio che balla con i serpenti nella grotta dei Cervi di Porto Badisco

Le manifestazioni divine femminili del serpente erano presenti anche nei popoli italici stanziati nell’Italia centro-settentrionale attorno al I millennio a.C., nel culto arcaico della dea Angizia. Dea sorella della maga Circe e di Medea, fu una tra le divinità principali adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata soprattutto al culto dei serpenti. Lo stesso nome della divinità viene trovato come Anguitia (anguis: serpente d’acqua in latino), o con il nome di Ancaria Ancheria, venerata dai Piceni, in particolare nelle aree di Ascoli, Osimo e Pesaro, o detta anche Vanth dagli Etruschi. Dalle caratteristiche ctonie, fu per questi popoli una vera e propria Grande Madre, Dea Terra e Dea Natura, ed ebbe grande culto in vaste zone dell’Italia centro-meridionale, dove veniva onorata attraverso cerimonie e riti propiziatori della fertilità che si svolgevano a metà primavera. Le antiche sacerdotesse della dea Angizia sapevano ricavare medicine sia dalle erbe che dal veleno dei serpenti, conferendole lo status di Dea Salus, dea della guarigione. Il suo culto era rivolto esclusivamente alle donne, a cui insegnava le arti magiche e curative. I Marsi la consideravano una maga, e talvolta anche una fata, e le attribuirono molti poteri, come quello di uccidere i serpenti col solo tocco. Il bosco sacro che secondo Virgilio era dedicato alla dea Angizia si trova nei pressi del sito archeologico di Lucus Angitiae alle porte della odierna Luco dei Marsi, dove, secondo alcuni autori, vi si praticava la ierodulia, ovvero la prostituzione sacra nel santuario 4.

Statua della dea Angizia

Nel mondo greco, le divinità femminili legate al culto del serpente, e soprattutto all’archetipo di maga guaritrice, furono Circe e Medea. Entrambe erano donne dalla natura semidivina ed esperte nella conoscenza delle erbe e nella preparazione di medicamenti, veleni e filtri magici. La connessione tra Medea e il serpente / drago e tra Circe, sorella di Angizia, e il mondo acquatico / lunare (vive in solitudine su un’isola) ci fa supporre che originariamente entrambe le donne furono una prosecuzione dell’arcaica figura della Ptonia Theron, “Signora degli animali”, o anche detta Ptonia Ophiòn, ovvero “Signora dei serpenti” 5.
Un’altra divinità greca connessa al potere del serpente fu Igea, figlia di Asclepio. Dea della guarigione e della salute, viene rappresentata come una giovane stretta nelle spire del rettile. Il nome stesso della dea (dal greco Ὑγίεια) ha il significato di “salute”, “rimedio”, “medicina” 6. Tra le leggende greche, famosa è la gorgone Medusa, un essere metà donna e metà rettile con la testa cinta di serpenti, zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d’oro, occhi scintillanti e sguardo che impietrisce 7.

Disegno della gorgone Medusa di Andrea Nadir Orazi

Anche a Roma e in tutto il Lazio vi furono diversi culti serpentini, come quello di Giunone Sospita a Lanuvio e quello di Bona Dea sull’Aventino. Il primo fu molto simile a quello delfico, dove Giunone erarappresentata da un grosso serpente che viveva in una caverna, e in primavera le fanciulle vergini gli offrivano una focaccia per propiziare un buon raccolto venturo. Giunone Lanuviva o Sispes o Sospita era una divinità ctonia legata al ciclo delle stagioni e al ritorno della fioritura. Nei sotterranei del suo tempio si narra che fosse custodito il sacro serpente della Dea. Il secondo culto romano era dedicato a Bona Dea, altra divinità tellurica molto antica anch’essa legata alla vegetazione e ai culti misterici femminili, le cui sacerdotesse a quanto pare si univano sessualmente al serpente per rievocare un’antica leggenda narrata da Macrobio, in cui Bona Dea si congiunge con Fauno sotto le sembianze di un serpente. Il vero nome della Bona Dea, che non poteva mai essere pronunciato, era appunto Fauna, moglie di Fauno 8.

Giunone Sospita dal Lazio, 500-480 a.C

Il serpente era inoltre la rappresentazione più frequente sui lararia latini, ovvero i luoghi dove si veneravano il genius pater familiaris e i Lares o divinità tutelari della famiglia. I Lari (dal latino lares, ovvero “focolare”) erano gli spiriti protettori degli antenati defunti che vegliavano sul benessere della famiglia, della casa e del focolare domestico. Il serpente diventava l’incarnazione dell’anima dell’antenato, poiché animale ctonio connesso agli inferi e alle profondità della Terra. Ad Ercolano resta ancora ben visibile su una parete dipinta un sacello avvolto da un serpente con l’iscrizione “genio di questo luogo, del monte” (genius huius locis montis). Nella concezione romana del sacro, le entità geniali non solo proteggevano i singoli individui, la famiglia, il popolo, ma anche i luoghi privati, monti, boschi, sorgenti e città: così come esisteva un Genio custode del Popolo Romano (Genius Publicus Populi Romani Quiritium) esisteva, ad esempio un Genio del luogo ove sorse Roma (Genius Urbis Romae). Il serpente dunque raffigurava il nume tutelare del luogo ove sorgeva la casa e fungeva da custode della domus, anche in senso prettamente fisico. Ciò spiega ad esempio per quale motivo il tema del serpente (o dei serpenti) si ritrovi molte volte anche sulle pareti esterne delle case di Pompei o nelle edicole dei compita, cioè i crocicchi o incroci dove si onoravano i Lari Compitales, le divinità protettrici dei luoghi in cui si incrociavano le strade. All’interno di una casa privata, la presenza di uno o due serpi su di una parete che ospitava il larario, aveva il preciso scopo di rammentare a tutti coloro che venivano introdotti nell’ambiente, come quella parte dell’edificio fosse destinata a scopi sacrali e come pertanto andasse rispettata. In un famoso passo di Aulo Gellio, l’antiquario ricorda come la madre del futuro condottiero Publio Scipione Africano, disperava di avere figli: sino a quando una notte un serpente si introdusse nella sua camera e nel letto, per poi allontanarsi subito dopo. Di lì a poco la donna cominciò ad avere i primi segni della gravidanza. Il genius loci benigno aveva esaudito le sue richieste. In molte parti d’Italia (e d’Europa) la serpe veniva allevata e nutrita in casa, come se fosse un parente, e non poteva essere uccisa senza mettere in pericolo la vita dei padroni 9.

Larario della Casa dei Vettii a Pompei

Le tradizioni culturali e le feste parzialmente cristianizzate legate al serpente, eredi degli antichi culti pagani ed italici, sono ancora presenti e vivono in tutta la penisola italiana, come ad esempio la festa di S. Domenico in Lazio, Abruzzo e Umbria (Foligno, Orvieto, Leonessa, Villamagna, Pretoro, Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Villalago, Pizzoferrato, Guardiagrele, Palombaro, Castelmassimo, Sora), la festa di S. Vito di Leonessa a Rieti e la festa di Santa Cristina a Bolsena. Nei paese di Cocullo, il primo giovedì di maggio si svolge la festa dei serpari, dedicata a san Domenico, un’antica celebrazione derivata dai riti dei Marsi e al culto pagano di Angizia. Secondo una tradizione locale, il Santo, cavandosi il dente e donandolo alla popolazione, fece scaturire una fede che andò a soppiantare il culto pagano della Dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti. A questa Dea venivano offerte, all’inizio della primavera, delle serpi come atti propiziatori. Il dente di San Domenico è una probabile allusione al dente avvelenatore del serpente. La prima fase della festa dedicata al santo avviene mesi prima e consiste nella ricerca e cattura dei serpenti (tutti rigorosamente non velenosi) da parte di persone esperte, dette localmente “serpari”, i quali osservano le stesse tecniche dei loro antenati. Il “Serparo” è la figura principe del rito. Fin dalle prime ore del mattino essi girano per la piazza del paese con svariati tipi di serpi e invitano i le persone presenti ad avere dei contatti con il rettile onde vincere la paura e la repulsione che l’animale incute. A mezzogiorno inizia la processione con la Statua del Santo avvolta dalle serpi, collocate dai serpari. A seconda di come le serpi avvolgeranno la Statua, i Cocullesi trarranno buoni o cattivi auspici per il futuro 10.

Statua di San Domenico a Cocullo

Il rito di San Domenico è molto sentito e similmente praticato anche nei paesi abruzzesi di Palombaro e Pretoro, la prima domenica di maggio; di quest’ultimo paese, san Domenico è il patrono, e si celebra una pantomima teatrale con attori del popolo, che mettono in scena in un boschetto un altro dei miracoli agiografici del santo, ossia la liberazione di un bambino dalle fauci del lupo. La vicenda narra di una giovane coppia di boscaioli che si reca in montagna con il figlioletto di pochi mesi; mentre sono intenti al loro lavoro, un lupo esce dalla boscaglia e rapisce il piccolo dalla culla incustodita. I genitori, temendo per la sorte del loro piccolo, invocano il santo, il quale interviene per ammansire l’animale e fargli riportare il bambino sano e salvo. In questa particolare festa, il potere iniziatico di San Domenico si esprime assieme all’aspetto meteorologico e taumaturgico attraverso il contatto con le rocce. San Domenico oltre a guarire dal morso del serpente, tiene lontani i terremoti, esattamente come le antiche divinità ctonie serpentine 11.

Rappresentazione della scena del lupo con bambino a Pretoro

Altre feste dal carattere ctonio-serpentino si ritrovano inoltre nelle località della Marsica e del bacino del Fucino, e nei paesi di Atessa e Pacentro, territori tipicamente sismici, dove si svolgevano antichi culti tellurici. Ad Atessa, vi è un culto ancora molto sentito dedicato a San Martino di Mondragone, eremita e seguace di San Benedetto. La festa del santo si svolge il 3 Agosto e si celebra con la tipica “processione delle ‘ ndorce” (torce di cera vergine d’api) caratterizzata da gesti propiziatori fatti con le pietre, che vengono prelevate dai campi per curare le coliche, oppure da riti di strofinamento sulle rocce, sempre a scopo terapeutico e propiziatorio. Più vicina ai culti orgiastici di propiziazione, è la leggende per cui San Martino, morto in una botte, le conferì il potere di sgorgare vino all’infinito. San Martino quindi presiede ai culti di rinnovamento e fecondità della Terra, con gli stessi attributi del serpente / dragone. Nella tradizione e folclore popolare, tuono, terremoti e serpenti sono strettamente connessi 12. In un proverbio di Pescina in Abruzzo si dice “Se tuona il primo venerdì di marzo crepano le serpi sottoterra”. Negli studi del linguista italiano Mario Alinei, il serpente-drago appare nella zona di confine fra l’ltalia e la Svizzera col nome di origine greca drago, ed è interessante osservare che drago e derivati significano, nella stessa area e in aree adiacenti, anche “piovere”“torrente”, “frana” e simili 13.

Un’altra festa delle serpi è quella che si celebra sull’altopiano di Leonessa in provincia di Rieti in onore di San Vito. La festa del santo attualmente è limitata ad una SS. Messa celebrata la domenica seguente al 15 giugno, alla quale partecipano molti oriundi cantando l’Inno a san Vito che ha per contenuto episodi agiografici della vita del Santo. Secondo una testimonianza di un’anziana signora di Leonessa, molto tempo fa le serpi, dopo aver dormito per tutto l’inverno tra i sassi del muro esterno dell’abside della chiesa dedicata al santo, invadevano le strade del paese ed alcune di esse entravano in chiesa andando ad attorcigliarsi attorno alla statua del Santo. Per questo, la festa veniva chiamata la festa delle serpi. Dopo la Messa, iniziava la processione con la statua di S. Vito, dove partecipavano i serpari, assieme alle serpi avvolte intorno al collo e sulle braccia, e i fedeli 14.

Un rituale serpentino molto simile, se pur con alcune variazioni, lo si ritrova nei Misteri di Santa Cristina di Bolsena, celebrati il 24 Luglio. La festa in onore della santa è ancoraoggi la più grande, la più singolare e la più sentita dalla comunità di Bolsena, la quale nutre un profondo sentimento di devozione e riverenza ne confronti della santa.La ricorrenza inizia la notte del 23 Luglio, in cui la statua di Santa Cristina viene processionalmente traslata dalla sua basilica alla parrocchia del SS. Salvatore, accompagnata da una festosa processione; sulle cinque piazze che attraversa, su palchi in legno, centinaia di bolsenesi ridanno vita, in forma muta ed immobile, agli episodi salienti del martirio di Cristina. Tra gli episodi maggiormente degni di nota nel martirio della santa, vi è la rappresentazione del martirio delle serpi. Questa rappresentazione rimane quella maggiormente radicata nella tradizione del paese e, fino a non molto tempo fa, venivano utilizzate delle serpi vive, catturate nelle campagne di Bolsena dai serpari nei giorni precedenti la festa. I veri protagonisti della scena erano i serpenti e il Serparo che, all’apertura del sipario, iniziava la sua azione avvicinandoli al volto della fanciulla che impersonava la santa. Nel racconto agiografico, il magistrato romano Giuliano espone Cristina ai morsi dei serpenti, portati da un serparo marsicano, i quali, invece di morderla, presero a leccarle il sudore delle fatiche dal viso; subito dopo i serpenti si rivoltarono contro il serparo mordendolo, ma Cristina mossa a pietà, lo guarì. I fedeli tradizionalmente ricorrono a Santa Cristina per la guarigione dal morso delle serpi, malattie allo stomaco ma, soprattutto, per la liberazione dal maligno e per donare la fecondità alla terra e alla donna 15.

I Misteri di Santa Cristina

Una tra le più famose pratiche tradizionali “magico-religiose” è il tarantismo, un rito musicale e terapeutico un tempo molto diffuso in Puglia e in tutto il Sud Italia. Con il termine “tarantismo” si indica uno stato di malattia di tipo isterico e convulsivo, costituito da sintomi di malessere generale, quali stati di prostrazione, depressione, malinconia, affaticamento e dolori muscolari. Questo stato di malattia è causato, secondo il folclore popolare, dalla puntura o morso di insetti e animali velenosi, come la tarantola, il serpente o lo scorpione. Il tarantismo si manifesta soprattutto nelle donne, soprattutto durante i mesi estivi, nel periodo della mietitura del grano. Secondo l’antropologo culturale Ernesto De Martino, il fenomeno dei “tarantolati” (affetti dalla malattia del tarantismo) è inquadrabile in due livelli che coesistono fra loro: il primo, dal punto di vista della tradizione e della pratica come un fenomeno di tipo culturale e religioso molto antico, successivamente legato al culto di S. Paolo (protettore degli animali velenosi) e il secondo, come la manifestazione di un malessere psichico che sfocia in una patologia. La tarantolata (talvolta anche il tarantolato), per poter iniziare il rito magico-terapeutico, si autodichiara malata e “morsa” dal ragno davanti alla comunità. L’esecuzione musicale di melodie popolari come la pizzica-pizzica o la tarantella, inducono la tarantolata a danzare in modo frenetico e disinibito, portandola ad uno stato di trance, con il preciso scopo di allontanare il malessere energetico dalla malata 16. Questo rito terapeutico-musicale affonda le sue radici nell’antico culto ellenico di Asclepio, il dio, re, signore e demone della salute e della medicina, predisposto alla guarigione fisica e psichica degli uomini. Il pozzo sacro della cappella di S. Paolo della città di Galatina, luogo di culto del tarantismo galatinese, dove i tarantati bevono le acque miracolose, è la rappresentazione del pozzo – omphalos dalle acque ermetico-curative nel culto di Asclepio. Nel tempio a lui dedicato, era presente in un recinto una thòlos, un’edicola circolare dove stava il pozzo sacro, dimora dei sacri serpenti, e dove i malati lasciavano le tavolette votive con sopra scritte le loro storie, con i sintomi presentati e i trattamenti ricevuti nel tempio. E’ convinzione popolare che il pozzo nella cappella di S. Paolo dimorino serpenti e anguille. Il dio Asclepio, precursore di S. Paolo, è una figura ieratica che doma il serpente e che trasforma il potere ctonio dell’animale in un metodo di risoluzione, di comprensione, di rinascita e di continuità vitale 17.

