Anno Magico

Favole e Riti da tutto il mondo – La favola del Cristo Serpente –

Se c’è una cosa che ogni volta può rendere accattivante uno studio, è comprendere che a distanza di migliaia e migliaia di chilometri, casa nostra è sempre dentro di noi.

Forse può risultare noioso, ma la verità è la seguente: che la verità, come affermava anche René Guénon, non è mai nuova.

La ricerca di una favola o un mito specifico della civiltà pre-colombiana, è molto difficile da recuperare nei suoi minimi dettagli.

Le ricerche hanno portato più che altro ad una cosmogonia generale e alla conseguente creazione del genere umano.

Cosmogonia Azteca con al centro il dio del fuoco Xiuhtecuhtli

Ma se si vuole, o se me lo permettete, la mia favola può avere il seguente titolo: “La Bibbia del Serpente Piumato”.

È un titolo insolito, quasi blasfemo alle orecchie di un cattolico convinto.

Come potrebbe il politeismo, o il paganesimo addirittura, andare a contaminare la Fede che professa un Unico Dio?

La mia risposta è in questa favola-mito.

Come in tutte le cosmogonie, quella azteca esordisce così:

Prima del processo creativo, formativo, delle cose c’era la vita degli dèi. La materia si presentava parte del mondo divino, compresente agli dèi, abitatori dell’alto e del basso. Alto e basso non sono ancora ben definiti.”

È inutile aprire un dibattito su tutte le varie tradizioni che presentano questo Preludio in cui il Caos comincia a manifestarsi.

Piuttosto vorrei arrivare, passo dopo passo, al fulcro di questa Genesi.

Due divinità primordiali si congiungono sessualmente.

I loro nomi sono rispettivamente Tonacatecuhtli (signore della nostra carne) e Tonacacihualtl (signora della nostra carne), o altrimenti detti Signore e Signora della dualità. Guardate il caso!

Quetzalcoatl e Tezcatlipoca

La loro relazione diede origine a quattro fratelli che attuarono le quattro direzioni dell’Universo. Tezcatlipoca Rosso (Camaxtli) ebbe l’oriente; Tezcatlipoca Nero ebbe il nord; Tezcatlipoca Bianco (Quetzalcoaltl) l’ovest; Tezcatlipoca Blu (Huitzilopochtli) il sud.

I quattro fratelli decisero di dare il via alla formazione delle cose, come il cielo e la terra, il fuoco, il mais (o il grano per gli occidentali), gli uomini, il lavoro dei campi.

E da qui comincia il racconto dei cinque soli: Tezcatlipoca Nero si trasformò nel primo Sole, ma venne colpito con un bastone da Queztalcoaltl e cadde in acqua e si trasformò in un giaguaro, che divorò una prima umanità fatta di giganti.

Il secondo Sole fu fatto da Quetzalcoaltl, e il mondo venne popolato da gente ordinaria, gente contadina.

Tezcatlipoca Nero scatenò allora un vento impetuoso, travolse tutto e gli uomini vennero trasformati in scimmie e il secondo Sole ebbe fine.

Il dio delle acque Tlaloc si trasformò nel terzo Sole, ma Quetzalcoaltl fece piovere fuoco e il tentativo di Tlaloc svanì; l’umanità che abitava la terra venne trasformata in tacchini, farfalle e cani.

Il quarto Sole venne fatto dalla moglie di Tlaloc e venne insediato da Quetzalcoaltl, ma venne distrutto da un grande diluvio che trasformò gli uomini in pesci e fece precipitare il cielo sulla terra.

Ecco che la lotta tra Quetzalcoaltl e Tezcatlipoca Nero è la responsabile della creazione e della distruzione dei Soli.

Così i quattro fratelli decisero di fare quattro strade che partissero dal centro della terra, delimitando i quattro punti cardinali del cosmo.

I quattro fratelli crearono la Croce e diedero vita a quattro uomini.

Se in principio la lotta tra Quetzalcoaltl e Tezcatlipoca Nero aveva distrutto e creato i Soli, ora la loro decisione di collaborare generò la stabilità: divennero due alberi cosmici per mezzo dei quali gli dèi e gli uomini innalzarono il cielo con le stelle dalla terra. Vedendo che i due fratelli collaboravano per questa stabilità, loro padre li fece “signori del cielo e delle stelle”. Restava solamente da creare il Sole.

Testa di Quetzalcoatl scolpito alla base di un tempio Azteco

E qui diamo inizio al Cristianesimo.

Il dio Quetzalcoaltl “serpente piumato” è un essere duale: ha in sé l’uccello, simbolo dell’aria, e il serpente, simbolo della terra.

Si dice che egli generò, per forza propria, un figlio che è gemellare a lui, ma distinto da lui, prodottosi senza l’accoppiamento con una divinità femminile, in forza della propria dualità.

