Apr 25 2016
Il Mito di Perseo
La Mitologia è solo un dettagliato contorno del quadro che rappresenta la nostra vita, o forse la possiamo intendere proprio come lo sfondo su cui poi viene a disegnarsi l’esistenza di ogni singolo individuo? Bisogna solo mettersi d’accordo se dargli semplicemente la funzione di cornice, oppure di elemento fondamentale che funge da guida verso il cammino di crescita dell’Uomo. E’ a questo proposito che mi sono interrogato su Perseo … Perseo … un Uomo o l’Umanità? Perché questa domanda: tutti non possiamo fare a meno di identificarlo come un eroe. Ma chi è l’Eroe? E’ l’Eroe dentro di noi. Perseo è l’archetipo di un cammino che Uomo e Donna devono affrontare per guadagnarsi un posto nell’Universo… nel proprio Universo. Pensiamo alle origini di Perseo: figlio di Zeus che, trasformatosi in gocce d’oro, fecondò Danae, una mortale figlia del re Acriso. Questo concepimento simboleggia la scintilla divina che ognuno di noi possiede all’interno del proprio Tempio; quella fiammella che va gelosamente custodita e alimentata. Quindi, ancor prima di cominciare, il mito da’ il suo avvertimento: tutti abbiamo le stesse possibilità; basta non far spegnere quella fiamma che i nostri Genitori ci hanno donato insieme al loro seme, così prezioso da essere paragonato ad una “goccia d’oro”. Si narra che Acriso avesse avuto dall’oracolo la notizia che avrebbe trovato la morte per mano di suo nipote. Per questo l ‘infante Perseo, insieme alla madre Dana e, venne abbandonato in una cassa in mezzo al mare. L’acqua, veicolo di tutta la materia, è colei che si porta appresso la memoria di tutte le cose; Danae e Perseo vengono custoditi nel buio, all’interno della cassa. All’esterno c’è una situazione di umido. Il Seme Divino è custodito nella terra, una terra umida, bagnata dall’acqua salvifica che li porta ad essere ritrovati da un pescatore dell’isola di Serifo. Così il re Polidette li accolse nella sua reggia e Perseo, circondato dall’amore della madre, crebbeforte e valoroso, come la pianta cresce sana e robusta da un buon contadino che la cura e la protegge. Danae è un elemento importante per Perseo, poiché rappresenta la Terra che lo ha concepito e lo ha protetto. Polidette, invaghitosi di Danae, volle costringerla in tutti i modi a sposarlo, ma lei non lo ricambiò, avendo come unico pensiero suo figlio. A quel punto Polidette chiese a Perseo di portargli la testa della Gorgone Medusa, nella speranza che morisse nell’impresa e facendo così in modo che la madre avrebbe acconsentito a sposarlo. Perseo subisce il secondo distacco: quello della madre, della forza che lo ha cresciuto e protetto. Il primo distacco era avvenuto con l’allontanamento dalla sua Terra Natale. Bisogna allontanarsi dalle prime Terre… perché si deve imparare ad affrontare altre Terre, nuove Terre: quelle infernali e inquietanti che non si vogliono mai conoscere. E da qui, comincia il cammino Spirituale dell’Uomo. E’ chiaro che ogni riferimento va rapportato all’interno del proprio Essere. Perseo non sarebbe mai riuscito nell’impresa, se Atena ed Ermes non fossero accorsi in suo aiuto. Ma chi sono realmente questi dei? Sono la Sapienza e l’Astuzia, anche se quest’ultima è intesa pure come Intelligenza. E’ quando ci sentiamo lontani dalla nostra Terra che possiamo chiamare in soccorso gli Dei, i nostri Dei. Atena gli donò uno scudo lucente e ben levigato: Io scudo è il simbolo dell’Universo, infatti il guerriero che lo porta oppone il Cosmo al suo avversario. La Sapienza dona l ‘Universo, cioè tutto quello che un uomo ha conquistato con la conoscenza, con l’apprendimento, con