Apr 25 2016
IL POTERE DELLE INVOCAZIONI
Le invocazioni, di qualunque tipo esse siano, sono volte a richiamare dai piani sottili delle intelligenzeuniversali affidando loro un compito preciso. Non appena tale finalità viene conseguita, queste intelligenze tornano da dove sono venute, poiché hanno esaurito la funzione loro assegnata e non sono in grado di vivere di vita propria. Ma l’efficacia della loro azione dipende necessariamente dalla forza, dal “potere” di colui che le richiama. E tale potere si esplica appunto con la parola pronunciata. E affinché tale “parola” non rimanga solo tale, ma sia carica di quell’energia necessaria ad imprimere la finalità che si vuole, occorre che si trasmuti in “Verbo Creatore”. Quando nella Genesi leggiamo “In principio era il Verbo”, possiamo intenderla nel senso che in principio, il Logos, il Dio Creatore, il Motore Immobile ha creato la realtà con il Verbo, con una vibrazione e, in altri termini, ci indica come anche noi dobbiamo operare per poter creare la realtà attorno a noi. Ma occorre dire che qualunque invocazione pronunciata da chi non possiede alcuna forza nella propria parola, non porta alcun cambiamento nella realtà; viceversa, colui che ha lavorato su se stesso, che ha rinforzato la propria volontà, che ha trasmutato i propri vizi in virtù, che ha fatto del proprio corpo un tempio sacro, ha creato tutti quei presupposti necessari affinché la sua parola abbia un “peso” e una forza tali da poter influire sulle forze della natura e farle agire secondo la propria volontà. Anche una sola parola pronunciata da una tale persona, o meglio da un iniziato alla Via Reale, può “spostare le montagne e invertire il corso dei fiumi”, o più semplicemente, può dare vita e finalità a quelle intelligenze che richiama con l’invocazione.
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Nella iconografia tradizionale ritroviamo il simbolo del potere del Verbo Creatore rappresentato dalla spada fiammegiante che esce dalla bocca di Dio. (Particolare di una formella metallica nella chiesa della Skiti del Prodromo sul Monte Athos) |
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Invocazione per benedire un luogo O sommo Padre,
Così come l’unico Dio cui possiamo rivolgerci è celato nel nostro intimo, e non è proiettato al di fuori, ugualmente gli “angeli” che vogliamo accorrano in nostro soccorso possiamo evocarli dallo stesso posto: la nostra interiorità. L’uomo è un microcosmo che contiene in sé tutto. Nulla esiste al di fuori che non abbia dentro. E così nei momenti di paura possiamo trovare conforto e forza guardandoci dentro e cercando quelle energie, quelle vibrazioni armoniche che rimettano ordine nel nostro caos e ci diano la centralità necessaria per affrontare la situazione che ci ha generato sgomento. Ma il presupposto per riuscire in tale intento è sempre l’ atto di volontà . La volontà: “la forza forte di ogni forza”, che va allenata e accresciuta, è uno degli strumenti necessari per risvegliare la nostra divinità sopita. E’ la forza che da corpo alle nostre parole.
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Invocazione al Potere di Luce Oh Potente Potere di Luce! Così sia, |
neta Terra.
Il tuo Amore aleggia nei nostri cuori, Padre,
Noi tuoi figli ti benediciamo e ti glorifichiamo
E con la tua energia che è la nostra, mettendo le mani sul nostro cuore
Benediciamo questo luogo: Infinito Amore!
Così Padre con questa invocazione e con la nostra volontà
Liberiamo le energie pure di questo luogo in quanto Cosmico.
E così libera la Terra dalla notte tenebrosa e che la Luce brilli eternamente!
Amore, Amore, Amore
Così sia,
Amen, Amen, Amen
“Non cominciate niuna opera di magia senza invocazione; né il discepolo cominci la sua iniziazione vera senza invocare il principio superiore o il Cristo in sé.” Con questo monito di uno dei più grandi maestri del passato, vogliamo sottolineare come l’invocazione sia il punto di partenza e quello di arrivo di chi pratica la Magia. E’ un punto di partenza perchè è il primo atto pratico in questo campo; è un punto di arrivo perchè si potranno ottenere risultati con le invocazioni man mano che si sarà riusciti a sviluppare il potere del “Verbo”, cioè quando a parlare sarà il proprio Cristo interiore. L’allenamento del discepolo deve allora prevedere lo sviluppo della volontà e della costanza, accanto allapratica. “Chi desidera non può volere” e difatti il desiderio altro non è che un mero appetito dell’illusione che blocca lavolontà, la quale diviene perfetta proprio nell’assenza di ogni desiderio. La natura poi ci insegna l’importanza della costanza nelle operazioni magiche, infatti così come essa ha una “costanza immutabile” nel proprio essere ed esistere, il mago, per dominare e controllare le forze della natura, deve altresì avere la stessa forza di continuare senza arrestarsi, e solo allora sarà in grado di compiere miracoli. Infine dopo aver tanto letto, studiato, imparato, occorre mettere in pratica le proprie conoscenze, affinchè non rimangano lettera morta, ma siano il compimento del proprio lavoro.