Non si riscontra la stessa simbologia, magari opposta, della Madonna? Di colei che, da vergine, concepì un figlio, espressione di Dio, ma distinto da Dio?

Proseguiamo:

Questo figlio gemellare venne sacrificato dal dio Quetzalcoaltl, che lo gettò nel fuoco per dare origine al quinto Sole.

In pratica il figlio gemellare bruciò e s’innalzò al cielo diventando il quinto Sole.

È Cristo che, pronto per ricongiungersi al padre, viene sacrificato, divenendo il quinto elemento.

Il Sacro Cuore al centro della croce. Cuore, simbolo del Sole.

Infatti, il mito azteco narra che il figlio gemellare, scomparendo, attuò due doppi di sé, a sé distinti.

Il quetzal (uccello) o Xolotl, giungerà al Sole; il coati (serpente) o Nanahuatzin, giungerà nel sottomondo.

Il dio Quetzalcoaltl rimane come origine di tutto il processo, e quindi esercita un primato nell’ordinamento del cosmo.

Tempio dedicato a Quetzacoaltl a Teotihuacan

Il figlio gemellare di Quetzalcoaltl, sacrificato dal padre gemellare, è con le braccia e le gambe lungo le quattro direzioni cosmiche rappresentate dalla croce greca.

Chi ancora non è convinto che questo si possa rapportare con la simbologia di Cristo, allora troverà risposte nel lavoro alchemico, laddove il Padre celeste, forza creatrice, risale dagli inferi per riconquistare il Cielo e nuovamente ridiscendere, in un processo iterativo che genererà, con la fissazione dei quattro elementi (la Croce, cioè il Sacrificio), il corpo di Gloria, il Cristo, il quinto elemento, o come più vi piace.

Non è un caso che Xolotl è raffigurato dagli aztechi stagliato su di una croce greca, della quale un’asta è nera e l’altra è rossa.

Il colore nero indica il regno sotterraneo dei morti. Il colore rosso indica l’oriente, cioè dove il Sole riemerge.

E, in Alchimia, il rosso e il nero non vengono mai menzionati. Vero?!

Il mito di Quetzalcoaltl continua, ma rischierei di diventare noioso.

La cosa che può essere motivo di riflessione, non tanto per gli aztechi, quanto per la nostra tradizione, consiste nel comprendere cosa sta a significare questa crocifissione di Cristo attraverso il parallelismo del sacrificio del figlio gemellare di Quetzalcoaltl, che genera il quinto Sole.

Se si riuscisse ad andare oltre la storiella, un occidentale capirebbe come e dove trovare questa energia.

Se riuscisse a smettere di considerare Cristo come un uomo, troverebbe il Cristo in sé stesso.

L’iter, come in tutte le tradizioni, è celato dietro il mito.

E niente esclude che anche la Bibbia sia un mito.

Concluderei raccontando brevemente un altro mito, in modo da avere più prove a mia disposizione per sostenere che la Tradizione è Una.

Siamo sempre nel mondo azteco: un mito racconta della rottura di un equilibrio a partire da due esseri umani: Nene e Tata.

Il doppio serpente, arte azteca-mixteca, 1400-1521

La coppia fu avvertita della catastrofe dal Sole d’Acqua che dominava su quel mondo, e si salvò sulle cime di un albero altissimo che resistette alla furia degli elementi, e al diluvio.

Per cibo avrebbero dovuto consumare, secondo le disposizioni degli dèi, le pannocchie di mais, ma i due colsero da un fiume un pesce morto e, acceso un fuoco, lo cucinarono.

La colpa non risiedè nel fatto di aver scartato il mais, ma che, nonostante avessero il mais, fecero quella cottura.

Così gli dèi li punirono e li tramutarono in cani, togliendo loro ciò che li rendeva simili alle divinità.

Niente fa pensare alla trasgressione di Adamo ed Èva, o alla foresta dove c’è un albero altissimo che potrebbe essere come l’Eden.

Niente. Niente fa pensare che a loro fu proibito di assaggiare il frutto come a Nene e Tata fu imposto di mangiare mais.

Niente fa pensare che la cottura del pesce, o che mangiare la mela, equivalga a quella cottura alchemica in cui proprio quell’energia, immessa nell’atanor, dà la conoscenza che ci rende simili agli dèi.

Niente. Niente di niente. È solo una favola. È solo un mito.

Il mito de “La Bibbia del Serpente Piumato”.

