Lug 25 2021
TRASFORMARE IL PIOMBO IN ORO
“Ognuno può e deve fare del materiale vivente della sua personalità,
non importa se marmo, argilla o oro, un oggetto di bellezza,
in cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé transpersonale”
<888> il mondo è un teatro all’interno del quale vengono messi quotidianamente in scena i contenuti inconsci di ciascun abitante e ognuno di noi non è che un attore, il più delle volte inconsapevole, di quest’opera tanto assurda quanto mirabolante, per mezzo della quale abbiamo questa straordinaria opportunità di conoscere noi stessi sempre più in profondità, fino a sperimentare, integrare e trascendere ogni piccola sfumatura di quest’opera monumentale che è la vita dell’essere umano.
Per assolvere a questo compito non c’è mezzo più efficace e rapido che quello che conduce a conoscere noi stessi nei vari aspetti della nostra modalità di manifestazione su questo pianeta, vale a dire fisico, emotivo, mentale e spirituale. Per giungere a questa conoscenza è indispensabile creare un osservatore, un testimone imparziale, distaccato e silenzioso che abbia cura di guardare tutte le manifestazioni dell’apparato che ci ospita nel pieno del loro svolgimento e senza interferire in alcun modo, esattamente come lo spettatore di un film, che non si sognerebbe mai di alzarsi dalla poltrona durante la proiezione per mettersi ad interagire con lo schermo.
Dunque, dovremmo considerare la capacità di osservare noi stessi nel pieno delle normali attività giornaliere come qualcosa di auspicabile e altamente desiderabile, almeno al pari del possedere un bel corpo, una bella macchina o una invidiabile posizione sociale, e allenare questa facoltà regolarmente, con pazienza e determinazione, fino a farla divenire una pratica abitudinaria all’interno della nostra quotidiana routine.
Questo è di fondamentale importanza nell’ottica del voler essere lì, svegli e ricettivi nel momento in cui la personalità mette in scena i suoi bisogni indotti, le sue necessità meccaniche, i suoi schemi reattivi del tutto indisturbata, ovvero senza nessuno che si prenda la briga di supervisionare il comportamento folle e fuori controllo di quella che potremmo definire un’entità che vive di vita propria, e che si nutre della nostra stessa energia resa disponibile a causa dell’inconsapevolezza e del sonno di chi dovrebbe vegliare su di essa.
E’ come possedere un tesoro di inestimabile valore e lasciarlo incustodito e alla mercè di tutti, incuranti di quanto sia prezioso ciò di cui disponiamo. L’energia è infatti il bene più prezioso dell’intero universo, tutto infatti è costituito di energia, e ogni attività si fonda sullo scambio, sul mantenimento, o sul tentativo di estorcere questo bene per gli scopi più disparati. Ogni volta che non siamo presenti stiamo disperdendo e regalando la nostra energia a qualcosa o a qualcuno, o peggio ancora ai nostri meccanismi inconsci, che si nutrono di ciò di cui siamo costituiti alla stregua di un cancro, e più sono essi profondi e radicati, maggiore è il quantitativo di energia di cui necessitano per mantenersi in vita e manifestarsi. Tutto questo a nostre spese e naturalmente senza chiederci il permesso, del resto a chi chiedere se in casa non c’è nessuno?
Il ladro chiederebbe mai il permesso ad un proprietario assente di derubare la sua casa?
Se potessimo realmente renderci conto dell’orrore di essere cibo per parassiti convoglieremmo tutte le nostre risorse nella direzione del risveglio.
Chi infatti, accetterebbe di buon grado l’idea di essere il piatto forte di un ricco banchetto? Chi si presterebbe mai coscientemente a fare da preda anzichè da cacciatore in una battuta di caccia? E’ soltanto l’inconsapevolezza la causa dell’uso scellerato che facciamo costantemente della vita di cui disponiamo.
Il mondo è lo scenario nel quale i nostri contenuti inconsci trovano possibilità d’espressione. Non la causa, ma l’effetto di ciò che ci portiamo dentro, e che ci ostiniamo a proiettare all’esterno alla stregua di infanti che rifuggono la responsabilità come si fuggirebbe dalla peste.
Abbiamo il potere di riappropriarci di ciò che è nostro, ma per farlo dobbiamo vincere le resistenze, smettere di credere all’inganno dell’impotenza e scacciare i mercanti dal tempio, poiché ciò che abbiamo di più prezioso non è in vendita, e soprattutto non ha prezzo!
Invece incredibilmente non facciamo altro che dissiparlo di continuo senza ricevere nulla in cambio, non per generosità ma per assoluta mancanza di senno e di una visione chiara di come stanno realmente le cose.
Quando una qualunque emozione viene a farvi visita, disinteressatevi completamente dello scenario ed entrate in voi stessi. Non lasciatevi irretire dall’apparente oggettività del mondo esterno, destatevi dall’illusione e dall’inganno riappropriandovi della verità!
E la verità è che siete Dei caduti nella dimenticanza e nell’oblio, Re vestiti da sudditi che avendo smarrito la strada che conduce al regno hanno creduto di non poter sopravvivere se non attraverso una qualche forma d’elemosina.
E’ questo l’unico vero peccato originale, il credere ciecamente alla forma rinunciando del tutto alla sostanza.
Città colme oltremisura di creatori che si credono soltanto creature e soccombono all’inevitabilità di una lenta morte somministrata quotidianamente a minuscole dosi.
Spoglia l’emozione di qualunque significato intellettuale e guardala per quella che è, una forma d’energia presente al tuo interno. Resta in ascolto, così come si fa col battito del cuore o con il respiro, fa attenzione a dove si manifesta, in quale zona del corpo e rimani lì, in silenzio, senza commento, con tutta la capacità d’attenzione di cui disponi.
Potrebbe giungere un’intuizione inaspettata oppure niente, non è importante. Ciò che è importante è il tuo essere lì in totale accoglienza di ciò che si presenta, in completa disponibilità e apertura, indirizzandoti al sentire piuttosto che al pensare la vita, poiché è questo il segreto dal quale ci ostiniamo a scappare, la vita non è ciò che pensi ma ciò che senti, il problema semmai è che non sappiamo più riconoscere la differenza.
Ignorare le nostre emozioni, mettere a tacere ogni tipo di sensazione che si esprime attraverso il corpo e continuare ad inseguire un modello immaginario di come crediamo di dover essere per andar bene non fa che rimandare l’appuntamento con chi siamo davvero, imbrigliando talenti e capacità e impedendo all’energia di fluire liberamente, così come farebbe con naturalezza laddove non incontrasse blocchi e resistenze di ogni tipo. L’osservazione e il sentire restituiscono libertà all’individuo, sciogliendo i blocchi legati ai traumi del passato e riconsegnando all’uomo la pienezza del proprio potenziale inespresso. Questo è lo scopo dell’arte alchemica, la libertà è lo stato interiore a cui conduce, e quando vedremo coi nostri stessi occhi la condizione di schiavitù nella quale versiamo non avremo esitazione alcuna nel dirigere noi stessi nella direzione di casa.<888>