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Il “Credo” dì Cagliostro

Il Conte Cagliostro

(1) Non sono di alcun epoca, né di alcun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza, e se immergendomi nel mio pensiero risalgo il  corso delle età,  se distendo  il  mio spirito verso  un  modo di esistenza  lontano da quello che voi percepite, divengo colui che desidero. Partecipando coscientemente all’essere assoluto, regolo la mia azione secondo l’ambiente che mi circonda. Il mio nome è quello della mia funzione, perché sono libero; il mio paese è quello in cui fìsso momentaneamente i passi.
Datatevi, se lo volete, da ieri, rialzandovi con l’aiuto degli anni vissuti da antenati che vi furono estranei; o da domani, per l’orgoglio illusorio di una grandezza che non sarà mai la vostra.

(2)Non ho che un padre: varie circostanze della mia vita mi hanno fatto supporre a questo proposito delle grandi commoventi verità; ma i misteri di questa origine e i rapporti che mi uniscono a questo padre incognito sono e restano i miei segreti; che coloro che saranno chiamati a divinarli, ad intravederli, come io ho fatto mi comprendano e mi approvino.
Quanto al luogo, all’ora, dove il mio corpo materiale, circa quaranta anni fa, si è formato sopra questa terra; quanto alla famiglia che ho scelto per questo, voglio ignorarli; non voglio ricordarmi del passato per non aumentare le responsabilità già pesanti di coloro che mi hanno conosciuto perché è scritto: “tu non farai cadere il cieco”. lo non sono nato dalla carne né dalla volontà dell’uomo: io sono nato dallo spirito.
Il mio nome quello che mi appartiene e che da me proviene,  quello che ho scelto per comparire in mezzo a voi, ecco quello che io reclamo. Quello con cui mi si chiamò alla mia nascita quello che mi è stato dato nella mia giovinezza, quelli sotto i quali in altri tempi e luoghi, fui conosciuto, li ho lasciati, come avrei lasciato dei vestiti non più di moda ed ormai inutili.

(3)Eccomi: sono nobile e viaggiatore; io parlo e la vostra anima freme riconoscendo antiche parole; una voce, che era in voi, e che si era taciuta da bel lungo tempo, risponde  all’appello della mia; io agisco e la pace torna nei vostri cuori, la salute nei vostri corpi, la  speranza ed il coraggio nelle vostre anime. Tutti gli uomini sono miei fratelli; tutti i paesi mi  sono cari; li percorro perché, dappertutto, lo Spirito possa discendere e trovare un cammino verso di voi. Ai re, di cui rispetto la potenza, non chiedo che l’ospitalità sopra le loro terre e quando mi è accordata, passo, facendo intorno a me il maggior bene possibile; ma non faccio che passare. Non sono un nobile viaggiatore?

(4)Come il vento del Sud, come la rifulgente luce del Mezzogiorno che caratterizza la piena conoscenza delle cose e la comunione attiva con Dio, io vengo verso il Nord, verso la bruma ed il freddo, abbandonando dappertutto sul mio passaggio alcune particene di me stesso, prodigandomi, diminuendomi ad ogni stazione, ma lasciandovi un pò di chiarezza, un pò di calore, un poco di forza, sino a che in fine io sia arrestato e fissato definitivamente al termine della mia carriera, all’ora in cui la rosa fiorirà sulla mia croce. lo sono Cagliostro.

5)Perchè vi occorre qualche cosa di più? Se voi foste degli infanti di Dio se la vostra anima non fosse così vana e così curiosa, avreste di già compreso! Ma avete bisogno di particolari,  di  segni  e  di  parabole:  ebbene  ascoltate!  Risaliamo  ben  lontano  nel  passato  perché  lo volete.
Ogni luce viene dall’Oriente; ogni iniziazione dall’Egitto; io ho avuto tré anni come voi, poi sette anni. poi l’età d’uomo e,a partire da questa età,non ho più contato. Tré settenari d’anni fanno ventun anni e realizzano la pienezza dell’organismo umano.