Silvia

I Figli della Luce

Sono “Esseri di Luce” nella Terra, quelle persone che hanno preso un corpo fisico per restare su questo pianeta e seguire l’umanità. Questi Esseri di Luce sono di un’alta evoluzione spirituale ed emanano un Amore puro; hanno imparato ad amare e a dare senza nessuna vanità!
La loro consacrazione è totale e vera; sono al servizio solo per Amore verso i propri simili e senza alcun interesse personale.
La Luce che essi possiedono è stata ereditata attraverso numerose vite; hanno conquistato con l’esperienza, Sapienza, Amore e Forza, elevandosi verso il proprio cielo interiore e riempiendosi di quella purezza con la quale aiutano ed illuminano l’umanità adoperandosi per il risveglio delle coscienze.
Sono venuti su questo piano della Terra per togliere dalle tenebre molte anime dormienti, per risvegliarle al servizio del Padre Creatore.
Infatti, ci sono molti esseri di una grande evoluzione spirituale che hanno preso corpo sulla Terra e che, prima di reincarnarsi, hanno fatto una specie di patto, perché quando si giunge sulla Terra si arriva “velati” e questo è il momento in cui tali veli saranno tolti, così ognuno di loro, che in questo momento si trova perso e solo, saprà in coscienza quale sarà la propria missione per aiutare l’umanità.
Formano come una ‘rete’ in cui vi sono 3 gradi evolutivi: uno molto elevato, uno medio ed uno normale. Ma non sono interessati a questa Gerarchia poiché utilizzando il metro dell’Amore sono tutti uguali.
Formano una Piramide ideale per dare luce al pianeta ed è proprio in questi tempi che tali esseri si riconosceranno fra di loro.
Ognuno ha una missione specifica ed ognuno si trova nel posto giusto dove deve servire.
Tutti questi “Fratelli” appartengono alla “Grande Gerarchia Bianca” e lavorano nella Luce per la Luce. Sono protetti da esseri di grandissima Luce delle Sette Galassie che uniti lavorano per Amore e per servizio all’intera umanità.
Si sta avvicinando il momento in cui le navi si faranno vedere e potremo osservare che il cielo sarà coperto da queste navi che li accompagnano e proteggono tutti gli esseri su questo pianeta.
E’ il momento della Grande Convergenza fra gli esseri di Luce che si trovano su un piano dimensionale superiore al nostro, fra quelli che si trovano attualmente incarnati sul pianeta e fra quelli che vivono sotto la Terra, complementandosi perfettamente.
Vi invitiamo ad elevare una preghiera al Padre benedicendo il lavoro dei giusti:
“Padre Infinito, noi ci avviciniamo al Tuo Eterno Amore, mettendo ai Tuoi piedi le nostre richieste, sapendo che Tu ci ascolti e ci rispondi.Padre concedici più Luce Consolatrice in modo che la nostra Luce arrivi fino ai giusti.
Che il Tuo Piano possa compiersi totalmente”.
I vostri Fratelli del Cielo

Chakravarti, il Signore della Ruota

Per penetrare a fondo nel simbolismo esoterico occorre in qualche modo sperimentarlo nella propria intima natura. Nulla e’ dato in lettere sacre, rune, sigilli o glifi che, una volta svelato, non apra le porte a una profonda gnosi. Il simbolo e’ unitivo per eccellenza, chi lo contempla analiticamente non ne trae che misere considerazioni speculative, chi invece sa aprire l’udito del cuore e mettersi in stato di sottile risonanza ne percepisce gli infiniti sensi riposti e vede spalancarsi orizzonti mai percepiti.
Oggi voglio parlarvi di un simbolo meraviglioso, voglio parlarvi dello Swastika (etimo di origine sanscrita), conosciuto in Occidente anche come Croce Gammata presso i popoli latini, Tetraskelion in Grecia,Hakenkreuz (Croce Uncinata) in tedesco e Fylfot nell’antica Inghilterra.
L’ origine remota del simbolo a dispetto di qualunque datazione ufficiale e’ da rintracciare credo nel periodo post-iperboreo, allorche’ una catastrofe si abbatte’ sulle terre imperiture e l’asse della terra fu spostato ( l ‘inclinazione attuale e’ di circa 23° gradi rispetto alla perpendicolare), i poli si invertirono e l’ Eta’ dell’ Oro, il Satya Yuga ebbe termine.
Quindi il Tempo iniziava la sua inesorabile marcia…ma andiamo con ordine.

