17 – Pe, la Parola del Creatore

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17 – Pe, la Parola del Creatore

 – Valore numerico: 80

 – Pianeta: Venere

 – Significato: Bocca

 – Radiazione: giallo arancio

 Nozioni – Chiavi:

 – Qualcosa deve essere espresso

 – Fai attenzione a ciò che viene detto, il verbo è creatore!

 – Impara ad ascoltare l’altro

 – La canzone liberatrice

Quando la forza creatrice dell’essere umano sorge e sgorga attraverso la sua Parola d’Amore, questo ha il potere di far vivere tutto ciò che tocca! Siamo fatti a immagine di Dio e possiamo così rivendicare il nostro patrimonio di luce, di cui fa parte l’immensa forza creatrice della Parola. Una parola detta in coscienza è sempre efficace, mai innocua, e viaggia più lontano di quanto si possa pensare.

Questo potere è la Spada del Cavaliere in cerca del Santo Graal. La voce umana è un dono del Cielo, che va rispettato e usato con amore. Quando Pe appare nella stampa, viene a ricordarci questo potere divino.

Attraverso un semplice scambio di parole nella vita di tutti i giorni (professionale, familiare o semplicemente da un commerciante) c’è anche uno scambio di energie che è una nuova opportunità per amare, per compiere un atto di unità.

La Terra, l’umanità e ciascuno di noi hanno assolutamente bisogno di questi semplici atti che rettificano tanta sofferenza legata all’egoismo e alla separazione. Un pensiero positivo, un perdono, una preghiera, un mantra… sono molto più potenti se pronunciati ad alta voce. Va notato che il corpo fisico, che ha una propria coscienza intelligente, ascolta solo ciò che viene detto ad alta voce.

Le parole hanno un grande impatto su di lui, quindi tanto vale evitare di esprimere ad alta voce pensieri di dubbio o sconforto. Le cellule prendono tutto in primo grado!

Il canto ha in sé un grande potere curativo, perché il corpo risuona e vibra al suono della voce.

La domanda di Pe

” Figlia della Luce, se lo vuoi, ti farò Cavaliere e ti darò l’eoea della tua Parola. Per questo, accetti di offrire al mio fulgore d’amore tutto ciò che hai udito e che ti ha ferito ? in passato, tutte le parole di cui ti penti, tutto ciò che ostacola l’espressione della tua verità interiore, e anche cosa impedisce l’ascolto benevolo delle parole degli altri?

Dammi la tua vecchia spada, insieme a tutte le tue paure, e ti aiuterò a esprimere chi sei.

Uniti a Me, grande è la tua potenza d’amore. Pronunciando la magia bianca del Perdono, puoi liberare la tua anima dalle pesanti catene. Esprimendo il tuo amore per la Vita, ne animi il potere intorno a te . Chiamando la Grazia con fiducia su di te e sugli altri (senza limitarla in una particolare immagine), l’Universo ti ascolta e ti risponde!

Sì, grande è il tuo potere di creare bellezza e armonia dentro di te e intorno a te dopo il suono della tua voce, strumento sacro dell’anima. Ti insegnerò a scoprire le infinite possibilità. Le parole semplici possono tessere legami di luce. Ogni parola d’amore è una vittoria per la Vita. Anche un tuo sussurro viene ascoltato dalle stelle…

Prendi la decisione irremovibile di consentire l’uso di questo straordinario strumento solo per amare, costruire o riparare. Vieni, anima cara, leva dunque alta la tua nuova Spada verso il Sole, e fa’ che il gioioso canto della Vita sorga in te e allieti le tue giornate ».

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La lettera PE è la diciassettesima lettera dell’alfabeto ebraico. Corrisponde alla PI dell’alfabeto greco e alla P degli alfabeti occidentali.


Simbolismo: La grafica egiziana, da cui deriva la lettera Pé, evoca una bocca chiusa. Al contrario, la lettera ebraica quadrata è aperta. Il Pe è una bocca contenente uno Yod. È come un contenitore contenente il divino rappresentato dalla decima lettera dell’alfabeto ebraico. Aperto, è l’organo della parola che crea la materia e il mondo. La bocca è il mezzo della parola, dell’espressione, che, passando di bocca in bocca, può sopravvivere alla persona che l’ha pronunciata. Possiamo dire, quindi, che la lettera Pe rappresenta una forma di immortalità. È l’origine della parola, la vibrazione primitiva da cui è sorta l’esistenza materiale. La lettera Pé esprime le forze divine naturali, la materia prima. Legato alla Parola, Pe è ciò che è dentro. La Parola è il Suono interiore. Questa lettera simboleggia sia la parola che il silenzio (la bocca parla ma anche tace). Nell’alfabeto Ayin, l’occhio, precede Pé, la bocca, perché l’occhio vede e la bocca esprime.

La parola Pé, la bocca, capovolta diventa, af, il naso. Questi due organi permettono la circolazione dell’aria ma uno deve lavorare in senso opposto all’altro: il naso deve inspirare e la bocca deve espirare e parlare. Funzionando in questo modo, la bocca diventa l’organo di espressione interiore senza l’influenza di forze esterne che passano attraverso il naso.

Origine: In origine, il disegno di una bocca era rappresentato perfettamente con le sue due labbra parallele, ma gradualmente la grafica si è inclinata e la parte inferiore è scomparsa.
È interessante notare che le due lettere corrispondenti a parti del viso sono affiancate. L’occhio di Ayin permette di memorizzare e comunicare silenziosamente, mentre la bocca trasmette all’esterno ciò che l’occhio ha memorizzato, a volte di nascosto.
Attraverso la bocca passano il respiro, la parola e il cibo, è l’apertura che permette lo scambio e la comunicazione con il mondo circostante. È una delle porte fondamentali che consentono lo scambio vitale.