(6Nella mia prima infanzia sotto la legge di rigore e di giustizia ho sofferto in esilio, come Israele fra le nazioni straniere. Ma come Israele aveva con sé la presenza di Dio, come un Metraton lo vegliava nelle sue vie, così pure un angelo possente vegliava sopra di me, dirigeva i miei atti, illuminava la mia anima, sviluppando le forze latenti in me. Egli era il mio maestro e la mia guida. La mia ragione si formava e si precisava; mi interrogavo, mi studiavo e prendevo coscienza di tutto quello che mi circondava; ho fatto dei viaggi, parecchi viaggi tanto intorno alla camera delle mie riflessioni che nei tempi e nelle quattro parti del mondo; ma quando volli penetrare l’origine del mio essere e salire verso Dio in uno slancio dell’anima mia, allora la mia ragione taceva impotente e mi lasciava in balia delle mie congetture. Un amore che mi attirava in una maniera impulsiva verso ogni creatura, un’ambizione irresistibile, un sentimento profondo dei miei diritti ad ogni cosa dalla terra al cielo, mi spingevano e gettavano verso la vita, e l’esperienza progressiva delle mie forze, della loro sfera di azione, del loro giuoco e dei loro limiti, fu la lotta che dovetti sostenere contro le potenze del mondo; fui abbandonato e tentato nel deserto; ho lottato con l’angelo come Giacobbe, con gli uomini e con i demonio e questi, vinti, mi hanno appreso i segreti che concernono l’impero delle tenebre perché non potessi mai smarrirmi in alcuna delle vie  dalle quali non si ritorna.

(7)Un giorno – dopo quanti viaggi ed anni! – il Cielo esaudì i miei sforzi: si ricordò del suo  servitore e, rivestito di abiti nuziali, ebbi la grazia di essere ammesso come Mosè dinanzi all’Eterno. Da allora ricevetti come un nome nuovo, una missione unica. Libero e padrone della vita,  non pensai più che ad  impiegarla per l’opera di Dio. Sapevo che Egli confermerebbe i miei atti e le mia parole, come io confermerei il suo nome e il suo regno sopra la terra. Vi sono degli esseri che non hanno più angeli custodi: io fui uno di questi.
Ecco la mia infanzia, la mia gioventù quale il vostro spirito inquieto e desideroso di parole la reclama; ma che sia durata per più o meno anni, che si sia svolta nel paese dei vostri padri od in altre contrade, che vi importa? Non sono un uomo libero? Giudicate i miei costumi, vale a dire le mie azioni; dite se sono buone, se ne avete viste di più possenti, e, allora, non vi occupate della mia nazionalità, del mio rango e della mia religione.
Se proseguendo il corso felice dei suoi viaggi, qualcuno di voi perviene un giorno a toccare quelle terre d’Oriente che mi hanno veduto nascere, che ei solamente si ricordi di me , che pronunci il mio nome ed i servitori di mio padre apriranno dinanzi a lui le porte della città santa. Allora egli ritorni a dire ai suoi fratelli se ho abusato tra voi di un prestigio menzognero, se ho preso nelle vostre dimore qualche cosa che non mi apparteneva.

Preghiera di Nicholas Flamel

Benché Nicholas Flamel, con eccessiva modestia, dica di non aver imparato che un poco di latino, per gli scarsi mezzi – precisa – dei suoi genitori , ci rimane una preghiera, da lui composta nella lingua dei dotti, che potrà essere utilmente meditata, se non recitata, da ogni figlio della scienzapreghiera che riportiamo qui appresso, con la traduzione a fronte:

Omnipotens, aeterne Deus Pater caelestis  luminis, a quo etiam omnia bona et perfecta dono proveniunt.
Rogamus infinitam tuam misericordiam, ut nos aeternam tuam sapientiam quae continuo circa tuum thronum est, et per quam omnia  creata  factaque,  sunt atque etiamnum regentur et conservantur, recte agnoscere patiaris.
Mitte  illam  nobis  de sancto  tuo  caelo,  et  ex throno tuae gloriae, ut una nobiscum sit, et simul laboret, quoniam magistra est omnium caelestìum occultarumque artium, etiam omnia scit et intelligit.
Fac moderate nos comitetur in omnibus  nostris operibus, ut per illius spiritum verum intellectum, infallibilemque processum nobilisimae hujus Artis, hoc est, sapientum miraculosum lapidem, quem mundo occultasti, et saltim electis  tuis revelare soles.
Certo, et sine ullo errore discamus, et ita summum opus, quod heic nobis peragendum est.
Primum recte et bene inchoemus, in eo, ejusdemque laborem constantem progrediamur,  et tandem etiam beate absolvamus, illoque aeternum cum gaudio fruamur, per caelestem illum et ab aeterno fundatum angularem miraculosumque lapidem.
Jesum Christum qui tecum, o Deus pater, unacum
spiritu sancto, verus Deus,in una indissolubili divina essentia, imperat et regnat.
Triunicus Deus, summe laudatus in sempiterna secula. Amen.

 

Onnipotente, eterno Dio, Padre della  luce celeste, fonte d’ogni bene e d’ogni
perfezione.
Noi imploriamo la tua infinita  misericordia,  affinché ci consenta di  conoscere perfettamente la tua eterna saggezza, di cui è circonfuso il tuo trono, e dalla quale tutte le cose sono state create e fatte, e sono ancor ora governate e conservate.
Mandacela dal tuo santo cielo e dal trono della tua gloria, affinchè essa sia ed operi  con  noi,  poiché è maestra di «tutte le arti celesti ed occulte, e sa e comprende tutte le cose.
Fa’ che lentamente essa ci accompagni  in tutte le nostre opere, affinchè, col suo spirito, possiamo conseguire la vera intelligenza, e l’infallibile pratica di quest’ Arte nobilissima, cioè la  miracolosa pietra dei saggi, che tu hai  occultato al mondo e che sei solito rivelare solo ai tuoi eletti.
Che noi possiamo con certezza apprendere, e senza alcun errore, l’Opera suprema che qui dovremo portare a compimento.
Innanzitutto, ci sia dato di intraprenderla rettamente e bene; e che poi possiamo progredire costantemente nel nostro lavoro; infine, ci sia consentito di  portarla felicemente a compimento e di goderne in letizia per sempre, per questa celeste  pietra  fondata  dall’eternità, angolare e miracolosa.
Gesù Cristo che, con te, Dio Padre, insieme con lo Spirito Santo, vero Dio, in indissolubile, divina essenza, regna e governa. Dio uno e trino, sommamente lodati in sempiterno nei secoli.Cosi sia.

Versi Aurei

 

Venera anzitutto gli Dei immortali secondo la legge, e serba il giuramento.

Onora poi i radiosi Eroi divinificati e ai daimoni sotterranei offri, secondo il rito.

Anche i genitori onora, e chi a te per sangue sia più vicino.

Degli altri, fatti amico chi per Virtù è il migliore imitandolo nel calmo parlare, nelle azioni utili.

Per lieve colpa, non adirarti con l’amico sinchè tu lo possa.

Presso il potere vige la necessità.

Queste cose sappi, e queste altre domina: il ventre anzitutto e così pure sonno, sesso e collera.

Non far cosa che sia turpe in faccia ad altri o a te stesso; ma soprattutto rispetta te stesso.

Poi con le opere e la parola esercita la giustizia. In ogni cosa, di agir senza riflettere perdi l’abitudine.

Delle ricchezze e degli onori, accetta ora il venire, ora il dipartirsi.

Di quei mali, che per daimonico destino toccano ai mortali, con animo calmo, senz’ira sopporta la tua parte pur alleviandoli, per quanto ti è dato:

e ricordati che non estremi sono quelli riservati dalla Moira al Saggio.

Buono o cattivo può essere il parlare degli uomini; che esso non ti turbi, non permettere che ti distolga.