Lo Swastika e’ stato definito sovente dagli studiosi come “ruota solare” o “ruota di fuoco” trovandosi raffigurato accanto ad altri ierogrammi solari su numerose decorazioni antiche.
Da René Guénon invece venne per la prima volta giustamente messo in evidenza il suo carattere “polare”. A mio modo di vedere queste varie attribuzioni di significato non sono in contrasto tra loro, anzi, come vedremo, sono complementari e corrispondono ognuna a un diverso livello.
Per prima cosa prendiamo in esame il significato “solare”.
Il Sole per noi e’ vita, fonte di calore, centro del nostro sistema planetario. Non possiamo immaginare un’esistenza priva della sua energia benefica: essa fa crescere ogni cosa su questa terra, permette la vegetazione degli esseri e illumina il Cielo.
Sebbene nell’Universo gli astri siano innumerevoli per noi non ne esiste uno piu’ radiante del Sole, inoltre la rotazione dell Terra attorno a questo astro determina il mutare delle stagioni e dei cicli naturali. Alcune intepretazioni dello Swastika affermano che le quattro braccia simboleggiano appunto le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno, Inverno.
Questo insieme di considerazioni dovette essere molto vivo ed operante nella coscienza dei nostri antenati che per questo dedicarono ampia considerazione al culto solare.
Come abbiamo detto, in varie incisioni e raffigurazioni di simboli solari si ritrova presente con una certa frequenza lo Swastika.
Perche’ questo? E quale nesso esiste tra il Sole e il Centro Polare?
Se osserviamo il simbolo in questione vediamo che e’ composto da una croce dalle cui estremita’ partono dei bracci che le conferiscono il senso di un movimento e, piu’ precisamente, di una “rotazione”. Ogni movimento circolare avviene sempre intorno a un’ asse, l’Axis Mundi, che passa esattamente per il centro invisibile ma onnipresente che lo Swastika rappresenta: il “Polo”, il centro inamovibile.

In tutta la Natura si ripete il medesimo schema, dal Microcosmo al Macrocosmo, dall’ atomo alla stella. Il Sole e’ nel nostro caso il Polo, attorno al quale, tutti i pianeti compiono la loro rivoluzione ciclica, nello stesso tempo un movimento analogo avviene per il sistema solare attorno al nucleo centrale della nostra galassia, la Via Lattea, la cui nota forma a spirale ci riporta nuovamente all’ idea di un’ immenso Swastika. Un’ altra ragione evidente per la quale gli antichi poterono associare lo Swastika al Polo fu sicuramente l’ attenta osservazione del cielo notturno in prossimita’ della Stella Polare. Quest’ ultima e’ la stella che si trova sul prolungamento immaginario dell’ asse terrestre di un osservatore nell’ emisfero boreale, quindi indica il Nord. Attorno ad essa tutto le costellazioni ruotano lentamente in senso antiorario e compiono un giro completo in circa 24 ore a causa della rotazione della terra. In particolare se tracciassimo un disegno con le posizioni successive dell’ Orsa Maggiore ai quattro punti cardinali ne emergerebbe chiaramente uno Swastika. Figura (a)

(a)

(b)