l’esperienza. Nello scudo, quindi, è rappresentato tutto ciò che si ottiene trionfando, o tutto ciò che si perde morendo. Inoltre la lucentezza fa dello scudo uno Specchio: nel momento in cui l ‘avversario si rispecchia in esso, egli può vedere tutto il suo Sapere riflesso; se è una Sapere che deriva dall’esperienza, allora egli può essere un degno avversario; altrimenti, se è un Sapere nato dal rubare il pensiero altrui, allora è in quel momento che lo scudo diventa il suo carnefice. E lo scudo diventa sia un mezzo di difesa, come di attacco, dall’etimologia latina scindo= tagliare, fendere. Ermes, invece, gli donò una spada. Se è la Sapienza che ci fa imbracciare lo scudo, allora l’Intelligenza ci fa brandire la spada, simbolo della Giustizia; la Giustizia regge la spada in una mano e nell’altra una bilancia; ciò sta a significare che noi, dotati di Sapienza, possiamo ricorrere alla Giustizia, se ovviamente ne siamo degni… e sono i nostri “Dei” a comunicarcelo. Basta non aspettare il Giudizio dal Cielo, se non perlomeno dal nostro Cielo; o ancora meglio, parlando di Giustizia, dai nostri reni… Sì, il discorso sta proprio alla “base”: la nostra Giustizia risiede nei reni, dove ha sede il midollo, dove parte la colonna vertebrale (la famosa bilancia che la Giustizia tiene in mano). Dobbiamo scoprire la Deità all’interno del nostro Corpo Fisico, per migliorare il nostro Corpo Spirituale. Cos’è quest’arma che ci è stata donata? Così come lo scudo ha l’ambivalenza di difesa e di attacco, anche la spada ha in sé un potere costruttivo: a doppia lama rappresenta il doppio potere, il dualismo sessuale e, attraverso di esso, il Verbo fa sì che si generi qualcosa; infatti il simbolo fallico che può assumere la spada è Creatore ed è proprio Ermes (Mercurio) a fare questo dono. La spada rimanda al simbolo della Croce, che rappresenta i quattro elementi; essa può dominarli: la spada innalzata verso il cielo genera i fulmini e funge da antenna; la spada piantata in terra da’ origine a fonti d’acqua. Inoltre Perseo avrebbe dovuto farsi donare dalle ninfe i calzari alati, l’elmo di Ade, che rendeva invisibile, e una sacca magica, nella quale riporre la testa di Medusa. Le ali sono il simbolo della leggerezza spirituale, del distacco dalla Terra verso il Cielo; Ermes, l ‘Intelligenza, non aveva forse le ali per volare veloce come il “Pensiero”? L’uomo deve sviluppare il Pensiero e portare la propria Terra verso ilsuo Cielo. Chi conosceva la dimora delle Ninfe erano le tre Graie, sorelle delle Gorgoni, nate vecchie, in quanto non avevano mai conosciuto la giovinezza. Esse avevano un occhio e un dente che si scambiavano per poter vedere e mangiare. Come può un vecchio ridursi ad uno stato di decadenza così grave? E’ qui che bisogna soffermarsi sulla differenza tra il Vecchio e l’Anziano. L’Anziano è colui che ha conquistato la saggezza e non lascia che il tempo intacchi la sua Spiritualità. Chi invece è privo di Spirito, chi non ha affrontato se stesso, viene corroso dagli eventi e ne diventa vittima, fino al momento in cui è costretto a condividere un solo occhio e un solo dente con altri suoi simili… e bestemmia all’Esistenza ingiusta: costui potrà solo chiamarsi Vecchio. Perseo, dunque l’Uomo, si ritrova ad affrontare in se stesso questo dubbio. L’Uomo ha paura del tempo che scorre inesorabile … e molto spesso non lo sfida; bisogna superare questa paura; affinché il susseguirsi degli eventi non intacchi il nostro Tempio, è necessario affrontarlo e fare in modo di essere Noi a decidere per noi stessi. Perseo sfruttò la debolezza delle Graie, rubando l ‘unico occhio in cambio dell ‘ubicazione