L’EQUAZIONE DI DIO

La scienza nella filosofia – la filosofia nella scienza
Ritenere la scienza prerogativa dei soli astronomi, matematici, fisici, medici etc. e’ limitare il concetto di questa e le sue aspirazioni.
Anticamente lo scienziato era anche un filosofo; la sua ricerca era animata dall’emozione nel voler conoscere e sondare le leggi della natura e di tutto il creato, non solo al fine di ottenere un’equazione che dimostrasse la validità delle sue teorie; quanto per far affiorare, e quindi rendere palesi all’intelletto, i segreti di una coscienza recondita celata nell’essere.
Era energia che erompeva dal profondo e che si manifestava a sprazzi, inducendo riflessioni che avrebbero fatto attingere al patrimonio della Conoscenza Universale attivando l ‘intuizione. In una parola; era dedito ad uno studio che elevasse l’uomo nella sua totalità, corpo- anima- spirito.
Se oggi parlassimo di astrologia o di alchimia o di esoterismo con uno scienziato, egli probabilmente sorriderebbe pensando di avere di fronte un illuso che ancora crede alle favole.
Tuttavia il cammino per comprendere i misteri della vita; che da molti anni mi appassiona non può sottrarsi allo studio dei simboli, veri e propri archetipi del sapere che la Tradizione Iniziatica ci tramanda da secoli.
Proprio in funzione di questo sforzo per conoscere e dagli arricchimenti che se ne traggono via, via che il tesoro di informazioni si srotola dinnanzi al ricercatore; ho potuto constatare una serie di incredibili analogie ed affinità nel loro utilizzo, che collegano inequivocabilmente; Saggezza- Scienza- Intelligenza.
I tre principi con i quali Dio creò il mondo.
Vorrei considerare l’intelligenza come lo strumento di cui madre natura ci ha dotato non solo per sondare l ‘Universo intorno a noi, ma anche l ‘Universo che è dentro di noi, e che si manifestano entrambi per mezzo di materia a diverse frequenze vibratorie.
Il concetto di materia perciò, non può essere limitato alla sola massa fisica visibile di un oggetto o di un essere. In particolare nell’ uomo le sue sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo che provengono dalle sue esperienze, sono sempre espressioni di materia, ma più sottile.
Esiste una sostanza onnipresente per così dire, a tutte le frequenze, soggetta alla legge di causa-effetto.
Lo studio dell’Universo, del quale gli scienziati moderni si fanno promotori; permette loro di sfornare di continuo teorie nel tentativo di elaborare attraverso la osservazione, una teoria del tutto. Un tale traguardo però non può essere raggiunto se la ricerca si limita alla sola sfera dell’intelletto, cioè alla sola analisi, senza considerare la necessità di creare una coscienza della ricerca.
Il tutto non può essere separato dalla saggezza.
In questo principio è contenuto qualcosa di universale, tanto impalpabile quanto Reale che continuamente irrora le nostre menti e tutto il nostro essere affinché divengano il crogiuolo di continua aspirazione la quale ci conduca ad osservare la vita a 360°.
Addentrarsi nell’essenza delle cose vuole dire trovarne il principio incorruttibile e perciò universale che le rende percepibili fisicamente ed emotivamente.
Tale principio è ciò cui ogni filosofo aspira: La Luce.
La luce fu l’elemento che permise ad Einstein di elaborare la teoria della relatività con la quale fu modificata la concezione di tempo e spazio.
Le sue riflessioni partirono da un presupposto: Egli riteneva che le leggi che muovono l’Universo dovevano apparire identiche a chiunque le osservasse; quindi la velocità della luce misurata da qualsiasi osservatore doveva essere per tutti uguale, a prescindere dallo stato di moto di quest’ultimi.
Arrivò così a dimostrare che la velocità della Luce è costante e la stessa in tutte le direzioni; ed è indipendente dallo stato di moto della sua sorgente.
Da ciò si evince che la Luce è insita in ogni cosa, e da ogni cosa emanata; ma non è soggetta alla legge di causa- effetto; cui lo è invece il suo emanatore. Perciò la Luce è l’universale nella materia come noi la concepiamo e percepiamo.