Ma la Stella Polare nel corso delle ere cambia a causa di un moto circolare dell’ asse terrestre. In un remoto passato essa fu un astro della costellazione del Draco, il suo nome arabo e’ Thuban, oggi comunemente conosciuta come Alpha Draconis. Le quattro posizioni dell’ Orsa Minore intorno ad essa disegnano una figura ancora piu’ sorprendente. Figura (b)
Come abbiamo visto spiegazioni ed esempi tra i piu’ vari si intrecciano formando una tela fittissima ma tutti tendono a ritornare costantemente verso un unico significato fondamentale: quello di un centro, di un origine, di un principio superiore che si manifesta donando luce e vita.
Nel suo sentito piu’ profondo lo Swastika suggerisce l’azione di un Motore Immobile.
Il cuore inviolato di ogni manifestazione, la dimora dello spirito assoluto, l’ Occhio del ciclone.
Il punto interiore dove regna la quiete mentre al di fuori infuriano gli elementi.
E’ il Monte Meru, il monte di Mezzanotte.
E’ Kether la Corona.
E’ Sahasrara, il chakra coronario che connette con l’ infinito.
E’ il buco nero al centro della galassia.
E’ Hlidskjalf, l’ alto trono di Odino dal quale il dio osserva ogni cosa e sovrasta i mondi.
E nell’ uomo? Cosa esiste nella natura umana che possa avvicinarsi a questo insondabile mistero? Deve forse egli accontentarsi di scrutare le luminose stelle nel cielo notturno sapendo di rimanere un corpuscolo dimenticato e caduco alle estremita’ del cosmo?
Quest’ uomo, viaggiatore e assetato di sapienza deve forse annegare tra i flutti di un oceano crudele sognando l’ Isola dei Beati?
Quest’ uomo infine, cosi’ disperso e solitario che sente dentro di se il richiamo ancestrale di qualcosa senza volto, come una nostalgia infinita, un ricordo velato… cosa fara’ della sua breve esistenza?
C’ e’ una possibilita’. C’ e’ una chiave sepolta tra le pieghe del tempo, tramandata da una catena di iniziati dall’ alba del mondo; ma per raggiungerla, per conquistarla, l’uomo deve affrontare un lungo cammino al buio, nell’ oscurita’ di se stesso.
Molti non sanno che lo Swastika fu uno dei simboli utilizzati dai primi Cristiani, difatti esso e’ rintracciabile nelle catacombe…ma che cosa indicava? Era forse la chiave famosa?
Credo di si, era il segno della Resurrezione.
La Croce Naturale degli elementi come sappiamo e’ associata al quaternario.
Come insegna la Tradizione il nome di Dio e’ YOD HE’ WAW HE’, lettere ebraiche che significano, rispettivamente: Fuoco, Acqua, Aria, Terra.
Nella vita comune degli uomini questi elementi sono in stato caotico, non armonizzati e quindi distruttivi, ora se tramite la Grande Opera dell’ Alchimia e con un tenace lavoro sulla propria Anima riusciamo a risvegliare la Luce interiore, al centro della Croce, li’ dove si incontrano le quattro braccia nasce il figlio dello Spirito, il Cristo. E’ il centro radiante che smuove con forza possente l’ inerzia del Caos e ruotando pone in ordine il Cosmo. E’ il Quinto Elemento, l’ Etere nel Cuore, l’ Atomo Nous redento, la Quintessenza tanto decantata dagli alchimisti.
Si schiude la prigione di piombo di Saturno e l’ uomo, liberato dalle scorie terrestri, si trasforma in Dio.
Il cinque quindi e’ il numero dello Swastika, il numero “polare” della trascendenza.
Chi e’ capace di realizzare tanto e’ un autentico iniziato alla catena regale, ha combattuto da vero Eroe ed e’ pronto all’ incoronazione. Quando ricevera’ il suggello finale dei Grandi Misteri sara’ Re del Mondo, Signore di Pace e Giustizia. Sara’ Melkitsedeq, Re di Salem.
E’ uno stato spirituale questo e allo stesso tempo un’ investitura sacra. E’ il raggiungimento di quell’ autorita’ spirituale e superindividuale che in Oriente viene denominata Chakravarti, Signore della Ruota. Chakravarti e’ colui che lentamente e senza sosta fa girare la ruota dell’ Impero. Ogni cosa necessariamente gli ubbidisce: Tempo, Spazio, Materia.
Nulla lo sfiora ne’ lo puo’ turbare. E’ al di la’ del Bene e del Male.
La sua funzione e’ paragonabile al Pontifex, il facitore di ponti. Diviene un raggio di luce che collega la sfera umana e quella divina. Le epoche passate e le future in lui si attualizzano in un presente che e’ eterno. Possiede la visione “Ciclopica” ossia ciclica, il Terzo Occhio.
Da ora in poi egli agira’ senza agire, immobile nel centro di un immenso Swastika come Shiva nella sua danza cosmica. Questo profondo insieme di verita’ e’ rintracciabile nell’ essenza stessa dell’ Universo, fa parte del suo sostrato invisibile, e’ cio’ che fa che cio’ sia, in ogni dove, in ogni tempo, in ogni essere.

Cosi’ Dante, dinnanzi alla visione gloriosa di Dio, chiudeva il suo capolavoro:

A l’alta fantasia qui manco’ possa;
ma gia’ volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente e’ mossa,
l’amor che move il sole e l’ altre stelle.

In tutto cio’ abbiamo ben piu’ che una visione religiosa, e’ l’esperienza “diretta” del Paradiso, esperienza che ogni uomo avrebbe non solo il diritto ma diciamo anche il dovere di realizzare ma che cosi’ ben pochi purtroppo raggiungono.

Ora per tornare al tema centrale sara’ interessante affrontare un argomento controverso.
Dopo aver chiarito i significati principali dello Swastika nella sua forma generale diremo qualcosa sul suo senso di rotazione andando contro un’ opinione comunemente diffusa.
Di fatto lo Swastika puo’ essere tracciato in due modi a seconda che le braccia che si dipartono dalla croce puntino a destra o a sinistra. Bisogna fare attenzione perche’ l’ambiguita’ risiede nel fatto che nel primo caso avremo una rotazione levogira mentre nel secondo destrogira.
C’e’ chi ha voluto arbitrariamente indicare uno Swastika benefico, quello che si muove in senso orario nella direzione del sole, in contrapposizione all’ altro, antiorario, associato al male e alla distruzione. Questo prevalentemente a causa dell’ adozione di quest’ ultimo da parte del Nazionalsocialismo tedesco nel secolo scorso.
A noi pero’ non interessa trattare qui di politica o di manifestazioni profane ma di valenze spirituali e operativita’. Ora, il nocciolo della questione e’ tenere bene a mente il fatto che il mondo intero esiste in funzione di due polarita’ contrapposte, l’unione delle quali genera la vita: Positivo e Negativo sono due facce della stessa medaglia e non vanno dissociate ma vissute interamente entrambe.
Su un piano prettamente umano non potremmo anelare al bene se non facessimo esperienza del male, su un piano superiore poi la dualita’ svanisce e nell’ integrazione dei due aspetti scopriamo il volto del divino. Lo gnostico Abraxa, dio e demonio trasfigurati nell’ Uno.
Nel senso antiorario del movimento dunque non scorgo minimamente nessuna malvagita’ o perversione, piu’ pertinente sarebbe l’affermazione che i due Swastika orientati diversamente raffigurano le due polarita’ cosmiche, il maschio e la femmina e anche le due Vie:
La Via della Mano Destra e la Via della Mano Sinistra. Forse proprio un’ interpretazione grossolana di quest’ultima puo’ aver suggerito ad alcuni che lo Swastika levogiro sia in qualche modo connesso alla magia nera e al male. Chi ha avuto modo di approfondire l’argomento sa, invece, che ambedue i sentieri iniziatici, pur adottando metodi e pratiche differenti e a volte in aperto contrasto condurranno, se rettamente seguiti, a un unico e identico obiettivo: la Liberazione.

