NUOVA ERA

LA MERKABA-ATTIVAZIONE

La merkaba è una delle più antiche e segrete conoscenze riguardo alla nostra essenza, alla parte più divina del nostro Essere. Essa è anche legata alla conoscenza di un altro simbolo ricco di significati: il fiore della vita; un simbolo che si può trovare nei reperti antichissimi di tutte le civiltà del nostro globo, dalle piramidi egizie, a quelle sudamericane, da creta all’antica grecia, dall’estremo oriente al medio oriente.
Merkaba significa mer, ka, ba è un campo di energia altamente spirituale, presente in tutti ma in una fase latente o ‘addormentata’.

La forma della Merkaba è come una stella formata da due tetraedri interconnessi, cioè due piramidi a base triangolare (tetraedri) una dentro l’altra, che viene chiamata ‘stella tetraedro’. In realtà la merkaba è formata da tre stelle-tetraedro, una fissa relativa al corpo fisico, una che dovrebbe ruotare verso sinistra, relativa al campo elettrico e all’energia maschile, la terza che dovrebbe ruotare verso destra, in senso orario, relativa al campo magnetico e all’energia femminile.                                                                Utilizzata fin da tempi remotissimi, la Merkaba è una meditazione dagli effetti estremamente forti, indicata per il periodo temporale in cui ci “veniamo a trovare”. E’ ormai assodato che l’umanità e con essa tutto l’universo, si sta preparando (o meglio sarebbe dire “si dovrebbe preparare”) ad un salto dimensionale previsto a breve termine. Con questa evoluzione si arriverà a raggiungere una dimensione nuova, differente, più completa, che ci permetterà di comprendere meglio la profondità dell’esistenza insieme ad altri arricchimenti personali.
Alcuni chiamano questo salto dimensionale “il ritorno a casa”, intendendo con questa definizione la possibilità che ci viene data di avvicinarsi ancora di più alla nostra essenza profonda, quella che ci tiene in stretto contatto con l’Universo; non dimentichiamo che noi siamo parte dell’universo, ma con esso siamo una cosa sola, praticamente indivisibile. L’argomento è serio, complesso e può incutere timore, ma non spaventiamoci. L’utilizzo della Merkaba ci prepara a questo salto dimensionale.

MEDITAZIONE
La Merkaba – I primi sei respiri
La Merkaba consta di diciassette respiri che vanno praticati seguendo una metodologia precisa.
In questo intervento impariamo come effettuare i primi sei respiri. Pur trattandosi di respiri, essi richiedono una preparazione a monte, a livello mentale. L’attivazione della Merkaba, come in altre tecniche di meditazione, si basa in primo luogo sulla visualizzazione. Visualizzare significa dare forma alle energie che verranno chiamate in causa. La visualizzazione potenzia l’efficacia e la durata delle meditazioni, quindi anche della Merkaba.
Nel nostro caso, l’elemento da utilizzare è un doppio tetraedro. I due tetraedri rappresentano la parte maschile e la parte femminile di ogni essere e la loro interazione nell’universo. Il nostro corpo fisico va immaginato all’interno di queste figure geometriche come segue: la base del tetraedro superiore, definito “del cielo”, si trova all’altezza delle ginocchia e la sua punta superiore si estende per un palmo di mano sopra la testa. La figura inferiore, tetraedro “della terra”, si estende dalla linea dei capezzoli fino ad un palmo sotto i piedi.
Ora siamo pronti per effettuare i primi sei respiri: essi servono per purificarci da eventuali “sporcizie” energetiche che sono presenti nel nostro corpo. Ci mettiamo in posizione a noi comoda, in cui il nostro corpo sia rilassato in ogni sua parte.
Sgomberiamo la mente da ogni pensiero… con i palmi delle mani rivolti verso l’alto, uniamo il pollice con l’indice, senza fare eccessiva pressione, chiudiamo gli occhi e pronunciando a mente le parole “tetraedro del sole” visualizziamo la parte superiore della figura che si riempie di luce bianca mentre inspiriamo lentamente.
Nell’iniziare l’espirazione, pronunciamo a mente la frase “tetraedro della terra” e visualizziamo la parte inferiore della figura riempirsi di luce bianca. Quando siamo al termine dell’espirazione, trattenendo il respiro, immaginiamo di riempire la parte inferiore della figura di colore grigiastro e quando questa è piena, muovendo gli occhi rapidamente dall’alto al basso, di lasciare uscire le impurità.
Ripetiamo questa fase per sei volte, ogni volta variando la posizione delle dita delle mani che si toccano (vale a dire, pollice-indice, pollice-medio, pollice-anulare, pollice-mignolo, poi di nuovo pollice-indice, pollice-anulare e pollice-medio. Alla fine dei sei respiri, dobbiamo trovarci con il pollice ed il medio che sono a contatto.
Con questa fase, abbiamo completato i primi sei respiri della Merkaba. A presto con la seconda serie di respirazione.

La Merkaba – La seconda serie di otto respiri
Si tratta di otto respiri, che andranno eseguiti in successione ai primi sei che abbiamo visto nell’intervento precedente.
Sono suddivisi in tre gruppi, il primo dei quali costituito da quattro respiri. Per effettuare questi respiri, dobbiamo prima di tutto cambiare la posizione delle dita delle mani. Precedentemente, avevamo unito il pollice di ogni mano con le altre dita, seguendo la respirazione, passando dalla combinazione pollice-indice a pollice-medio e così via, fino a completare la serie di sei respiri. Ora uniremo il pollice, l’indice ed il medio delle mani e rimarremo in questa posizione per tutti i seguenti otto respiri.
Immaginiamo di visualizzare un canale luminoso lungo la spina dorsale, e nello stesso tempo una sfera all’altezza dello stomaco. Effettuiamo quattro respirazioni consecutive, facendo entrare l’aria dal naso e uscire dalla bocca; ad ogni respiro, la sfera che abbiamo nella pancia si ingrandisce e diventa sempre più luminosa. Nel terminare il quarto respiro, espiriamo con forza, come se dovessimo “sputare” qualcosa dalla bocca.
Rimanendo con le dita sempre nella posizione sopra descritta, effettuiamo tre respiri consecutivi di “rilassamento”, seguiti da un respiro con il quale immaginiamo di portare la sfera tutt’ora presente sulla nostra pancia, all’altezza del cuore.
Non è difficile, no? Vi ricordo che imparare la Merkaba in questo modo non significa attivarla, l’attivazione avviene quando si eseguono le respirazioni in maniera continuata, dall’inizio alla fine.