Ecco di seguito tre invocazioni raccolte dal Libro Segreto di Thoth, rivolte a fortificare il proprio spirito per fare in modo che il “corpo si trasformi in volontà dello spirito”.
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INVOCAZIONI DI TOTH “Potente Spirito di Luce, che splendi nel Cosmo, guida la mia fiamma più vicina a Te, “Riempi il mio corpo, oh Spirito di Vita, “Oh Luce che pervadi tutto, Uno con Tutto e Tutto in Uno, |
Un grande esoterista del secolo passato era solito ripetere che “la ricchezza appartiene al mondo, la virtù alla mentalità e la scienza al principio divino”. Così l’uomo può volere raggiungere qualunque traguardo in ognuno dei tre campi delineati, ma deve sottostare a delle “regole” ben definite per la sua realizzazione. E allora chi vuole la ricchezza potrà ottenerla solo dominandola , chi vuole la virtù la conseguirà praticandola e chi, infine, vuole la scienza la raggiungerà evolvendo verso il principio divino più alto. Non è possibile sottrarsi a queste “regole”. Ma l’uomo ha degli strumenti che lo aiutano in questo percorso. Uno di questi è il “rito”. Il rito altro non è se non un potente aiuto per educare la volontà e dirigerla e per generare l’equilibrio negli uomini soggetti alle passioni. Perché passione vuol dire desiderio e “il desiderio uccide il volere” ed è sufficiente un desiderio senza volontà per distruggere ogni opera di magia. Quindi eccoci nuovamente a porre l’attenzione sull’elemento fondamentale per la riuscita di qualunque “creazione” sia essa magica o profana: la volontà. La volontà è la forza delle invocazioni. E l’invocazione è strutturata in un rito. L’invocazione si articola con l’emissione di suoni dalla bocca, di parole, che saranno tanto più potenti quanto più salda è la volontà di colui che le pronuncia. Se poi consideriamo che “certe parole che non si ripetono invano sono il patrimonio di rarissimi uomini che ne perdono la facoltà se ne abusano”, allora comprenderemo meglio il valore del silenzio di colui che opera.
Ecco di seguito una splendida invocazione all’immortalità, per coloro che avranno scartato la ricchezza e la virtù e avranno scelto di raggiungere la conoscenza.
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Preghiera della ricetta di immortalità Generazione prima della mia generazione, primo Principio del mio principio, Soffio del soffio, del soffio che è in me primo Soffio, Fuoco che, dal di dentro dei miscugli che sono in me, è stato dato da Dio per mio mescolamento, del fuoco che è in me primo Fuoco. Acqua dell’acqua, dell’acqua che è in me prima Acqua, Sostanza terrosa, prototipo della sostanza terrosa che è in me, Corpo perfetto di me, modellato da un braccio glorioso e da una destra immortale nel mondo senza luce e luminoso, nell’inanimato e nell’animato, – se vi piace di trasmettermi e comunicarmi la nascita all’immortalità, a me che ancora sono legato dalla mia condizione naturale, che io possa, dopo la violenta costrizione dell’imminente Fatalità, contemplare il principio immortale grazie al soffio immortale, all’acqua immortale, all’aria del tutto solida, che io possa essere rigenerato in ispirito e che soffi in me il sacro soffio, possa io ammirare il fuoco sacro, possa io vedere l’abisso dell’Oriente, l’acqua spaventevole, e che mi ascolti l’etere che dà la vita e che è sparso intorno ad ogni cosa -, perché io ora devo contemplare con i miei occhi immortali, nato mortale da una matrice mortale, ma esaltato da una forza onnipotente e da una destra che non perisce, grazie al soffio immortale, l’immortale Aion, il sovrano dei diademi di fuoco, santamente santificato dalle sante purificazioni, mentre si ritira un poco da per me un po’ di tempo la mia natura psichica umana, che riprenderò di nuovo, non diminuita, dopo la costrizione dolorosa dell’imminente Fatalità, io …. (nome e cognome), figlio di….. (nome della madre), secondo l’immutabile decreto di Dio. Poiché non mi è possibile, nato mortale, elevarmi con i raggi d’oro della chiarezza inestinguibile, tieniti tranquilla, o Natura peritura dei mortali e (riprendimi) sul campo sano e salvo, dopo la costrizione della spietata fatalità. Poiché io sono il Figlio.
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