Significato: Il nome Pé, designa la bocca ma permette anche di designare un luogo, se si vocalizza “po”, e quindi significa “qui” o “in questo luogo.
Questo nome deriva dalla radice ‘paah”, la cui il significato è ‘colpo’, ‘dispersione’ e, per estensione: ‘vento’, ‘regione del cielo’, ‘lato’, ‘angolo’.

Si riferisce a una parte del corpo umano: la bocca, organo della parola, del respiro.

La lettera Pé fa parte della serie di sette lettere ebraiche che designano una parte del corpo umano: Hey: Il corpo in preghiera, Yod: La mano, K af: Il palmo della mano, Ayin: L’occhio, Pé: La bocca, Rèch: La testa, Mento: Il dente


lingua ebraica:

Forma della lettera: Il Pé è una lettera la cui evoluzione è facilmente rintracciabile. La sua grafica semplice è rimasta, in parte, la stessa nei suoi diversi periodi. Secondo il Talmud, la curvatura di Pe si riferisce a una bocca aperta e simboleggia la flessibilità della bocca umana, la capacità di esprimere idee attraverso la parola.
Nella Kabbalah, la struttura di Pe è formata da un kaf che simboleggia un ‘keli “, un ricettacolo, contenente uno Yod, simbolo di spiritualità. Così, lo Yod nel Kaph si riferisce ai dieci comandamenti nell’Arca e nell’anima. nel body Lo Yod della spiritualità nel Pe indica che la bocca dovrebbe parlare solo di spiritualità
Lo spazio bianco vuoto all’interno del Pe rappresenta la forma della lettera Beth.

Gematria: Il valore numerico 80 della lettera Pé, è definito dai Saggi (Aboth 5:24), come l’età di Gvourah (rigore), in allusione al potere spirituale che domina gli impulsi del corpo.

Il valore numerico della lettera Pe è 80,80 anni: è proprio a questa età che Mosè ricevette la Torah. Il doppio dei 40 anni necessari per avvicinarsi ai misteri della Kabbalah. Fu all’età di 80 anni che Mosè poté diventare un messaggero di Dio per trasmettere la Parola della Torah.

Questo numero è noto, nella ghematria, come un valore che simboleggia una struttura su cui poggiare, come dimostrano le parole: “Yesod”, il fondamento, e “kis”, il trono, di valore 80.
Il valore pieno de Pé, 81 anni, è molto vicino al suo valore abituale. questo numero mostra che la bocca rende possibile esprimere l’esistenza, motivo per cui la parola “a-noki”, IO SONO, ha questo valore.
81 è anche un trono: “baciato”.

Troviamo la lettera Pé sulla diciassettesima carta dei Tarocchi di Marsiglia: “Le stelle”.

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PE

La diciassettesima lettera dell’alfabeto esce dalle labbra in un potente respiro verso l’esterno.

Di forma arrotondata, vagamente a spirale, suggerisce un discorso senza fine, che si nutre di se stesso. Il disegno originale è legato anche alla bocca poiché rappresenta un angolo. Pé è un segno ovviamente legato al verbo, che abbia un significato o meno.

Secondo la Cabala, Pe ha un dente nella sua parte inferiore, un dente che riduce le forze nascoste dall’altra parte. Queste forze dannose sono rappresentate dalla parola “péraa ‘” o Pé-resh-a’yin che significa disordine, in particolare nella testa e nelle idee, e che ha dato un derivato, la parola faraone. Questa stessa parola si scompone in “pe” e “raa ‘” o bocca del male o verbo maligno. Il dente riducente separa il bene dalla corteccia del male, per poter sprigionare le scintille della luce originaria, le trentadue vie della Sapienza.

Il significato del segno “pe” è la bocca: è attraverso il bacio della bocca che si svelano i segreti più intimi. Il verbo può creare nuove idee e nozioni che trasmette passo dopo passo. Il verbo è un veicolo essenziale per il vero discorso così come per la menzogna e la diffamazione. La bocca può filtrare nel tempo e nello spazio le idee essenziali spogliandole di inutili scorie, o trasportare le più sordide amalgame.

Pé ha anche il significato di “po” ovvero qui, presenza immediata. A livello mistico, suggerisce la presenza del divino nella parola parlata.

“Penna” o pe-nome è il volto divino o “la bocca di Nun”, il verbo primordiale. Il Principe del Volto è una figura comune nella mistica ebraica che ha il significato di colui che trasmette, attraverso la parola, l’antico sapere dimenticato. Al contrario, “penna” è anche la profondità e l’interiorità di una conoscenza segreta o dimenticata.

“By” o per-resh è il toro. “Pé” è la bocca, “rash” è povero: qual è il rapporto tra la “povera bocca” e il toro? La maggior parte delle parole basate su “pe-resh” suggeriscono il ribollire di istinti mal controllati, distruzione cieca, persino follia. Quando si esprime violenza o più semplicemente rabbia o gelosia, la “bocca è povera”, nel senso che la parola pronunciata non ha né significato né essenza. Quando invece la parola è inesprimibile o non può essere espressa, troviamo la stessa violenza, lo stesso ribollire.