Il rito terapeutico musicale del tarantismo

In conclusione, il culto ancestrale e totemico del serpente è ancora vivo nelle tradizioni e nel folclore della nostra penisola, rintracciabile nei culti e nelle feste dedicate ai santi quali S. Domenico, S. Vito, Santa Cristina di Bolsena e San Paolo, successori cristiani di divinità pagane serpentine ed eredi loro stessi del potere ctonio e curativo.

Cappuccetto rosso, un rito iniziatico femminile

La fiaba di Cappuccetto Rosso, diffusa anticamente e in prevalenza nell’Europa centrosettentrionale e meridionale, è uno tra i racconti più famosi ed antichi che si conoscano, e la sua trama rivela profonde e segrete conoscenze iniziatiche primitive. La versione più comunemente diffusa, raccolta e rivisitata dai fratelli Grimm nel libro “Kinder -U. Hausmärchen” del 1812,è solo una tra le numerose versioni esistenti. La fiaba era già narrata nel XIV secolo in Francia e le tradizioni orali dei territori europei hanno divulgato molte trame diverse della stessa storia. Una versione assai diversa è raccontata da Charles Perrault ne I racconti di mamma Oca nel 1697, dove Cappuccetto Rosso viene fatta spogliare dal lupo travestito da nonna, e in seguito mangiata, senza il classico lieto fine. In un mito romagnolo riportato da Anselmo Calvetti nel libro “Antichi miti di Romagna. Folletti, spiriti delle acque e altre figure magiche nelle tradizioni romagnole” del 1987, la trama della fiaba è altrettanto diversa. Cappuccetto Rosso percorre, sola, la strada che porta alla casa della nonna. Quando esce dal sentiero, per fermarsi a cogliere dei fiori sotto agli alberi, viene apostrofata dal lupo che la convince a dividersi le frittelle e il vino che la madre le ha dato. In seguito la bestia giunge a casa della nonna, si fa aprire imitando la voce della bambina e inghiotte l’anziana. Quando arriva Cappuccetto Rosso il lupo, travestito con gli abiti della vecchia, serve alla bambina alcune pietanze preparate con parti del corpo della nonna. La giovane protagonista, ignara, accetta di mangiarle e non appena ha finito viene anch’essa divorata. Un cacciatore, che passeggiava nel bosco, entra nella casina vedendo la porta aperta e, trovato il lupo addormentato, sventra l’animale liberando così la bambina e la nonna 1.

Cappuccetto Rosso di Jessie Willcox Smith, 1911

Nelle cinque versioni della fiaba pubblicate dalla rivista “Mélusine”, il lupo induce la bambina ignara a mangiare parti del corpo della nonna e a berne il sangue, nonostante un uccello o un gatto cerchi di avvertirla dell’inganno che il lupo sta compiendo. Lo stesso episodio di involontario cannibalismo di Cappuccetto Rosso è anche presente in una versione che C. Schneller raccolse nel Trentino e pubblicò ad Innsbruck nel 1867. L’Orco, che svolge il ruolo del lupo, offre alla bambina riso, polpette, vino che sono in realtà denti, guance e sangue della nonna 2. In una versione romagnola raccolta dalla signora Angelina Testa nel 1974, e pubblicata dallo studioso e folclorista Anselmo Calvetti, Cappuccetto Rosso va nel bosco per fare visita alla nonna malata. Incontra poi il lupo che mangia la colazione destinata alla nonna. Il lupo precede la bambina presso la casa della nonna, divora la vecchia, ne indossa le vesti e si mette sotto le coltri del letto. Da questo punto, Anselmo Calvetti espone più dettagliatamente la versione della fiaba di Angelina Testa:

Arrivata alla casa della nonna, Cappuccetto Rosso racconta al lupo, che non riconosce sotto le vesti della nonna, quello che le è capitato nel bosco. Poi dice che la lunga camminata le ha fatto venire la fame.
“Se hai fame” dice il lupo “apri la madia e mangia due o tre tortellini che sono rimasti in un piattino”. Mentre Cappuccetto Rosso mangia, il lupo mormora: “Magna agli uréc dla tua nona! (Mangia le orecchie di tua nonna).” “Hai ancora fame? In un tegamino ci sono due o tre lasagne” e poi mormora “Magna al budél dla tua nona! (Mangia le budella della tua nonna).” “Hai ancora fame? In un tegamino sono rimasti due o tre manfettini” e mormora “Magna i dent dla tua nona! (Mangia i denti della tua nonna).” “Hai sete? Nell’angoliera c’è una bottiglietta di vino rosso.” “ Bev e sangh dla tua nona! (Bevi il sangue della tua nonna).” Dopo che Cappuccetto Rosso ha mangiato e bevuto, il lupo le dice: “Se sei stanca, vieni nel letto vicino a me.” “Nonna che peli lunghi hai!” – esclama la bambina – “Mi sono sciolta i capelli” – esclama il lupo. “Che piedi grandi hai!” – “Trop caminè (Troppo camminare).” – “Che mani grandi hai” – “Trop filé (Troppo filare).” – “Che orecchie grandi hai!” – “Trop ‘scutè (Troppo ascoltare).” – “Che occhi grandi hai!” – “Trop guardé (Troppo guardare).” – “Che naso grande hai!” – “Trop tabaché (Troppo fiutare il tabacco).” – “Che bocca grande hai!” – “Ham!” e in un sol boccone il lupo inghiotte la bambina. Un cacciatore, che passa vicino alla casa della nonna, trova la porta aperta e vede il lupo che russa disteso sul letto. Col coltello apre la pancia del lupo da cui escono Cappuccetto Rosso e la nonna, ancora vive. Il cacciatore accompagna la bambina fino al paese, dai suoi genitori, e le raccomanda di tenersi lontana dai pericoli del bosco 3.

“Per vederti meglio” xilografia di Walter Crane

Inoltre, tra le versioni più arcaiche della fiaba, vi è un altra trama, raccolta dallo stesso Anselmo Calvetti nel 1969 a Sant’Omero, in provincia di Teramo, dalla signora Maria Di Didomenicoantonio. Diversamente dalle altre versioni, Cappuccetto Rosso presta ascolto agli avvertimenti dei picerilli o picurilli (animaletti)e, con pretesti, rifiuta di mangiare la schiacciata, fatta con le budella della nonna, i denti che sono nella pagnotta, di bere il sangue nel boccale. Chiede al lupo il permesso di allontanarsi per fare i bisogni. Non fidandosi, il lupo lega la bambina con una corda e la cala nella stalla sottostante. Cappuccetto Rosso si scioglie dai lacci ai quali appende due caproni. Il lupo tira la corda e, sentendo il belato delle bestie, capisce che la bambina è fuggita 4.

Gli elementi della fiaba arcaica di Cappuccetto Rosso, come ad esempio la scelta di un percorso nel bosco, l’ignaro “pasto cannibalesco” della nonna e la mancata presenza del salvataggio ad opera del cacciatore, ci inducono a pensare – dello stesso parere fu anche Anselmo Calvetti – che molto probabilmente in origine l’intera narrazione, vista in luce simbolica e analogica, fosse un rito di iniziazione femminile preistorico, un rituale di passaggio per un nuovo membro nella comunità adulta. Durante il rito, un neofita incontrava il proprio animale totemico (il lupo) e la sua anima veniva ingoiata o fatta a pezzi dallo spirito dell’animale, venendo poi riportato in vita. Tale liturgia, che corrisponde ai riti di iniziazione giovanile, è praticata da sempre dalle attuali popolazioni primitive dell’Africa, dell’America e dell’Oceania e che, in epoca preistorica, dovettero essere praticati anche dalle comunità di cacciatori preistorici insediate in Europa.

Impronte rituali di mani femminili nella grotta Chauvet in Francia

Le favole, come osservava l’antropologo ed etnologo Giuseppe Cocchiara, rappresentano, assieme a tutta la poesia popolare, un vero e proprio documento etnografico. Nella favola sopravvivono tradizioni, usanze e credenze di origine molto antica, e che spesso sono scomparse come tradizioni e riti popolari veri e propri. Tra tutte le fiabe popolari, le cosiddette fiabe di magia, secondo la definizione e la struttura data dall’antropologo russo Vladimir Jakovlevič Propp nel libro “Le radici storiche dei racconti di fate”, sono caratterizzate dalla medesima impostazione, e sono utili in particolar modo per ricostruire lo svolgimento dei riti arcaici di iniziazione. Il bosco, che innumerevoli tradizioni culturali designano come luogo deputato all’iniziazione dei giovani, rappresenterebbe la scena di una complessa sequenza liturgica, la cui partecipazione avrebbe consentito al neofita, al quale era rigorosamente interdetto il contatto con i familiari, l’ingresso nel mondo sociale della tribù. Terminato il periodo di preparazione ed impartite al giovane utili istruzioni legate alla sopravvivenza, gli adulti della comunità si sarebbero cimentati nella costruzione di una capanna di frasche, spesso di forma animale, attraverso la cui stretta apertura avrebbero poi introdotto il neofita, dopo averlo sottoposto a incisioni dolorose nonché all’ingestione di sostanze inebrianti. Tale percorso, che terminava con la liberazione del soggetto dal simulacro, sarebbe servito per inscenare la morte e la rinascita di un membro della comunità, quale momento di transizione tra l’età dell’infanzia e quella della piena maturità 5. Solo entrando in comunione con lo spirito animale totemico del proprio clan (o individuale), il giovane veniva trasformato ed è in grado di diventare pienamente un membro adulto della comunità.

Cappuccetto Rosso e il lupo travestito da nonna

Cappuccetto Rosso, durante la narrazione della fiaba, si ferma più volte nel bosco e incontra spesso il lupo, il suo spirito alleato, il quale pretende un’offerta simbolica di cibo da parte della bambina (neofita) per portare a compimento il rituale iniziatico nella casa della nonna. Il lupo, travestito dalla nonna di Cappuccetto Rosso, rappresenta l’antico antenato da cui tutto il clan o la tribù discendono, incarnando le qualità e gli attributi divini presenti nel clan. Il lupo, nelle mitologie europee, è una animale sia distruttivo che fecondo. Attraverso la distruzione, il lupo provoca la metamorfosi e la trasformazione, e come animale psicopompo, guida le anime dei vivi e dei morti oltre la soglia, nel mondo degli spiriti. Nel mondo greco arcaico, esistevano rituali che prevedevano l’uso di maschere e implicavano una trasformazione dei partecipanti, che spesso comportavano una trasmutazione in animale oppure la personificazione di antenati o di divinità. Presso il santuario del Monte Liceo, in Arcadia, dedicato a Zeus Lykaios, si svolgevano rituali iniziatici dove veniva servita carne umana mescolata a quella di alcuni animali: coloro che avessero gustato questo cibo si credeva che si sarebbero trasformati in uomini-lupo (lykanthropoi). Liberatisi degli abiti, costoro attraversavano a nuoto uno stagno e vivevano per nove anni tra i monti, sotto le spoglie di lupi. Il decimo anno gli iniziati ripassavano lo stagno e ridiventavano uomini 6. Sempre in Antica Grecia, le iniziazioni femminili si svolgevano invece a Braudron presso il santuario dedicato alla dea Artemide, Signora della caccia e delle belve, dove le giovani imitando le movenze dell’orsa, animale sacro alla dea, si impadronivano dei suoi poteri e si identificavano con un aspetto della dea stessa. Le “orse di Brauron” si apprestavano ad accedere a pieno titolo nella polis in qualità di mogli e di madri 7.

Artemide e i lupi, illustrazione

Il più importante rito di iniziazione per ogni donna è quello del menarca, ovvero la prima mestruazione. E’ il momento in cui ogni ragazza diventa donna, l’inizio di un viaggio di iniziazione spirituale che culmina con la menopausa. Anticamente, questo sacro rito di importanza vitale veniva celebrato con una gran festa assieme a tutte le altre donne del clan, e si credeva che i sogni delle ragazze durante la prima mestruazione contenessero preziose indicazioni sul loro futuro. Il colore rosso e il sangue in Cappuccetto Rosso sono tra gli elementi più di spicco nel racconto ed indicano il passaggio da bambina a ragazza. Questi riti di iniziazione sono un elemento di continuità con antichissime cerimonie risalenti al periodo preistorico del Neolitico, dove ogni aspetto divino femminile e maschile apparteneva alla Grande Madre e le donne avevano un potere centrale come capo tribù e guida spirituale. Nella favola di Cappuccetto Rosso, il femminile è predominante e protagonista della storia, dove la bambina, la madre e la nonna, rappresentano simbolicamente i tre aspetti della Grande Madre: la Giovane, pura e rappresentazione del nuovo inizio, la Madre, generatrice della vita, disponibile e compassionevole, e la Vecchia Saggia, rappresentante gli antenati e il culmine della vita nella totale conoscenza ed esperienza. I tre aspetti della Grande Madre inoltre esprimono il concetto di nascita-vita-morte-rinascita presente in ogni ciclo naturale e cosmico, e in particolar modo nel ciclo lunare. Il ciclo femminile e il ciclo lunare sono intimamente connessi e il ritmo è il medesimo; nelle culture antiche la donna e la Luna danzavano in perfetta sincronia. Nella società arcaica matriarcale infatti, la donna era una sciamana, guerriera e capo-famiglia, e i riti femminili di passaggio venivano considerati con un occhio di riguardo e tenuti più in considerazione. E’ possibile dunque che la fiaba di Cappuccetto Rosso possa risalire al periodo di un “matriarcato” neolitico, dove il lupo era considerato un animale totemico iniziatico anche per il gruppo femminile e non unicamente per i neofiti maschi.

Danza celestiale iniziatica

Nelle varie versioni della fiaba si nota che la bambina non ha un vero e proprio nome e viene invece chiamata con un appellativo che rimanda al suo cappuccio e al colore dello stesso. Il cappuccio rosso, elemento rintracciabile all’interno di numerose attestazioni tradizionali quale attributo caratteristico di figure magiche popolari, rappresenterebbe un’icona tipicamente associata ad esseri magici, la cui esistenza sta a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Inoltre Cappuccetto Rosso, che dà il nome alla fiaba e alla bambina protagonista, potrebbe essere un riferimento simbolico al fungo Amanita Muscaria, un fungo dotato di qualità psicotrope, usato come sostanza psicotropa all’interno del rituale di iniziazione, e con il quale la neofita veniva identificata. L’amanita muscaria, secondo gli studi di Wasson, veniva usato anticamente dalle popolazioni tribali europee come ingrediente magico di fondamentale importanza per causare profonde modificazioni dello stato di coscienza dell’iniziato. La maggiore concentrazione dei principi attivi che permettono questa cambio di stato di coscienza risiede proprio nel cappello rosso e bianco del fungo, chiamato anche “Cappuccio Rosso”. La bambina, vestendosi come il fungo, assume a livello magico gli stessi poteri e qualità dello spirito dell’Amanita Muscaria, e nutrendosi delle carni e del sangue della nonna, sua antenata e fungo anch’essa, permette l’accesso agli inferi interiori della neofita, guidata dallo spirito del lupo (animale totem). Se la bambina è infatti Cappuccetto Rosso, e se Cappuccetto Rosso sta per Agarico Muscario, allora la nonna è anch’essa un fungo di questa specie 8.