della dimora delle Ninfe. Ora l ‘Eroe ha tutti gli strumenti a sua disposizione; è il Bagatto che può lavorare con i quattro elementi. Volando nella Terra di Medusa, trovò uomini e animali pietrificati. Perseo camminò all’indietro usando lo scudo come specchio. Rappresenta l’Uomo che, ora munito della Sapienza e dell’Esperienza, cammina a ritroso nella sua terra “dannata” ad affrontare i propri Mostri. Mostro vuol dire “sconosciuto”; ed è quello che ci spaventa… l’ignoto… L’ignoto ci fa rimanere pietrificati, in continua stasi, verso il cammino della conoscenza. Ma se affrontato appunto con la Sapienza (lo scudo) e la Giustizia (la spada), ci porta alla scoperta e alla realizzazione di Grandi Opere. E’ spaventoso! Ma solo perché “Mostro”, perché Sconosciuto. Ora che l ‘ignoto è stato affrontato, possiamo Creare. Perseo tagliò la testa di Medusa e la ripose in un sacco e, dal sangue che ne sgorgò copioso sullaterra, nacque Pegaso: creatura divina, di candido colore, nata dalla nera terra attraverso il rosso sangue. E attraverso questa nuova creatura poter volare verso Nuove Terre, dopo aver affrontato il passato e le paure. E fu così che Perseo volò sopra il deserto e le gocce del sangue di Medusa che toccarono la sabbia dettero origine a serpenti velenosi. Questi serpenti, sono il simbolo a cui l’Uomo fa riferimento durante il suo ritiro spirituale. Perseo ci ha lasciato un’eredità. Ma il viaggio non finisce qui; bensì questo è il momento più importante di tutto il mito. Perseo, volando sulle terre degli Etiopi, intravide una bellissima fanciulla nuda incatenata ad uno scoglio; la fanciulla era Andromeda. Ella scontava una colpa commessa dalla madre Cassiopea, la quale si dichiarò più bella delle Nereidi (ninfe del mare). Queste, gelose, chiesero vendetta a Poseidone, il quale inviò in quelle terre, dalle oscure profondità del mare, un mostro devastatore.Per placare la sua ira, il responso fu che Cassiopea avrebbe dovuto offrire sua figlia Andromedaalla creatura marina. Perseo così si offrì di cambiare il destino della fanciulla, chiedendola in sposa una volta abbattuto il mostro. Il re accettò l’offerta e Perseo, in groppa a Pegaso, cominciò l’ardua lotta, fino a che,aperta la sacca contenente la testa di Medusa, il mostro si pietrificò; nel frattempo, mentre Perseoliberava Andromeda, le Ninfe del mare rubarono un po’ del sangue dalla testa di Medusa, che acontatto con il mare, si trasformò in coralli. E’ l’Uomo che libera la propria Anima (la donna) dallo stato materiale (lo scoglio); l’anima infatti è Per prima cosa si affronta un nuovo Mostro, perché le prove non smettono mai di porsi davanti al nostro cammino; l’Uomo- Eroe vola sulle acque, cioè sul veicolo della sua Anima e affronta il Mostro che la potrebbe divorare. La testa di Medusa è uno “strumento del potere” che Egli è riuscito a dominare e che perciò può utilizzare nei momenti di bisogno; è uno stato di coscienza che abbiamo raggiunto … E il nuovo Mostro può essere sconfitto … E la propria Anima viene finalmente innalzata e fatta volare con noi nei Cieli… E creiamo degli splendidi coralli a contatto con le acque! Perseo innalzò tre altari: uno a Zeus, uno ad Atena e uno a Ermes; sono i nostri tre Fuochi interiori; sono le pietre che, attraverso il lavoro, si rendono cubiche. Zeus è il principio creatore, fuoco dell’Eros; Atena è la Sapienza, fuoco di Philos; Ermes, Mercurio alato, è la scintilla divina, l ‘Intelligenza, fuoco di Agape. Insieme, questi tre altari, hanno elevato l’Anima di Perseo, cioè, l’Anima dell’Uomo. C’è sempre qualcuno che reclama il diritto della propria Anima, anche se