L’Apocalisse di Giovanni è senz’altro tra i capitoli più interessanti e criptati della Bibbia.
Molti sono stati i tentativi di interpretazione del messaggio che appare celato sotto “il velame de’ li versi strani”, pertanto in questo contesto non vogliamo soffermarci ulteriormente, quanto invece indicare dei suggerimenti che possano facilitarne il lavoro di decodificazione a chi ne fosse interessato.
I 24 Saggi, William Blake
Innanzi tutto bisogna dire che l’esperienza che Giovanni racconta aver vissuto può essere sperimentata da tutti. Fermo restando che la narrazione di tale esperienza cela il suo significato concreto con molti simboli, dobbiamo far ricorso alla legge di analogia per rapportare tali simboli all’uomo stesso. Infatti, ed è questa la prima chiave, è proprio l’uomo ad essere il soggetto principale di tutta l’Apocalisse, perché il messaggio nascosto è rivolto a lui per una sua evoluzione spirituale. E’ una rivelazione delle sue intime potenzialità per assurgere ad uno stato di coscienza superiore (Apocalisse = togliere il velo).
Il progetto che si propone è il lavoro su sé stessi al fine di modellare la dura pietra informe che sta ad indicare lo stato caotico in cui si trovano gli elementi che compongono il corpo umano.
E’ un percorso solitario durante il quale il ricercatore opera all’interno della sua “officina” (corpo), coadiuvato dalle proprie e sole energie che condensate simbolicamente nei tre fuochi che la tradizione ci tramanda, rappresentano nell’uomo la volontà, le emozioni e l’intelletto.
Se è possibile per ognuno elevarsi alla statura del Cristo, è bene vedere nella sua immagine riportata nel testo, non l’uomo biblico, ma ciò che egli simboleggia, cioè il principio eucaristico presente in ogni essere umano, officiando il quale si ha la possibilità di trasformare i vizi in virtù e quindi realizzare la Grande Opera di elevazione spirituale nell’uomo.
Questa progressiva trasmutazione va ad influenzare i sette centri energetici più importanti che egli possiede e che analogamente nell’Apocalisse sono rappresentati dalle Sette Chiese. L’apertura di questi permette che essi si esprimano alla massima potenzialità, a cui fa seguito di conseguenza un risveglio della memoria e della coscienza, stato dell’essere a cui ognuno deve mirare per divenire una colonna del Tempio di Dio.
E’ necessario quindi, per mettere ordine nel proprio caos, affrontarlo, affinché si riesca ad individuare ciò che non si confà più alle nostre necessità di uomini proiettati verso un proprio miglioramento e, come una vecchia zavorra, distaccarsene.
Tutto ciò che è vecchio va combusto e trasformato e dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice, rinascerà una nuova coscienza.
Molti sono i simboli che nel testo alludono a questo processo di trasmutazione che si deve compiere; ad esempio i cavalli di diverso colore o la presenza dei quattro animali (leone – vitello – uomo – aquila) i quali rappresentano i quattro elementi (Fuoco – Acqua – Aria – Terra), di cui l’uomo è composto e sui quali si deve lavorare per raffinarli.
Il progressivo avanzamento di quest’opera di trasformazione, scorrendo i vari capitoli, è scandito da una ritmata alternanza di situazioni catastrofiche e dalle forti emozioni, cui fanno seguito invece momenti di pace e appagamento spirituale; tanto sembra dover attraversare e sperimentare l’adepto affinché la conquista della propria “giustizia” o stato di grazia che deve sbocciare in lui, trovi il terreno fertile per abbattere “Babilonia”, e far sorgere la “Gerusalemme Celeste”.