Amanita Muscaria

Questa ipotesi viene confermata da un altro racconto popolare raccolto da Alberto Borghini a Galliate (Novara) con una struttura molto simile alla versione ravennate della fiaba di Cappuccetto Rosso. In questa fiaba, una bambina di Galliate va a visitare la nonna portando con se delle frittelle preparate dalla madre. Durante il tragitto incomincia a mangiare le frittelle e quando si accorge di averle involontariamente finite, infila nella tovaglietta degli escrementi di mucca cercando di camuffarli con le briciole rimaste. La nonna assaggia il dolce e non appena ne assapora il gusto sgradevole decide di vendicarsi con la bambina. Il mattino seguente si reca a casa della piccola, la fa a pezzi mentre dorme e sparge per la stanza le varie parti del corpo. Quando la madre torna a casa e scopre cosa è successo si dispera e corre per strada urlando. Nel mentre un frate, che passava da quelle parti, ode il pianto disperato e, andato incontro alla madre, le dice che, con l’aiuto di un fungo, potrà salvare la bambina. Così il frate si mette alla ricerca del carpoforo (il “frutto” dei funghi) e dopo averlo trovato torna a casa dalla madre per cucinarlo. Ottiene in questo modo una specie di colla con cui ricompone le parti del corpo della piccola protagonista. A lavoro terminato la bambina riprende coscienza e sul suo corpo non appaiono cicatrici, fatta eccezione per un leggero segno attorno al collo 9. In questa versione novarese della fiaba, la bambina rappresenta sempre la neofita e la nonna svolge la funzione del lupo, l’officiante del rito. Il frate, figura legata alla sfera spirituale, sarebbe invece colui in grado di riportare in vita la protagonista attraverso un fungo psicoattivo, utilizzato come ingrediente magico nel rituale.

Cappuccetto Rosso nel bosco

In conclusione, la fiaba di Cappuccetto Rosso nasconde nella sua trama un antichissimo rito, ormai perduto, di iniziazione sessuale femminile, nel quale ogni ragazza, diventando fertile, si trasforma in una donna e accede ai Misteri femminili con l’aiuto degli spiriti degli antenati e del clan.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO

La costruzione di una cattedrale è una testimonianza di una conoscenza totale; non il suo obiettivo finale, ma un mezzo con cui lo spirito del pellegrino può essere purificato, affrettato, perfezionato e sollevato verso la sublimità. Offre un sollievo senza pari; di sentire di nuovo la sorgente del divino che può essere dimenticato nel monotono. Il corpo umano può svolgere una funzione simile.

Il sole sta splendo attraverso un cielo blu sulla Nuova Scozia. Fa freddo e la risoluzione è impeccabile anche se la Terra trema e trema come nel bel mezzo del lavoro della rinascita. Tutte le creature devono commiserarsi insieme anche se solo inconsciamente – la grandezza del lavoro è così grande. Mentre tento di penetrare i segreti di ciò che rende le cattedrali capolavori dell’olismo, e i nostri corpi capolavori di espressione, diventa sempre più urgente in tutto il mondo trasformare le nostre differenze in una fonte di energia creativa in grado di proteggere e valorizzare la rete di risorse altamente interconnessa del mondo. Non possiamo padroneggiare queste differenze se non siamo in grado di padroneggiare noi stessi. La conoscenza può ispirare e guidare. Ma deve raggiungere le profondità della nostra umanità condivisa, un’umanità che include ogni creatura senziente strisciante e capolino qui sotto il cielo.

Ho avuto occasione di rileggere sezioni del libro di Louis Charpentier sulla Cattedrale di Chartres e trovarlo ancora più impressionante di quanto ricordi nel 1985. Mi ricorda la montagna di lavoro che ancora mi sta davanti. Come posso contenere la cornucopia? Come rappresento l’eredità? Cosa scelgo di tralascio, dato che la maggior parte delle persone è già troppo soffocata dalle informazioni? Charpentier invoca per me un percorso inestinguibile di ispirazione transpersonale. Non devi arrenderti, non importa quanto sassoso possa arrivare il percorso; non importa quante spine possono bloccarti. La credenza guida i tuoi piedi doloranti. Il Sole ti solleva. Le basi non ti abbandonano.

Alla tabella 2:1 possono essere dati molti nomi. Da esso nascono tutti i contenuti della cornucopia. Noi stessi siamo quella cornucopia. Noi stessi sorgono dalle 2:1. Noi stessi siamo il Graal e il suo contenuto e abbiamo il potenziale per una sorta di salto di qualità, una “mutazione” dell’anima, se vogliamo – persino un miglioramento della nostra costituzione fisica. Lo spirito può guarire un vaso mentente dall’interno. Noi stessi siamo soggetti al percorso di 3, tre tavoli, tre qualità legate da un’unica essenza. Il 2:1 è stato chiamato il Tavolo Mistico di cui non si può dire nulla. Ma secondo la mia esperienza tutto può essere detto al riguardo. Questo è il vero problema: non c’è nulla che non possa essere detto al riguardo! Come radice di tutto, la porta attraverso la quale i fenomeni entrano nel mondo e diventano di nuovo quadrati o rotondi o quadrati, sono i genitori di tutto. Per questo motivo mostrerò due metodi con cui il rettangolo 2:1 può “quadrare il cerchio”. Per diversi scopi contemporaneamente, per il momento mi concentrerò su un perimetro uguale. Ha dimostrato di avere una reale rilevanza in questo lavoro. In questo post mostrerò prima un metodo. Ma prima faremo una breve deviazione. C’è sempre una deviazione da fare nel Labirinto. Ma ogni sentiero conduce al centro e il centro conduce alla periferia.

La Camera del Re piazza il cerchio

Per il bene di un’eredità, quella che è antica, ricorderò ancora una volta al lettore che la Camera del Re, a 44 metri dal suolo nella Grande Piramide – costruita da 100 grandi blocchi di granito, tra cui 9 travi a soffitto lunghe fino a 29 piedi (50 tonnellate ciascuna!) – è una forma rettangolare esatta 2:1 con un’altezza che è 1/2 la sua diagonale o 1,118 x Unità. Ripeto anche che le sue dimensioni, 5.236 x 10.472 metri, derivano dal suo perimetro che in metri nomina π, 31.416 metri. E questa lunghezza che è diventata un recinto rettangolare 2:1, deriva dalla differenza tra il quadrato e il cerchio con lo stesso perimetro:la geometria che costituisce la base della Grande Piramide nel suo complesso. Solo 1/2 la configurazione è fuori terra, quindi è 280 cubiti (raggio) meno 220 cubiti (quadrati) lasciando 60 cubiti, che è di 31.416 metri. Si noti che la configurazione di base qui fuori terra si basa su un semicerchio attorno a un rettangolo 2:1: JKPQ. La differenza tra semicerchio o raggio e 2:1 è TS, 60 cubiti o 31.416 metri. Un 2:1 è 1/2 un quadrato ma è anche esso stesso un doppio quadrato. Alla natura piace la dimidiazione.

Nel post precedente ho mostrato la geometria del cancello ‘sba’ dove la larghezza di apertura è 10 e l’altezza dell’apertura è 31.416. Questo è inquadrato all’interno di una costruzione complessiva 2:1. Se l’altezza di 31.416 viene trasformata in un cerchio, la larghezza della porta sarà il suo diametro. Se questo viene trasformato in un rettangolo 2:1, sarà 5.236 x 10.472 di dimensione (10 x 20 cubiti) che vediamo nell’illustrazione del KC qui sotto.

Il numero d’oro al quadrato è 2.618. 12 x 2,618 è 31.416. Ricorda che la passeggiata intorno al labirinto a Chartres è di circa 261,8 metri o 500 cubiti. Il diametro del labirinto a Chartres è vicino ai 13 metri. È possibile che fosse 13.09 che è la Grande Diagonale della Camera del Re (DG sopra). Qui possiamo vedere che 13,09 metri misura il Labirinto e l’apertura attraverso il Royal Portal. Misura tra i pilastri della Navata.

Questi numeri appaiono tutti insieme in un’unica serie di Fibonacci mostrata di seguito. La profondità e l’ampiezza di questa serie è una delle delizie di questo lavoro. Ho sentito per qualche tempo che antichi saggi hanno conosciuto a lungo questa serie e vi hanno fatto ricorso. Mi colpisce che i Templari possano aver messo le mani sulla stessa serie e mi hanno chiesto come usarla. È un gioco unico tra il metro e il cubito reale. Inizia semplicemente come 1, 5, 6, 11… e poi si costruisce anche nel piano verticale con 2, 10, 12, 22, ecc.; 3, 15, 18, 33, ecc.; 4, 20, 24, 44, ecc. Alla fine nomina il cubito reale (.5236, Linea 4), la sezione dorata (1.236, Linea 4), il numero d’oro (1.618, Linea 2), 1.309 (Linea 1) che è 1.618/1.236 e dalla Linea 24 nomina π come 31416. Si noti che la misura esterna dei transetto a Chartres è di 130,9 cubiti (linea 1, colonna XIV) o 68,54 metri che appare sulla linea 2, colonna XVI. Questa Serie E è una vera cornucopia di numero. Inoltre, il numero e i fenomeni sembrano sorgere insieme in un abbraccio ineffabile

La Serie E è caratterizzata da “5”, così come la geometria pentagonale apre la famiglia delle proporzioni dorate. 1 è comune a qualsiasi serie di Fibonacci. È come se questa Serie E rappresenta un ‘salto’ di qualche tipo: una trasformazione qualitativa della Serie Prime che è 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 … and so on. Quando 5 e 1 vengono aggiunti insieme ottieni 6. 6/5 = 1,2 e 1,2 x 2,618 = 3,1416, un’ottima versione di pi greco che appare sulla linea 24, sotto la colonna 1309. In ogni caso 118, 3091309, tutti si verificano sulla linea 1 di questa serie. 38261816182618, ecc. appaiono tutti sulla linea 2. 5236 si verifica sulle linee 4 e 10472 si verifica sulla linea 8. 31416 si verifica sulla linea 24.

A Chartres, 13.09 è anche il raggio della tavola rotonda con la stessa superficie della Chartres Square Table con 23.193 m su un lato. Sembra anche determinare il punto rotondo del coro. Ora, se ho ragione e un tavolo di 100 metri è stato davvero utilizzato per la misura interna di Chartres per Nave + Transepti + Coro, allora è interessante che 13 corrisponderebbero

alla giusta proporzione per la testa di una figura che era alta 100 metri. Tornerò su questo quando discuterò la testa in modo più specifico. Menzionerò ancora una volta che il perimetro del Tavolo Chartres Square identificato da Charpentier è di circa 92.772 metri. Questa è 1/10la misura intorno alle pietre ‘socket ‘ della Grande Piramide annotate da William Fix nel 1978 come 927.72161 m. Quando il quadrato di Chartres viene moltiplicato per 432.000 si ottiene una misura molto ragionevole per la Circonferenza Equatoriale della Terra: 92.772 x 432.000 = 40.077.504 metri. La scala della Piramide era fissata a 43.200 della Terra. Charpentier non aveva dati accurati per la misura della pietra della presa intorno alla Grande Piramide. Quindi non si rese conto dell’esatta corrispondenza tra piazza Chartres e il perimetro in pietra a presa della Grande Piramide. Ma l’ha percepito. Il numero 927 che appare nella Serie E sulla Linea 3, Colonna XI, under 618, si è rivelato essere un altro numero importante.

Un po’ di cornucopia! Il Graal nutre gluttone e ascetico allo stesso modo! Lasciatemi solo sottolineare per ora che se prendiamo l’Unità Astronomica per una data che è poco più del 4 aprile, il giorno della media (149.597.870 km), possiamo facilmente accettare una cifra rotonda di 150.000.000 km. Nessun astronomo mercanteggia su questo. La Terra è sempre nella posizione media solo due volte all’anno, altrimenti è su un lato o sull’altro con un’autonomia di quasi 2.500.000 km su entrambi i lati. Nella Serie E, il 1500 si trova proprio accanto alla 927 della Linea 3. Quindi se eseguiamo la nostra archetipica sezione d’oro all’UA che è 150.000.000 x 75.000.000 otteniamo ~ 92.700.000 km. Intorno al 17 aprile saranno 150.108.000 ÷ 1.618 = 92.773.000. Quando ho posato la geometria incompleta per un’immagine della Terra+Luna in orbita attorno al Sole nel 1998, le informazioni numeriche hanno dato vita alla Serie E quando ho usato il misuratore. Ho anche trovato istruttivo usare cubiti reali e altre volte, il “secondo luce” o 299.792.458km.

Quando ho fatto crollare il valore della sezione dorata in un cerchio, l’ho riconosciuto come il cerchio con lo stesso perimetro di Chartres Square e Great Pyramid Socket Stone Square che dà l’Equatore della Terra. Stesso numero, solo una scala diversa. Sopra vediamo la larghezza della Vesica Pelvica come 30.924.598 km. Di seguito vediamo il diametro del cerchio con lo stesso perimetro della ‘Piazza Chartres’: 92.773.794/3.1416 = 29.530.746 km.

Ho iniziato a mettere a punto la geometria come se si autoretizzasse. La Vesica Piscis ovviamente è 1/3dei cerchi interconnessi. Nella femmina è 1/3di 1.236 o il grande segmento della sezione dorata. Qui, questo è detto: 92.773.794. 1/3è poi 30.924.598. All’Equatore della Terra 1 secondo di arco è di 30.922 m, che è anche la larghezza del Partenone e 1/2 dei transetto a Chartres. 309 appare sulla riga 1, colonna XI. È 1/2 di 618,1/3del 927 e 1/4 del 1236. La misura attraverso la Vesica pelvica è di 30.924.000 ma il diametro del Circolo Pelvico è ~ 92.773.000 ÷ π = 29.530.000 km. A quanto pare questo è il cerchio con lo stesso perimetro di Piazza Chartres: 29,53 m con un raggio di 14.765 m. Questa diventa la base di un triangolo che determina le elevazioni di Chartres fino alla chiave di volta del soffitto. Jean Favier menziona che vicino alle Torri Occidentali supera i 36 metri dal pavimento alla chiave di volta. Se un raggio di 14.765 è usato come unità di un 2:1 possiamo vedere che l’Ogive nasce dalla radice quadrata di 3 ad un’altezza di 25,57 metri. L’altezza della chiave di volta sembrerebbe aver usato la radice quadrata di 6 che dà 36.167 metri – un’ipotesi molto, molto buona per l’altezza prevista del soffitto originale. La radice di 6 è la diagonale di un rettangolo “Root-5” che mostra proprietà molto armoniose e semplicemente sorgono attraverso una progressione che mostrerò in un altro post. Noterò solo che la relazione tra 30.924.000 e 29.530.000 è 1,0472, quella del cubito reale o pi/6 = .5236/5.

Un paradigma eterno: 2:1

Con il tavolo rettangolare 2:1, senti la tua dignità sopra di te, sotto di te; dentro di te e tutto intorno a te. E quando tracciate due cerchi uguali all’interno di ciascuno dei due quadrati, è difficile non pensare che il Sole e la Luna si siano separati dopo La Luna Nuova, o che stanno per entrare in congiunzione; o la prima cellula che replica le proprie informazioni nucleari e poi improvvisamente si divide in due, nuove cellule “figlie” uguali. Subito abbondano le sfumature, è vero. Nulla è mai abbastanza identico a qualsiasi altra cosa, ma c’è il accenno platonico di perfezione che circonda quella divisione. Tutta la storia inizia a raccontare

stesso, come un fiume che emette da un immenso ghiacciaio, una goccia alla volta, fino a diventare un’inondazione gonfiore.

