Il Sigillo di Ameth

<888> Ameth” è l’ebraico di “verità”. Il Sigillo di Ameth (o Sigillum Dei aemeth) è il migliore simbolo in “grandezza” e complessità circolare; ha sei figure appuntite e i nomi di Dio e di vari angeli inscritti a riguardo. Il sigillo è meglio conosciuto in relazione con i lavori Enochiani del Dr. Jhon Dee, che fu istruito a ricrearlo dagli angeli che lo contattarono durante le sue sessioni di Scrying con Edward Kelly. (Il sigillo è anteriore a Dee, apparve per la prima volta in un grimorio del tredicesimo secolo, e fu poi espanso da Athanasius Kircher.) Il disco di cera era piazzato in diversi luoghi sulla Tavola sacra – sotto la tavola di divinazione di Kelly e sotto ogni gamba. Il sigillo sarebbe servito loro a proteggere i propri lavori dalle “influenze” esterne.<888>

Codice 741 -il significato

<888>Gestione sulla prevenzione della guerra in tutto il mondo con la costruzione numerica 741 Lo schema di controllo con il numero 741 è stato dato da Grigory Grabovoy il 19/03/2003 nel seminario “Metodo di assistenza con l’Anima di Dio”. È strano guardare alcuni schemi con il numero 741, quando c’è una combinazione arbitraria con altri numeri per ottenere presumibilmente “manna dal cielo” – per esempio, ottenere dei soldi inaspettati o usare il numero 741, supponiamo, per giocare in un casinò e mostrare le ricevute vincite. Questa, a mio avviso, è la conversione (distorsione) dei concetti forniti da Grigory Grabovoy e l’uso della CONOSCENZA per scopi inappropriati. Se l’Insegnamento è dato per la realizzazione della vita eterna, allora nessuna parte di essa può essere usata per un beneficio immediato quando non c’è transizione di relazioni finite con quelle eterne: un numero di 741 è stato dato per un evento specifico: la prevenzione della guerra in Iraq e nel mondo intero. Durante la lettura della decrittazione della lettera dell’autore, questi numeri ora, come prima, possono essere intesi come: TUTTI → NORM → PER UN MONDO.
Grigory Grabovoy dice che in questa costruzione numerica, il sistema può essere abbastanza potente per la rigenerazione.

E ora puoi leggere un frammento del testo di Grigori Grabovoy riguardante la concentrazione sul numero 741, e capire lo schema di controllo per uno scopo.
“… E questa gestione sta proprio nella necessità di concentrarsi sui numeri, dal punto di vista della facilitazione, cioè la correlazione, ad esempio, i numeri con le parole, qui si usa il metodo, che si basa sul fatto che se iniziamo, per esempio , per pronunciare un numero, quindi dal punto di vista della transizione di un numero in una parola e del controllo attraverso una parola, il principio è in effetti che l’inizio di un numero può, in generale, essere correlato all’azione di una parola. Questa è una specie di principio unificato.

E inizialmente, quando diciamo che la parola che agisce, che è stata originariamente creata da Dio, e diciamo che la parola è creata per l’azione, combiniamo questa parola con il numero stesso, quindi, dal punto di vista dell’Anima di Dio, vediamo che l’anima dell’uomo conosce il mondo al confronto. E questo livello di conoscenza sul confronto, porta qui al fatto che quando consideriamo, per esempio, la situazione che esiste adesso nel mondo, dal punto di vista dei problemi attuali, per così dire, allora la concentrazione che ho dato può essere considerata la concentrazione dell’interazione del numero stesso e le parole che possono, ad esempio, essere ottenute da questo numero.

Questa concentrazione è 741. Allo stesso tempo, dovrebbe essere percepita in modo più convesso – meglio dal punto di vista di un cerchio – la forma, e questa concentrazione è tale che il significato annidato di questa concentrazione è la prevenzione della guerra in Iraq e nel mondo intero: resta inteso che un fatto per prevenire, ad esempio, le prime azioni dell’Iraq. E considerando che qui è 741, quindi se consideriamo il numero sette dal punto di vista di una relazione con una parola, allora sette – per esempio, c’è una parola così incompiuta nella lingua russa, supponiamo “questo”, sì? .. “c” con “E”, quando “e” entra in “e”, cioè il limite superiore della lettera, e se consideriamo il principio di crescita della lettera, sì? .. nella percezione, due punti dall’alto sono la crescita verso l’alto dello sviluppo della lettera “e”. Supponiamo di vederlo in questo modo, quindi “questo” è qualcosa che ora puoi aggiungere, ad esempio, “tutto”. “Tutto” e “questo” sono in generale concetti paragonabili.