La Merkaba – Gli ultimi tre respiri
Ci siamo! Siamo pronti per l’ultima serie di respiri che compongono la Merkaba! La parte più bella, più intensa ed efficace! Composta “solo” da tre respiri, ma sono i respiri che permettono di accendere l’astronave e di partire per la nuova dimensione.
Ricordiamo che la Merkaba è una tecnica di meditazione che permette di elevarci, e di passare dalla terza dimensione, quella in cui ci troviamo ora, alla quarta dimensione, che implica un’enorme salto evolutivo. Per questa ultima serie dobbiamo cambiare la posizione
delle mani: l’uomo deve mettere il dorso della mano sinistra sopra il palmo della mano destra, le dita si fermano alla base della mano destra. Per la donna, è l’opposto… la mano destra sopra la sinistra. Uniamo poi le punte dei pollici, senza esercitare troppa pressione. Immaginiamoci all’interno del tetraedro di base, il triangolo con il vertice superiore deve iniziare dalle nostre ginocchia e terminare un palmo di mano sopra la nostra testa; il triangolo inferiore inizia dalla linea dei capezzoli e termina un palmo di mano sotto i piedi. Con il primo respiro, ripetiamo a mente “stessa velocità”: questo fa si che le due figure geometriche ruotino, uno in senso orario e l’altro in senso opposto, alla stessa velocità. inspiriamo ed espiriamo lentamente. Con il secondo respiro, ripetiamo a mente “trentaquattro ventuno”: in questo modo le due parti della figura aumentano velocità ruotando uno più veloce dell’altro.
Completiamo il respiro, e quando iniziamo l’ultimo respiro, ripetiamo “nove decimi la velocità della luce”. In questa fase potremmo avvertire la sensazione di essere dentro ad un “frullatore”. Questo perché abbiamo attivato appieno l’energia della Merkaba che ora è pronta a dare i suoi risultati.
Può accadere che avvertiamo la sensazione di cadere o di essere “sparati” da qualche parte, non preoccupiamoci… la nostra “astronave” ci sta già accompagnando nel nostro viaggio.
Ora che abbiamo attivato, attraverso l’esecuzione di tutti i respiri, la Merkaba, essa va “mantenuta” ripetendo la procedura entro 48 ore, almeno per un mesetto. Se ciò non avviene, essa perde di efficacia e bisogna ripartire daccapo. Trascorso questo periodo di consolidamento, la Markaba può essere richiamata mentalmente attraverso la parola stessa “Merkaba”, e gli effetti sono esattamente quelli ottenuti dall’esecuzione della respirazione completa.

Questa può essere una musica appropriata se si ama l’accompagnamento musicale durante meditazione.

Insegnamento della Chimica Superiore

(Per affermare l’analogia tra la verità della Naturae la verità della Fede)

D- Chi sei?

R- Sono un uomo che conosce la Luce e vi aderisce.

D- Chi è un uomo di questo genere?

R- E’ chi, dopo aver riconosciuto la Luce, ne viene illuminato e vi aderisce intensamente e che ne pratica tutto ciò che l’antica ed autentica comunità di luce ha sempre saputo e praticato, che sia scritto nel libro della Luce o meno.

D- Qual è il segno distintivo di un praticante della Luce?

R- La conoscenza del segno della Croce in natura, il grande simbolo della Forza di Equilibrio, della separazione del puro dall’impuro, del perfetto dall’imperfetto; il fatto che eviti di compiere opere non autentiche e di commettere errori, unanimemente riconosciuti come tali dai veri maestri dell’autentica comunità della Luce.

D- Come si definisce l’aderente alla Luce?

R- Si definisce con il grande segno della Croce di natura, con il segno della grande forza di equilibrio, egli dice e compie ogni cosa nel nome o secondo gli attributi del Fuoco, della Luce, e dello Spirito e cosi conduce tutto verso il suo Amen e verso il suo fine.

D- Quanti sono i capitoli dell’autentica comunità di Luce, che ogni aderente della Luce deve riconoscere?

R- Sono cinque, il primo riguarda la vera convinzione e la fede, o l’adesione alla Luce;  il secondo i sette mezzi per ottenere la Luce; il terzo i dieci comandamenti della Luce; il quarto la conoscenza della forza creatrice che agisce e della forma pura che riceve; il quinto la scienza dell’equilibrio della Luce.

I CAPITOLO

Dell’adesione alla Luce

D- Qual è il primo capitolo dell’autentica dottrina della Luce?

R- L’adesione alla Luce è la conoscenza di essa; poiché senza questa adesione e questa conoscenza, non è possibile mettere in moto una forza, realizzare o portare a termine alcunché.

D- A cosa deve credere ed aderire ogni figlio della Luce?

R- A tutto ciò che gli uomini di Luce hanno insegnato e redatto nei dodici articoli dell’autentica comunità di Luce.

D- Quali sono gli articoli dell’autentica comunità di Luce.

  1. Aderisco e credo ad una forma creatrice del fuoco, che ha fatto nascere il cielo e la terra, o ancora all’Extensum e al Concretum e a ciò che è  volatile e a ciò che è fisso.
  2. Aderisco e credo anche ad una Luce prodotta da questa forza del fuoco Luce che è la Signora dell’universo e la forza onnipotente della natura.
  3. Questa Luce pura emanata dal fuoco, viene ricevuta dallo spirito più puro e nasce dalla forma più pura.
  4. Tuttavia essa ha dovuto soffrire nel regno dell’impuro; è stata dissolta mortificata e nascosta sotto terra.
  5. Allora la Luce discende nelle profondità della materia; e dopo tre 3 periodi, cioè dopo 3 riunificazioni di tre forze spirituali con 3 forme purificate, si erge nascendo a nuova vita.
  6. Si eleva fino alla perfezione suprema, in quanto forma brillante del fuoco onnipotente.
  7. Dopo aver raggiunto questa perfezione suprema, essa è in grado di infondere la vita in tutto ciò che è morte e rendere perfetto tutto ciò che è imperfetto.
  8. Credo allo spirito di Luce emanante dal fuoco e dal calore e lo conosco.
  9. La santa, universale e vera comunità di Luce, associazione ed unione di coloro che sono capaci di Luce.
  10. Abolizione delle malattie e della miseria.
  11. Rinnovamento del nostro essere.
  12. Suprema felicità della vita.

D- Qual è il contenuto principale di questi dodici articoli?

R- Consiste, per colui che è capace di Luce, nel seguire le leggi della Luce che riconosce per mezzo della ragione e che pratica di sua volontà; sarebbe come dire che esiste una sola forza universale, una nella sostanza e nell’essenza, ma, nello stesso tempo, tripla nella sua evoluzione; forza del Fuoco in quanto forma creatrice; forza di Luce in quanto forza di unione; e forza dello Spirito emanante dal Fuoco e dalla Luce, in quanto forza in grado di formar ogni cosa.