Se tutto questo fosse solo un esercizio intellettuale e non avesse nulla a che fare con la vita stessa o con le condizioni con cui sorge la vita, allora non avrebbe molta importanza e la nostra curiosità ci avrebbe guidato verso altri trogoli per placare la nostra sete. Ma il 2:1 sembra essere alla radice della vita: la sorgente della coscienza; e quel misterioso impulso alla trasformazione – per un salto di qualità nell’essere. Come si raccoglie questo misterioso salto? Qual è il mezzo con cui accumula energia e poi trasforma un modello o un insieme di istruzioni in un nuovo e diverso modello o insieme di istruzioni? Perché si trasforma invece di autodistrutzione? Questa è una domanda importante perché alcuni sistemi si autodistruiscono in punti di grande tensione – punti di biforcazione in cui la trasformazione non può essere contenuta e l’intero sistema si rompe. Nel caso di un grande cambiamento di paradigma, come agisce la coscienza come un filo, un legame che mantiene la continuità tra i due paradigmi? Qualcosa di costante deve essere alla base dello spostamento del modello. Nel Medioevo, il Graal era la Pietra che bruciava la Fenice in cenere, ma conteneva anche al suo interno la capacità di riportarla alle sue condizioni precedenti. Poiché la Fenice si auto-immolatizza, il “Graal”, quindi, deve essere l’essenza spirituale della Fenice stessa, non diversamente dalla nozione egiziana di “ka” o double. In questo senso il doppio agisce come un modello, un modello che non muore con la forma precedente. ‘Non esiste la morte, ma solo la trasformazione della forma!’ Questo adagio è una tradizione. E ciò che ogni nuova generazione vuole sapere è se è vero o meno.

QUADRATURA-CERCHIO CON LA PRIMA SEZIONE 2:1 E DORATA

Charpentier ha continuato descrivendo come una tabella 2:1 possiede la radice della trasformazione da una tabella angolare a una tabella circolare, in altre parole il rettangolo 2:1 ha la capacità di “quadrare il cerchio”. Ho scoperto che la sua capacità di costruire il numero d’oro infallibilmente era una cosa, ma la capacità di quadrare il cerchio sembrava penetrare più profondamente nel mistero dell’auto-organizzazione. Poi con il tempo mi sono reso conto che la sezione dorata stessa era la via per “quadrare il cerchio”, che ho dimostrato di seguito. L’intera costruzione inizia con il rettangolo Prime 5 x 10, ABCD. L’aria condizionata diagonale è messa in atto. La bussola inizia su A, viene aperta ad AB e oscillata in un cerchio di 10 metri di diametro che attraversa la diagonale in E. A è ora anche il centro del cerchio, PB, che è la lunghezza dei 2:1 o 10 metri. La sua circonferenza è

31.416 metri, esattamente lo stesso perimetro della Camera del Re all’interno della Grande Piramide. EC diventa quindi la sezione dorata, 6.18, e viene oscillata in un secondo cerchio (diametro 12.36068) che taglia BC a F, dividendo BC in 3.82 e 6.18, che si riferiscono come 1:1.618. Ma l’arco di 6,18 taglia anche il lato opposto del 2:1, AD, in G. AG può essere calcolato sottraendo 3,6327, calcolato dal teorema di Pitagora, da 10.

La nuova lunghezza 6.367 diventa quindi il raggio di un nuovo cerchio con diametro, 12.734 una figura che riconosciamo nel diametro della Terra. Il diametro equatoriale della Terra è di 12.756,28km e il suo diametro polare è di circa 12.713,5km, quindi 12.734 km costituisce una media ragionevole tra i due. In ogni caso il Quadrato, HJLK, ha chiaramente un perimetro di 40 e un cerchio con diametro 12.734 ha una circonferenza di circa 40.0050. Ai fini della costruzione in pietra o anche in legno questa è più che sufficiente precisione. Ciò che conta davvero qui è come la sezione dorata serva come mezzo per creare un cerchio con lo stesso perimetro del quadrato 10 x 10. Sono i mezzi con cui materia e spirito sembrano unirsi, aprendo così un portale di qualche tipo: un passaggio. Si noti che l’intera operazione si verifica fondamentalmente all’interno del rettangolo 2:3, HJCI, e abbiamo visto nel post precedente che un rettangolo 2/3 inquadra l’intero complesso vesica Piscis con i suoi 3 doppi quadrati e due cerchi sovrapposti con un totale di 3 raggi, dove uno è condiviso diventando la casa del cuore e dei polmoni così come l’utero! Il Prime 2:1, ABCD, costituisce una 1/3a parte di HJCI. La Piazza, HJLK, è di 2/3.000.

Possiamo anche ricordare che il Portale Reale di Chartres sembra essere proporzionato anche alle 2:3. In un ‘frame’ proporzionale comune, abbiamo entrambe le operazioni: la Vesica Piscis, che a Chartres incornicia Cristo sul suo trono, e la “quadratura del cerchio”, che unisce sopra e sotto, spirito e materia; maschio e femmina. In alcune tradizioni al di fuori del cristianesimo, questa è la definizione stessa di Cristo su base universale. Cristo è il trionfo della “grande riunificazione” dopo la tribolazione della separazione, dell’alienazione, della disconnessione, della profonda e talvolta prolungata sensazione di essere stato abbandonato dall’intero universo, compreso il divino stesso! C’è anche una fase in cui ci si può sentire abbandonati dal femminile. Questa è una separazione transitoria che è il preludio al matrimonio mistico archetipico in cui la coscienza maschile si riunisce con la sposa dell’anima. Suppongo che si possa chiamare questa la trasformazione dell’anima all’interno.

Dal momento che molti dei numeri che appaiono sopra appaiono anche nella Serie E, noterò di nuovo come inizia la Serie E. La prima riga è 1, 5, 6, 11, 17, 28, ecc. La seconda linea è 2, 10, 12, 22, 34, ecc. Quindi in effetti questa serie si trasforma orizzontalmente attraverso un salto da 1 a 5 e verticalmente passando da 1 a 2. Poi procede da lì. Il numero d’oro, 1.618, è chiamato sulla linea 2, suggerendo che è necessario che 1 si divida in 2 prima che il numero d’oro stesso possa essere nominato. Qui, è la Linea 2, Colonna XIII. Questa Serie E dà infatti valori quadrati che sembrano essere ggiati attorno ad un nucleo, 1000, della Linea 2, Colonna XII. Devo spiegare questa interessante proprietà più tardi.

Dato tutto ciò che è stato detto finora su questo semplice rettangolo 2:1, vale la pena considerare da vicino come ha fatto quadrare il cerchio qui. Il primo ingrediente è la diagonale, AC. Quindi viene disegnato un cerchio attorno al punto A che taglia la diagonale in E. AE = AB che è Unità Primaria o qui, 5. Questo lascia 6,18 per il resto della diagonale, EC. Ora arriva la parte più interessante. Questo raggio di 6,18 (la sezione dorata e la posizione ombelico di BC e la lunghezza del rettangolo Prime 5 x 10), taglia il lato opposto del Prime 2:1, AD a G. Così ha raggiunto attraverso il 2:1. Questo forma un nuovo triangolo: CGD

con 6,18 come ipotenusa e 5 (Unità) come base. Il lato corto è facile da calcolare e risulta essere 3,6327, che è la radice quadrata di (6,18034)² – (5)² = 38,1966 – 25 = 13,1966, la cui radice quadrata è 3,6327. L’angolo formato dal CGD, tra l’altro, è quello del triangolo pentagonale, 54°. Quindi hai 54° + 90° + 36°. Quando questo è raddoppiato hai 54° + 54° + 72°. Questo è anche un modo per costruire un pentagono, raddoppiando GD. Il resto d.C. è naturalmente 10 – 3,6327 = 6,36728. Ed è questo che diventa il raggio di un cerchio con circonferenza uguale a 40. L’aspetto creativo del 2:1 è anche il modo in cui genera equilibrio dinamico attraverso opposti complementari che iniziano con 1 diventando 2 e la diagonale che collega angoli opposti, A e C.

Abbiamo qui 3 cerchi. Il cerchio interno ha un diametro di 10. Il cerchio successivo è 12.36068. Si riferiscono come 1:1.236, la stessa lunghezza che determina l’ombelico e le dimensioni della Vesica Piscis pelvica nella femmina. Se la Vesica toracica è 1, la Vesica pelvica nella femmina è 1,236, contenuta all’interno del rettangolo dorato, EFGH. Questo rettangolo d’oro riserva più sorprese che spero saremo in grado di gestire, in quanto comporta la gravità.

Il terzo cerchio è 12.734. Si riferisce al cerchio interno come 12.734:10 o 4/π. E si riferisce al cerchio centrale come 12.734/12.36 = 1.03007. Quest’ultimo rapporto sembra essere una categoria per una padella maschile comune in posizione orizzontale. L’altro più comune è 1.045 che è probabilmente da 1.0472. Nella mia padella, uno è 1,03 e l’altro è 1,047. Se li moltiplichi insieme ottieni quanto segue:

1,03 x 1,0472 = 1,078689 = 1,618 ÷ 1,5 = 2/3x 1,618

Questo 1.078689 contiene la chiave dell’anatomia maschile e di come differisce dalla femmina. Si noti che il reciproco di 1,078689 è . 927. Con l’AU-Canon come modello per il contatore, si può vedere che ‘927‘ riguarda la generazione della femmina Pelvic Vesica e quindi l’utero. Anche il numero per il Circolo Pelvico è un numero ‘lunare’, 29,530.000km, il mese sinodale è di 29,53 giorni. Attraverso leggi di armonia – il modo in cui lo spazio-tempo è suddiviso in misure, il giorno e il misuratore trovano una relazione attraverso questo numero 29.53.

Si noti inoltre che ci sono solo 4 punti in cui il cerchio interno ’10’ coincide con il quadrato. In tutti gli altri punti, è contenuto dalla piazza. Questo sembra stabilire i quattro punti cardinali che possono fungere da sbocchi. Il cerchio interno, d’altra parte, è interamente contenuto all’interno del cerchio 12.734. Ma il quadrato stesso spinge oltre il cerchio esterno nei suoi punti diagonali che sono 45° ai punti cardinali. Contemplando la Camera del Re da questa prospettiva, si può vedere che ha lo stesso diametro del cerchio interno “10”. Quindi è “The Circle-in-the-Earth-Square” ed è interamente contenuto all’interno del Cerchio terrestre. Poiché la Camera del Re si trova nel profondo della Grande Piramide e quando fu trovata da Al Mamun nell’820 d.C. tutti i passaggi erano collegati con pietre pesanti che non potevano essere spostate. La sensazione è che la Camera del Re sia stata progettata per essere completamente sigillata ermeticamente in modo da poter accumulare l’energia stessa discussa sopra, con la quale il campo magnetico terrestre, l’energia elettrostatica e l’autoeconomia gravitazionale come viene chiamata oggi, potrebbero raggiungere una soglia in grado di indurre l’ambita metamorfosi simboleggiata dallo scarabeo “Khepere” (Le trasformazioni di Re). Le armonie bloccate nel paradigma della Camera del Re sembrano essere tali che l’essenza della Pietra (Graal) che “brucia la Fenice in cenere”, è in grado di perpetuare il legame tra corpo e ka nell’atto della rinascita spirituale. Allo stesso tempo questo è ciò che era noto come l’ingresso al Duat o porta al Mondo Sotterraneo attraverso il portale del paradigma 2:1; la sba.

Nell’immagine sopra ho disposto le basi dell’anatomia femminile con testa, torace e vesica pelvica. C’è una grande quantità di informazioni in questa immagine, ma sarà troppo complicato proprio qui. Il Vesica Toracico è 1/3 di Unità (AB) e il Vesica Pelvico è 1/3 di 1.236 o la sezione dorata dell’altezza, 2 e larghezza del rettangolo dorato, EFGH. Ho posato 3 “tavoli del graal” sulla posizione dell’ombelico, ma ne discuterò in una fase successiva. La bocca della Vesica Toracica cade esattamente sulla bocca della testa archetipica contrassegnata da una linea tratteggiata. Ho messo questa immagine per dare un’idea di come la figura si raccoglie all’interno della geometria di base e anche in questa fase iniziale sembra voler prendere vita. La sezione dorata all’interno di un paradigma 2:1 contribuisce enormemente a questa sorgente di vita.

Nell’immagine qui sotto vediamo lo stesso paradigma di base applicato all’Unità Astronomica. Qui la sezione d’oro sta giocando un ruolo ancora più profondo. La breve lunghezza che è di circa 57.338.563 km è collassata nel cerchio addominale che conterrà organi chiave tra cui pancreas e reni; mentre il segmento più grande, 92.773.794 km collassa in un cerchio che è di 29.530.815 km e diventa l’utero. È una coincidenza sorprendente che il numero lunare associato in giorni al Mese Sinodico (29.53066 giorni) si mostri in metri o chilometri nel circolo pelvico vesica e pelvico. Un essere umano gesta secondo il Mese Sinodale in esattamente 266 giorni o 9 mesi sinodali. Si può dire, provvisoriamente, che il Mese Sinodico (29,53 giorni) ha un’influenza formativa sulla gestazione umana. Determina l’ovulazione. E quando la sezione d’oro è divisa per 3, qui abbiamo 30.922.000 km che è un altro numero lunare. In 25 anni ci sono 309,2 lunazioni o mesi sinodali. La larghezza del Partenone è di 30.922 metri. La larghezza interna dei transetto a Chartres è il doppio, o circa 61,8 m, o alcuni dicono qualche centimetro in più. Un secondo di arco all’Equatore terrestre è di 30.922 metri. Il Partenone si basa anche sulla geometria del “cerchio quadrato”, ma doerò mostrarlo altrove.

ARCHETIPO A CERCHIO QUADRATO

Ora prendi nota della differenza tra AG e AN. È 1,3673 = 6,3673 – 5. E possiamo notare un archetipo qui degno di contemplazione. 6.3673 ÷ 1,3673 = 4,6578 = AG ÷ NG.

Abbiamo già visto questa relazione nella Grande Piramide che ora mostrerò di nuovo. Il numero che corrisponde a 1,3673 è di 60 cubiti o 31.416 metri. Questo dipende dalla scala di 1: 43.200, proporzionale alle dimensioni della Terra. 432 è esso stesso un membro di un’importante serie numerica che chiamerò Serie A, molto familiare agli antichi. Darò alcuni membri proprio qui:

SERIE A

27 54 108 216 432 864 1728 3456 6912 13.824 27.648 55.296 110.592

Meglio notare qui che una misura interna primaria a Chartres è da immediatamente all’interno del Portale Reale fino al Round Point interno del Coro è di 110,76metri. A causa dell’appiattimento della Terra, un grado di longitudine si allunga per definizione mentre si cammina dall’equatore al polo. A circa 8° Lat il grado di longitudine sarà di 110.591 metri (13° membro della Serie A). A 25° saranno circa 110.764 metri. A Chartres stesso un grado di Long è di circa 111.180 metri. Questa misura sarebbe molto facile da accogliere semplicemente partendo da più vicino alla porta stessa del Royal Portal. La Serie A è incredibile. In miglia dà il diametro della Luna come 2160 miglia o 11404800 piedi. Quando questo è diviso da un altro membro della serie, 172.800 si ottiene:

11404800 ÷ 172800 = 66 piedi

Questa è l’altezza della Grande Sfinge e di due obelischi che scomparvero da Eliopoli verso il 1200 d.C. quando i Templari stavano ricostruendo Chartres. Un’ombra lanciata da quell’altezza a mezzogiorno sull’Equinozio sarebbe 1/2 di Piazza Chartres: 11.5965 m.

