Apr 25 2016
Macrocosmo e microcosmo
Possiamo vedere noi stessi come microcosmo o come macrocosmo secondo a cosa ci vogliamo rapportare. La traduzione ermetica di ciò è che dobbiamo leggere il libro della natura per comprendere il meccanismo che l’Universo utilizza per evolversi, che è un meccanismo alchemico dimenticato dalle grandi religioni che hanno intrapreso nel corso del tempo un’altra strada: quella del potere degli uomini su altri uomini. Le scuole iniziatiche non basano la conoscenza sul dogma, non sul “sapere saputo”, ma sulla conoscenza vissuta personalmente come esperienza. Il sapere saputo è un sapere morto; ciò che si è sperimentato è sapere vivo, è conoscenza reale.
Tutti i simboli si riferiscono a ciò che è presente tanto nel microcosmo quanto nel macrocosmo e tutto ciò è presente anche dentro l’uomo. Per esempio nella Genesi si parla di Adamo ed Eva ovvero del principio maschile e del principio femminile; questo è il primo fatto alchemico. Essi sono presenti nell’Universo e sono presenti nell’uomo; come pure nell’uomo sono presenti il serpente, la mela e così via. Chi ha orecchio per intendere può capire, chi ha occhi per vedere veda; le scuole iniziatiche esistono per questo scopo, esistono per coloro che vogliono intendere, tramandando un insegnamento dall’antichità ad oggi. Ma non è un insegnamento adatto a tutti perché molti sono privi dell’attitudine dell’intelletto e se non sono preparati a ricevere, possono andare fuori di testa perché l’Energia dell’Eros è un’energia molto forte, è come una “bomba nucleare” che ti può mandare “fuori dai gangheri” e allora si può affermare che, se male impiegata è dannosa. Per questo la Via Iniziatica, come ogni scala, inizia dal basso; se qualcuno ci portasse subito alla cima non ferebbe bene perché se si cade ci si fa male. In altre parole, se l’aiuto non è sapiente, se non è dato da chi sa ciò che sta facendo meglio darlo e non riceverlo. Samuele veniva svegliato di notte dal Signore e lui si alzava ma il Signore non rispondeva. La Luce ha il suo modo efficace per richiamarci al risveglio. Non ci può essere fretta nella Via; il primo gradino inizia con la fase citrina (urina) poi si procede con altre operazioni; è un lavoro lento e in accordo con le individuali impressioni di tempo.
Ogni cosa va unita ad un’altra. Ogni catena sana è fatta di anelli consecutivi. Nella Via si dice che c’è l’eternità a disposizione ma poi si dice anche che “non c’è più tempo”; chi prende tutto alla lettera non percepisce altro che contraddizione in ciò. Nel corpo umano c’è un processo cellulare: una cellula, che rispetto all’uomo è microcosmo, partorisce un’altra cellula perché sa che deve morire e questa nuova cellula continuerà il lavoro intrapreso dalla precedente. La stessa cosa che accade nel microcosmo (cellula) accade nel macrocosmo (uomo): i discepoli proseguiranno il lavoro dei maestri. Come nel microcosmo così nel macrocosmo. La cellula del dito del piede mira a diventare una cellula del cervello, un neurone; così l’uomo ad un certo stadio tende ad evolversi ad uno stadio più avanzato rispetto a quello in cui è; la coscienza si dà da fare per salire la “scala dei valori”; la cellula nel sue essere “sa” che deve fare questo percorso di risalita e per questo tutto fluisce, tutto è in movimento, niente è fermo. Noi abbiamo una certa possibilità di potere su questa assemblea di cellule e possiamo accelerare fino ad un certo punto il ricambio e mantenere lo stato. Il lavoro iniziatico serve a mantenere in vita tutti i neuroni che con il solo sapere saputo muoiono. L’Alchimia ha come simbolo il caduceo alla sommità del quale c’è una pigna, simbolo delle vestali di Dioniso, le baccanti con in mano l’asta d’oro. Quando l’Iniziato si realizza la pigna si apre e compaiono le ali. La pigna può essere considerata il simbolo della ghiandola pineale e le ali la melatonina che appunto “mette le ali” ai neuroni consentendo loro di eseguire un lavoro con coscienza accedendo in tal modo ad un intelletto superiore. Noi non dobbiamo aspettarci nulla e non possiamo avere alcuna garanzia di nulla. Chi aspetta dispera. L’Iniziato aspetta ma non si aspetta nulla: diciamo che “sa” aspettare non passivamente, non facendo sogni elevati. Il “soffio divino” soffia dove vuole lui non dove vogliamo noi. Alcune statue antiche che rappresentano Mercurio lo mostrano come uscente da una faccia che soffia collocata al disotto. C’è in noi un meccanismo che si prende gioco di noi stessi: più ci si aspetta e meno accade. Quello che sta dentro dice “quando io voglio”. Ma chi comanda veramente dentro di noi ? Chi è che mantiene l’ordine cellulare ? Crediamo di essere noi, ma noi chi ? Crediamo di essere noi ma è qualcosa o qualcuno in noi che ci fa fare le cose. L’ego ha creato la personalità che è come un paravento messo davanti a “colui che dentro muove i fili”. Quando diciamo “io sono” non è il corpo che lo dice ma colui che è dentro. L’ego non è uno ma una “legione di ego” come qualcuno la definisce.