Va da se che l’Universo nel quale siamo immersi è anche dentro di noi, così come le stesse leggi che lo governano postulato che la Tradizione Iniziatica ha sempre sostenuto; considerando l’uomo il microcosmo e lo spazio intorno a lui il macrocosmo.
L’Universo diventa così il tempio dell’uomo, e l’uomo il tempio di se stesso.
Il punto di osservazione nel particolare, necessario per raggiungere la comprensione della totalità, è quindi tanto per lo scienziato quanto per il filosofo esattamente lo stesso; ambedue operano per la stessa causa; cioè quella di dare una risposta ai quesiti: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Einstein aveva rovesciato due capisaldi della scienza ottocentesca, la quiete assoluta rappresentata dall’etere, ed il tempo universale. Tuttavia questa rivoluzione che ribaltò le convinzioni scientifiche fino allora sostenute; non andava minimamente ad incrinare i principi di cui la Filosofia si faceva foriera.
Secondo tali principi, lo sviluppo della vita nelle sue molteplici manifestazioni può avvenire solo se due energie opposte e complementari s’incontrano,provocando fra loro un attrito dal quale scaturisce una scintilla fonte a sua volta di nuova linfa vitale (Scintilla Divina). Da ciò ne deriva che il moto è il veicolo della vita. Inoltre ogni atto che sia proiettato ad una evoluzione personale, necessita di una operatività che non può essere esclusa dal movimento ed ognuno in questo processo possiede un suo tempo personale, che evolve e muta secondo lo stato di coscienza ed il contesto in cui si agisce.
A questa legge, che potremmo definire di continuo progresso, sono sottoposte anche le più piccole particelle che compongono l’ Universo. Lo studio sulle particelle subatomiche, ha dimostrato che quando due di queste vengono a collidere; la loro traiettoria si biforca in due; così ad esempio quando l’elettrone entra in collisione con un positrone (sua antiparticella) si annichiliscono a vicenda provocando una grande scarica elettrica di energia (Scintilla Divina) che crea un fotone; il quale a sua volta libera un’energia che produce un’altra coppia elettrone-positrone.
E’ come se le due particelle fossero semplicemente deflesse in due nuove traiettorie.
Considerando poi queste particelle come stringhe unidimensionali (oggetti lunghi e sottilissimi capaci oggi di attraversare l’intero Universo) lo stesso procedimento di annichilimento darebbe origine a due nuove di esse; in un processo ininterrotto che come vere e proprie storie nel tempo originerebbero fogli d’Universo.

Gli antichi conoscevano già questi comportamenti della materia?
Ce lo hanno forse tramandato per mezzo di simboli?
La croce di S’Andrea sembra riprodurre in forma schematica l’effetto energetico e di traiettoria provocato da queste collisioni.
La sua posizione obliqua rispetto la croce tradizionale ( un braccio verticale ed uno orizzontale) evidenzia come i suoi bracci provenienti da un ipotetico infinito, convergano prima verso un punto centrale, intersechino fra loro, e poi ripartano divergendo senza separarsi verso l’infinito nuovamente.

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Nella tradizione esoterica occidentale ritroviamo questo simbolo; esso rappresenta il sacrificio dell’iniziato che ne è il depositario; è lui che diviene il punto d’intersezione dove la materia si sublima, diventa eterica cioè arde(dall’etimo aitho io ardo) e viene poi ridonata a beneficio del tutto in un continuum di esperienze. Assistiamo così all’analogo processo che accade per le particelle.
Osservando i progressi nelle ricerche degli scienziati moderni, si evidenzia come la materia assume e crea forme per modificarsi che hanno un’affinità incredibile con i simboli che la tradizione iniziatica tramanda da secoli; simboli che a loro volta vengono inconsapevolmente utilizzati per descrivere e spiegare le nuove teorie.
Ad esempio per illustrare come la teoria quantistica (il quanto è il valore più piccolo fisicamente di una grandezza variabile) concepisca il tempo e lo spazio; viene introdotta l’idea di tempo immaginario.