Sopra ho segnato le proporzioni in cui l’1/2-base è 1,618 = 220 cubiti = 115,192 metri. L’altezza è di 280 cubiti o circa 146,6 metri più una piattaforma da 1/2 metro, per un totale di 147.108 metri. La differenza tra l’intera altezza e il quadrato è di 60 cubiti o 31.416 metri. 280/60 = 4.666…

Poiché si tratta di un punto importante, lo mostrerò anche in una versione più ravvicinata. Permette una migliore visione della Camera del Re guardando a ovest. I 31.416 metri che si possono vedere in cima alla piramide sono stati trasformati nel perimetro della Camera del Re. È come se l’intera intenzione fosse quella di prendere quel 31.416 metri e trasformarlo nel cancello sba,l’ingresso al Mondo Sotterraneo. Ma ciò che i Testi Piramidali ci dicono è che l’ingresso nel Mondo Degli Inferi è attraverso e come l’Occhio di Horus. Pertanto la Camera del Re deve essere il luogo in cui l’intero sforzo della civiltà egiziana raggiunge la sua apoteosi; vale a dire la ricostituzione dell’Occhio di Horus. Gli egiziani videro questo come un esempio del principio di Maāt, o Equilibrio Cosmico. E vedevano la Quadratura del Cerchio come un’espressione fondamentale dell’Equilibrio Cosmico o Maāt.

Pi greco rappresenta l’orizzonte di un cerchio. Horachty significava Horus-of-the-Horizon. A volte Atum viene indicato come “Him-of-the-Horizon”. Il Papiro di Berlino suggerisce che il nome è così misterioso che in realtà non può essere nominato o addirittura pronunciato. È vissuto dallo spirito di qualsiasi candidato come troppo potente e troppo misterioso o infinito per essere etichettato. Incontrare l’orizzonte di Lui nella forma spirituale assorbe parole, linguaggio, metafore ed è stato ben affermato dall’indù come proprio “quello“. “Questo” è semplicemente l’essenza dello spirito che ha versato il corpo corporeo e persino, secondo i tibetani, il doppio o ka. Saggi hanno pensato a lungo che pi greco, 3.1416… rappresenta o indica davvero quel misterioso “Orizzonte”.

MODULO A CERCHIO QUADRATO: 1,27324 ÷ .27324 = 4,659

Intorno al 1999 mi sono imbattuto in alcuni indizi che mi hanno voltato la testa e mi hanno aiutato a risolvere una serie di problemi in sospeso con la geometria femminile e maschile. Ciò è avvenuto dopo che ho avuto un disegno preliminare basato sull’UA per il16aprile 1998 (~ 150.108.000 km). Due esempi sono particolarmente importanti. Uno è una risoluzione macroscopica che tuttavia ha mantenuto un notevole mistero. Coinvolge la relazione proporzionale tra la Terra e la Luna. L’altra è una risoluzione su scala quantistica che riguarda l’energia del momento medio associata ai nucleoni (protoni e neutroni) che compongono la maggior parte della massa atomica terrestre.

Gli scienziati si riferiscono frequentemente ora a “Mearth”, riconoscendo che il comportamento tra i due corpi non è una tipica relazione pianeta/luna, ma possiede anche aspetti di un sistema planetario binario. Ad esempio, la Luna cade sempre verso il Sole in un’orbita concava e anche quando si avvicina al quadrato ceretta nella sua orbita intorno alla Terra, non va mai convessa verso il Sole come fanno le altre lune, ad esempio intorno a Giove e Saturno. La Terra e la Luna cadono insieme verso il Sole una distanza maggiore che mai la Luna si arrampica contro la Terra in un dato lasso di tempo. Ora, prendiamo il diametro medio della Terra come circa 12.732 km e il diametro della Luna come 3476 km. Insieme si sommano fino a 16.208 km che è vicino al numero di (4/π) ² o 1,2732 x 1,2732 = 1,621. L’ho mostrato sopra nel disegno della Grande Piramide. 1.621 è solo un po ‘più grande del numero d’oro, 1.618, ma i geometri spesso considerano modi in cui questi due grandi fattori lavorano insieme o si intrecciano. Se si sommano la Terra e la Luna e si divide per la Luna si ottiene: 16.208 ÷ 3476 = 4,66La Luna si sta comportando esattamente come i 31.416 metri si stanno comportando in cima alla Grande Piramide. È importante sottolineare che gli egiziani sembravano seguire religiosamente il ciclo soli-lunare – letteralmente. Non solo erano consapevoli delle sue influenze fisiche, ma erano ugualmente consapevoli delle sue influenze spirituali e così tenevano 29 altari, uno per ogni giorno del mese sinodico che è anche l’orologio biologico infradiano femminile.

Nell’immagine sopra ho usato un raggio terrestre di 6367 per essere coerente con l’illustrazione Squared-Circle mostrata in precedenza. Avrei anche potuto tagliare la Terra secondo la sua inclinazione che sarebbe stata di circa 6370,5. Ma per ora resterò più vicino al mezzo per comodità.

La differenza tra la Luna e il nostro archetipo del Cerchio Quadrato è che la Luna e la Terra si sono separate di circa 384.401 km tra i rispettivi centri di massa. CONDIVIDONO ANCHE UN COMUNE CENTRO DI MASSA CHE SI TROVA ~ 1700 KM SOTTO LA SUPERFICIE TERRESTRE. Questo lo chiamo nel canone umano, nel cerchio SCOM o nel circolo “Centro di massa condiviso” che abbiamo già visto senza commenti. La sua dimensione relativa all’interno del canone finale è notevole perché coincide con la sezione dorata! Dobbiamo prima discutere dell’Unità Astronomica e di come la separazione tra sole e Terra/Luna abbia influenzato i dettagli ora incorporati nella geometria del maschio in particolare. Quindi possiamo apprezzare la dimensione proporzionale del cerchio SCOM nel canone finale. Ma che coincide con la larghezza del rettangolo dorato è un notevole esempio dell’armonia tra Terra, Luna e anatomia umana.

La Luna è il 27,3% del diametro della Terra o 3476/12.732 = .273123. È istruttivo che il Mese Siderale sia di 27.3217 giorni o il 27,32% di 100 giorni. Dopo il periodo medio di gestazione umana che è di 9 mesi sinodali (265,77 giorni), rimangono quasi 100 giorni nell’anno (99,48). Incredibilmente, questo periodo rimanente è il luogo da cui deriva la tradizione del ciclo di lunazione progredito perché mostra che 1° è approssimativamente uguale a 1 giorno che diventa approssimativamente 1 anno. Forse ciò suggerisce che la maggior parte di noi dovrebbe essere in grado di raggiungere i 100 anni se le circostanze lo consentono. È come un orologio interno implicato che richiede semplicemente una ragionevole espressione esplicata – mantenendo ritmi naturali – per raggiungere 100.

Nel frattempo la Luna durante il nostro tempo, ha preso una posizione nel cielo dove ha circa lo stesso diametro angolare del Sole se vista dalla Terra. La maggior parte degli scienziati degli ultimi cento anni ha considerato questa coincidenza priva di significato. Ma quando la scienza inizia a pensare di più in termini di sistemi, ragnatele di circostanze, modelli e fasi all’interno dei modelli, è possibile che vedremo questa coincidenza come significativa. La mia ipotesi è che vedremo un tipo di risoluzione gravitazionale nell’ordine di una forma di auto-messa afuoco professionaleg . Questo è quello che fa un occhio. L’occhio lo fa in gran parte in risposta alla radiazione elettromagnetica o alla luce. Remo la geometria dell’occhio in un post futuro, una volta esaminato un altro metodo per quadratura del cerchio. Ma a livello di corpi planetari, la gravità gioca un ruolo molto più importante e infatti la Terra e la Luna sono legate insieme in un campo gravitazionale molto condiviso. Solo un corpo planetario da solo è una risoluzione simile a un occhio. Sta raccogliendo spazio-tempo intorno a sé in un campo condiviso. La Terra e la Luna sono completamente immerse nel campo del Sole, ma l’influenza mareale della Luna sulla Terra è maggiore di quella del Sole. La gravità quadrata inversa del Sole è maggiore sulla Luna di quella terrestre, anche se la Terra è molto più vicina. La gravità mareale della Luna è circa 2,18 volte maggiore della gravità mareale del Sole, mentre la gravità quadrata inversa del Sole è 2,2 volte maggiore di quella terrestre sulla Luna. C’è una forma di decussazione in corso tra la gravità mareale e la gravità quadrata inversa. La gravità mareale è approssimativamente una forza cubo inversa che è più forte su distanze più brevi. Sono convinto che questo allestirà un ciclo di variazione gravitazionale mareale intorno alla Terra che aiuta a impostare orologi biologici circadiani e infradiani situati nel nucleo soprachiasmatico appena sopra il chiasma ottico nell’ipotalamo. Il trasferimento di posizioni induce improvvisamente il “jet-lag”. Probabilmente la causa sta sconvolgendo l’intero orologio metabolico che si è adattato al ciclo di variazione gravitazionale mareale che stimola livelli molto sottili di attività cellulare come i microtubuli citoscheletrici che sono coinvolti nella coscienza stessa. Quindi il jet-lag coinvolge anche come pensiamo e come funzionano i nostri muscoli. Ci vorrebbe troppo spazio per teorizzare qui come è venuto a essere che la Luna e la Terra condividono queste cruciali relazioni proporzionali. Ma mi suggerisce una storia molto antica in cui entrambi i corpi potrebbero essere modellati insieme dalle stesse forze che operano nello stesso campo. Non credo che la Luna sia entrata dall’esterno. La mia ipotesi è che la Luna e la Terra una volta fossero così vicine che furono in grado di essere separate in modo proporzionale. Ora, non solo la Luna è proporzionata come .2146 o 1/4.659 dei diametri combinati, ma ha anche assunto una posizione in cui appare delle stesse dimensioni del Sole solo dalla superficie della Terra. Questo mi suggerisce una forma di auto-messa a fuoco gravitazionale simmetrica in un campo condiviso. Questo aumentò anche le proprietà armoniose della simmetria. Ma sto suggerendo che questo fattore “4.66” non è solo armonioso; è fondamentale. I costruttori della Grande Piramide ne erano molto consapevoli poiché basavano le dimensioni della Camera del Re molto precisamente su questo fattore: 280 ÷ 4,66 = 60, o 146,4 ÷ 4,66 = 31.416 metri. E questo abbiamo visto si basa su un modello in scala della Terra impostato su 1: 43.200. A Chartres e alla Grande Sfinge la scala è invece impostata a 1:432.000. Dal punto di vista ingegneristico, Chartres poteva gestire una volta di 36 metri (118,65 piedi) ma non una volta di 360 metri!!

Velocità nucleone terrestre

Il successivo esempio del coinvolgimento delle relazioni a cerchio quadrato è stato una vera sorpresa. Avevo letto “Tao of Physics” di Fritjof Capra nel 1981 e mi ero avverato su due informazioni memorabili ma che pensavo fossero estremamente “ballpark” nelle intenzioni. Tuttavia, nel 1999, quando mi sono imbattuto in questa relazione proporzionale tra Terra e Luna, stavo anche controllando la fisica a causa del fatto che si presumeva che la gravità operasse nel vuoto alla velocità della luce proprio come la radiazione elettromagnetica. Quindi i gravitoni erano presumibilmente un po ‘ come fotoni: senza massa, spin-2, ecc. E si pensava che ad un certo punto potessero accoppiarsi e operare nel vuoto insieme. Alla scala nanometrica dei microtubuli, ho pensato che questo potesse essere interessante soprattutto se la gravità quantistica fosse un fattore reale ed era in grado di ‘inciampare’ la funzione d’onda quantistica come viene chiamata.

Un giorno ho appena controllato intuitivamente la “velocità del nucleone” di Capra contro la velocità della luce e della gravità nel vuoto, credendo che questo doveva essere proporzionato come qualsiasi altro fattore significativo che ha contribuito alla capacità dei nostri corpi di accumularsi sulla superficie terrestre in quello che siamo oggi. Capra aveva dato una figura stranamente arrotondata per il ‘momento heisenbergiano’ associato all’energia media di tutti i nucleoni terrestri (protoni e neutroni) che coendono la maggior parte della massa della Terra. Dobbiamo immaginare entità che stanno “bollendo” nel loro estremo confinamento, molto lontane dal Primo Raggio di Bohr dove gli elettroni iniziano a essere distribuiti in schemi d’onda attorno al nucleo. I nucleoni non possono avvicinarsi troppo e non possono allontanarsi troppo. In entrambi i casi c’è una potente forza di repulsione o attrazione che li tiene bloccati in uno stato di estrema agitazione che può essere espresso in termini di “velocità” o “momento” rispetto alla posizione calcolato dalla relazione di incertezza complementare di Heisenberg che fa uso della piccola costante quantistica di Planck come suo quadro di riferimento. Capra ha dato circa 40.000 miglia al secondo di slancio o velocità. Non fece il suo calcolo sulla base della teoria del colore con quark e gluoni come fattori nel modo in cui quell’energia del momento sarebbe stata distribuita o condivisa. Ma gli ho scritto nel 1999 e gli ho chiesto se potevo prendere sul serio la cifra di 64.374 km/s? Fondamentalmente gli ho detto cosa volevo fare con esso. Gli ho anche chiesto della sua velocità elettronica che era vicina a 1.000 km/s rispetto ai 2188 km/s per un elettrone nel primo raggio di Bohr. Capra non ha ritenuto necessario modificare o mettere la sua figura in alcun tipo di parentesi. Chiaramente aveva fiducia nelle regole di base che gli avevano permesso di calcolare una tale cifra per tutti i nucleoni sulla Terra. La Terra non è molto massiccia, quindi non c’è niente da fare qui all’interno del nucleo atomico come vediamo all’interno del nostro Sole o delle stelle più grandi se la combustione della fusione è la spiegazione corretta per il modo in cui il nostro Sole sta alimentando la sua luce.

Ecco cosa c’è di così interessante in una cifra di 64.374 km/s. Apparentemente nulla può muoversi nel vuoto più velocemente della luce che è di circa 299.792,458 km/s. Un fotone senza massa non può superare “c”. Se la sua energia aumenta aumenterà la sua frequenza, non la sua velocità attraverso il vuoto. Aumenterà la sua agitazione mentre si muove. La frequenza è importante perché lo spettro della luce visibile è solo un piccolo segmento del grande spettro di energia elettromagnetica. E noi umani siamo sintonizzati sullo spettro visibile in alto grado. Quindi la frequenza è importante per gli esseri umani – tra una serie di cose – come temperatura, atmosfera, alimentazione di ossigeno, pressione dell’aria, accelerazione gravitazionale, ecc. La nostra Terra è piuttosto allea, amica, infermiera e santuario!