Nel Primo Grado il candidato lavora sulla volontà perché senza quella non può proseguire oltre questo primo grado, e tale “primo anno” può allora arrivare a durare tre anni o più del nostro tempo. Ma volontà non è semplicemente smettere di fumare o smettere di mangiare carne, queste sono piccole cose. Nel percorrere la Via si perdono cose di una dimensione e se ne acquistano altre appartenenti all’altra dimensione. Chi domina la propria volontà, il cui simbolo lo ritroviamo nel tarocco dell’eremita con il bastone in mano che domina il serpente dei desideri, può iniziare col Secondo Grado dove l’amatore lavora sulla parte emozionale, sugli attaccamenti e realizza il vero distacco. Al Terzo Grado l’ Artista realizza la Grande Opera, è il Templare che realizza il proprio tempio e la coscienza gli si illumina. Questa è la TERRA PREPARATA libera dalle gramigne = TERRA SANTA = TERRA GIUSTA per seminare il seme prezioso della virtù; allora ci si può definire alchimisti. Questi sono i gradini della scala. Ma se si saltano dei gradini allora non accade nulla, dentro non si forma nulla e non si sente nulla. Sul libro della natura è scritto “natura non facit saltus”. Nella Via Inizatica non si ammette che si dica “non ci riesco” tuttalpiù è ammissibile che si dica “non voglio”. Non è un percorso obbligatorio: il mondo è pieno di mediocri ed uno più o uno meno poco conta; nella Vigna del Signore c’è di tutto. Se non si è disposti a percorrere i gradini uno alla volta è molto meglio non intraprendere nulla perché si perderebbe solo tempo. Ma se c’è la spinta interiore allora non ci si puoi negare il percorso, per quanto faticoso e duro possa essere. Se uno ha nostalgia del cielo o, come si dice, “sete di cielo” allora non può tornare indietro e dunque se dobbiamo fare il percorso facciamolo come deve essere fatto. Non si tratta di avere il pennacchio in testa o di esibire medaglie, gradi o bandierine come quelle apposte nelle uniformi degli alti ufficiali militari. Simili gradi sono virtuali. La corsa ai gradi che ha imperato talvolta in alcuni ambienti è sterile. Il grado reale è quello che si forma dentro , lo si sente e lo si vive. Conta l’amore per la ricerca e l’esperienza vissuta sulla propria pelle: questo cambia l’essere non virtualmente ma realmente. Quando avremo attraversato il ponte che ci conduce da questo mondo a quell’altro non porteremo dietro nessun grado ma solo “ciò che si è”. I gradi e l’umiltà non vanno molto d’accordo. “Chi si umilia sarà innalzato, chi s’innalza sarà umiliato”. Ciò significa che il vero potere nasce con l’umiltà. E ciò che realmente si è conta.
Chi non muore non sa amare; è proprio L’A-MORTE il potere di coesione delle cose. Se si distraesse un attimo, tutto si disgregherebbe. Dopo la morte iniziatica, se questa non è solo virtuale, non si dovrebbe più temere la morte fisica perché si prende coscienza del fatto che già si è morti, ma la vera morte iniziatica dipende da noi; Anticamente in alcune scuole seppellivano l’iniziato sottoterra per tutta la notte e gli davano un tubo per respirare e se moriva a loro non importava nulla. Erano esperienze forti che cambiavano l’essere. Ma il SERVIZIO, quello vero, è roba del terzo grado: servizio è essere la pietra levigata che farà parte del tempio; da pietra grezza si pulisce dagli ego e si leviga nelle emozioni per poter essere una pietra del tempio sennò è un sasso nella strada. Chi non sa servire non sa dare. Dare con consapevolezza è la cosa più bella che c’è. Laddove nel mondo profano il dare richiede la contropartita del ricevere, nella Via tale dualismo si risolve in unità ed il dare e ricevere sono la stessa cosa (“nessuno nasce o muore solo per se stesso”). Nel vero servizio si accumulano i valori che ritroveranno come vero denaro in un’altra dimensione.
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