Questo spirito che emana conduce tutto alla perfezione, e con mezzi conformi al conseguimento del fine supremo.

II CAPITOLO

Dei 7 mezzi per ottenere la Luce

D- Quale è il secondo capitolo della dottrina della vera comunità di Luce?

R- Riguarda i 7 mezzi per ottenere la Luce, mezzi che la comunità ritiene eccellenti e santi.

D- In che cosa consiste un tal mezzo?

R- Si tratta di un azione visibile attraverso la quale una forza invisibile realizza una perfezione interiore.

D- Quali sono questi mezzi?

R- Sette; e sono analoghi ai sette sacramenti.

  1. Il battesimo con l’acqua e la luce.
  2. La confermazione della materia secondo l’acqua e la luce.
  3. La purificazione.
  4. L’acquisizione della Luce dell’alto nell’essenza e nella sostanza.
  5. La santificazione e perfezionamento dell’oggetto.
  6. L’olio dell’alto.
  7. L’associazione del fuoco e della luce in un corpo perfetto.

D- Cosa è il battesimo con la luce?

R- E’ il primo e il più necessario dei mezzi di associazione; grazie ad esso la materia viene purificata dall’acqua e dalla parola che agisce sull’acqua ed è riprodotta come corpo nuovo e perfetto nell’essere di luce.

D- Cosa è la confermazione?

R- La confermazione attraverso la Luce è un mezzo di associazione, con il quale la materia, preparata come detto sopra, viene fortificata dall’olio di luce e dallo spirito che vi si trova infuso e viene resa maggiormente capace di perfezione.

D- Quale è il terzo mezzo di associazione?

R- E’ quello attraverso il quale la luce ed il fuoco, sotto l’aspetto formale dei principi del pane e del vino, ricevono la loro essenza, se un sacerdote ordinario della natura e in grado di trasformare questi principi sull’altare.

D- Il quarto mezzo di associazione?

R- E’ il mezzo grazie al quale un sacerdote della natura, capace di luce, purifica la materia ricettiva alla luce e toglie tutti gli effetti dell’imperfezione.

D- Quale è il quinto?

R- E’ il mezzo di associazione grazie al quale la forza pura della Luce, sotto forma d’olio, si eleva fino alla perfezione delle forze guaritrici.

D- Quale è il sesto?

R- Il sesto è quello grazie al quale la materia viene santificata e resa capace di luce per mezzo di sette forze attive.

D- Quale è il settimo?

R- E’ la perfetta unione della Luce con il Fuoco grazie ad un essere intermedio che emana dalla luce e dal Fuoco e che realizza la più perfetta di tutte le unioni.

III CAPITOLO

Dei dieci comandamenti della Luce.

D- Quale il terzo capitolo della comunità della Luce?

R- I dieci comandamenti della Luce, riguardo ai quali è scritto: se vuoi realizzare qualcosa, realizzala eseguendo i comandamenti o la legge.

D- Quali sono i dieci comandamenti della Luce?

R- Sono i seguenti:

  1. Vi è una sola materia.
  2. Le proprietà di questa materia devono essere utilizzate nell’ordine.
  3. In 6 azioni la materia compie il suo lavoro giornaliero poiché tre forze producono tre esseri, essa si riposa con la settima forza, nella completezza delle sue azioni; questa settima forza deve essere santa per te come un sabbat della Luce.
  4. La Luce ed il Fuoco, in qualità di elemento passivo ed attivo, devono ispirarti rispetto, poiché il Fuoco è l’elemento maschile e la luce l’elemento femminile – sono il padre e la madre di tutte le cose.
  5. Non rapire alla luce ciò che vivifica in modo che la materia che deve essere sublimata non muoia.
  6. Non compiere la tua opera in un ordine diverso da quello stabilito. Ogni cosa ha i suoi tempi e le suo rotazioni. E’ tuo dovere unire le forze disperse.
  7. Non sottrarre le loro proprietà alla luce e al fuoco: è dovere del saggio farle agire interamente, egli lascia a ciascuno ciò che gli appartiene.
  8. Non prendere per vera una falsa apparizione, e non accettare nulla di impuro e di estraneo, che non sarebbe in grado di assorbire la Luce, affinché l’artificio non ti dia una falsa immagine.
  9. Lo spirito che emana dalla Luce e dal Fuoco, non desidera alcuna cosa che abbia legami con altro e che non ne sia staccata.
  10. D’altronde questo spirito non desidera alcuna materia che gli sia estranea e non simile.

D- In che cosa consiste il principale contenuto di queste leggi della Luce?

R- Nel fatto che la luce deve penetrare interamente la materia o sostanza in modo che il Fuoco sia totalmente unito alla luce, e che lo spirito emanante dalla Luce e dal Fuoco vivifichi interamente la materia. Questa è la prima legge, la seconda è simile alla prima ossia: devi trattare allo stesso modo la materia sulla quale lavori ed ogni altra essenza, che tu voglia condurre alla perfezione.

Tutta la scienza della luce si collega a queste due condizioni principali e cosi tutti coloro che vi aderiscono.

D- Quali sono i comandamenti della comunità della luce che lavora?

R- Sono in numero di cinque.

Innanzitutto Rispetta come sacri, i momenti di riposo dal lavoro poiché la luce ha i suoi sabbat e il lavoratore li deve festeggiare.

In secondo luogo: nel corso di queste feste della Luce, consacra la sostanza del santo sacrificio, lascia che attraverso l’acqua e la luce il puro si separi dall’impuro, l’attivo dall’inerte.

In terzo luogo: nel tuo lavoro astieniti da tutto ciò che è contrario alla legge della Luce, sia nelle forze e nelle azioni, sia nelle forme e nelle essenze delle cose; questi sono i quattro fondamenti della scuola di luce.

In quarto luogo: prova almeno una volta l’anno a discutere con un amico dei progressi ragionevoli che fai, e a scoprire ciò che ti ostacola, in modo che tu abbia un sostegno sul tuo cammino, che ti conduca alla perfezione.

In quinto luogo nelle epoche che la ragione ti indica astieniti tanto dall’aprire agli atri il tuo cuore quanto dal legarti prematuramente.

D- Perché bisogna rispettare i comandamenti della comunità di luce dei veri conoscitori della natura?

R- Perché le leggi della Luce o condizioni della Luce impongono che l’uomo non obbedisca solo a ciò che è necessario all’interno della natura, per raggiungere il fine ultimo, ma anche a ciò che esige da lui esteriormente per questo scopo; infatti il quarto comandamento della Luce tiene conto di queste esigenze e chiunque non rispetti i comandamenti e i buoni precetti, sarà considerato un profano ed un uomo di sola carne che ignora le leggi dello spirito.

IV CAPITOLO

 D- Quale è il quarto capitolo della comunità Luce dei veri conoscitori della natura?