Prima di fornire alcuni spunti sui significati contrapposti dello Swastika voglio ricordare che uno studioso di nome Thomas Wilson ha condotto un’ imponente ricerca iconografica che copre geograficamente gran parte del globo e temporalmente un grande arco storico, dimostrando in modo evidente l’ esistenza di entrambe le versioni del simbolo in numerose civilta’, molto spesso compresenti su alcuni manufatti. Quindi, tenendo presente cio’ e l’ arbitrarieta’ conseguente di alcune interpretazioni troppo unilaterali gettiamoci nella spirale.
Il primo Swastika e’ destrogiro, i suo bracci puntano a sinistra, e’ quello adottato in larga misura dal Buddhismo Mahayanico e si muove nel senso delle lancette dell’ orologio.
Segna l’attuale evoluzione ed espansione dell’ universo, il lungo esodo dell’ umanita’ dalla sua dimora ancestrale. Questo Swastika scandisce le fasi successive della creazione, e’ la sorgente che proietta calore, la plasmazione della materia e dei corpi.
Corrisponde all’ espirazione di Brahma che rilascia cio’ che era in potenza per renderlo in atto. Come il numero 6 rappresenta il moto centrifugo.
E’ lo Swastika del Sole d’ Oro, radiante, della luce visibile agli occhi corporei.
Il secondo Swastika e’ levogiro, i bracci puntano a destra. In Tibet, gia’ prima dell’ arrivo del Buddismo si trova in uso presso l’antica religione Bön-Po, e’ molto diffuso anche in India.
La sua rotazione segue un moto antiorario, da destra a sinistra. Questo e’ lo Swastika del ritorno all’ origine, al centro primordiale. Propizia il riassorbimento nella non-esistenza.
E’ l’ inspirazione di Brahma che volatilizza la materia, che dissolve la matrice bruciando
l’ illusione corporea. E’ l’ implosione antigravitazionale.
Come il numero 9 rappresenta il moto centripeto.
E’ lo Swastika del Sole Nero, dell’ universo invisibile, della luce increata.
Quindi come abbiamo visto esotericamente ogni cosa presenta due aspetti e non dobbiamo essere superficiali nelle nostre considerazioni. L’ altro lato dello specchio e’ un mondo da conoscere, non da esorcizzare. Cio’ che ho sopra esposto in merito alle differenze speculari delle due grandi croci rotanti mi e’ stato fornito non solo da una ricerca accurata di fonti e documenti ma anche e soprattutto dal risveglio momentaneo del cerebro destro e dal cuore, organo intuitivo per natura.
E’ questo il modo in cui credo dovrebbero essere sempre approcciati i simboli sacri per non cadere in facili banalizzazioni o peggio, in aride disquisizioni analitiche .
I simboli “parlano” a chi vuole ascoltarli e la loro miniera di tesori e’ pressocche’ infinita.
Possiamo concludere questo breve scritto con l’augurio che sia d’ ispirazione a chi lo leggera’ e che magari possa fornire spunti per ricerche ulteriori. Lo Swastika e’ un potente simbolo operativo e si ritrova come gia’ abbiamo sottolineato iscritto nel corpo stesso della Natura,
colui che con tutta la sua volonta’ lavora per districarsi dal caos e accortosi di trovarsi sulla circonferenza della ruota cosmica auspica a essere reintegrato nel suo centro trovera’ in esso una costante fonte di energia, come la Stella Polare che indica sempre il Nord al viaggiatore, lo Swastika guidera’ l’ iniziato verso la Verita’ e la Vita.

Tutto cio’ ne fa, senza ombra di dubbio, uno dei piu’ esemplari simboli di Dio.