Questo viene rappresentato con un diagramma in cui appaiono una linea verticale rappresentante il tempo immaginario, che interseca una orizzontale raffigurante il tempo reale, a mo di croce con un punto zero nel luogo d’intersezione.
La verticalità diventa sinonimo di un’iperealtà che al di là dall’essere una fantasia, riproduce invece una sensazione; un sentore dell’esistenza di qualcosa che c’è, esiste, ma non è ancora stata svelata.
Tradizionalmente il braccio verticale della croce è analogamente collegato alla elevazione verso la spiritualità, verso una vibrazione della materia più elevata che prescinda dal grado di percezione dei cinque sensi dell’uomo. Osserviamo perciò come un’aspirazione matematica si sposa con una filosofica per solo amore di conoscenza.
Un’equazione e un pensiero uniti, dove immaginario e reale convivono.

L’immaginario diviene così l’elemento fondamentale tanto per la scienza, per poter sondare i segreti dell’Universo, quanto per il filosofo , che per poter superare gli ostacoli imposti dalla materia più densa, si pone in stato di Mag ; immette il denso, lo separa, lo fissa con l’immagine, e lo indirizza al suo universo interiore che in seguito ridonerà i frutti di questo lavoro sottoforma di consapevolezza.
Nel cosmo assistiamo a questo rilascio d’informazioni, osservando il comportamento dei buchi neri. In questi tutto converge e si immagazzina a causa di un’attrazione gravitazionale immensa, la quale accumula nel nero una quantità enorme di dati, come a costituire un vero e proprio scrigno della memoria, che viene poi rilasciata a mano a mano che esso evapora.
In considerazione di ciò potremmo paragonare i buchi neri, agli inferi dell’Universo, e ritenerli probabilmente come un passaggio obbligato della materia, affinché essa ne possa uscire modificata nelle vibrazioni.
Il nero quindi diventa un filtro dove “Magicamente” si verifica una distillazione che è il solo metodo per assurgere a conoscenze altrimenti ignote.
Se l’Universo o porzioni di esso dirigono verso i buchi neri; anche il filosofo orienta la sua attenzione in primis verso la sua oscurità, nel tentativo di dinamizzare le informazioni che egli vi ha preventivamente immesso, in un processo di transustanziazione che con l’ausilio del proprio fuoco interiore a temperatura costante; come sembrano avere gli stessi buchi neri; è valido ed incontrovertibile quindi tanto per la scienza quanto per la filosofia.
Ho precedentemente accennato al proposito degli scienziati di unificare i loro sforzi, e proporre una teoria unica riguardo la nascita dell’Universo. Definire una legge universale che avvalori tutte le ipotesi a riguardo; anche perché si suppone, ed è oggi considerato un dato di fatto, che l’Universo abbia storie multiple e quindi che ogni scienziato abbia sondato una parte di esse.
Si vuole sostanzialmente unire o riunire ciò che si è considerato separatamente.
Analogamente il filosofo scrutando gli spazi siderali del suo essere, rivela a se stesso i suoi vari aspetti, che non sono altro che le esperienze dei suoi molteplici “IO” ognuna con la sua cognizione di causa, ed ognuna con la sua propria coscienza. Il fine però del suo lavoro e della sua sperimentazione operativa è quello di riconoscere la causa di ogni realtà, e trovarne il denominatore comune che le riconduca tutte alla causa prima.
Potrei ipotizzare a favore di quanto espresso, che come presumibilmente sia esistito un “Big-Bang” che ha poi dato origine all’espansione dell’Universo , sia esistito anche un “Big-Bang” della coscienza umana. In principio tutto era concentrato in un unico punto con una temperatura ed una densità infinita; le particelle che costituivano quella materia erano estremamente leggere (fotoni, elettroni, neutrini) nonché le loro antiparticelle. A poco a poco che l’energia si espandeva, la temperatura si raffreddava e l’equilibrio materia-antimateria lasciava spazio alla materia; più si allontanava dal nucleo più questa si appesantiva, fino a formare elementi più pesanti come il carbonio e l’ossigeno di cui siamo composti.