E se mai venisse detta falsità, ad essa calmo opponiti.

Ciò che inoltre ora ti dirò, in tutto osservalo: che nessuno, con parole o con atti, ti porti a dire o a fare cosa che per te non sia il meglio.

Prendi consiglio prima di agire a che non ne seguano effetti funesti.

Fare o dire cose futili e sciocche è da uomo misero; tu, invece, fa cose di cui non abbia a pentirti.

Nulla, dunque, di cui non sappia; scorgi quel che davvero ti è necessario e felice sarà la tua vita.

Non conviene trascurare la salute del corpo. Nelle bevande, nel cibo, negli esercizi ginnici serba misura.

La misura, dico, che da ogni turbamento ti preserverà.

Abituati ad una vita monda e priva di mollezze e astieniti dal far ciò che t’ attira l’invidia.

Non spendere avventatamente, come chi ignora quel che vale, senza però essere gretto: la misura in ogni cosa è la perfezione.

Fa dunque quel che non ti nuocerà, riflettendo bene prima di agire.

Dalla dolcezza del sonno, sorgendo, fissa con cura tutto ciò che nella giornata farai,

e [a sera] i tuoi occhi, ancorchè stanchi, non accolgano il sonno senza esserti prima chiesto quel che facesti:

Dove son stato? Che cosa ho fatto? Che cosa ho omesso di quel che avrei dovuto fare?

Cominciando dalla prima azione fino all’ ultima, e di nuovo tornandovi.

Se hai compiuto cose, spregevoli, punisciti; se hai rottamente agito rallegrati.

Queste cose sforzati di fare, a queste cose applicati, con fervore.

Ed esse ti metteranno sulla via della virtù divina.

Sì, per colui che nella nostra anima trasfuse la Tetrade, fonte perenne della natura!

Inizia dunque l’opera, ma prima gli Dei invoca, a che te la portino a compimento.

Da tutto ciò reso forte, degli Dei immortali e degli uomini mortali conoscerai l’essenza e come ogni cosa si svolge e giunge al termine.

Conoscerai anche come sia legge una Natura uguale a se stessa in tutte le cose.

Così non avrai vani desideri, e nulla ti resterà celato.

Saprai che gli uomini soffrono mali da loro stessi scelti.

Infelici che, avendolo vicino, il bene non vedono ne intendono!

Pochi conoscono il modo di liberarsi dai mali: a tal segno la Moira offusca la mente dei mortali!

Come trottole qua e là sono sospinti fra urti senza fine.

Funesta loro compagna, una congenita, inconscia irosità li mena a rovina, irosità alla quale conviene tu non dia esca, ne che ad essa resista, ma che devi scansare.

Zeus padre, da tanti mali libereresti certamente gli uomini se rivelassi loro quale sia il loro vero daimone!

Ma tu confida, perchè divina è la razza di quei mortali cui la sacra natura manifestandosi paria.

Se in te v’ è alcunchè di quella razza, riuscirai in ciò a cui ti esorto.

Avendo risanata la tua anima da quei mali la libererai.

Astienti però dai cibi di cui ti dissi.

E abbi intelletto, e nelle purgazioni, e nella liberazione dell’anima.

Ogni cosa osserva, distingui e valuta, l’intelletto dall’alto eleggendo per guida adeguata.

Allora, lasciato il corpo, salirai al libero etere. Sarai un dio immortale, incorruttibile, invulnerabile.


Pitagora

Le 22 regole della volontà Hermetis

1. La vita, con le sue innumerevoli prove, ha per scopo, nell’ordine della eterna Saggezza, l’educazione della volontà. Il non volere e il non agire è all’uomo tanto funesto quanto il compiere il male. L’uomo deve, come il suo Creatore, essere sempre attivo.

2. E’ a mezzo della Volontà che l’intelligenza vede il dispiegarsi delle fasi della vita. Se la volontà è sana, la veduta è giusta.