NEFERKEB

La Sapienza dei simboli

)

Tutti gli insegnamenti che riguardano la Tradizione possono essere affrontati a diversi livelli che si stratificano e si compenetrano; di conseguenza, è il nostro personale grado di consapevolezza che determina che cosa potremo apprendere e che cosa no.
Ormai anche i testi “segreti” sono quasi accessibili a tutti, materialmente parlando, ma la loro struttura stratificata è una garanzia che la Conoscenza sia destinata solo a chi ricerca e arriva a possedere le “chiavi”. Ecco perché anche le scuole iniziatiche sono organizzate per gradi, ognuno con un tipo di lavoro da svolgere su di sé e ed un livello di accesso alla Conoscenza.
Solo i grandi illuminati posseggono tutte le chiavi, gli altri devono lavorare vite e vite per arrivarci. In realtà, comunque, anche gli illuminati si sono preparati per secoli; noi probabilmente ne conosciamo solo il capitolo finale della formazione.
Una delle difficoltà maggiori della nostra mente è uscire dagli schemi consolidati, per compartimenti stagni, e cogliere le analogie e le corrispondenze. Ci lasciamo fuorviare dai nomi: è difficile identificare un arcangelo con una sefirôth dell’Albero della Vita cabalistico, gli gnomi con gli angeli che tutelano l’elemento terra, i tre grandi Fuochi alchemici Sapienza, Amore e Potere con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo della tradizione cattolica, Osiride, Horus e Iside per quella egizia, Brahma, Visnu e Siva per quella indiana ecc. ecc., eppure si tratta degli stessi principi e concetti.
Il lavoro forse più arduo è quello dell’integrazione della Conoscenza, ci vuole tempo e impegno e vero studio. Un buon maestro può accelerare questa presa di coscienza e un metodo molto efficace è il lavoro sui simboli, che sono chiavi di conoscenza universali e sintetizzano il sapere di tutte le tradizioni. Essi rappresentano uno strumento eccezionale per il progresso spirituale.
La scienza esoterica ha da sempre usato un linguaggio simbolico-figurativo con base analogica. Il vantaggio didattico delle immagini simboliche è quello di fare in modo che la mente superiore possa far uso di simboli che il cervello fisico trasmette pur senza averli compresi: in questo modo sono poste le fondamenta per un insegnamento che in seguito può raggiungere la sfera cosciente dall’alto, o meglio da dentro, quando la terra è pronta a ricevere il seme.
I simboli sono forme criptiche e impenetrabili per la mente ordinaria, ma come frecce infuocate oltrepassano sicuri il muro del tempo, degli insegnamenti pregressi cristallizzati e dei pregiudizi per agganciarsi all’inconscio dell’individuo, che è fatto della stessa pasta; sono quindi comprensibili ad un livello non mediato dalla cultura, non soggetto al travisamento della parola e dei concetti intellettuali. Conservano un potere e un’energia dati dall’analogia con ciò che rappresentano e dal lavoro che saggi ed iniziati di tutti i tempi hanno compiuto avvalendosi di essi; contengono mondi di Conoscenza e racchiudono delle Verità eterne. Lo studio dei simboli apre la mente e mette direttamente in contatto con quelle Verità, stimolando quei processi di analogia che in un secondo tempo portano a cogliere le identità tra i diversi insegnamenti e tradizioni.
La nostra mente separa e disperde, il simbolo unisce e sintetizza.
Il motivo del simbolismo come base di espressione della vera saggezza è che l’immagine simbolica è un’espressione sintetica del pensiero che può essere afferrata sia sul piano fisico che sugli altri piani; è quindi, come il mercurio, un pontefice che collega il mondo degli dei col mondo degli umani, che unifica la comprensione tra le varie menti dell’uomo.
Il pensiero analitico, quello che sperimentiamo usualmente nello stato di veglia, ha come mezzo di espressione il linguaggio; i contenuti sono sviluppati in una sequenza narrativa logica, lineare e temporale. Il simbolo, invece, si avvale di una gestalt (forma) con una struttura sintetica in cui tutti i significati coesistono ed è quindi fuori del tempo.
Gli insegnamenti custoditi nel simbolo possono essere abbracciati nella loro interezza, anche se esso si compone di diversi livelli di comprensione e pertanto diventa un veicolo di messaggi differenziati.
Lo spirito umano si caratterizza per la sua capacità di unificare e dare senso al molteplice grazie a funzioni simboliche originarie. Una serie di pensieri molto lunga potrebbe essere espressa in forme geometriche; probabilmente Dio e gli angeli e tutte le intelligenze più evolute comunicano scambiandosi flussi energetici in forme geometriche estremamente armoniche e luminose, ed il piano della manifestazione del Logos si esprime, nell’infinitamente grande come nell’infinitamente piccolo, con lo stesso linguaggio geometrico.
Il mandala è un’immagine simbolica basata su figure geometriche che intende rappresentare le relazioni intercorrenti tra i diversi piani di realtà, le energie che plasmano l’universo ed i loro rapporti; è pertanto uno strumento che aiuta il ricercatore di Verità a visualizzare in modo simbolico questi rapporti fino a cogliere intuitivamente, dopo un lungo percorso interiore, la loro realtà ultima. Il simbolo, come rivelazione, permette l’evolversi dell’uomo in quanto, comunicando senza dire, segnala il giusto percorso da compiere ed è la Stella del Nord che orienta l’uomo che vuole trascendere la propria animalità e riconquistare il paradiso perduto. La ricerca della Verità mediante i simboli unisce gli “uomini di buona volontà” e li riporta al proprio Dio, all’ordine superiore e alla Luce; l’alternativa è il Caos, la cecità e le tenebre. Questo eterno conflitto, o meglio questa opposizione dialettica, è celata nell’etimologia dei termini simbolo, il cui significato è “metto insieme, connetto” e diavolo, che significa “metto fuori rapporto, sconnetto“.
L’antica sapienza occultata nelle parole illustra quindi come la Verità e la Luce, condensati nel simbolo, si oppongano al lavoro delle energie disarmoniche e oscure che allontanano gli uomini dalla propria deità rendendoli schiavi e nemici tra loro.
SARAH NEFERTEM