Se rompiamo il numero sette, allora, in generale, c’è un senso personale, per esempio, “tutti”. Se rimuovi il soft sign, allora si scopre che siamo in termini di numero sette e le parole che ho appena citato, stiamo facendo gestione per assicurare che fissiamo questa realtà come il momento attuale, giusto? .. “questo momento “, Ad esempio,” questo “, anche correlato a tutti, se aggiungiamo, ad esempio, solo una lettera – solo” in “. E quando facciamo la concentrazione, si può dire che la concentrazione in un numero, per esempio 741, quindi “in”, si pone naturalmente. E quando, in questo caso, guardiamo oltre, scopriamo che il fattore fissativo combinato è la norma: sette è percepito come la norma. Se una persona è normale e il numero è correlato a tutti, allora la norma può essere diffusa.
Qui la diffusione della norma è il numero quattro. Se “che” è ulteriormente sviluppato, allora questo può essere fatto traducendolo – di nuovo la lettera “e” nella lettera “yo” – ci rivolgiamo alla parola “pari”, cioè, sorge qualcosa in secondo luogo – l’aumento delle informazioni. E se procediamo dal livello dell’azione di Dio, allora Dio, che ha creato tutto: anche quello che è il prossimo, sì? .. Dio, unificante e l’unico Creatore, dà il livello successivo, come lo sviluppo di Se stesso, il principio della creazione. Quindi seguiamo il fatto che il numero uno è l’unità, cioè, arrivando a un singolo, beh, per esempio, in un singolo mondo.

Quando consideriamo lo sviluppo di questa serie di numeri, otteniamo un sistema di autonomia per l’azione di questa serie, a condizione che quando si arriva al livello uno, questa quantità di informazioni – si presenti bene nella forma, ad esempio, di una sfera autonomamente esistente solo perché la Coscienza della persona passa nella struttura del management sulla realtà fisica esterna.

Questa serie numerica, a proposito, funziona anche nel caso, ad esempio, se è in corso un processo patologico molto forte, supponiamo di averlo usato nei casi in cui il processo rapido è di tipo maligno.

In questo caso, il sistema funziona anche con la rigenerazione sufficientemente potente della costruzione numerica data. (Grabovoi G.P. “Il metodo di cooperazione con l’anima di Dio”, 19 marzo 2003).<888>

La matematica è il linguaggio con cui Dio ha scritto l’Universo



<888>Galileo è stato molto diplomatico, sapeva che si muoveva su sabbie mobili nella cultura sociale cattolica che lo condizionava. Questa sua frase, se letta attraverso le sue scoperte e l’insieme del suo pensiero, sarebbe più o meno così: “La matematica è il linguaggio con cui la natura descrive la sua divinità”, ovvio non essendo tutti noi portati per la matematica, abbiamo inventato il linguaggio verbale, quello analitico, non quello analogico, per poter interpretare Dio a nostro uso e consumo, a nostra immagine e somiglianza.
Perchè il numero 8? perchè è una costante embrionale ciclica, se ben guardate sotto è più che un numero un simbolo di eternità: Quella equazione a scale che sale e scende non è altro che la rete della vita, se vista in maniera geometrica sarebbe una piramide parallelepipeda rettangolare a cima piatta.<888>