R- E’ la conoscenza dell’analogia del santo Paternoster originale e del santo saluto angelico originale con la forza naturale e la forma naturale più pura.

D- Qual è questa analogia?

R- Forza suprema della Luce, tu che sei il divino nella natura e che risiedi nelle profondità di questa come nel cielo, che siano santificati i tuoi attributi ed i tuoi precetti.

Ovunque tu sia, sei perfetto; che il regno della tua conoscenza arrivi tra i tuoi.

Che in ogni lavoro, la nostra volontà sia unicamente la tua, forza di Luce che agisce per mezzo di te stessa!

E come realizzi tutto nella natura intera, realizza tutto, ugualmente, nel nostro lavoro.

Donaci la rugiada del cielo ed il grasso della terra, i frutti del Sole e della Luna, che provengono dall’albero della vita.

Perdona tutti gli errori che abbiamo commesso, per la nostra ignoranza, nella nostra pratica, come noi tentiamo di illuminare coloro che ancora sono in assenza di Luce, non ci abbandonare alla nostra presunzione, al nostro sapere, ma liberaci da ogni male con la realizzazione della tua Opera.

Amen.

  ANALOGIA DELL’AVE

Sii la benvenuta, sorgente pura di movimento spontaneo, forma pura capace di ricevere la Forza di Luce!

A te sola si unisce la Forza di Luce di tutte le cose.

Di tutte le forme ricettive, tu sei la più felice, e santo è il frutto che ricevi, le essenze della luce e della sostanza del calore unite. Forma pura, che hai generato l’essere più perfetto sollevati per divenire forza di luce per noi, durante il nostro lavoro e nell’ora in cui realizzeremo la Grande Opera!

D- Qual è il principale contenuto di tutto il Paternoster dei figli della Luce e della sua analogia in natura?

R- Essi benedicono per la totalità dei beni spirituali e temporali e soprattutto benedicono per la salute dell’anima e della vita, per ottenere da Colui che è la forza di luce suprema – il divino nella natura – la Grande Opera, pregano perché Dio li guidi verso la saggezza, li preservi dagli errori nel loro lavoro ed insegni loro ad essere caritatevoli verso gli altri uomini loro fratelli, in modo che sia realizzato ciò che Dio ha promesso ai discendenti di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe e venga attuata l’alleanza di Dio con gli uomini.

D- Perché i figli della Luce hanno un analogia con il saluto angelico?

R- In modo che essi ammirino non solo la grandezza di Dio nella forza onnipotente della natura, in quanto l’energia Cristica ne è la massima espressione, ma così che riconoscano anche la matrice femminile più pura la cui analogia è Miriam, e alla quale si è unita la forza maschile Superiore per produrre ciò che di più perfetto esiste.

Poiché come lo Spirito Maximus, è unito a Miriam per produrre l’uomo spirituale perfetto, così lo spirito più puro della natura si unisce alla materia più pura per produrre la forma fisica più perfetta, colui che redenta se stesso che conduce alla perfezione tutti gli altri esseri fisici, cosa che costituisce il segreto dei saggi.

Ecco perché questa arte non può essere compresa che da colui che segue la forza Cristica e le analogie della tradizione esoterica/alchemica, che ci conducono alla conoscenza suprema; parimenti l’esperienza acquisita dai figli della Luce, li conduce sempre per analogia, alla conoscenza dei più alti misteri.

D- E’ sufficiente che un figlio della Luce sappia e conosca tutto ciò che è prescritto?

R- No! Non è sufficiente, deve anche praticare e dimostrare la sua conoscenza attraverso le sue opere; proprio su di questo è fondata la scienza divina universale dello equilibrio e armonia dei figli di Luce, scienza analoga alla giustizia.

V CAPITOLO

D- Quale è il quinto capitolo dei figli di Luce?

R- E’ costituito da due parti, in quanto un aderente alla luce, deve per mezzo della grazia proveniente dall’alto che è la nostra rugiada la nostra  +  equilibrante, purificare ovunque l’impuro e realizzare il bene; perché la conoscenza deve andare di pari passo con l’esecuzione; ciò significa che la teoria e la pratica devono concordare; ma non è sufficiente per colui che conosce la Luce, conoscere l’arte, egli deve anche saperla praticare, il solo sapere non basta, è necessaria anche la pratica.

D- Quale è il male che bisogna maggiormente evitare nella scienza della Luce?

R- Ciò che rischia di privare l’uomo di questo bene naturale supremo che è la più alta perfezione della natura.

D- Quali sono i principali errori che si possono commettere nell’operazione?

R- Sono le azioni che – sia riguardo l’Operazione, sia riguardo l’utilizzazione del tesoro ottenuto dalla Operazione – sono contrarie ai fini di Dio; più precisamente, sono i seguenti:

L’eccessiva sublimazione attraverso il Fuoco.

L’eccessiva concentrazione.

L’eccessiva parsimonia di materia.

Il sovraccarico.

L’infiammazione.

Il raffreddamento.

Riguardo a questi errori che possono ostacolare la sublimazione della materia, è così scritto; coloro che li commetteranno non otterranno la perfezione della natura fisica.

D- Quante sono le infrazioni o gli errori chimici, contro lo spirito della natura?

  1. Costruire tutto su questo spirito, presuntuosamente, senza indulgenza e senza  ragione, peccare contro la sua misericordia.
  2. Disperare appena non si vede immediatamente l’effetto.
  3. Opporsi alla conoscenza delle verità chimiche.
  4. Invidiare i fratelli per la grazia di cui beneficiano.
  5. Indurire il proprio cuore contro le esortazioni più salutari.
  6. Permanere nell’ignoranza.

Queste infrazioni sono senza comprensione perché non potranno mai essere compensate dall’Opera.

D- Quali sono le infrazioni contro il cielo?

  1. Distruggere deliberatamente l’Opera.
  2. Profanare l’Opera.
  3. Abusarne per prevaricare gli uomini.
  4. Non dare a colui che vi ha partecipato il meritato corrispettivo.

D- Quali sono i peccati chimici contro gli altri?

  1. Consigliare ad altri l’errore chimico.
  2. Incitare altri al peccato.
  3. Consentire l’altrui errore.
  4. Lodare gli altri errori.
  5. Tacere di fronte all’errore di altri.
  6. Chiudere gli occhi sull’errore di altri.
  7. Partecipare all’errore altrui.
  8. Difendere questi errori.

E’ cosi che diventiamo partecipi degli errori altrui, come se li avessimo commessi noi stessi.

D- E’ sufficiente una volta realizzata l’Opera, abbandonare il male ed evitare il peccato?