Se anche la gravità si muove a questa velocità (299.792 km/s), allora potrebbe essere importante conoscere la relazione proporzionale tra il momento confinato dei nostri portatori di massa – gli stessi nuclei che supportano gli atomi trovati in carbonio, calcio, ferro, potassio, cloro, ossigeno, idrogeno e così via. Questi atomi si uniscono quindi in effetti gravitazionali reali che diventano significativi su scala macroscopica. Nei nostri corpi ogni atomo non possiede molta gravità. Le forze elettromagnetiche sono relativamente, molto più forti. Un modo per rappresentare quella forza è attraverso la velocità. In modo che al Primo Raggio di Bohr possiamo rappresentare l’energia e la forza dell’interazione elettromagnetica dividendo la velocità della luce per l’importante costante di struttura fine nota anche come ‘alfa’. Alfa ha un valore effettivo di 1/137 in modo che la velocità dell’elettrone nell’idrogeno possa essere calcolata come c x 1/137 = 299.792.458 ÷ 137 = 2188,266 km/s. La relazione tra l’elettrone nel primo raggio di Bohr e tutti gli altri elettroni sulla Terra è di circa 2.188 o ~ 2,2. Avevamo appena detto che il Sole esercita circa 2,2 volte più gravità quadrata inversa sulla Luna rispetto alla Terra e la Luna esercita circa 2,18 volte più influenza gravitazionale mareale sulla Terra di quanto non faccia il Sole. La Luna si muove 2,2 volte più velocemente nella sua orbita intorno alla Terra di quanto la Terra si muova al suo Equatore: 1,023/.4651 = 2,2. La Terra ruota più velocemente in un giorno perché ha molto meno distanza da percorrere. All’Equatore deve andare a circa 40.075.035 metri. Lo fa in circa un giorno. Ma la Luna deve andare molto oltre anche se viaggia 2,2 volte più velocemente. Deve fare circa 2.415.262,7 km per aggirare la Terra nella sua orbita siderale di 27.3217 giorni. Questo è circa 60.26 volte maggiore in distanza. Quindi, naturalmente, 60,26 ÷ 2,2 = 27,3, che sono i giorni del mese siderale, la Luna è anche .273 o 27,32% del diametro della Terra. La Luna è bloccata in un rotolo sincronizzato mentre orbita intorno alla Terra. Ruota la stessa velocità che ruota come se l’attrito (e le risoluzionigravitazionali ) si comportavano come un asse fisso ed era un carrello su ruote vincolato a un percorso gravitazionale. Ma questo conferisce regolarità ciclica alla dinamica Terra/Luna/Sole. Per gli antichi, la regolarità fissa di questi cicli di moto della Luna, della Terra e la nostra relazione con il Sole costituivano le leggi più basilare che governavano tutti gli aspetti della vita sulla Terra. Tutto è stato assorbito sotto questi cicli di movimento. Costellazioni come Sirio, Orione, il Grande Orso, Alfa Draconis, Regolo e così via mescolarono le loro influenze con questo paradigma triadico di base. L’uomo stesso è stato scolpito sulla Ruota del Vasaio da questi cicli o archi di movimento.

Questi esami mi hanno incoraggiato a trattare il ‘nucleone secondo’ di Capra in modo simile. Stavo immaginando un’inversione in cui è stato raggiunto un equilibrio tra risoluzione macroscopica (e regolarità) e equilibrio microscopico o quantistico dove, attraverso il confinamento, l’unica energia rallenta da un aspetto poiché sta passando dall’energia senza massa all’energia di massa attraverso la curvatura e l’auto-recinto dello spazio-tempo,ma contenendo quell’energia la costringe ad accelerare secondo regole specifiche o almeno proporzioni. Credevo fortemente che la proporzione avrebbe dovuto svolgere un ruolo perché il vuoto era coinvolto nella curvatura o nell’autogravità; o processo di attrazione di sé. Il vuoto spazio-tempo era coinvolto e la proporzione era un indicatore che descriveva il coinvolgimento. Si stava curvando e reagendo al proprio confinamento; proprio auto-recinto. Potrei facilmente immaginare l’effetto cerchio quadrato come un’auto-reazione: una tendenza geometrica verso l’equilibrio dinamico simile all’equilibrio idrostatico. Beh, un giorno ho semplicemente collegato la figura di Capra alla velocità della luce:

299.792.458 ÷ 64.374 = 4.657

Ho sicuramente ingoiato quando ho visto questo. Ha invocato ciò che avevamo appena visto sopra con il modo in cui il rettangolo 5 x 10 ha fatto quadrato sul cerchio:

6.3673 ÷ 1,3673 = 4,6578 = AG ÷ NG

Con il tempo sono venuto a chiamare questo fattore 4.6578, il “Modulo a cerchio quadrato” (SCM) perché ho trovato un percorso dalla costante di struttura fine fino alla velocità del nucleone di Capra fino alla velocità della luce con alcune fermate interessanti lungo il percorso – tutto attraverso il numero 4.6578 o circa. Mostrerò questa strada più tardi. Come rapporto si stava comportando in modo simile al numero d’oro. Ma qual è questo fattore? E perché lo troviamo associato anche alle proporzioni Terra/Luna doveper una sorta di inversione – la Luna agisce in modo analogo all’agitazione interna o all’attività dei nucleoni altamente confinati – i portatori di quella che chiamiamo energia di massa: energia che è densamente confinata e quindi inizia a comportarsi come materia? Ripeto: in un caso l’SCM si riferisce alla velocità o a una velocità di propagazione di un’energia relativa al vuoto. Nel caso del momento nucleone, non deve essere immaginato come un proiettile in eccesso di velocità che si muove da A a B. Piuttosto è una distribuzione autonoma dell’energia del movimento, altamente confinata e relativa alla sua posizione (o confinamento). Nel caso della Luna si riferisce principalmente al diametro o alla quantità di spazio occupato da un corpo celeste in un campo gravitazionale. Nel caso dei nucleoni, la velocità (64.374 km/s) offre certamente resistenza al collasso gravitazionale. Sembra anche conferire stabilità all’identità e alla durata della vita dei protoni in particolare. Nel caso della Luna, la velocità sta certamente giocando un ruolo nella sua posizione, ma l’SCM sta descrivendo il volume di spazio che occupa come se la Terra e la Luna fossero state scolpite proporzionalmente da una singola massa. Quindi ciò che è così interessante qui è la proporzione stessa, vale a dire ~ .2146, 1/4.66, che collega la velocità al volume.

La Luna mi è apparsa come un punto di inversione macroscopica in un campo gravitazionale intimamente condiviso con la Terra e dominato dal Sole che determina con la sua massa e distanza la velocità con cui la Terra e la Luna possono viaggiare intorno ad essa (29,786 km/s come media).

10.000 ÷ (4.6578/1.619) = 3476 km

Diecimila chilometri è il quadrato del Circle-in-the-Earth. 3476 è il diametro della Luna. 1.619 è intermedio tra il numero d’oro e il quadrato di 4/π. 4/π è 1.2732395… La radice quadrata del numero d’oro è 1.2720196. Il loro rapporto è 1.000959, quindi sono molto vicini. Si potrebbe dire che la radice quadrata di phi è coinvolta nel determinare l’altezza della Grande Piramide e aiuta a impostare la differenza tra quadrato e cerchio. Probabilmente una delle coincidenze più fondamentali in tutta la geometria è che tra 4/π e la radice quadrata di phi. Quando si usa 4/π gli angoli angolari della Grande Piramide sono di circa 51.854 Gradi.

Ecco un’altra osservazione che può aggiungere un’altra sezione al filo di Arianna che ci aiuta a rimanere connessi all’interno del labirinto della conoscenza. Abbiamo visto che ottenere il fattore SCM nella Grande Piramide – in modo che fosse di 31.416 metri – significava dividere la Terra per 43.200. Questo dà un’altezza di circa 147.1469 inclusa una piattaforma di 1/2 metro per il raggio polare terrestre. Meno la piattaforma dà un’altezza di 280 cubiti. Con un quadrato di 220 cubiti rimangono 60 cubiti. 60 x .5236 = 31.416 metri. Abbiamo anche visto che quando abbiamo usato un’unità astronomica per il giorno in cui la Terra si trova a 150.108.000 km dal Sole vengono generati numeri molto interessanti. Possiamo anche prendere la stessa UA e dividerla per 43.200 poiché è una proporzione così interessante a se stessa:

150.108.000 ÷ 43.200 = 3474,72 ~ Diametro della Luna

Curiosamente, negli anni ’80 una squadra del MIT ha misurato il diametro della Luna e ha ottenuto 3474,8 km, non 3476 che vediamo più comunemente in uso oggi. Ho controllato con un membro di quella squadra nel 2000 e ha ancora insistito sul fatto che il diametro della Luna era di 3474,8 km. Ma in ogni caso è abbastanza vicino da chiarire questo punto. Dove c’è vita, l’armonia tende ad operare su più livelli auto-interagenti e con lo sforzo gli esseri umani possono raccogliere alcuni di questi livelli e la natura di alcune armonie stesse. Questo diventa abbastanza intuitivo, come comporre musica, ed è vero che alla fine non è incline all’analisi perché per sua stessa natura tiene insieme come una rete di esistenza,vita, realtà. La vita di una ‘cosa’ è nel web che condivide con altre ‘cose’. In questo caso hai due proporzioni che si intrecciano su un UA di circa 150.108.000 km. Quando ho usato questa data i numeri si sono srotosi armonicamente in modo tale da iniziare a mettere a punto il canone delle proporzioni umane usando quei numeri! E quando la Luna viene usata come asta di misura, misura la stessa distanza 43.200 volte. Inoltre, il Sole misura quasi la stessa distanza 108 volte, un altro membro della Serie A.

Allora, cosa potrebbe succedere qui? Cosa potrebbe dirci questo sulle relazioni a cerchio quadrato? E perché gli egiziani hanno preso la stessa differenza che ci riguarda qui – ricordando che in un certo senso, la velocità capra si comporta come una differenza tra energia dimassa ed energia senza massa – e la trasformano in un recinto “vuoto” come se fosse un’inversione di massa-energia, la misteriosa Caverna di Sokar o Broad Hall di Osiride? Non stavano cercando attraverso il recinto di portare un’accelerazione, una sfregiatura, una metamorfosi che simboleggiavano dallo scarabeo? Inoltre, spesso sostituirono lo scarabeo con varie forme di “bnbn” che non è altro che la Benben Stone portata dalla Fenice che a sua volta si brucia di cenere nella Casa della Fenice solo per risorgere probabilmente come Horus, simboleggiato dal falco o dall’Occhio di Horus. Sembra che queste caverne interne siano state progettate per accumulare energia, spirito come cibo per la ka per facilitare il “salto”, la “mutazione” molto spirituale che molti di noi sembrano desiderare. Se la velocità del nucleone Capra si riferisce al polo della materia (egiziano “Seth”), forse le caverne vuote si riferivano al ‘polo-spirito’. La stessa proporzione veniva applicata alle estremità opposte dello spettro. Questo è un buon punto per menzionare la definizione di Eschenbach del Graal a Parzival.

Il Graal e la Fenice

Quindi, questo recinto determinato dall’SCM, porta alla dimensione proporzionale della Camera del Re. Non solo la differenza del modulo a cerchio quadrato (SCM) è diventata il perimetro 31.416 metri o 60 cubiti, dove 60 è un numero comune per misurare il tempo, ma 31.416 metri è anche esattamente 1236.84 Br. pollici. In 100 anni ci sono 1236,8 mesi sinodali. Metà del perimetro è di 618,42 pollici simbolico di 50 anni e 618,42 mesi sinodali. 1/4 del perimetro è di 309,2 pollici simbolico di 25 anni e 309,2 mesi sinodali. Tutti questi numeri si trovano nella Colonna XI della Serie E. C’è la sensazione che anche la Camera del Re fosse un orologio e che l’orologio fosse sintonizzato su piccoli e grandi cicli di tempo. Si comportava come il Santo dei Santi di Salomone che fu chiuso tutto l’anno tranne una volta, ammettendo il Sommo Sacerdote da solo per entrare nel suo stato incontaminato come un oracolo. Ecco cosa dice Eschenbach della ‘pietra’, come se la pietra si comportasse come una “pira” o un accumulo di energia elettromagnetica in grado di subire una metamorfosi nella fitta oscurità incinta di suspense e mistero:

“In virtù di questa Pietra la Fenice viene bruciata in cenere, in cui rinasce. – Così la Fenice muta le sue piume! Il che fatto, brilla luminoso e adorabile come prima! … Questa pietra è anche chiamata “Il Graal”. (Parzival, p. 239)

Sappiamo tutti che la Fenice si brucia di cenere in un singolare atto di auto-immolazione su un altare di sua creazione. L’auto-recinto è anche l'”altare”. Poiché non c’era nulla nell’Aula del Re se non il cassetto, il cassetto era probabilmente lo stesso dell’altare sul quale “la Fenice si bruciòdi cenere”. Il Graal, quindi, è l’essenza della Fenice stessa, il mistero dello spirito eterno dentro e il suo rapporto con l’universo circostante, la Rete Cosmica. Si sfora; non muore! Il cassetto all’interno della Camera del Re è stato definito una “fonte di spirito”. Almeno per gli egiziani e i costruttori gotici, il cerchio quadrato sembrava fungere da porta eterna quando Circle and Square si sono riuniti; quando la loro differenza è stata trasformata e forse trascesa. La Camera del Re deve essere stata vista come la Caverna di Osiride/Sokar all’interno della quale si realizza quell’unione e trasformazione. Le diagonali dei rettangoli sono state a lungo trattate come funzioni trascendentali. Nella Camera del Re ci sono 15 cubiti nella parete finale, 22,36 cubiti nel pavimento e 25 cubiti nella Grande Diagonale che è anche di 13,09 metri – così prominente a Chartres. Ricordiamo che a Chartres il cerchio delle 13.09 sembra determinare il punto rotondo interno del coro. Possiamo vedere 1309 sotto alla testa della Colonna XIV, la stessa colonna che contiene anche 2618, 5236,7854, 10472, 15708, 31416. La larghezza della Camera del Re è di 5.236 metri;la sua lunghezza è di 10.472 metri e il suo perimetro è di 31.416 metri.

Si può dire molto di più di questa famosa aula – soprattutto quando si esaminano i testi piramidali – ma doterò di farlo in un secondo momento – è troppo dettagliata. Ciò che va detto, tuttavia, è che quando “cerchio” e “quadrato” si riuniscono, tutti gli opposti si riuniscono, probabilmente in parte a causa della presenza della radice quadrata di phi (1.2720196…) nel raggio del cerchio (Altezza della Grande Piramide). In Egitto, Horus era l’Occhio o il Cerchio; Seth era la Piazza, quella che smembra, si oppone, ostruisce e imprigiona l’ambito luminare: il principio con cui la luce (e il suono) diventano intelligibili. Seth è il polo della materia che deve essere trasformato dalla passione alla saggezza. Quando i Due Combattenti, come venivano chiamati, si riconciliano con Thoth-Hermes attraverso l’agenzia dell’Isis – senza dubbio attraverso l’altare sostenuto dalla Tavola 2:1 – l'”Occhio” viene restaurato; la Fenice rinasce; lo scarabeo si trasforma da un verme in un insetto alato di sorprendente bellezza. Sono convinto che gli antichi egizi credessero in questa metamorfosi abbastanza da costruire la Grande Piramide.

MODULO CIRCOLARE QUADRATO (SCM) E GEOMETRIA UMANA: LA BOCCA

Prima di dimostrare il secondo metodo per la quadratura del cerchio che inizia anche con il rettangolo 5 x 10 Prime 2:1 e utilizza anche la divisione di sezione dorata di 3.82 e 6.18 (anche da Serie E, Linea 2, Colonne X & XI), dovrei solo notare la prima applicazione prominente dell’SCM in un essere umano. È già stato accennato, ma ora che se ne è discusso un po’ di più, vale la pena di esaminare in modo più approfondito. Siamo interessati a questa differenza tra cerchio e quadrato in cui una sorta di inversione avviene ad un limite. Al limite macroscopico abbiamo la Luna che ha assunto lo stesso diametro angolare nel cielo del Sole. La Luna si è armonizzata con la Terra per impostare il ritmo mensile che governa l’ovulazione femminile che alterna mese per mese, ovaia per ovaia. È un’oscillazione simile a un orologio. Nel maschio non ci sono ovaie ma c’è un desiderio nel profondo della psiche e dell’anima per un’altra forma di nascita che ha probabilmente contribuito con elementi fondamentali ai riti di iniziazione di tutte le razze e di tutti i credo – alla ricerca del matrimonio mistico dell’uomo interiore con la donna interiore in modo tale che una porta si apra allo spirito per trovare il suo passaggio in territorio aperto. È come se il “cerchio quadrato” fosse un’analogia fondamentale per il matrimonio mistico tra maschio e femmina. Quando il matrimonio ha successo, un candidato sperimenta uno stato di esaltazione che si trova al di fuori della sessualità, ma trabocca anche di un livello più elevato di energia.