Si evince da ciò, che più ci si allontana dalla irradiazione primaria, più la “materia ” che la costituisce s’ispessisce. Tuttavia dato che il macrocosmo evolve in maniera costante, fa presagire che sia soggetto e rispetti leggi ben precise, implicando automaticamente l’esistenza di una “Intelligenza” che le abbia predeterminate, ed una coscienza che le abbia mantenute tali per miliardi di anni.
L’uomo che è il frutto dell’Universo, potremmo dire suo figlio sottostà alla medesima condizione. Egli è il microcosmo secondo la tradizione iniziatica ed il tutto è in lui perciò la densità della materia di cui è composto, non solo fisicamente, ma soprattutto spiritualmente, è determinata da un allontanamento dalla fonte primaria.
Nondimeno il seme che è in lui è il veicolo di questa intelligenza, la cui memoria è riposta in un atomo piccolissimo, disgregando il quale sprigiona sub particelle più leggere e con frequenza più elevata; praticamente con caratteristiche strutturali analoghe alla materia primordiale.
L’iniziato ricerca la Luce e lo scienziato prende atto di ciò che lo circonda per mezzo della luce che veicola cose accadute anche milioni di anni prima;. la luce è perciò colei che trasporta gli eventi e le esperienze che di queste fanno parte.
Eventi ed esperienze trovano la loro fonte d’esistenza nei pensieri, ne consegue che la luce trasporta pensieri. Facendo riferimento alla teoria della relatività di Einstein, applicata alla meccanica, che si esprime con la famosa formula E=MC2; si deduce da quanto esposto che esiste un rapporto fra la massa dell’oggetto veicolato ed il veicolatore: La luce.
Se si considera l’energia costante avremmo che più la massa dell’oggetto o del pensiero è pesante, meno energia è presente; viceversa se l’oggetto è più leggero o il pensiero più elevato l’energia è maggiore. Da ciò si evince che a massa 0 l’energia è infinita e dato che la materia è pensiero coagulato, quando questa si esaurisce, anche il pensiero si annichilisce.
Tuttavia questa circostanza non è minimamente da considerarsi come una fine, bensì come una trasformazione: La trasfigurazione di Gesù può trovare la sua origine proprio in questa equivalenza massa-luce?
L’alchimia operativa ha come fine quello di creare un veicolo incorruttibile, o Corpo di Gloria, le cui molecole siano di una struttura atomica più leggera, molto simile a quella che costituiva le particelle addensate, prima dell’espansione dell’Universo.
Dove c’è massa c’è energia e dove c’è energia senza massa questa energia è infinita; è il processo di ritorno al principio, all’unità, all’infinita potenzialità.
L’infinito in matematica si esprime con un otto rovesciato , simbolo che richiama alla memoria i nodi d’amore della Tradizione esoterica occidentale; è pensabile a questo punto che la correlazione analogica che intercorre tra l’infinito matematico, e l’infinito dei simbolici nodi ,attribuisca all’amore non più una valenza di sentimento astratto inesprimibile nelle sue diverse manifestazioni; bensì la frequenza ideale della materia eterica per poter creare; ricordando che per eterico s’intende ciò che arde, o comunque produce calore. È in ragione di ciò che il Sommo Poeta decantava l’amore come la forza che muove il sole e l’altre stelle?
Sole, pianeti, stelle, tutto si muove in tondo, e l’utilizzo di un tempo immaginario come artificio per constatare realtà intuite, porta gli scienziati a considerare lo spazio ed il tempo una sfera; una dimensione finita ma illimitata, senza condizioni a contorno , come si usa in gergo fisico-matematico, cioè senza inizio ne fine della sua superficie.
Ogni cosa che si compie e si realizza possiede una nascita, uno sviluppo e una morte, all’interno di un contesto specifico ma che ha tuttavia possibilità illimitate di manifestazione; potrei dire innumerevoli opportunità di riproporsi, migliorarsi ed infine evolversi; il tutto in maniera autonoma, senza interventi dall’esterno.