R- No! E’ anche necessario operare la giustizia; poiché Dio accorda questa grazia al solo scopo di permettere all’uomo, così gratificato, di estendere ad altrui i frutti maturi della perfezione. Egli deve ugualmente condurre una vita giusta e pia di fronte a Dio e agli uomini e, con opere giuste, rendere onore alla sua alta vocazione.

D- Quante buone opere esistono?

R- Tre.

  1. Il saggio deve sempre orientare la sua anima verso Dio e la saggezza.
  2. Deve astenersi da tutto ciò che non è divino e saggio.
  3. Deve andare in contro ovunque ai bisogni degli uomini, suoi fratelli.

D- A cosa servono le buone opere?

R- Le buone opere servono a rendere felice tanto l’individuo quanto l’intero universo.

D- Quali sono le opere materiali di misericordia che il saggio può realizzare una volta raggiunta la perfezione suprema della natura fisica?

  1. Può nutrire gli affamati.
  2. Far bere gli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Ospitare gli stranieri.
  5. Guarire le malattie.
  6. Risvegliare la materia morta.

D- Quali opere spirituali questo saggio può praticare?

  1. Può punire il peccato.
  2. Istruire gli ignoranti.
  3. Prodigare i suoi consigli a coloro che dubitano.
  4. Consolare gli afflitti.
  5. Soffrire pazientemente le ingiustizie.

D- Quali sono le otto felicità chimiche?

R- Sono quelle che si ottengono dal godimento e dal possesso della più alta perfezione di natura, in quanto bene naturale supremo, e che Giovanni insegna nell’Apocalisse, dopo la rivelazione del Signore

  1. A colui che lo conquisterà darò da mangiare del frutto dell’albero della vita, che si trova nel paradiso del mio Dio.
  2. Colui che lo conquisterà non patirà la seconda morte.
  3. Colui che lo conquisterà darò da mangiare del pane celeste nascosto e darò una pietra bianca sulla quale sarà scritto un nuovo nome, che nessuno capirà salvo colui che possiede la pietra.
  4. A colui che lo conquisterà e che terra fede alla mia opera fino alla fine, darò la potenza sulle nazioni, egli condurrà i popoli con una verga di ferro, e li spezzerà come i vasi di un tornitore, avrà ciò che ho ereditato dal Padre e gli darò una stella del mattino.
  5. Colui che lo conquisterà sarà vestito di bianco, non cancellerò mai il suo nome dal libro della vita, e lo confesserò pubblicamente davanti al mio Padre e agli angeli.
  6. Colui che lo conquisterà sarà una colonna nel tempio del mio Dio, scriverò su di lui il nome del mio Dio, ed il nome della città santa che è la nuova Gerusalemme, che discende dal cielo e saprà il mio nuovo nome.
  7. Colui che lo conquisterà, potrà sedersi sul mio trono,  così come io siedo sul trono del mio Padre perché l’ho conquistato.
  8. Colui che sarà vincitore otterrà, per diritto di successione, tutto ciò che desidera e si aspetta da me; io sarò Dio ed egli sarà mio figlio.

D- Quali sono in quest’arte i consigli celesti?

R- Sono in numero di tre:

  1. Restate poveri nella ricchezza.
  2. Rimanere astinenti anche quando possiamo gioire di tutto.
  3. Rimanere obbedienti anche quando possiamo comandare.

D- Quali sono le 4 cose ultime?

  1. La morte in quanto mortificazione della materia.
  2. Il giudizio o la dissociazione
  3. di ciò che è celeste o vivente
  4. di fronte a ciò che è terrestre o morto.

Pensa uomo, durante il tuo lavoro, a queste quattro cose ultime e non fallirai alla tua opera. 

OSSERVAZIONI FINALI

La forza più sottile è unita magneticamente alla materia più grossolana.

La forza divisibile è della stessa natura del punto indivisibile.

La Preghiera di Dio

Io conosco la tua miseria, i combattimenti e le tribolazioni della tua anima;

la debolezza e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, le tue mancanze;

ti dico tuttavia: “dammi il tuo cuore, amami così come sei”.

Se aspetti d’essere un angelo per abbandonarti all’amore, non mi amerai mai.

Anche se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non conoscere mai, anche se sei vile nella pratica della virtù, io non ti permetto di non amarmi.

Amami, tale quale sei, voglio l’amore del tuo cuore indigente; se, per amarmi, aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.

Forse che non potrei fare di ciascun granello di sabbia un serafino raggiante di purezza, di nobiltà e di amore?

Forse che non potrei, con un solo cenno della mia volontà far sorgere dal nulla migliaia di santi, mille volte più perfetti e più amanti di coloro che ho creati?

Non sono forse l’onnipotente?

E se mi piace lasciare per sempre nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferir loro il tuo .povero amore?

Figlio mio, lascia che t’ami; voglio il tuo cuore.

Mi propongo di formarti bene: ma nell’attesa ti amo così come sei.

E mi auguro che tu faccia altrettanto; desidero vedere salire l’amore dal fondo della tua miseria.

Amo in te perfino la tua debolezza.

Amo l’amore dei poveri.

Voglio che dall’indigenza s’innalzi continuamente il grido: “Signore ti amo”.

E’ il canto del tuo cuore che mi importa.

Che bisogno ho della tua scienza e dei tuoi talenti?

Non sono delle virtù che io ti chiedo, e se te ne dessi, tu sei così debole che subito l’amor proprio vi sì immischierebbe; non preoccuparti di ciò.

Avrei potuto destinarti a grandi cose; ebbene no, tu sarai il servitore inutile; io ci prenderò perfino il poco che tu hai, poiché io ti ho creato per l’amore.

Ama! L’amore ti farà tutto il resto.

Senza che tu ci pensi.

Non cercare altro che non sia riempire il momento presente del tuo amore.

Oggi me ne sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io, il Signore dei signori.

Busso e aspetto: affrettati ad aprire, non invocare il pretesto della tua miseria.

Se tu conoscessi appieno la tua indigenza, moriresti di dolore.

La sola cosa che potrebbe ferirmi il cuore sarebbe vederti dubitare e mancare di fiducia.

Voglio che tu pensi a me in ciascuna ora del giorno e della notte, non voglio che tu compia l’azione anche più insignificante per un motivo che non sia l’amore.

Quando ti bisognerà soffrire ti darò la forza.

Tu mi hai donato l’amore, io ti darò la capacità di amare al di là di quanto tu abbia potuto sognare, ma ricordatene: “Amami, così come sei”.

Non aspettare di essere un santo per darmi l’amore, altrimenti non mi amerai mai.

Il Lavoro a Specchio

 

 

Il Percorso Iniziatico, lungi dal poter essere definito filosofia, religione o altro di analogo, è esclusivamente un metodo attraverso il quale l’uomo riesce a trovare e conoscere intimamente se stesso e quindi conoscere per analogia ( come in alto così in basso ) i misteri che governano gli dei e l’universo.