All’altro polo troviamo un altro limite fissato dalla velocità media o dall’energia di agitazione, movimento, velocità, in uno stato di grave confinamento lontano dagli elettroni che mediano tutta l’attività biologica che supporta la vita cosciente sulla Terra. Questa energia è profonda nel nucleo atomico, dove l’energia di massa ha reagito proporzionalmente al suo confinamento. Più importante della ‘velocità’ altamente suggestiva offerta da Capra, che ha fatto il calcolo da solo con l’aiuto del Principio di Indeterminazione di Heisenberg insieme ad alcuni altri fattori, è la sua relazione proporzionale con la costante senza massa che chiamiamo ‘c’ che può anche determinare la velocità di gravità nel vuoto, se in effetti la gravità ha una ‘particella di scambio o mediatore’, simile ai fotoni. E questa relazione è di 299.792.458 ÷ 64.374 = 4.657. Ma questo è il modulo a cerchio quadrato (SCM). E si è manifestato con la Luna – che è anche in parte un pianeta – e ha determinato diversi ritmi biologici e forse spirituali. Quindi, (Terra + Luna) ÷ Luna = 4,66. Ad un palo l’SCM si applica alla velocità comparativas e all’altro polo si applica ai diametri comparativi. Attraverso un’inversione l’SCM mette in relazione la velocità con il diametro. In precedenza abbiamo visto come il rapporto tra impulsi solari e grida terrestri correlato a 9/69, proprio come la testa si riferisce all’altezza di tutto il corpo come 9/69 o ~ 13/100. E poiché il Sole e la Luna hanno lo stesso diametro angolare se visti dalla Terra, ci si chiede se la testa non sia un matrimonio sia del Sole che della Luna e dei rispettivi “moti” che ciascuno impartisce alla formazione della testa.

L’SCM si è anche mostrato in modo fondamentale alla Grande Piramide – determinando le dimensioni della Camera del Re (perimetro = 60 cubiti = 31.416 metri) – all’interno della quale molto probabilmente si è verificata l’apoteosi dell’età piramidale. Lo vediamo di seguito come la differenza tra il raggio del cerchio TR (280 cubiti) e il 1/2 quadrato SR (220 cubiti).

Ora diamo un’occhiata alla femmina umana dove il quadrato PQTU sostituisce JKLM visto nell’immagine piramidale sopra. Prendiamo il Prime Circle con la lunghezza “2” (o 150.108.000 km) e facciamo quadrato su quel cerchio per perimetro uguale e vediamo dove cade l’SCM.

Il cerchio è OV e quando è al quadrato il quadrato diventa PQTU. La differenza tra il PQNM 2:1 e il raggio del cerchio è chiara. Non ho messo una lettera, per evitare di ingombro lo spazio. Tuttavia prenderemo le misure aritmeticamente per soddisfare ogni curiosità. Ma il primo punto è ovvio. La differenza cade sulla bocca dell’adulto. PQ passa proprio attraverso l’apertura della bocca. In altre parole, il lato superiore del PQTU quadrato passa attraverso la bocca dell’adulto in piedi. Si potrebbe sostenere che la geometria del cerchio quadrato è la causa sottostante della posizione dell’apertura della bocca dell’adulto in piedi. Incredibilmente, come alcuni saprà già, la Camera del Re era associata a una cerimonia di ricognizione o rituale noto come “Apertura della Bocca”. È stato anche chiamato “Spalare aprire la bocca” e “Spaccare l’occhio”. In anatomia umana, tuttavia, le funzioni sono così complesse che la posizione della bocca dovrebbe essere causata da più di un solo fattore. Tuttavia, la coincidenza con la quadratura del cerchio è notevole.

La distanza dalla bocca al vertice (O) si comporta come i 31.416 metri in cima alla Grande Piramide che diventa il perimetro della Camera del Re. Agisce, proporzionalmente,come il ‘nucleone secondo‘ rispetto alla velocità della luce. Diventando più densa la velocità è stata rallentata ed è stata assorbita anche nelle proprietà dei nucleoni nel loro confinamento condensato. Agisce anche, proporzionalmente, come la Luna rispetto alla Terra + Luna, che stimola e regola i processi biologici probabilmente in più di un modo.

Ora, se il diametro del cerchio è 2, il suo raggio è 1. La sua circonferenza sarà 2π o 6.2831853. Il quadrato con perimetro uguale sarà 1,5708 su un lato. La metà sarà .7854. Questi numeri appaiono nelle serie E della linea 6 e della linea 12:

Se aggiungiamo 1 a questo .7854 otteniamo l’altezza da terra: 1.7854. Un altro percorso per arrivare alla bocca è quello di dividere l’altezza semplicemente per 1,118 (1/2 la radice quadrata di 5) che va nella direzione opposta rispetto alla diagonale. La diagonale di un doppio quadrato si ottiene moltiplicando la lunghezza per 1,118 dando 2,236. Per ottenere la bocca dalla diagonale è 2.236 ÷ (1.118) ² = 1.7888 = 2.236068 ÷ 5/4. La differenza tra questo e 1,7854 è trascurabile. È a tutti gli effetti esattamente coincidente. Quindi: 2 ÷ 1,118 = 1,7888 = 1 + .7854. Si noti che nella Camera del Re la diagonale della parete finale è di 7.854 metri. Con questo come lato di un quadrato si ha un perimetro di 7.854 x 4 = 31.416 che è lo stesso della Camera del Re stesso e anche lo stesso di un cerchio con diametro 10.

31.416 appare sulla linea 24, colonna XIV sopra. Le 3 Tavole che portavano il Graal sono immediatamente evidenti nella Camera del Re (Il Cerchio ha un diametro di 10; Square ha un lato di 7.854; Rettangolo è 5.236 × 10.472). Che interessante che gli stessi fattori stanno letteralmente aprendo la bocca dell’adulto in piedi! Il “luogo della coincidenza” e la “linea di differenza”sono gli stesso fattori che aprono la bocca. Nei testi piramidali gli egiziani si riferiscono sia a “Aprire la bocca” che a “Spaccarsi la bocca”. Si scambiano anche questo con “Spalato aprire l’occhio” con cui intendono l’Occhio di Horus. Ma in un importante riferimento a Sokar ci dicono anche “spaccando l’uovo”.

Devo dire che proprio come la pressione sanguigna maschile tende ad essere intorno a 120/80 che è 3/2 o 1,5, il centro del torace da terra, la pressione sanguigna femminile tende ad essere 110/70 che è 1,5708. La relazione tra 1,618 e 1,5708 è 1,030048 – probabilmente la più comune padella femminile. Il maschio può essere considerato come 1,618/1,5 = 1,078689, che farò come la padella complessiva per il maschio in quanto è 1,03 × 1,0472 quando nella posizione angolata che abbiamo visto. La relazione tra gli standard di pressione sanguigna maschile e femminile non è altro che il rapporto del cubito reale: 1,5708 ÷ 1,5 = 1,0472 = π/3. La donna ha una gamma più ampia e la sua pressione sistolica è inferiore al maschio. Con una legge di conservazione, queste sfumature si presentano in diverse funzioni.

Controlliamo la ‘bocca’ della femmina di Vesica Toracica. Divide l’unità per 3, quindi la croce orizzontale è .333333 o WX qui sotto. Metà che darà la base 1/2 (WN) di un triangolo equilatero o .16666666. La base di questo triangolo è mostrata di seguito come WX. L’apice non è marcato ma cade sulla bocca. 1/2 WX cade al centro del cuore, contrassegnato N.

L’altezza del triangolo è facile da determinare in quanto è la radice di 3. Quindi hai .1666666 × 1.73205 = .288675. Poiché la metà della Vesica toracica si trova all’1,5 di latitudine sopra contrassegnata, aggiungiamo 1,5 a .288675 = 1,788675. Quindi ora abbiamo quanto segue: 1.7888, 1.78541.788675. Nell’immagine sopra ho segnato 1.7854 per etichettare il lato superiore del quadrato con 1.5708 su un lato. Ancora una volta non possono essere distinti l’uno dall’altro. Questa è un’armonia straordinaria senza alcun dubbio. Vale la pena enumerarlo.

A. Altezza divisa per metà della radice quadrata di 5 = 2 ÷ 1,118 = 1,7888

B. Cerchio quadrato cade esattamente a 1 + .7854 = 1,7854

C. La bocca della femmina di Vesica Piscis toracica cade a 1,788675.

Il fatto che questi fattori geometrici primi convergano esattamente sullo stesso punto, indica che la bocca è capace di genuina raffinatezza oltre ad essere una cornucopia di flusso, uno scambio tra interno ed esterno, diastole e sistole, inalazione ed espirazione, ispirazione e scadenza. La bocca articola e modella ciò che è stato formulato nelle corde vocali (gola) dall’attività motoria che proviene dal tronco encefalico attraverso il nervo laringeo ricorrente che avvolge l’Arco Aortico del cuore dopo aver lasciato il Nervo Vago (N.X). L’Arco Aortico si trova alla latitudine del numero d’oro (1.618) da terra. L’Arco Aortico segnala il midollo e i pons sullo stato del sangue: livelli di ossigeno e anidride carbonica. Mi colpisce che il nervo laringeo ricorrente debba mantenere quella via un po ‘ingombrante per raggiungere la laringe perché è correlata alla respirazione e alle emozioni associate alla respirazione e alla frequenza cardiaca. I polmoni dominano la metà superiore della Vesica Toracica, dimostrando che si formano all’interno del cerchio dell’unità. Il respiro supporta l’apparato vocale. Il cuore è anche molto coinvolto nella parola così come il cervello e il tronco encefalico. Anche i circuiti che guidano la laringe passano attraverso il cuore e sono senza dubbio correlati in modo privilegiato al nervo X, il nervo vago.

Il controllo motorio della laringe e della bocca può essere manipolato dallo yoga per conservare il flusso quasi automatico che genera idee, emozioni e parola. Quando si raggiunge un picco – specialmente quando il kundalini viene aggiunto all’equazione – è possibile sperimentare una sorta di iniziazione mistica. Qui le parole sono vissute in modo diverso. Hanno un grande potere e autorità e possono portare trasformazioni. Inducono cambiamenti drammatici. Ma è come se la tua volontà non fosse la fonte dell’energia vocale. Quando il kuden tibetano ha indossato il suo elmo da 30 libbre ed è entrato nella sua trance oracolare, è in grado di usare dimostrazioni di parole estremamente potenti e autorevoli. Ma più tardi, quando si è ripreso dalla sua trance mediumistica, non ha alcun ricordo del consiglio che ha dato. Quindi la fonte delle parole ha un’origine misteriosa e c’è sia una conoscenza consapevolmente acquisita che livelli più profondi di conoscenza che possono usare lo stesso apparato vocale. Vedere queste funzioni geometriche fondamentali predeterminare la posizione della bocca indica che la sorgente è complessa e in parte trascendentale. Non c’è da stupirsi che San Giovanni inizi il suo Vangelo con “All’inizio è la parola…” Nei Testi Piramidali si dice ad un certo punto: “Io sono la Grande Parola”. E questa Grande Parola ha avuto effetti liberatori!

Sembra che il modo migliore per assimilare informazioni insolite sia tematicamente. Alla memoria piacciono i temi, probabilmente perché la cognizione stessa tiene insieme tematicamente; nei modelli. Pertanto, mentre siamo qui, vorrei ricordare che c’è un’altra convergenza sulla bocca della nota. Questa è la punta di una piramide GP, la cui base è 1.236 o 2 ×.618, la stessa campata e la stessa latitudine all’interno della quale è costruita la Vesica Piscis pelvica, vale a dire la larghezza del Rettangolo d’Oro,EFGH. Nell’illustrazione di accompagnamento è base RS impostata a livello dell’osso pubico o 1/2 dell’altezza. L’apice della piramide cade sulla bocca. Il tema della piramide, inoltre, è l’Unità.

Questo è un altro esempio eclatante di armonia, quindi la prova è in ordine. Se mettiamo il punto bussola alternativamente su R e S, lo apriamo all’Unità in E e F e poi lo facciamo oscillare in due cerchi interpenetranti si intersecano sulla bocca con l’apotema della piramide come 1 e la base 1/2 come .618034. È facile calcolare l’altezza di questa piramide archetipica dall’osso pubico. Prendiamo solo la radice quadrata di (1 – .381966) = .6180434. Quindi la radice quadrata di .618034 è .78615. Aggiungiamo unità a questo per ottenere la distanza da terra: 1.78615. Ancora una volta possiamo vedere quanto siano vicine queste quattro convergenze:

A. Altezza divisa per metà della radice quadrata di 5 = 2 ÷ 1,118 = 1,7888

B. Cerchio quadrato cade esattamente a 1 + .7854 = 1,7854

C. La bocca della femmina di Vesica Piscis toracica è 1.788675.

D. L’apice della piramide 1.236 è 1.78615

Possiamo anche percorrere anche il percorso 4/π, dando .618034 × 1.27324 = .7869. Quando si aggiunge all’unità si ha 1.7869.

Queste convergenze non sono irrilevanti. Non sono componenti geometrici banali. Piuttosto sono le componenti geometriche più significative e fondamentali che si relazionano direttamente e armoniosamente con il Prime 2:1 che le genera e le supporta.

LA FIRMA DEL GOLDEN NUMBER: .618

È abbastanza interessante vedere quanto sia versatile e armonioso .618 in realtà. E .618 è la firma del numero d’oro. È la differenza, la proporzione che dà al numero d’oro il suo significato e la sua capacità operativa. Il reciproco di .618 è 1.618, il numero d’oro stesso. Il quadrato di .618 è il suo compagno nella sezione dorata: .381966 che svolgerà il ruolo cardine particolare nel secondo metodo in arrivo per quadrare il cerchio. Ricordiamo che .618 ÷ .382 = 1.618. E .618, l’1/2 base di questa piramide rettangolo dorata, può essere usata in due modi per ottenere l’altezza della piramide che raggiunge la bocca dall’osso pubico. Radice quadrata di . 618 dà un’altezza di .7861 e quindi 1,7861 da terra. E può anche essere usato come .618034 × 4/π = . 7869 = 1,2732395 ×,618034. Questa architettura è così forte e flessibile e così armoniosa nel modo in cui l’interno si relaziona con l’esterno che la crescita, la divisione cellulare e molteplici attività possono co-funzionare in un ambiente dinamico come la superficie terrestre. La versatilità della bocca è sorprendente.

Nel frattempo possiamo constatare che ci troviamo di fronte a diversi punti di armonia costruttiva, in particolare l’uso costruttivo della .618. Non solo è 1/2 la RS di base, ma è anche SJ e RI. Questo collega l’osso pelvico (1/2 punto) al numero d’oro (1.618) che segna la padella orizzontale e l’Arco aortico del cuore. Quindi IJSR è un importante rettangolo 2:1 che funziona armoniosamente con PQNM, un altro importante rettangolo 2:1 che collega l’osso pelvico alla bocca in modo molto preciso. Come archetipi si riferiscono come segue:

1,5708/1,236068 = 1,2708. Questo numero appare nella Serie E sulla Linea 6, Colonna XV accanto al 7854 e .7854 è l’altezza di questapiramide ‘ 1.236’. .7854 × 1,618 = 1,2708.

Confesserò al lettore che ci sono momenti in cui vorrei poter assegnare un tono a ciascuno di questi rapporti geometrici. Vorrei quindi poter “suonare” l’orchestra di suoni che si sono riuniti nel corpo umano. In questo modo l’esperienza potrebbe essere diretta e non analitica. Qui, il lettore deve fornire gran parte della propria immaginazione per sperimentare il significato interattivo di questi rapporti fondamentali. Quello che ho scoperto è che la contemplazione si è dimostrata un po’ più importante dell’analisi. Ma la contemplazione richiede tempo. In ogni caso, non c’è dubbio che nella femmina, il rettangolo dorato, con larghezza 1.236, gioca un ruolo meraviglioso, anche bello, nel modo in cui funziona con il rettangolo Prime 1:2. La bocca emerge come la fonte della vita e della saggezza mentre la tradizione insiste! La geometria ci aiuta a capire come può essere la fonte della saggezza.