Pé è una lettera raddoppiata e aperta in finale. Senza il punto interno, è Phe, luce ed etereo e dà parole come “sepher”, il libro o “sephirah”, la sfera di un attributo divino. Con il punto interno, è “pe”, insistente e preciso, come in “sipour”, il racconto, e in “mispar”, il numero. Aperto alla fine, assomiglia al segno Khaf aperto, con la testa più avvolta, ma ha perso il dente inferiore, quindi la possibilità di ridurre come in “kanaph” o kaf-sostantivo-phé, l’ala o “sì, la bocca”: la parola è come un uccello, la parola è come un battito d’ali.

Allo stesso modo, “tsipor” o tsadé-pé-resh, l’uccello, è “Pé tsor” ovvero la “bocca della roccia”: si ha quindi un’assimilazione del verbo all’uccello che vola via, e di questo infatti, dà animazione alla materia inanimata o alla forza nascosta, la roccia. Prima di parlare, Pé resta un mistero.

Il valore della lettera Pe è ottanta, l’età di Mosè quando gli fu data la Torah sul monte H’oreb, il numero delle concubine di Salomone. Il numero dei muratori che modellano la pietra grezza è di ottantamila. Il segno finale Pé ha un valore di ottocento, confermando l’otto e la dualità del segno.

Pe è un doppio segno: dalla bocca possono uscire sia la grazia che il peccato, sia il calore del conforto che il fuoco distruttivo. La bocca dispensa sia la vera parola sia quella che distrugge e riporta il mondo al caos. La bocca chiusa è il segreto della Stella Polare o spirale della galassia.

La lettera Pe

Di Gabriele e Spartakus FreeMann

Alcune considerazioni sulla lettera Pe dai vecchi forum dell’Online Kabbalah Portal.

Nota: alcuni autori lo scrivono Pé Hé, che aumenta il suo valore pieno a 85 invece di 81

Valore: 80 – 800 (finale)

La prima rappresentazione di questa lettera sembra essere stata delle labbra, cosa che tende a confermare il Sepher Raziel, il quale ci dice: “Aleph è la lettera della laringe. Mem è la lettera sulla punta della lingua, al centro del palato. Pé è la lettera delle labbra”. Siamo d’accordo, tuttavia, che Pé significa “bocca” (

פא ). Il suo inverso, Af ( אף ) designa il naso.

Il Pé è quindi strettamente legato al sistema respiratorio. A questo proposito, gli esercizi tseruf ci insegnano che l’inspirazione deve essere effettuata attraverso il naso, mentre l’espirazione può essere fatta solo attraverso la bocca, veicolo della Parola. In questo modo le forze esterne passano attraverso il naso e non attraverso la bocca, il cui ruolo è quello di esprimere le forze interne.

“L’occhio vede e la bocca esprime”, ci dice Virya. Ayin, l’occhio, è infatti la lettera che precede il nostro Pe. E per continuare citando Akiva: “Nun indica colui che è caduto e che cerca l’appoggio dello samekh per rialzarsi, nella sua disperazione, volge lo sguardo verso il cielo, come un prigioniero che chiama con la bocca, Pe, così che sleghiamo le nostre catene e apriamo la porta della prigione”. Allo stesso modo, in Esodo 20:18: “Ora tutto il popolo vede le voci e le fiamme”, Deut. 4:12: “[…] non hai visto immagini oltre alla voce? “. Il Santo, benedetto Egli sia, pronuncia la Creazione e vede che è buona. “La conoscenza è nascosta nella bocca” ci ricorda che c’è una Torah scritta che impariamo attraverso gli occhi, ma anche la Torah orale, che si trasmette attraverso la bocca. Ed è proprio a 80 anni,

Pé, come tutte le doppie lettere, ha due pronunce (hard, Pé si pronuncia come una “p”. Soft, si pronuncia come una “f”) e due significati. “Sette doppie: BGD KPRT (

בגד כפרת ). Si basano su saggezza, opulenza, seme, vita, dominio, pace e grazia. (Sepher Yetzirah 4: 2). Quindi, se Pe significa dominazione, rappresenta anche il suo opposto, cioè la servitù. Virya suggerisce che una doppia lettera pronunciata con il suo suono duro si riferisce alla sua qualità “cattiva”, e il suo suono morbido alla sua qualità “buona”. Quindi, molto giustamente, sottolinea che ogni cosa ha il suo contrario, a pena di non avere un’esistenza, e che l’intera Creazione è un conflitto più o meno equilibrato di queste opposte tensioni. Non mancano esempi microcosmici di queste lotte interne e quotidiane.

Come doppia lettera, Pé è una di queste sette lettere cariche di simbolismo; i sette giorni, i sette anni del ciclo sabbatico, i sette firmamenti, ecc. I cabalisti che desiderano approfondire questo campo consulteranno il Sepher Yetzirah a vantaggio.

Pe significa quindi dominio e, nella sua controparte negativa, servitù. È anche legato a Venere (Mercurio, secondo alcuni) e giovedì o venerdì. Questa relazione con Venere ce ne indica un’altra con la figura del Serpente, che ci viene confermata dallo Zohar 2b, poiché Pe va davanti al Creatore per perorare i suoi meriti. All’argomento che designa la Liberazione (PVRQNA) e la Redenzione (PDVT), il Santo, benedetto Egli sia, risponde così: “Tu sei degno, ma rappresenti anche la trasgressione (PShAy), e, inoltre, stai come il serpente, che colpisce in alto e torna verso il suo corpo […] ”È anche un Pe che inizia PZR, la “dispersione”. Ancora una volta troviamo il serpente sia attore di dannazione che di liberazione. Più, il primo peccato fu anche una questione di dominio (Pé morbido) e di servitù (Pé forte) all’autorità divina, cristallizzata dall’interrogatorio del Serpente. Per mezzo della parola – e quindi della bocca – l’uomo è caduto, e da questa stessa bocca gli è offerta la possibilità o di disperdersi ulteriormente, o di attendere la liberazione e la redenzione. La bocca può propagare parole di divisione o parole di unione.