Il metodo che consente di addivenire a ciò, sicuramente ha alla base il famoso lavoro a specchio; lavoro che ci consente, di poter verificare i progressi, gli errori, le attitudini e quanto altro grazie al confronto costante ed oggettivo.

Tuttavia, come dimenticare che nel percorso iniziatico la parola specchio è ridondante in molti contesti?

Quello che forse si avvicina di più è il concetto di specchio negli antichi Esseni.

Infatti gli Esseni identificarono meglio di altri il ruolo dei rapporti umani riuscendo a suddividerli in categorie.

Sì possono distinguere fra 7 misteri, corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe sperimentato nel corso della sua vita di relazione.

Gli  Esseni  li  hanno definiti specchi e ci  ricordano che in ogni momento della nostra vita, la nostra realtà inferiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dai linguaggio di coloro che ci circondano!

IL PRIMO SPECCHIO

E’ quello della nostra presenza nel momento. Il mistero del primo specchio è incentrato su cosa noi inviamo nel momento presente alle persone che ci sono accanto. Chi ci è vicino ce lo rimanda indietro rispecchiandoci; possa trattarsi di disarmonia, paura, gioia, ecc., ciò’ che noi vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo nel, presente.

IL SECONDO SPECCHIO

Ha una qualità simile alla precedente ma è leggermente più sottile. Anziché riflettere  ciò  che  siamo,  rimanda  ciò  che  noi  giudichiamo  nel  momento presente. Se si hanno di fronte persone che oggettivamente non rispecchiano ciò che noi siamo nel presente, gli altri ci mostrano ciò che stiamo giudicando nel momento presente.

IL TERZO SPECCHIO

Lo si percepisce ogni qual volta ci si trovi alla presenza di un’altra persona e guardandola negli occhi accade qualcosa di particolare, di magico. Talvolta ciò accade quando ci troviamo alla presenza di un individuo che incarna le cose che si sono perdute e che si stanno cercando al fine di ritrovare la nostra interezza originaria; nella fattispecie i corpi esprimono una risposta fisiologica
per mezzo della quale realizzano di nutrire una attrazione magnetica verso quella determinata persona. Se ci troviamo di fronte a qualcuno e per qualche motivo inspiegabile si sente l’esigenza di passare del tempo con quella persona, sicuramente è perché in esso troviamo delle parti che abbiamo perso nel nostro cammino evolutivo.

IL QUARTO SPECCHIO

Rappresenta una qualità un pò diversa; spesso nel corso degli anni accade di adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli. Spesso tali modelli possono divenire compulsivi creando dipendenza. Il quarto mistero/specchio, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione.
Attraverso questi stati noi rinunciamo lentamente alle cose a cui sì tiene di più.
In altre parole mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo ( alcool,nicotina, smania del possesso, ecc.).
Questo modello può essere riconosciuto ad ogni stadio senza bisogno di arrivare agli estremi perdendo quindi tutto.

IL QUINTO SPECCHIO

Rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro. Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la  possibilità  che  le azioni dei  nostri genitori verso di  noi  riflettano le  nostre credenze ed aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia  dato conoscere sulla  terra: rapporto tra noi e  la nostra Madre e ed il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto femminile e maschile del nostro Creatore, in qualunque modo lo si concepisca.
E’ attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative e credenze verso il rapporto divino. Per esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci si sente continuamente giudicati o per i quali fare del proprio meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto rifletta la seguente possibilità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi attraverso la nostra percezione di noi stessi fino al Creatore.
Questo è uno specchio molto impalpabile, che forse può svelare perché abbiamo vissuto le nostre vite in un determinato modo.

IL SESTO SPECCHIO

Gli Esseni lo chiamavano anche L’OSCURA NOTTE DELL’ANIMA; ci ricorda che la vita tende verso l’equilibrio, che la  natura tende verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell’equilibrio.
Nel momento in cui si affrontano le più grandi sfide della vita, esse divengono possibili solo dopo che si sono accumulati tutti gli strumenti che servono con grazia e facilità. Le più alte sfide della vita, quelle imposte dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere percepite come grandi opportunità a nostra disposizione per saggiare la nostra abilità.
E’ attraverso questo specchio della notte oscura dell’anima, che vediamo noi stessi  nudi, forse  per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, il pensiero, senza tutte le strutture artificialmente create per difenderci. In sostanza rappresenta l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel niente: mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo in noi una nuova luce, esprimiamo i nostri più elevati livelli di maestria.

IL SETTIMO SPECCHIO

E’ sicuramente il più difficile, esso ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai risultati, è di per se perfetta e naturale ( tutto è giusto e perfetto ! ).
Siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente, senza usare riferimenti esterni di alcun genere, ma unicamente cercando e trovando dentro di noi .
Ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale sia perfetto così come è ( annullamento della dualità che ci fa percepire il giusto e lo sbagliato, il buono ed il cattivo, ecc.)!
E’ lo specchio della perfezione.

Questi specchi sono molto potenti, ci forniscono profonde intuizioni sul perché si è vissuti  in  un certo modo e si  hanno determinati  rapporti  umani,  nonché l’attenzione che porgiamo nel nostro cammino iniziatico infinito.
Gli Esseni ci ricordano che ciascuno passerà attraverso questi specchi nella propria vita, che se ne abbia o meno coscienza e la circostanza di avanzare riflette il percorso iniziatico che ognuno deve ricercare.
Siamo quindi invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri fratelli, attraverso i rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diveniamo il beneficio di quella guarigione per noi stessi e per l’umanità intera .

I Sette Principi Ermetici

)

L’antica compilazione dei fondamenti dell’Ermetismo tramandata da maestro a scolaro, prese il nome di « KYBALION» termine di cui si è perso l’esatto significato.
I suoi precetti, trasmessi oralmente attraverso i secoli, non sono altro che una raccolta di massime, incomprensibili alle masse, e chiari solo a quegli studiosi cui erano stati spiegati dagli iniziati. Essi costituiscono « L’Arte dell’Alchimia Ermetica » che contrariamente a quel che si crede, si volge al piano mentale e non a quello materiale, alla trasposizione delle onde mentali in altre specie di vibrazioni e non alla trasmutazione da un metallo ad un altro. Così la famosa leggenda della « Pietra filosofale » con cui si tramutano i metalli in oro, non è altro che una allegoria ben chiara ai veri studiosi di ermetismo.

 

« I principi ermetici sono sette. Colui che ne ha conoscenza possiede la chiave magica con la quale si aprono tutte le porte del tempio ».