fino a poco tempo prima l ‘aveva abbandonata in balìa degli eventi. Fineo, fratello del re, reclamò la mano di Andromeda, essendo suo promesso sposo. Ma ne aveva perso il diritto una volta lasciato che la stessa andasse in sacrificio al mostro. Perseo affrontò una cruenta lotta, da solo, contro tutti gli alleati di Fineo. Tirando fuori la testa di Medusa pietrificò tutti. In realtà Fineo rappresenta una parte di Perseo, cioè dell’Uomo che, dimenticatosi della propria Anima, la reclama volendola riportare allo scoglio a cui era legata; dobbiamo lottare con quella parte di noi, l ‘Ego, che ci induce sempre ad uno stato abitudinario. Quando Perseo e Andromeda, ormai sposati, decisero di tornare a Serifo dalla madre Danae, scoprirono che ella era condannata a morte dal re Polidette, per non aver ricambiato il suo amore; Perseo, ancora una volta deve salvare una parte di se stesso: la sua Forza Femminile, quella con cui è cresciuto, quella che l ‘ha reso forte. Così, attraverso il suo potere, riesce a pietrificare anche Polidette (sempre una manifestazione dell’Ego). Ora che Polidette era morto, madre e figlio poterono finalmente fare ritorno alla loro terra natale, circondata dalle acque. Argo, per riconciliarsi con re Acriso. Perseo riconsegnati i calzari e l’elmo alle Ninfe e la spada adErmes e dopo aver donato la testa di Medusa ad Atena che la poneva come trofeo in mezzo al suoal petto, con la madre e Andromeda salpò alla volta di Argo mentre il magico Pegaso volava viaverso l ‘Olimpo. Re Acriso, saputo dell’arrivo del nipote e di sua figlia, per paura dell’antica profezia fuggì via dal suo regno e riparò a Larissa in Tessaglia. Quindi l’Uomo può riconsegnare tutti i mezzi con cui ha compiuto l’impresa, oramai interiorizzati, e ritornare al suo punto di origine … Ma con un’ottava superiore. Oramai famoso in tutte le terre conosciute, fu invitato a partecipare in Tessaglia a Larissa a delle gare sportive e mentre lanciava il disco, la potenza impressa allo stesso fece si che questo andasse oltre gli spalti, per colpire uno sfortunato spettatore che altri non era che re Acriso che si era mischiato tra la folla. ll Vecchio soccombe, affinché l’Anziano trasmetta la sua esperienza ai posteri. Negli anni che seguirono Perseo regnò in pace e con saggezza fino alla fine dei suoi giorni,fondando tra l’altro il regno di Micene così chiamato perché un giorno poté dissetarsi presso un ruscello che era sgorgato miracolosamente da un fungo (mycos =fungo). Alla sua morte, la dea Atena, per onorare la sua gloria, lo trasformò in una costellazione cui pose affianco la sua amata Andromeda e la madre Cassiopea la cui vanità aveva fatto si che i duegiovani si incontrassero. Ancor oggi, alzando lo sguardo verso il cielo, possiamo ammirare le trecostellazioni a ricordo della loro vita e soprattutto del grande amore dei due giovani. Quest’ultimo punto del mito, che sembra meno impegnativo, in realtà vuole dimostrare come l’Uomo, una volta raggiunta la meta che gli darà il nome di Iniziato, non smette di ricercare e di “regnare” appunto sulla propria Terra… ma continua il suo cammino seguendo i principi che lo hanno formato e che lo porteranno fino alle Stelle. Dunque la Mitologia … Cornice o sfondo? O tutti e due? La risposta, come ci insegna la storia, è personale… Ed è proprio questo il bello delle antiche tradizioni e dei grandi artisti: creare un’opera che sia leggibile per chiunque e dove ognuno, a suo piacimento, può trovare i propri significati che fungeranno da guida per la propria vita quotidiana. Siamo Uomini … comportiamoci da Eroi … per arrivare ad essere Dei!
|
|
Matteo
|