Da ciò, ci dice il Sepher Raziel, riferendosi al quarto filo dello scialle da preghiera, quello che corrisponde alla bocca: “[…] di tutte le parole scritte, non lottare per prestare giuramento, non ingannare a parole o pronunciando il nome, non giurare [se] stai dicendo bugie. Inoltre in bocca i denti non sono bianchi, né la lingua si articola”.

Sul percorso dell’Albero simboleggiato da Pe le idee divergono. Gli ermetisti la collocano tra Netzach e Hod, mentre Virya la colloca tra Gueburah e Hod. Aboth 5:24 ci dice che 80, il valore di Pe, è l’età del rigore, quindi la tendenza sarebbe quella di attribuire effettivamente a Pe il passaggio da Gueburah a Hod.

Pé è formato da un Kaph, con al centro uno Yod. Virya ci dice che questo costringe la bocca a parlare solo di spiritualità (Yod). Questo Yod può anche rappresentare la Parola creatrice, lo Yod primordiale, una spada riposta nel suo fodero di carne.

Kaph, un’altra doppia lettera, oggetto di uno studio futuro, ha i significati di vita e morte, e si trova di fronte a Pe, tra ‘Hesed e Netzach. Lasciandomi andare per un po’ di divagazioni; quando si aggiunge lo Yod creativo al palmo Kaph, si ottiene la bocca Pe, lo strumento della Creazione, e la vera Mano di Dio.

Si dice anche che lo spazio al centro di Pe riveli una Beth nascosta, che rafforza – se serve ancora – l’idea del potere creativo della parola, e della bocca Pe.

E come il nostro amico Spartakus ci dirà giudiziosamente di seguito, Pe si riferisce a Binah come ci indica il Sepher Yetzirah 1 – 9: “[…] La voce, il respiro e la parola sono lo Spirito Santo”. La voce è la forza della creazione, pura e non ancora articolata, ne’ Hockmah. La parola sarà l’articolazione di questo suono, è Binah, e il suo veicolo è la bocca.

Via della Sapienza numero 21: Coscienza voluta e ricercata. Questa via è così chiamata perché riceve l’influsso divino per riversare le sue benedizioni su tutte le cose esistenti.

Il flusso di questo percorso si esprime attraverso la bocca ed è associato per questo alla lettera Pe. La pratica spirituale costante concede al mistico il potere della parola creatrice e conferisce alla sua preghiera una notevole forza ascendente (Virya, Kabbalah estatica e Tserouf).

Gabriele

Come ci ha raccontato Gabri-el nel suo post, la lettera Pé o Fé evoca una bocca, tanto per la sua grafia quanto per il suo nome Pêh, in ebraico, significa “bocca”. E c’è un segreto di questa lettera, segreto della Shekhinah che ci conduce al nostro amato testo, il Cantico dei Cantici?

“Mi baci con i baci della sua bocca” (Cant. Des Cant. 1:2): questo può essere interpretato come il desiderio della rivelazione profetica dei segreti messianici. Questi baci sono dunque baci dall’alto. La sua bocca, in ebraico è piy, ma nel testo è scritto piyou. Ciò si spiega con il fatto che questo invito è rivolto al mondo a venire, cioè a Binah, ecco perché a piy viene aggiunto un Hey. Questo Hey significa che l’Amore del mondo di sotto, della Sephira Malchut, cerca solo l’unione con il Mondo di sopra, la Sephira Binah. L’Hey è anche l’associazione dello Sposo e della Sposa. Secondo lo Zohar del Cantico dei Cantici (p 83): “La sua bocca, qui dobbiamo pensare. Se dici che i baci si trovano in alto, proprio in alto nell’Infinito, perché si dice in modo chiuso “che mi bacia” e “della sua bocca”,

“Lascia che mi baci”: questo è anche l’attaccamento dell’amore respiro dopo respiro, questo respiro dato dalla bocca. “Da quattro respiri, vieni respiro” (Ez 37,9), quattro, perché questo respiro è perfetto perché è quello che procede dall’amore di un bacio, come un bacio d’amore non è dato che sulla bocca e che un respiro si unisce a un respiro, in modo che ciascuno di essi sia composto di respiri, se stesso e quello dell’amico, tutti insieme formando quattro respiri. In ebraico, inoltre, la parola per “bacio” è “nashak” che evoca il fatto di respirare insieme.

Ascoltiamo André Chouraqi nel suo commento alla sua traduzione del Cantico: “Lascia che mi scopi? Non un desiderio, ma una certezza che esplode alla prima parola dell’amante. Sa per certo che l’Amante la riconoscerà, la desidererà, la accarezzerà, la bacerà”. “Bocca a bocca: così l’essere si specchia e si realizza nell’essere”.

Con questo breve sviluppo, capiremo facilmente che questa lettera è l’Attributo della Sephira Malkhut . Attributo di comunicazione, suggerito dal nome stesso della lettera e dalla sua grafia, comunicazione di Malkhut con le altre Sephiroth nella sua intima combinazione con ciascuna di esse. La bocca designa la Legge Orale (il Talmud) e, secondo lo Zohar: “Malchut è la bocca, ed è chiamata Torah Orale”. Il Pe rappresenta quindi la Legge che acquisiamo in a oralmente, per bocca, ripetendolo per svilupparlo. Graficamente, il Pe è decorato con uno Yod rovesciato racchiuso nello spazio interno della lettera (e questo Yod simboleggia il dente della bocca), che ricorda l’esistenza dell’Hochmah nascosto nell’espressione. Malkhut risulta da uno Tzimtsum proprio come il linguaggio risulta da una contrazione del pensiero. L’Hochma è umiltà e il Malkhut non può che essere umile nel suo desiderio di ricevere e questo conferma quindi la presenza dell’Hochma nella bocca. La corrispondenza dell’Hochma e del dente ci è data dal fatto che l’uomo ha trentadue denti e che l’Hochma è un’allusione ai 32 sentieri della Saggezza, cioè l’Hochma stesso. .