IL «KYBALION»

 

Questi sono i 7 principi su cui si basa tutta la filosofia ermetica:

I°  Il principio del Mentalismo
2°  » della corrispondenza
3°  » delle vibrazioni
4°  » della polarità
5°  » del ritmo
6°  » di causa ed effetto
7°  » del genere

I – IL PRINCIPIO DEL MENTALISMO

« Tutto è mente – L’Universo è mentale »

IL « KYBALION »

 

Secondo questo principio, il TUTTO, ovvero quella realtà esistenziale che sta alla base di ogni manifestazione esterna, generalmente definita col nome di « Fenomeno vitale », « materia », «energia »; insomma, tutto ciò che percepiamo coi sensi materiali, non è altro che SPIRITO INCONOSCIBILE che sebbene non definibile, può essere considerato come MENTE UNIVERSALE, VIVENTE ed INFINITA. Tutto l’universo quindi, non è che una creazione mentale del TUTTO, soggetto alle sue leggi.
E sia globalmente che in ogni singola parte, questa creazione, di cui noi facciamo parte, esiste nella mente del TUTTO.
Grazie a questo principio ci si possono spiegare tutti quei fenomeni psichici che tanto scalpore suscitano nell’uomo pur restando sempre al di fuori del campo della scienza.
Comprenderlo significa rendersi capaci di usare le leggi dell’Universo mentale a proprio vantaggio, difendendosi dal pericolo di usarle in maniera causale. Grazie a questa prima chiave del sapere, lo studioso può entrare nel tempio della conoscenza mentale con passo sicuro, essa infatti spiega la natura profonda della « forza », dell’« energia », della « materia » e la loro relazione con la « mente ». Scrisse infatti uno dei Grandi Maestri: « chi afferra l’essenza della natura mentale dell’universo è assai progredito sul sentiero della capienza ».
E possiamo considerare questa massima ancora valida; perché senza questo primo principio, invano si tentano le Porte del Tempio.

 

II – IL PRINCIPIO DI CORRISPONDENZA

« Com’è al di sopra, così è al di sotto; com’è sotto, così è sopra ».

IL «KYBALION»

 

Tra le leggi e i fenomeni dei diversi piani di vita, c’è sempre una corrispondenza.
Comprendere questa regola, significa risolvere molti dei tanti paradossi e dei segreti della natura.
Anche se al di sopra della nostra portata vi sono molti piani d’essere: con l’applicazione di questo principio della corrispondenza, ne possiamo scoprire molti lati che altrimenti rimarrebbero oscuri. Inoltre, essendo questa una legge universale, essa vale su tutti i piani: materiale, mentale e spirituale.
La sua importanza presso gli ermetisti era tale, da essere considerata uno dei mezzi mentali più efficaci per l’eliminazione degli ostacoli che impedivano al nostro sguardo di infrangere i muri del mistero.
Grazie alla sua applicazione, si riuscì ad intravedere il volto dell’egizia Iside e si imparò a passare con intelligenza dal noto all’ignoto; un po’ come accade con i principi geometrici, in base ai quali si possono misurare, da lontano le dimensioni, di stanze e movimenti di soli e pianeti.
Con lo studio della monade, l’ermetista comprende l’arcangelo.

 

III- IL PRINCIPIO DELLA VIBRAZIONE

«Tutto si muove, tutto vibra; niente è in quiete».

IL «KYBALION »

 

Gli enunciati di questo principio, che vengono sempre più confermati dalla scienza moderna e dalle sue ricerche, erano già conosciuti, migliaia di anni fa, dai maestri dell’antico Egitto. Con esso sono spiegabili le divergenze tra le varie manifestazioni della materia, dell’energia, della mente ed anche dello spirito; tutte riconducibili ai diversi « quanta» di vibrazione. Dunque, tutto vibra: dalle forme più rozze di materia al TUTTO, lo spirito assoluto; più è alta la vibrazione, tanto più elevata la posizione sulla scala della spiritualità.
Lo Spirito poi, vibra così intensamente, che sembra in pieno riposo, proprio come una ruota gira, a volte, tanto velocemente, da sembrare ferma.
Allo stesso modo all’altro capo della scala, stanno forme di materia così rozze che le loro vibrazioni sono talmente esigue da sembrare in riposo.
Dai neutroni agli elettroni, dagli atomi alle molecole, per giungere fino ai mondi e agli universi, tutto vibra. Lo stesso discorso si può fare per l’energia e la forza, che assumono la loro denominazione proprio dai diversi gradi di vibrazione, come anche per i piani mentali dalla cui vibrazione dipendono i loro stati, ed infine sui piani spirituali.
Tenere a mente questo principio e le leggi che lo regolano, fa si che gli ermetisti possano riuscire a controllare le proprie e le altrui vibrazioni mentali. Lo stesso principio, vale poi per esercitare un certo potere sui fenomeni naturali.
«Chi comprende questa grande regola, ha in mano lo scettro della potenza»; così dice uno scrittore antico.

 

IV – IL PRINCIPIO DELLA POLARITÀ’

« Tutto è duale; tutto è polare: per ogni cosa c’è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato ».

IL «KYBALION»

 