LE SEFIROT E I PIANETI DEL SISTEMA SOLARE

<888>L’Albero della Vita, con le sue dieci Sefirot e i ventidue canali che le collegano, è il modello secondo il quale è stato creato l’intero universo. È dunque possibile ritrovare la sua forma e struttura in ogni fenomeno, sia fisico che spirituale, sia macroscopico che microscopico. Più avanti ci soffermeremo sulla corrispondenza tra le Sefirot e i pianeti del sistema solare. Nei secoli passati, diversi testi ed autori d’esoterismo occidentale hanno offerto le loro tabelle di corrispondenze. Tuttavia, essi si muovevano nel mondo soggettivo che ha preceduto la visione copernicana. Altre volte si trattava di opere condizionate da una mancanza di conoscenza profonda di cosa fossero le Sefirot. Tutt’oggi, la quasi totalità dei maestri che si muovono nelle dimensioni del New Age forniscono delle corrispondenze a dir poco fantasiose, frutto delle loro individuali e soggettive canalizzazioni. Si pensi solo che l’inoltrarsi nella vera Cabalà senza una conoscenza profonda e diretta della lingua ebraica, è come mettersi in un lungo viaggio senza averne le mappe. Non diciamo questo per polemizzare o criticare, ma solo per ricordare che se vogliamo davvero venire istruiti nei Ta’alumot Chokhmà, Misteri della Sapienza (Giobbe 11, 6): è indispensabile connettersi in ogni possibile modo con i Maestri della Tradizione cabalistica ebraica originale. Essi non sono entità vaghe o invisibili, che si rivelano solo a pochi prescelti. La catena dei Cabalisti si srotola lungo un periodo di duemila anni. I suoi anelli sono tutti personaggi storici, dei quali sappiano i nomi, spesso le precise date di nascita, dove hanno vissuto, quali fossero i capisaldi del loro pensiero, e quali opere hanno composto. Avvicinandoci nel tempo, scopriamo che ci sono scuole di Cabalà vive e vegete, in Israele e in altri paesi del mondo, che seguono gli insegnamenti dei più importanti tra i Maestri presenti e passati: il santo Rabbi Shimon bar Yochai, autore dello Zohar, i mistici degli Heikhalot (Palazzi), Abulafia, l’Arizal, il Gaon di Vilna e il santo Ba’al Shem Tov, la scuola chasidica Chabad. A parte le loro innumerevoli opere, che gradualmente stanno venendo tradotte, ci sono maestri d’oggi inseriti in linea diretta con i maestri citati. È una catena viva e pulsante, in continua crescita ed adattamento alle nuove esigenze, alle nuove scoperte umane. Ed ora veniamo all’argomento annunciato prima, cioè le connessione tra le Sefirot e i Pianeti del sistema solare. Gli insegnamenti base offerti qui sono stati esposti pubblicamente in varie occasioni dal Rabbi Yitzchak Ginzburg, di Kfar Chabad, in Israele, uno dei più grandi Cabalisti viventi. Esse si basano sulla semplice osservazione oggettiva del sistema solare, così com’è visto da un osservatore esterno, cioè il cosidetto sistema copernicano. Al centro c’è il Sole, circondato dalle orbite dei nove pianeti attualmente noti. Esistono delle antiche rappresentazioni delle Sefirot nelle quali esse vengono indicate da cerchi concentrici. Nel nostro caso, Keter, la Corona, è il Sole, al centro di tutti gli altri cerchi. Le altre Sefirot sono i pianeti, nello stesso ordine della loro vicinanza al Sole. Otteniamo così la seguente serie di corrispondenze:

Keter – Corona – Sole
Chokhmah – Sapienza – Mercurio
Binah – Intelligenza – Venere
Chesed – Amore – Terra (Luna)
Ghevurah – Forza – Marte
Tiferet – Bellezza – Giove
Netzach – Vittoria – Saturno
Hod – Splendore – Urano
Yesod – Fondamento – Nettuno
Malkhut – Regno – Plutone