La bocca creatrice può anche diventare distruttiva e generatrice di caos: ciò nasce dalla somiglianza grafica che esiste tra il Khaf e il Pe che mette in relazione il primo con la potenzialità (Ko’ah in ebraico) e il secondo con la realizzazione (Po’al in ebraico).

Per continuare con gli attributi di questa lettera, possiamo collegarla anche a Binah, Binah è l’ottavo attributo dal basso, e Binah è “comprensione”. ” I giorni della nostra vita sono settanta anni, e con rigore, ottanta anni” ( Salmo 90, versetto 10), tuttavia, Binah è in relazione con il rigore come si dice ” Io sono Binah, per me il rigore” ( Proverbi8:14), e questa relazione può essere facilmente verificata con la lettera Mem (di valore 40), che a volte designa la Sephira Binah e la cui grafia vocalizzata (Mem – Final Mem) è quindi 80. Infine, Pé può essere collegato a Yesod il cui numero è anche 80. Siamo qui davanti al secondo segreto della lettera Pe. Infatti, la Sephira Yesod prende l’influsso della Sephira Binah (Mondo sopra) e lo trasmette alla Sephira Malkhut. E questo collegamento è ben fornito dal numero 80 e dalla lettera Pé che troviamo attaccata a ciascuno di questi Sephiroth.

Salmo CXIX – PHE

rodigate vostre testimonianze! così la mia anima li conserva.

Lo sbocciare della tua parola illumina, dona discernimento ai semplici.

La mia BOCCA senza parole, aspiro: ho sete dei tuoi ordini.

Affrontami, abbi pietà di me, secondo il giudizio degli amanti del tuo nome.

E la tua parola conferma i miei passi, che tutto il nulla mi rende schiavo.

Riscattami dalla tortura dell’uomo, osserverò i tuoi precetti.

Illumina il tuo volto per il tuo servo, alle tue leggi, iniziami.

I miei occhi grondano acqua, perché non hanno osservato la Torah.

La lettera Pe secondo lo Zohar :

“La lettera Pe stava davanti a Lui, dicendo: ‘Maestro dei mondi, lascia che sia il tuo desiderio di creare il mondo con me, poiché la redenzione [purqana] che hai preparato per il mondo è rappresentata da me e dalla sua liberazione [peduth, PDV “Th], quindi sono perfetto per creare il mondo”.

Gli disse: “Tu sei d’accordo, ma un peccato nascosto [pesha ‘, PSh” A’] è rappresentato da te, come il serpente che distrugge, la cui testa è avvolta attorno al suo corpo come un colpevole, la sua testa china e tuttavia la sua mano è esteso”.”

Spartakus FreeMann

Doppia lettera, questa labiale è la 17a lettera dell’alephbeith e si colloca, come tale, ad una delle estremità della coppia di rami della menorah dal Vaw, simmetricamente al Beith, nello stesso posto di Mercurio e della 17a carta dei tarocchi maggiori.

L’arcano è intitolato “Le Stelle” o “La Stella” o “La Stella dei Magi” o “La Speranza”. Una donna nuda, con il ginocchio sinistro a terra, versa il contenuto di un vaso d’oro e di un vaso d’argento. Sopra di esso ci sono otto stelle (con otto punte) di cui una più grande al centro. Sul retro cresce una giovane acacia dove è atterrata una farfalla.

Questi ultimi due elementi che simboleggiano l’immortalità, oggetto della nostra speranza, il liquido che esce dai vasi deve essere ‘acqua viva’ che Cristo promette alla Samaritana, vale a dire la vita divina, sapendo che ’17’ è la “piccola valore” del Tetragramma.

Più in generale si può parlare degli influssi dall’alto dei quali il messaggero divino, Mercurio, è portatore.

Il suo quadrato magico è anche quello di 8 su 8, ogni riga del quale dà 260, ovvero 10 volte la ghematria del Tetragrammaton.

Il numero “17” è 34 – 43, che è una notevole applicazione del gioco numerico 3 e 4 così spesso incontrato in questo studio. Il triangolare del 17 è 153, il numero dell’universalità e, per questo, quello del pesce della pesca miracolosa (Gv 21,11), che simboleggia la totalità degli eletti.

Nella recita del Rosario, la preghiera dell’Ave Maria viene ripetuta 153 volte. 

Phé è l’iniziale di:

פלג (3 + 12 + 17 = 32) ‘PeLeG’ Flusso d’acqua, ruscello.

פסח (8 + 15 + 17 = 40) Passaggio ‘PeSacH’, Pasqua.

פרדס (15 + 4 + 20 + 17 = 56) ‘PaRDeS’ Giardino del piacere e albero da frutto.

פשע (16 + 21 + 17 = 54) ‘PeShaH’ Trasgressione, peccato.

Phé per esteso si scrive פה (5 + 17 = 22) e significa “Bocca”.

17 - Stella

Tarocchi del Sepher di Mosè, arcani maggiori del libro di Thoth: le Stelle, Numero 17, lettera ebraica Phé. Le stelle.  