La rotondità delle forme è perciò sinonimo di eternità. L’uovo che la scienza alchemica allegoricamente pone come cellula primordiale in cui è contenuta l’Arte della vita e che trova la sua fonte nel nucleo aureo(il tuorlo); è il seme che conserva tutta la memoria per dare origine alla pianta,all’animale o all’essere che verrà.
Analogamente se la Terra come pianeta è paragonabile all’uovo per la mancanza di condizioni iniziali della sua superficie,essa è comparabile ad una cellula dell’Universo, ed è una matrice dove esiste un nucleo di fuoco che produce tutte le condizioni, e attua tutte le operazioni potenziali a creare un nuovo Universo.
Tutto è in uno e l’Uno in tutto.
Il Filosofo che si connette con le leggi della natura, necessita del fuoco del suo nucleo per ricreare se stesso; tuttavia il ritmo delle stagioni cela a lui questa fonte ignea rappresentata dal Sole nei mesi più freddi. Egli è in lutto per questa apparente morte dell’astro, ciò nonostante la sua non è una condizione di sofferenza come la parola farebbe intendere,bensì egli possiede il metodo per riconquistare il nucleo aureo; perché è col battere, col rompere la dura scorza della materia grezza che raggiunge il centro. Come le comete che attraversando i profondi spazi siderali nel nero del lutto cosmico, talvolta impattano con la superficie dei pianeti e vi depositano gli elementi fondamentali a far nascere la vita.
Lutto, da un’antica radice Leug che vuol dire rompere.
Da quanto esposto osserviamo che nel medesimo spazio esistono tutti i piani d’esistenza della materia; per cui se consideriamo il corpo umano come una superficie chiusa, e quindi si possa partire da un punto e ritornare ad esso seguendo una linea sinuosa e continua, s’intuisce che le proprietà che la materia assume con i suoi processi chimico-fisici, elettromagnetici fino alla più alta vibrazione dell’unità elementare, si manifestano in un’area precisa e delimitata.
Perciò la massima sublimazione di una qualsiasi massa, attraverso successive trasmutazioni fino a divenire pura energia, rappresenta il processo di ricongiunzione al Divino, e tutto avviene nell’uomo e non al di fuori di esso.
L’uomo scienziato e l’uomo filosofo, non differiscono fra loro, perché ciò che li porta ad interrogarsi sulle leggi che regolano la vita e conseguentemente a formulare idee e teorie derivanti dall’osservazione e dall’esperienza, nell’onorevole tentativo di migliorare e far evolvere la propria e l’altrui esistenza; nasce dall’irrefrenabile incoraggiamento, proveniente dalla loro interiorità, che li sprona a percepire i richiami di quella intima sorgente da cui sprigiona l’intuizione.
Essi sono prima di tutto pensatori, perché il pensiero è l’atto che permette l’estrazione del fluido intelligente dalla Luce. La Luce li coinvolge e li appassiona, perché lo studio della Luce nel cosmo, per lo scienziato, è pari alla ricerca del mercurio filosofico che è pure Luce, per l’alchimista.
Oggi sappiamo che alla presenza di corpi aventi massa, la direzione della Luce s’incurva, come ad adattarsi alla superficie di questi; il fenomeno spiegherebbe l’equivalenza fra accelerazione e gravità.
Se ad esempio la luce di una stella che passa vicino al Sole è deflessa, ciò è dovuto al fatto che la massa del Sole incurva lo spazio-tempo. Sostanzialmente la materia distorce lo spazio-tempo.
Secondo la Tradizione Esoterica la curva è considerata femminina quindi con proprietà ricettive; una matrice. Se questo fenomeno di aderenza alla materia fisica da parte della Luce, osservabile nella mobilità del cosmo, lo riconducessimo all’interno del nostro intimo cosmo, potremmo, per effetto dell’assioma Universo macrocosmo- Uomo microcosmo, dedurne che essa si comporti nello stesso modo.