Grazie a questo antichissimo assioma ermetico, si può avere una spiegazione per quei paradossi che, per tanto tempo, hanno tenuto in dubbio l’uomo e che possono essere così esplicati: « tesi e antitesi hanno uguale natura, ma sono diverse per grado »; o anche: « gli opposti sono identici, differendo solo di grado, cosicché possono venire conciliati e gli estremi finiscono col toccarsi. Nello stesso tempo, ogni cosa è e non è; ogni verità non è che mezza verità; tutte le verità sono per metà false, ogni cosa ha due lati », e così via.
Sono questi esempi della polarità di tutto ciò che è in natura; del fatto che gli opposti non sono altro che i due estremi della stessa cosa, ma con diverse variazioni di grado, proprio allo stesso modo in cui caldo e freddo, consistendo la loro diversità solo in differenza di grado, sono in realtà identici, sebbene opposti.
Potete forse voi, guardando il vostro termometro, scoprire dove termina il caldo e comincia il freddo?
Niente esiste di caldo o freddo « assoluto ». Sia l’uno, che l’altro termine, stanno per diversi gradi della stessa cosa, che a sua volta, non è che una variante ed un grado di vibrazione; per cui dire « caldo » o «freddo » non è altro che il riferirsi, rispettivamente, ai due poli della stessa cosa.
Anche nel caso della luce e dell’oscurità vale lo stesso discorso: esse sono uguali, consistendo la loro differenza nella diversità di grado manifestantesi tra i due estremi del fenomeno.
Chi può dire, infatti, dove termina l’oscurità ed ha inizio la luce? Quale differenza esiste tra il grande e il piccolo, o il duro e il tenero, il bianco e il nero, l’acuto e l’ottuso; il movimento e la quiete, l’alto e il basso, il negativo e il positivo?
Ognuno di questi paradossi ha la sua spiegazione nel principio di polarità e solo in esso.
Un discorso analogo può esser fatto per il piano mentale.
Ad esempio, esaminiamo l’amore e l’odio: sono questi stati mentali, a prima vista, del tutto in antitesi. Malgrado ciò, tra i vari gradi di odio e di amore, c’è un punto intermedio in cui diciamo « piacere o dispiacere », o anche né l’uno né l’altro. Per capire che ognuno di essi si riferisce alla stessa cosa, basta riflettere un attimo. Inoltre, tenetelo bene a mente, perché è questa una regola di capitale importanza per gli ermetisti, si possono cambiare le vibrazioni d’odio in quelle d’amore e viceversa, e non solo nel proprio spirito.
E’ probabile che molti fra coloro che leggono queste righe, abbiano avuto un’esperienza diretta della rapidità con cui si può passare dall’amore all’odio e da questo all’amore; essi si saranno certamente resi conto che ciò è possibile grazie all’uso della volontà, ovvero con l’ausilio di insegnamenti ermetici.
Bene e male, abbiamo detto, non sono che i poli della stessa cosa, e nessuno quanto uno studioso ermetico, è a conoscenza dell’arte di trasmutare il male in bene, in base all’applicazione del principio polare.
Per concludere, l’arte della polarizzazione, finisce col divenire una fase dell’alchimia mentale, nota e praticata da maestri antichi e attuali. Rendersi padroni di questo principio, significherà per ognuno poter invertire la propria polarità ed anche quella altrui, naturalmente dopo una lunga applicazione ed uno studio adeguato.

 

V – IL PRINCIPIO DEL RITMO

« Ogni cosa fluisce e rifluisce, ogni cosa ha fasi diverse; tutto s’alza e cade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo: l’oscillazione di destra è pari a quella di sinistra: tutto si compensa nel ritmo ».

IL « KYBALION »

 

E’ questo il principio con il quale si comprende che, in ogni cosa, c’è un movimento, un moto che rifluisce, una simmetria eterna tra i due poli. Così esisterà sempre per ogni azione una reazione, per ogni innalzamento un abbassamento. Ciò vale per ogni cosa: per i pianeti, i soli, l’energia e la materia, come per gli uomini, gli animali e la mente.
La potenza di questo principio regolatore, può rinvenirsi nella creazione e nella distruzione dei mondi, nello sviluppo e nella corruzione dei popoli, ed anche negli stati mentali umani, grazie ai quali l’ermetista comprende il principio più importante e riesce a neutralizzarne gli effetti.
Ciò avviene per mezzo della legge mentale della neutralizzazione; se non si può annullare il principio o almeno arrestarlo, si può sfuggire, in parte, ai suoi effetti.
Questa é l’arte degli ermetisti: compreso il principio, imparare ad usarlo invece che subirlo.
Quindi, se l’ermetista si polarizza su un certo punto, neutralizza la forza ritmica del pendolo, che oscillando, tenderebbe condurlo all’altro polo. Se è vero che quasi tutte le persone che hanno raggiunto un certo auto-controllo, riescono ad esercitare in parte, questa funzione; il maestro lo fa volontariamente, raggiungendo quel grado di equilibrio e forza mentale, che risulta incredibile alla massa, sempre oscillante, proprio come un pendolo.
I metodi d’uso, contro-azione e neutralizzazione del principio di polarità e di quello del ritmo, formano una delle parti più importanti dell’alchimia mentale ermetica.

 

VI – IL PRINCIPIO DI CAUSA ED EFFETTO

« Ogni effetto ha la sua causa, ogni causa il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge, il caso è il nome dato ad una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di causalità, niente sfugge alla legge ».

IL « KYBALION »

 

Esso esplica molto bene il principio secondo il quale, se per ogni causa esiste un effetto, ogni effetto ha la sua causa.
Cioè: tutto avviene secondo una legge; non esiste il caso, se ci sono diversi piani di causalità per i quali i più alti dominano gl’infimi, pur tuttavia nulla può sfuggire del tutto alla legge.
Grazie alla conoscenza dell’ermetismo, ci si può innalzare al di sopra del normale piano di causa ed effetto (almeno entro certi limiti) tanto da diventare causanti. Ben sappiamo che le masse sono condizionate dall’ambiente, tanto da essere mosse secondo gli altrui, desideri come pedine di scacchi, vinte da mille cause esterne. Ma coloro che giungono al piano superiore, riescono a dominare il proprio carattere, i propri stati d’animo, le proprie emozioni, e quindi tutto ciò che li circonda; diventando causa anziché pedina. Essi possono dire di giocare la PARTITA DELLA VITA e non di essere giocati! Essi USANO il principio, non ne sono gli attrezzi; se pure obbediscono ai piani di causalità a loro superiori, dominano sul loro. In queste parole è condensata la grande ricchezza della disciplina ermetica; chi lo può, ne approfitti.

VII – IL PRINCIPIO DEL GENERE

« Il genere si manifesta in ogni cosa e su tutti i piani; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile».

IL «KYBALION»

 

Scopriamo ora, che in ogni cosa è un genere: ovunque troviamo il maschile o il femminile. Tutto questo vale, oltre che per il piano fisico,
anche per quello mentale o spirituale.
Quanto al piano fisico, il principio ha la sua evidenza nel SESSO, mentre nei superiori, pur assumendo forme più alte, rimane invariato.
Non c’è possibilità di creazione fisica, mentale o spirituale senza l’applicazione di questo principio. Comprenderlo significa dare un raggio di luce ad argomenti fino ad ora oscuri alla maggior parte dell’umanità.
Esso opera sempre rivolto alla creazione, generazione e rigenerazione. Tutto, cose e persone, sono fondati su questo principio; ogni elemento femminile ne contiene uno maschile e viceversa.
In questo grande principio è racchiusa la chiave di gran parte dei misteri della vita.
Bisogna, a questo punto, soffermare l’attenzione sull’enorme differenza esistente tra questa legge e le basse, infamanti teorie o pratiche, che, munite di denominazioni assurde, non sono altro che la profanazione del nostro grande principio. Questi dubbi rifacimenti delle antiche forme del « fallicismo», vertono alla degenerazione dello spirito, dell’anima, del corpo, e la filosofia ermetica ha sempre cercato di aprire gli occhi sulla fallacia di tali insegnamenti, votati alla dissolutezza, alla perversione, all’inversione dei principi di natura.
Qualora foste portati per questa via, lasciate da parte la dottrina ermetica; essa non può aiutarvi;come per i puri ogni cosa è pura, per i perversi ogni cosa è tale.