Il numero 17.  

Il Numero Diciassette, la Stella nel Libro di Thoth, è attaccato al pianeta Mercurio che è quello di Ermete Trismegisto e alla sua preziosa Tavola di Smeraldo, sintesi dell’onnipotenza della Conoscenza Ermetica e padronanza del suo ineludibile linguaggio analogico. Questo Numero Diciassette è in seconda posizione in questo sesto ternario (16-17-18), è quindi sotto l’influenza della Coscienza, identico al Numero Otto di cui è una declinazione come specificato nella sua riduzione teosofica (1 + 7 = 8). Mercurio/Ermete il messaggero degli dei, ma anche il Divino terapeuta riassume abbastanza bene la riunione della Conoscenza (Giustizia) e la pratica dei poteri magici (terapeuta del corpo e dell’anima della vita) a cui accede l’iniziato quando si arriva a questo Mercurio etico, come è stato sviluppato nel capitolo IV. Da questo messaggero degli dei, l’iniziato riceve il suo nutrimento spirituale sotto forma di luci di conoscenza e di influenze astrali consce e inconsce; e diventando volontariamente questo figlio di Ermete, (filiazione secondo quanto specificato nel capitolo VI de La vera storia di Adamo ed Eva finalmente svelata), diventa l’intermediario di questo messaggero divino riflettendo le sue luci nutritive per consentire a coloro che mostrano un appetito di nutrirsene a sua volta. La Tavola di Smeraldo è proprio la chiave di questo Numero Diciassette, esprime il lavoro che la facoltà volitiva deve compiere per continuare il percorso della sua evoluzione, che implica una lettura in relazione alle conquiste dei precedenti sedici Numeri, nonché dei Insegnamenti dalle Tavole della Legge, comprese le lame del libro di Thoth, questa Madre della Cabala,

 È vero, senza menzogna, certo e verissimo:

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso;

fare miracoli su una cosa.  

E come tutte le cose sono state e sono venute da uno, per la meditazione di uno:

così tutte le cose sono nate da quest’unica cosa per adattamento.  

Il sole è suo padre, la luna è sua madre, il vento lo ha portato nel suo grembo, la terra è la sua nutrice.  

Il Padre di tutti i talismani del mondo è qui. La sua forza o potenza è intera, se si converte in terra.  

Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente, con grande industria.  

Egli ascende dalla terra al cielo, e di nuovo discende sulla terra, e riceve potenza sia dalle cose superiori che da quelle inferiori. In questo modo avrai la gloria di tutti; e per questo tutte le tenebre fuggiranno da te.  

È la forza forte di ogni forza: perché vincerà tutte le cose sottili e penetrerà tutte le cose solide. Un hus il mondo è stato creato.

Da ciò verranno e verranno mirabili adattamenti, i cui mezzi sono qui.  

Per questo mi chiamavo Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di ognuno. Quello che ho detto sul funzionamento del sole è fatto, e completato.

Per un’analisi completa delle frasi di questa Tavola di Smeraldo, potete consultare le cronache del gioco della cabala, su questo sito.  

Il simbolo geroglifico della lama Diciassette del libro di Thoth, rappresenta una donna nuda, che va paragonato al significato dato dalle Tavole della Legge, vale a dire la Facoltà Volitiva in azione della nostra Aîshah che riversa il contenuto della due vasi, uno d’argento e l’altro d’oro, sulla terra; la sua testa è circondata da stelle a Otto rami, quasi ad indicarci il rapporto che ha con l’Otto lama, quella della Giustizia (Conoscenza) e il pianeta Giove, nonché la sua origine che non è terrestre e mortale. Da notare che se il vaso d’argento versa sulla terra che feconda, un contenuto d’acqua, quest’acqua degli alchimisti che non bagna le mani e che va intesa come fluido energetico, il vaso d’oro, versando un caldo liquido nell’acqua di un lago o di un fiume, come testimoniano i vapori da essa esalati, che vanno intesi come un’energia diversa dall’acqua e che è quella del fuoco solare. Questo dovrebbe riguardare ciò che dice la Tavola di Smeraldo:

  Il sole è suo padre, la luna è sua madre, il vento lo ha portato nel suo grembo, la terra è la sua nutrice. Il Padre di tutti i talismani del mondo è qui. La sua forza o potenza è intera, se si converte in terra. Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente, con grande industria.

Tutta l’alchimia della Grande Opera è così mirabilmente riassunta in questa Tavola di Smeraldo, questo Numero Diciassette è la Volontà (Eva) in azione al servizio della Provvidenza, che la nutre e le permette di esercitare i suoi poteri e il suo libero arbitrio. Se l’alchimia è l’Arte maggiore che permette di trasformare il piombo intellettuale in oro spirituale, è anche quella che si traduce nella realizzazione dell’elisir di lunga vita (l’accesso alla coscienza della propria immortalità), in connessione con l’azione terapeutica potenza di Mercurio/Ermete il cui Caduceo è l’emblema della medicina. La padronanza di questa Potenza del Numero Diciassette, sarà dunque per l’operaio la sua capacità e la sua potenza di rimediare ai mali delle anime della vita, e di conseguenza, molto spesso,

Il Tao-Tô-King riassume questo Numero Diciassette come segue:  

Ecco cosa, fin dall’inizio, ha raggiunto l’unità:

Il cielo perché è puro.

La terra perché è stabile.

Spiriti perché trascendenti. Le valli perché ricche d’acqua.

L’umanità perché si riproduce.

Sovrani e governanti perché danno l’esempio. È l’unità che li rende perfetti.