La Natura

 

La Natura, manifestazione divina in Malkuth, è per noi tutti lo specchio macrocosmico del nostro microcosmo interiore.
Attraverso di essa, oltre che goderne i frutti ed i benefici, impariamo a conoscere la “natura” di noi stessi.

Da essa traiamo analogicamente gli insegnamenti comportamentali per giungere all’evoluzione e alla crescita spirituale.
Guardando ad esempio la natura dei vegetali e la loro crescita possiamo comprendere come sviluppare, alimentare e curare il nostro seme divino.

Come il seme  di una pianta necessita di un terreno preparato per accoglierlo, anche il nostro corpo deve essere depurato e dissodato per separare le erbacce dalle zolle fertili, evitando di disperdere così, gli alimenti e le energie da impiegare in blocco per il nutrimento e lo sviluppo del seme stesso.

Impariamo dall’osservazione di tutto questo, non solo le modalità pratiche ed operative, ma anche la tempistica necessaria perché tutto questo arrivi a compiersi in maniera equilibrata e corretta.
La Natura sappiamo che non fa salti e ci insegna quindi ad essere pazienti e fiduciosi. Ci insegna a conquistare la fede e la volontà del seme nello svilupparsi nel buio e nell’umida terra fino a morire a se stesso, marcendo per dar vita alla pianta.
Impariamo, quindi, la fede nella trasmutazione, in fase operante.

L’uomo studia il mistero della Natura

In tutto questo è centrale la figura del Maestro che, come il contadino, aiuta il processo naturale di sviluppo del discepolo, correggendo ed intervenendo dove la “pianta” autonomamente non riuscirebbe  poiché non è in grado di osservarsi.
Questo lavoro di innesti, potature e raddrizzamenti avviene continuamente man mano che la pianta cresce e si sviluppa.
E’ facile che in mancanza di questo lavoro prezioso la pianta cresca difettosa, con malformazioni difficilmente recuperabili.

E’ certamente importante il terreno dove viene gettato il seme di Vita.
Come citato nella parabola del seminatore non tutti i terreni sono pronti per accogliere il seme.
E’ evidente, quindi, che, come insegna un’altra citazione, “..i chiamati sono molti, ma pochi gli eletti”.
Per ognuno vi è quindi un progetto diverso e tempi diversi di realizzazione.

E’ importante, però, che ognuno, indipendentemente dal peso del metallo che incarna, sia oro, argento, bronzo o ferro, metta tutto se stesso per realizzare ciò per cui è destinato, che ognuno compia al meglio la propria missione poiché ogni progetto è comunque parte del Grande Progetto.
Nessun piramidion, ultima pietra della piramide potrebbe star li, se non fosse sorretta dalle altre che la sostengono.

Alchimia: Il processo di trasformazione attraverso gli elementi della Natura

La Natura ci insegna, che noi siamo anche terra e che per evolverci non possiamo prescindere dalla Materia.
Essere nella Natura significa avvicinarsi alle Leggi che regolano il Tutto, facendo Unità col Tutto.
La Natura non conosce la Morte, ma soltanto Trasformazione.

L’Alchimia è la conoscenza delle leggi che sono alla base della Trasformazione, è operatività che accelera l’evoluzione dell’Uomo portandolo dalla Trasformazione alla Trasmutazione.

Ora, come mai nel passato, l’uomo è separato dalla Natura;
è importante quindi riconquistarne il contatto, poiché solo tornando ai suoi ritmi e ai suoi insegnamenti, come avveniva un tempo, ritroveremo noi stessi, ma soprattutto, come il seme nel buio conserva in sé la memoria della luce che lo ha generato, ritroveremo la nostra parte divina e, attraverso questa, quel Fuoco Cristico che trasmuta e rinnova tutta la natura, macrocosmica e microcosmica.

PAN