Il volto umano

Ora è importante esaminare la geometria del viso per vedere dove cade la bocca rispetto al suo ambiente immediato e poi vedere come ciò si armonizza con i 4 metodi già citati che si applicano all’organismo nel suo insieme. Inizierò con una breve sinossi di come mi sono convinto di una statistica che ha dimostrato che la testa tendeva ad essere 13/100 di tutta l’altezza. L’ho trovato particolarmente interessante a Chartres perché i 100 metri erano evidenti come un’importante misura interna. La sua diagonale sembrava dare l’altezza della torre più alta (nord). E la misura interna attraverso i transetto suggeriva che un rettangolo dorato stava anche determinando importanti misure interne, vale a dire 61,8 metri. Il fatto che un cerchio di 13 metri stava impostando tutto dal punto rotondo del coro all’ingresso del Portale Reale e al diametro del Labirinto,ho deciso di prendere sul serio il 13/100. Ma poi mi sono imbattuto in un curioso lavoro chiamato “The Opening Eye” di Frank McGillion (1980) che si riferiva a un articolo del New York Times (menzionato in precedenza) del gennaio 1976, scritto da Walter Sullivan intitolato “I dubbi sono sollevati sul perché il Sole splenda”. Ha discusso di diversi team scientifici che avevano scoperto un battito del Sole che era come un gigantesco battito cardiaco – ogni 160 minuti – o 9 battiti al giorno. Un altro impressionante esempio di grande Enneade. Ma questo piccolo libro menzionava anche qualcosa chiamato “grido” terrestre che è una tordo elettrostatica dalla ionosfera terrestre come in risposta agli impulsi del Sole – o comunque un accumulo di energia elettrostatica come in una grande cavità di risonanza. Il grido della Terra è 69 volte al giorno (vedi L. Watson, The Gift of Unknown Things, 1977). La relazione tra l’impulso solare e il ‘grido’ ionosferico terrestre è 13/100, o più esattamente .13043478… Così ho fatto questa relazione tra il “battito cardiaco” solare e la Terra ionosferica ‘gridare’ la proporzione della testa umana.

Ora presenterò la testa di una giovane donna senza la geometria e poi metterò la geometria per mostrare la posizione della bocca.

Nel caso di questa giovane donna ho diviso l’altezza della testa a metà ai bordi delle palpebre superiori. Ho diviso altre facce a metà in diversi punti dell’occhio con lo stesso successo. Ma la prima operazione è dividere la testa in particolare a metà. Diventa la lunghezza di un rettangolo 2:1. Il 2:1 è espanso in un rettangolo dorato (WXYZ) ed è anche raddoppiato in un Prime Square (EFGH). Il Prime 2:1 (ABCD) può quindi essere suddiviso in rettangoli 2:1 più piccoli che possono essere ulteriormente suddivisi dalla sezione dorata e così via.

Quando il quadrato prime, EFGH, è diviso a metà a IJ attraverso i coperchi superiori degli occhi, la bocca diventa immediatamente un luogo molto armonioso dal punto di vista geometrico. Le diagonali IG e JH determinano immediatamente l’angolo delle labbra superiori. È esatto. Non ho mai associato le diagonali di un doppio quadrato su un lato alla bellezza. Ma qui l’angolo formato dalle diagonali discendenti sta ovviamente creando una bellezza ammaliante. L’angolo HGI è di 26,56°. Il labbro inferiore è ulteriormente definito da un’altra diagonale di un rettangolo 2:1 più piccolo, KLCD, che scende anche a 26,56°. KLCD è 1/4 dei rettangoli Prime 2:1 e 1/8di tutto il quadrato Prime. Estendendo CK e DL, la base dei lobi dell’orecchio è delimitata, quindi in realtà è coinvolta una coppia più grande di rettangoli complementari 2:1 che collegano V a D e tu a C. Questi sono 3/4dei rettangoli Prime 2:1 e si sovrappongono anche, raggiungendo il Prime 2:1, ABCD.

L’apertura della bocca può essere guardata in due modi: all’interno dell’intero quadrato e all’interno di un rettangolo 1/4 2:1, “abcd”, che misura esattamente attraverso la larghezza della bocca da un angolo all’altro. Quindi la larghezza attraverso la piega della bocca è 1/4del quadrato Prime e 1/2 del rettangolo Prime 2:1. La sua altezza è di 1/2 l’altezza di tutta la testa. La bocca è aperta molto precisamente dalla sezione dorata di questo rettangolo 2:1, ‘abcd’. ‘xd’ diventa .382 e ‘ax’ diventa .618. Ciò significa che dal vertice o corona della testa alla piega della bocca è 1,618 e dalla base della testa alla piega è .382. E 1,618 ÷.382 = 4.236 = (1.618)³. Si noti inoltre che proprio come la Vesica Piscis il naso è esattamente 1/3della larghezza del Prime 2:1 e 1/6della larghezza della Piazza Prime. La sua forma triangolare è determinata con precisione dalle diagonali del Prime 2:1, ABCD. Nel frattempo le orecchie incontrano il viso esattamente al confine del rettangolo dorato. Ciò che più colpisce per me di questa geometria è il modo in cui gli occhi aperti dalle palpebre superiori a xy, o l’apertura della bocca, funzionano con la sezione dorata per produrre la sensazione generale di vigilanza concentrata e senso dello scopo che questo viso trasuda. La successiva osservazione degna di nota è la coincidenza della misura intrafacciale dall’apertura della bocca al vertice (1,618) e la misura complessiva all’interno dell’organismo nel suo complesso (.2146). All’interno della testa presa come 2 la lunghezza SCM è 1.618. All’interno dell’altezza di tutto il corpo presa come 2, la stessa campata è .2146. Due armonie significative agiscono insieme per aprire la bocca. Secondo la geometria infrafacciale, gli occhi aperti svolgono un ruolo significativo nel determinare l’apertura della bocca in questa particolare persona.

Ora possiamo facilmente calcolare la posizione intrafacciale della bocca e vedere come si relaziona con gli altri metodi generali che integrano la bocca in tutto il corpo. Come risulta con un’altezza totale di “2” per il corpo quando aggiungiamo la percentuale del tutto rappresentata dalla base della porzione mascellare alla bocca, vale a dire .0249085, all’altezza del corpo fino alla base della mascella o .8695652 otteniamo .894473709 del tutto, quindi:

2 x .894473709 = 1,7889474

Ora possiamo aggiungerlo alla nostra lista di fattori geometrici responsabili dell’apertura della bocca.

A. Altezza divisa per metà della radice quadrata di 5 = 2 ÷ 1,118 = 1,7888543

B. Cerchio quadrato cade esattamente a 1 + .7854 = 1,7854

C. La bocca della femmina di Vesica Piscis toracica è 1.788675.

D. L’apice della piramide 1.236 è 1.78615

Possiamo anche percorrere anche il percorso 4/π, dando .618034 × 1.27324 = .7869. Quando si aggiunge all’unità si ha 1.7869.

E. (.618 x 4/π) + 1 = 1,7869

F. Ubicazione intrafacciale (.049821653) aggiunta a 1,73913 = 1,788947

Prima di tutto, nota ancora una volta che non ho usato esattamente 13/100 per la dimensione della testa. Ho usato il rapporto tra 9 e 69 percependo che questa relazione tra i potenziali impulsi del Sole e la risposta ionosferica della Terra (che è anche marea), è probabilmente fondamentale e aiuta a sostenere le onde cerebrali elettriche e magnetiche – ritmi che supportano schemi, temi e onde musicali che supportano processi cognitivi e modelli di memoria.

9/69 = . 130434782

Questo lascia un’altezza del corpo alla base della testa di .869565217. La percentuale di mascella a bocca della testa è 190983 e questo è .024910829 di tutto il corpo. Questo si aggiunge a tutto fino alla mascella:

.024910829 + .869565217 = .894476029

Si tratta dell’89,447% dell’intera altezza o dell’altezza divisa per 1,118 come abbiamo visto. Quindi, .894476 è il reciproco di 1,118. Ricorda che 1.118 è la diagonale 1/2 di un rettangolo 2:1 ed è il rapporto tra lunghezza e diagonale. L’altezza del KC è di 1.118 × Unity o 11.18 cubiti o 5.854 metri.

Con un’altezza di “2” con questa configurazione che abbiamo da terra:

.894476 × 2 = 1,788952

Questa prossima illustrazione mostra come la Natura abbia messo a punto la scultura di questo viso. Lo stesso 1/4 2:1, qui IJKL, quando l’oro sescato dall’altra parte attraverso ‘ut’ determina l’apertura delle narici. Quindi, in un rettangolo, sessato d’oro in entrambe le direzioni – giù e su – ciò che viene determinato sono entrambi i punti in cui l’aria viene presa e respirata. uM o tN hanno un valore di 1/(1.618)³ o 1/4.236. È una regione particolarmente stabile e vedremo con i microtubuli citoscheletrici che questa regione ospita un elettrone relativamente libero in una tasca idrofobica. Nell’immagine sopra si nota anche ora il 2:1 ancora più piccolo, qui ‘abzy’. Quando è sessato aureo dal basso forma il limite inferiore del labbro inferiore. La V del labbro superiore che completa la sua bellezza è formata dagli archi a sezione dorata di IJKL, gli stessi archi che determinano la piega o l’apertura della bocca. Quando faccio la distanza mascella-bocca “1“, la larghezza della bocca è 1,309 e 1,309 è 1,618/1,236 = 1,309. Siamo tornati alle proporzioni della stele egiziana di Ra-Horachty. Il rettangolo, MNKL fa parte di ciò che rende questa bocca bella, modificata, funzionale. Questo individuo scrive molto bene e si sforza molto di articolare i suoi pensieri e le sue impressioni più veri. È dotato di immaginazione come del desiderio di “verità”.

Spalare Apri bocca = Dividere aprire l’occhio.

È stato detto in precedenza che gli egiziani usavano frasi diverse per dire la stessa cosa. Un evento o un fenomeno aveva diversi aspetti. Quindi “Spalare la bocca” è stato anche indicato come “Spalare aprire l’occhio”. L’Occhio di Horus era raffigurato in vari modi, uno dei più importanti era l’Ureo sulla fronte. Questo era il serpente rialzato o kundalini. In un’immagine di Karnak è sorprendente vedere che la misura della mascella a bocca è identica alla misura dell’Ureo stesso che è seduto sulla fronte. Si noti che l’Ureo (Maāt, Occhio di Horus) si trova a 3.236 dalla base. Sopra è 2 al vertice. 3,236/2 = 1,618. Quindi dividere aprire la bocca o “Spalare aprire l’occhio” si riferisce anche direttamente al numero d’oro e alla sezione dorata di tutta la testa. Nei Testi Piramidali si afferma che l’Occhio di Horus viene recuperato dalla fronte di Seth. Ne discuterò più dettagliatamente nei post futuri.

Questa immagine qui sotto combina questi stessi fattori geometrici con relazioni e angoli a cerchio quadrato. <888>

Migrazione dell’anima – vista dagli egiziani

<888> Gli egizi furono i primi a insegnare che l’anima umana è immortale e rinasce trasferendosi in un altro essere vivente quando il corpo muore. Quindi, dopo aver sperimentato l’esistenza di tutte le creature – terrestri, marine e aeree (il ciclo si completa in tremila anni) – si sposta nuovamente nel corpo umano alla sua ultima nascita. Molti dei primi e dei tardi greci usavano questo insegnamento come se fosse il loro… (Erodoto, Libro II, Sec. 123). L’usanza degli egizi di collocare il cadavere mummificato in una fila di sarcofagi elaborati con finezza crescente simboleggiava i tre elementi dello spirito umano. Questi sono chiamati ka, ba e akh e corrispondono al corpo astrale, alla mente e all’anima immortale.

Sarcoptico

Secondo la tradizione esoterica, il corpo astrale è una matrice di energia eterica plastica, che è una replica spirituale delle forme fisiche. L’io sconfesato è in grado di staccarsi dal corpo durante un’esperienza fuori dal corpo. Questo sé è quindi legato al corpo fisico da un cordone ombelicale, che solo la morte può fare.

“L’anima migra da una forma all’altra, ci sono molte stazioni sulla via del pellegrinaggio. Ti togli i corpi come vestiti usurati; si piegano i vestiti. Oh, quanto sei antico, anima umana, eterno sei, sì.

(Estratto dal testo ermetico egiziano)

Lo scopo dei sofisticati rituali di sepoltura egiziani era probabilmente quello di guidare l’anima sconfesata attraverso gli inferi.

I sommi sacerdoti avevano una piena conoscenza dei regni spirituali; questa conoscenza è stata acquisita durante le cerimonie di iniziazione nelle piramidi. Le piramidi erano luoghi sacri dove i superiori sacerdoti eseguivano riti magici e assunsero la forma divina della divinità con cui volevano interagire. Lo fecero quando intendevano viaggiare astralmente verso i regni superiori. Liberati dai limiti del corpo fisico, erano liberi di esplorare l’universo e stare con gli dei.

Le tre Piramidi di Giza sono state mostrate come imparentati con tre stelle nella costellazione della Via Lattea di Orione. Orione aveva un significato mistico per gli Egiziani, che credevano che questo fosse il regno del signore degli inferi, il giudice dei morti, Osiride.

Piramidi egizi

La forma delle piramidi è progettata per concentrare le energie magnetiche della Terra e l’incapacità di resistere alla forza che strappa il suo sé astrale dal suo corpo.

Questa teoria fu testata negli anni ’30 dall’occultista inglese senza paura Paul Brunton, a cui fu dato il permesso di condurre il suo esperimento unico nella Grande Piramide, la Camera dei Re. Qui ha attraversato un viaggio astrale spontaneo.

“… Tutti i miei muscoli sono deboli. Poi un letargo paralizzante strisciato attraverso le mie membra. Tutto il mio corpo è diventato pesante e insensibile… Ho avuto la sensazione di essere stato catturato in una tempesta di vento tropicale e travolto attraverso una stretta apertura; poi ho vissuto un momento di terrore, e poi sono entrato nello spazio infinito… Sono emerso dal mio corpo terra come un fantasma.

Energia piramidale

Alcuni anni fa, un gruppo di scienziati americani ha considerato la possibilità che la struttura, la forma e le dimensioni della piramide – i quattro lati triangolari e la base quadrata – creerebbero un campo energetico di livello superiore, proprio come si pensa che lo stimolo concentri le energie magnetiche della Terra attraverso la previsione.

Non potevano provare niente. Coloro che oggi visitano l’Egitto spesso riportano la sensazione calda, strana e solleticata provata vicino alle tombe. Questa può essere quella che viene comunemente definita “energia piramidale”, che è considerata da molti come causa di fenomeni specifici; ad esempio, le lame arricciate diventano affilate se lasciate in un modello piramidale per una notte.

Quando il noto visionario britannico Tony Stockwell visitò la Grande Piramide alcuni anni fa, non poteva resistere alla tentazione di toccare le pareti della Grande Galleria, anche se le guardie guardavano da vicino e i visitatori di tutto il mondo erano avvertiti da cartelli per astenersi dal farlo.

Raccontò: “Non appena ho toccato il muro con la mano, ho sentito la luce bianca e l’enorme massa di un’onda di energia che si riversa nel mio corpo”

– ricorda nella sua autobiografia Spirited. “Era come se collegavo il mio corpo a una potente fonte di energia … Nelle settimane che seguirono, ero molto vivace, stavo volando, mi sentivo rinato, ero eccitato e non sentivo segni di stanchezza. <888>