Se il cielo non fosse più puro, certamente crollerebbe.

Se la terra non fosse più stabile, crollerebbe.

Se gli spiriti non fossero più trascendenti, svanirebbero.

Se le valli non fossero più bagnate, diventerebbero deserti.

Se i diecimila esseri smettessero di riprodursi, scomparirebbero.

Se governanti e governanti rinunciassero al potere, i loro paesi cadrebbero nel caos.

La nobiltà si basa sull’umiltà.

Ciò che è grande è supportato da ciò che è piccolo.

Così sovrani e governanti si definiscono orfani, uomini di nessun valore e di poco merito.

Mostrano così la loro comprensione dell’ordine più profondo delle cose.

L’onore supremo è fuori dall’onore.

Perché il Saggio non cerca di brillare come la giada, né di essere respinto come un sasso.

Vive al di sopra della stima e del disprezzo.  

Il Numero Diciassette ha la lettera ebraica Phé, nome divino Phodé (redentore, l’anima saggia).  

Vocabolario radicale della lingua ebraica restaurata:

Questo carattere appartiene, come consonante, alla chiave labiale, e ha due articolazioni distinte: dalla prima P, è legato al carattere Beth o B, di cui è solo il rinforzo; dalla seconda PH, si collega al carattere Vav, divenuto consonante, e pronunciato V o F. Come immagine simbolica, rappresenta la bocca dell’uomo, di cui dipinge l’attributo più bello, quello di rendere i suoi pensieri. Usato come segno grammaticale, è quello della parola, e di tutto ciò che ha a che fare con essa. L’ebraico non lo usa come articolo; ma tutto prova che gran parte degli Egiziani lo impiegava in tale veste, e così lo confondeva con il suo analogo Beth, per una particolare affettazione di pronuncia. Forse anche un certo dialetto lo ammetteva alla testa delle parole come articolo enfatico, sostituendo la relazione Phé Hé; e ciò sembra tanto più probabile, essendosi nell’ebraico una quantità piuttosto grande di vocaboli, ove tale rimane. Il suo numero aritmetico è 80.

La lettera Ayin che abbiamo studiato l’ultima volta, che è l’uovo e insieme la visione del profondo, è una delle lettere più belle, perché rende bene conto della legge assoluta della necessità di discendere nel nostro profondità se vogliamo raggiungere le altezze. La visione della Luce totale è l’ultima acquisizione dell’uomo. “Avevo sentito parlare di te, ora il mio occhio ti vede”, disse Giobbe.  

Oggi stiamo studiando la lettera PHE che ha il valore 80 . È l’iniziale della parola Phé, se aggiungiamo solo un Hey significa: bocca. Ricorda la lettera Heith che vale 8 e che è la barriera . Barriera che sta di fronte all’uomo che ha vissuto il numero 7 , la pienezza che è costretto a rompere per progredire, per entrare in una nuova ottava, in nuove strutture, che gli permettono di cogliere un altro campo energetico, l’Heith, l’8 , presentandosi come il Guardiano della Soglia di questo nuovo campo che aprirà all’uomo che avrà saputo dire la parola d’ordine.  

Con Phé troviamo un po’ questa idea. Anche qui è un organo del corpo, come spesso accade nel piano delle decine. Cosa significa la bocca per gli ebrei? Lei è un intero ensemble vocale. Siamo stati creati dalla Parola Divina e vivere in questa Parola Divina è entrare in una liberazione. Il Phé è l’idea della Parola che ci è data dalla Tradizione, della Parola che siamo in divenire. È tutta la Tradizione che il Phe ci porta e che di per sé è una barriera. È una barriera perché la nostra lingua è simbolicamente legata alla Spada . L’uomo procreatore attraverso il sesso deve diventare creatore attraverso la Parolanella dimensione in cui dobbiamo entrare. Stiamo ancora solo balbettando, ignorando che la nostra Parola è spesso creatrice di vita e di morte. Siamo esseri ancora tagliati fuori da noi stessi, ignorando le nostre possibilità, il nostro potenziale che è immenso.  

La spada è l’archetipo che sarà espresso da un lato dal sesso maschile e dall’altro dal Verbo. È l’arma a doppio taglio che vivifica o uccide a seconda che l’uomo abbia acquisito o meno le sue strutture.  

Il disegno di questa lettera Phé è inizialmente una bocca che, in seguito, viene stilizzata e che darà un po’ la forma del Phé e che sarà all’origine del greco Phi .  

La lettera Phé venne a presentarsi davanti al Saint-Béni-Soit-Il, rivendicando la parola PEDOUT che significa liberazione . E, infatti, il Phé è essenzialmente legato alla nozione di liberazione, di liberazione, di apertura alla Legge che è un superamento quando quest’ultima è stata integrata. Cristo ha detto: ” Non sono venuto ad abolire la Legge, ma ad adempierla “. Realizzarlo è aprirlo alle diverse ottave a cui si offre attraverso un testo. Gli Ebrei dicono che la Torah può essere letta su settanta piani , simbolicamente, naturalmente. Ciò significa che può essere letto a molti livelli di letture che corrispondono a diversi livelli di coscienza. Questa è l’apertura della Legge.  

Ma per trasgredire un livello per avvicinarsi a un altro, l’uomo ha bisogno di molto coraggio. Perché per chi non potrà seguirlo nella sua evoluzione passerà per un essere abominevole, incredulo. Lo indicheremo. Ma ha ricevuto questa informazione interiore che gli permetterà di andare oltre.  