3. Affermare ciò che è vero e volere ciò che è giusto, è creare. Affermare e volere il contrario, è distruggere.

4. Quando l’uomo, avendo scoperto la Verità, vuole operare la giustizia, nulla gli resiste.

5. Al fine di affermare che un uomo è o è stato felice o infelice, sappiate la direzione che ha seguito la sua volontà.

6. Una catena di fiori è pùi difficile a spezzare che una catena di ferro.

7. La volontà dell’uomo giusto è l’immagine della volontà di Dio, e man mano ch’essa si fortifica, comanda agli avvenimenti.

8. Le intelligenze le cui volontà non si equilibrano, sono come degli astri mancati.

9. Accettate il male relativo come un mezzo per raggiungere il bene assoluto, ma non lo vogliate, ne commettetelo mai.

10. Per acquisire il diritto di possedere sempre, bisogna volere pazientemente e lungamente.

11. Affrontate il leone, e il leone vi temeà. Sappiate comandare al dolore, e il dolore si muterà in piacere.

12. Andare incontro alla morte per sacrificio non è un suicidio; è l’apoteosi di una sublime volontà e la presa di possesso della vita eterna.

13. Passare la propria vita a volere e perseguire dei beni caduchi, è votarsi all’eternità della morte.

14. Volere il bene con violenza è tanto ingiusto quanto il volere il male. La violenza crea il disordine, e il disordine è il principio di ogni male.

15. Volere il male è asservirsi alla morte. Una volontà perversa è un inizio di suicidio.

16. Soffrire è lavorare. Ogni dolore, accettato con obbedienza e rassegnazione, è un progresso compiuto.

17. Più la volontà sormonta ostacoli, più essa ingigantisce in potenza. La speranza deve dunque unirsi incessantemente alla fede.

18. La paura non è che una pigrizia della volontà. I pericoli non spaventano che i mancati.

19. La luce è un fuoco elettrizzato, posto dalla natura a servizio della volontà. Essa rischiara coloro che sanno usarne; fulmina quelli che ne abusano.

20. Ogni volontà che lotta contro i decreti divini, è riprovata dalla Eterna Ragione.

21. Quando ci si crea dei fantasmi, si partoriscono dei vampiri. Chiunque si abbandona all’errore, diviene loro preda.

22. L’impero del mondo appartiene all’impero della luce e l’impero della luce è il Trono della Volontà. Così, man mano che l’uomo perfeziona la sua volontà, può arrivare a tutto vedere, cioè a tutto sapere, in un cerchio indefinitamente estensibile. La felicità è per lui il frutto della scienza del bene e del male, scienza figurata dall’albero centrale dell’Eden. Ma Dio non permette di cogliere questo frutto, se non all’uomo abbastanza padrone di se stesso per avvicinarsene senza desiderarlo.

Orazioni Alchemiche

“Il Pater Alchemico”

Padre mio che sei nel Cielo-Celato della mia coscienza.

Benedetto sia il Tuo Santo Nome: Jod, Hè, Vau, Hè.

Fà che nel mio cuore s’attivi il Tuo Regno e sia la Tua volontà a guidarmi sempre.

Donami i Princìpi che danno la vita eterna e che trasmutano la Mater-Materia in Spirito.

Cancella i miei errori, frutto della mia ignoranza, come io faccio con i miei simili.

Liberami dal buio che tutto oscura, guidandomi verso la Tua fonte inesauribile di Luce.

Amore, Amore, Amore – Così sia – Amen, Amen, Amen.

I rapporti alchemici nel microcosmo Uomo-Donna

“Ave Maria Alchemica”

Ave, Anima mia, Utero Santo e Matrice d’ogni forma,

benedetti siano i Tuoi nomi: Eva, Maria, Miryam e

benedetto sia il principio fecondatore e

il Frutto del Tuo ventre santo che hai donato.

Madre Santa del divino “bambino” fatto di Luce,

accompagnami al cospetto del Padre e tienimi forte fino alla realizzazione della Grande Opera.

Amore, Amore, Amore – Così sia – Amen, Amen, Amen.