La luce irrorata negli spazi interiori, incontrando la fisicità del corpo, vi si adatta, e continuamente proiettata all’interno rimane imbrigliata in un contesto definito;


essa viaggia di continuo all’interno del corpo umano ed interagisce con la sua massa adattandosi ai suoi contorni, cosicché questo ne diventa il suo contenitore.
Con la teoria della relatività, spazio e tempo sono interconnessi; incurvandosi divengono parte integrante e attiva degli eventi. La curva implica quindi partecipazione all’azione e sua individualizzazione, di conseguenza la Luce è il veicolo di questi eventi, ne è la memoria e ne conserva l’essenza eterica, spiritualizzata, in funzione del fatto che ogni cosa esistente lo è per il risultato che si produce per mezzo di un attrito dal quale si genera calore; nella Luce rimane quindi impresso il momento generativo di tale risultato, la memoria ignea, ovvero il suo concepimento.
La fecondazione di un pensiero o di un intento, immessi per mezzo del “Verbo” nel nostro essere, va ad ossigenare la memoria della nostra Luce; più concepimenti elevati ci sono più la Luce si potenzia e più la massa cui viene a contatto assorbe questa energia sempre più elevata nelle sue vibrazioni a tal punto che la materia si trasmuta nella Luce stessa.
Assistiamo ad un separando alchemico dove lo spesso lascia a poco a poco spazio al sottile, fenomeno espresso nella formula della relatività con C2 ovvero la velocità della Luce che replica se stessa:3oomila X 3oomila= 9…, numero che rivela il tempo necessario a che ogni cosa si realizzi; da cui ne consegue che alchemicamente un separando è frutto non di una divisione, o di una sottrazione, ma di una moltiplicazione, il cui simbolo X richiama ancora una volta il comportamento delle particelle nel loro processo di evoluzione.
E’ la croce di S. Andrea, è il gioiello del M.D.C. del Mago a cui è concesso irrorare con la sua saggezza e memoria ogni angolo del Tempio, è il potere del mercurio dei filosofi che feconda ogni cellula del nostro corpo.
A velocità costante (3oo.ooo Km. al secondo) la materia è alla sua massima frequenza vibratoria, infatti si trasforma in pura Luce, pura energia infinita potremmo dire: Dio E’, energia, è colui che E’, non principio, non fine.
E=MC2: la E di energia diventa E’ con l’accento, cioè voce del verbo essere, grazie ad una asticella che ha la sembianza, se pur stilizzata di uno spermatozoo; paragonabile a sua volta allo Yod ebraico del nome di Dio.
L’energia diventa Dio per (X) mezzo di una virgoletta; la radice di questa parola adduce a Vir cioè Uomo ed in particolare al suo attributo sessuale, in quanto etimologicamente la parola virgola è un diminutivo di virga che rimanda a verga, con la quale spesso si fa riferimento all’organo riproduttivo maschile.
Se l’uomo è emanazione di Dio-E’, e si manifesta per mezzo della virgola, egli possiede in se una forza potenziale che può trasformare la sua E in E con l’accento; deve perciò applicare la stessa virgola all’energia che egli gia è.
E è energia indifferenziata, che tutto permea, mentre E’ diviene energia fissata intelligentemente, un’energia cosciente della sue potenzialità, che può creare ciò che vuole perché sorgente attivata di ogni forma. Nella E’ si esclude qualsiasi possibilità del divenire, anche se ne è la fonte, in quanto tutto è contenuto in essa come monade ; quindi nella pura Luce che è E’ non ci sono più elaborazioni di prodotti derivanti da forze interconnesse, ma solo la potenzialità di esse; cioè la Volontà.
Vorrei che la Volontà divenisse la fonte cui si abbeverasse l’umanità, per compiere il tanto agognato salto qualitativo; soprattutto in questo momento della sua storia così delicato, affinché apra finalmente gli occhi e si renda conto dei veri insegnamenti che la vita intorno ad essa, continuamente si sforza d’impartirle; ed in particolare uno, che racchiude in se tutti gli altri: Non separi più l’uomo ciò che Dio ha unito per sempre.
Con Amore e Luce
SIMEON