E il Creatore restituisce la lettera dicendo: “No, non presiederai alla creazione del mondo, perché inizi con la parola PESHA , peccato . Non è possibile che una lettera che inizia una parola del genere presieda alla Creazione.  

La parola PESHA attualmente significa “una passeggiata, una progressione”. E quando questo passo è compiuto nelle condizioni che abbiamo appena detto, il progresso deve passare attraverso la trasgressione. Il mito della caduta è una trasgressione ingiusta che ha devastato l’umanità azzerandola perché possa riprendere il suo viaggio. Quando è corretto, è anche la parola PESHA. L’apostolo Paolo lo usa quando parla della Legge. Quando non c’è più legge, non c’è più trasgressione. Questa è la situazione in cui ci troviamo ora. Siamo in un mondo di leggi morali e sociali, perché viviamo in una giungla che va gestita con cura; ma questa legge è fatta per un mondo infantile. Quando ci rendiamo conto di questo, arriva un giorno in cui siamo obbligati a trasgredire sapendo che è giusto.  

È la storia di Cristo quando trasgredisce il giorno di Shabbath, quando, passando con i suoi discepoli lungo un campo, vede un uomo che vi lavora. È il giorno di Shabbath. I discepoli sono scandalizzati. Ma Cristo si rivolge a quest’uomo dicendo: “ Uomo, se sai quello che fai, sei benedetto dal Padre mio. Ma se non sai cosa stai facendo, sei un trasgressore della Legge e sei maledetto dal Padre mio! “. Questo testo è così grande che è stato cancellato dai Vangeli! Non si trasgredisce impunemente, ecco come anche il Phé è una barriera.  

PAH è una parola che vale 88, significa “ rete o trappola “. Con questi due 8 veniamo presi nella trappola o al contrario passiamo, attraversiamo. Ma possiamo passare solo andando oltre le contraddizioni che sono in noi. E quando abbiamo in mezzo a questa parola il Tav che significa “segno” e precisamente “segno della Croce” in tutte le tradizioni, questo dà la parola PATOM che significa “ aprire ” e anche “ la porta “, troviamo la simbolo dell’incarnazione che è essenzialmente la Croce, poiché siamo crocifissi tra la via del Divino e tutte le energie di cui siamo fatti ad ogni livello della realtà. L’uomo è al centro della croce. E la parola PATOH , così formata e che significa ” aprire ” e anche ” porta “, ci riporta a Daleth che ha per valore 4 e che significa anche ” porta “. Il 4 è sempre uno stop, una porta che si propone e che va aperta.  

La parola PESSAH che è Pasqua con un Samik il cui valore è 60, è il supporto , è l’albero , è l’asta della bandiera, l’albero della nave . Troviamo in PESSAH un po’ la stessa idea di PETAR che è ” il passaggio “. L’Egitto per gli ebrei era una trappola. Ma c’è un momento in cui si alza Mosè, la persona pensante che è il polo dell’evoluzione che tutti abbiamo dentro di noi dal momento in cui cerchiamo la liberazione. Abbiamo tutti un Mosè in noi e anche un Faraone avversario. Ma usciamo da questa schiavitù, da questa trappola ed è Pasqua. La Pasqua cristiana è la stessa idea, ma su un livello diverso.  

Ci rivolgiamo alla parola PELE , il miracolo , la cosa meravigliosa che rappresenta la nostra vera natura. Potremmo tradurlo parola per parola come “la bocca dell’impossibile”, essendo Lo la negazione della parola divina restituita. El. È l’apertura al livello del Divino, lo svelamento dei misteri. Ma Lo è anche la negazione “non”. In fondo, sì e no sono la stessa realtà a livello di questo nome divino che è al di là di ogni contraddizione, al di là dell’essere e del non essere. Sono le stesse lettere, quindi le stesse energie.  

Quando Dio si rivela a Mosè nel roveto ardente così com’è, si limita, perché possiamo comprenderlo solo entro un limite. EGLI È e NON È, quindi queste due parole El e Lo sono la stessa realtà. Quindi PÉLE è l’apertura del Divino , dell’impossibile, apertura del “no”, “no non è quello, è ben oltre”. E questo miracolo, questa cosa meravigliosa, si sta semplicemente aprendo alla nostra vera natura. Il Phé lo presiede.  

PETEROM è Pietro , l’Apostolo, colui che apre la linea . È quello che è stato scelto per primo con suo fratello André. C’è un immenso malinteso intorno a questa parola. Quando l’apostolo Pietro risponde alla domanda di Cristo: “E tu, chi dici che io sia? “-“Tu sei Cristo, figlio del Dio vivente”. Cristo gli disse: “ Non hai risposto a questo con la tua intelligenza, ma con una luce dello spirito in te. Tu sei una pietra e su questa pietra edificherò la mia Chiesa . Le parole sono “Tu sei EBEN , pietra “. Tu sei Eben, tu sei una pietra dura, perché partecipi alla costruzione del Regno e su questa pietra (che è ancora un’altra parola: SELAcon un Samek che ci fa riscoprire ” il trono divino “) quindi su questo SELA, cioè il fondamento : “Tu sei EBEN e su questo SELA edificherò la mia Chiesa”. Fu solo in francese, intorno all’anno 1000, che questo gioco di parole fu fatto e che portò l’apostolo Pietro ei suoi successori a essere considerati la base della Chiesa. Questa fu una delle cause, nel 1054, della separazione della Chiesa d’Oriente e della Chiesa di Roma.  

Gli Apostoli sono ad immagine della Trinità, come anche l’umanità, dove l’uno non è più grande dell’altro, ma l’uguaglianza assoluta tra tutti.  <888>