È pur vero che lo stesso Libro della Formazione (Sefer Yetzirà) cita alcune corrispondenze diverse, ma esse sono valide solo nel caso in cui si considerino soltanto i sette corpi dell’astronomia antica: i due luminari e i cinque pianeti visibili ad occhio nudo. Se ci si limita dunque alle sette Sefirot inferiori dell’Albero, da Chesed a Malkhut, entriamo nel regno del soggettivo, e i maestri ci danno diverse attribuzioni, relativamente valide a seconda dei punti di partenza e di riferimento che ci si pone. L’ordine che spiegheremo più avanti è basato invece su di una riflessione del tutto oggettiva: la stessa struttura fisica del sistema solare!
KETER – CORONA
SOLE – SHEMESH
Il Sole è totalmente diverso dai rimanenti corpi del sistema solare, in quanto è una stella, l’unica stella dell’intero sistema planetario nel quale viviamo! La natura astrofica di una stella è radicalmente diversa da quella di ogni altro corpo fisico. Analogamente, Keter è la Sefirà del trascendente e dell’Assoluto, la sorgente del volere superiore, sublime e nascosto. Da Keter proviene tutta la luce che scende ed illumina le altre Sefirot, così come dal Sole proviene tutta la luce del sistema solare. Nell’antichità pagana lo stesso Sole era considerata una Divinità, cosa che ovviamente per l’Ebraismo è semplice idolatria. Tuttavia, Keter, in quanto la più alta delle Sefirot, è la più vicina al Divino. Per compiere una rotazione completa su se stesso il Sole impiega in media 26 giorni, e 26 è il valore numerico del Nome di Dio (Tetragrammaton). Inoltre, esiste un versetto che dice (Salmo 84, vv 12): “ki shemesh umaghen Y-H-V-H Elohim” “Poiché il Signore Dio è un sole ed uno scudo” Ciò dimostra che anche la Bibbia usa l’analogia metaforica tra il Sole e la Divinità. Il problema del paganesimo era ed è di interpretare letteralmente tale analogia. Uno dei nomi ebraici del Sole è SHEMESH, derivante da una radice indicante “servire”. Il Sole è un servitore, e ci “serve”, in quanto ci mette a disposizione luce ed energia affinché possiamo compiere buone azioni e realizzare il progetto per il quale Dio ci ha creati. Il Sole in ebraico ha tre nomi, che corrispondono ai tre livelli di Keter che la Cabalà ci spiega. Eccoli dal più alto al più basso: Cheres (Giobbe 9,7). Questo termine significa anche “porcellana”. Ciò si riferisce alla radiazione sottile e misteriosa che ad un certo punto viene emanata dalla ceramica durante la sua cottura. È una luce invisibile, è la parte più misteriosa del Sole, la luce che esso invia all’anima, Ha a che fare col segreto della materia che cambia stato, e diventa luminosa. Cheres infatti significa anche “polvere”. Siamo di fronte al segreto del grado più infimo che diventa quello più elevato. Si noti come il Sole stesso (come pure tutte le altre stelle) sia nato dal concentrarsi di ammassi di polvere interstellare. Tutto ciò dimostra come il termine Cheres (che compare due sole volte in tutta la Bibbia) si riferisca all’Estremità inconoscibile, la più alta e misteriosa dei tre livelli o “capi” presenti in Keter.
2) Chamah. Significa “calda”. Il calore è la segretamente descritto come una delle fonti segrete del Piacere e della Beatitudine. In Cabalà queste proprietà appartengono al secondo livello di Keter, chiamato Ta’anug (Piacere). In questo livello esiste anche la qualità della Nullificazione del sé: la gioia del Sole è nel bruciare se stesso, irradiando tutt’intorno la sua luce, calore e vitalità. A questo livello la gravità, che simboleggia la tendenza accentratrice ed egoista, si trasforma in altruismo, in volontà di dare ed irraggiare.
3) Shemesh: Significa “uso, parte utilizzabile”. È il terzo livello di Keter, quello del Ratzon = Volere. È quella parte di Dio che ordina e comanda, e che “vuole” che il mondo rimanga in esistenza e che continui ad evolversi, fino al cosmico evento messianico. Chi vuole comandare deve prima imparare a servire, in gioia ed in umiltà. Il volere è la parte di Keter (e quindi del Sole) più vicina a noi, e quindi più facilmente conoscibile, ma è anche, relativamente parlando, la più bassa. Ciò significa che colui che vede in Dio solo il volere e la volontà, ha ancora una percezione “bassa” di Lui. Al di sopra di ciò c’è il Piacere puro e semplice.
CHOKHMAH – SAPIENZA MERCURIO – KOKHAV CHAMÀ
Chokhmah è il primo recipiente nel quale si riversa la luce di Keter, così come Mercurio, essendo il più vicino al Sole, è il primo ricettore della sua luce. Tanto più l’energia è intensa, tanto più occorre che chi la riceve sia in uno stato di auto nullificazione, cioè non frapponga niente di suo, di egoico. Infatti, la qualità interiore di Chokhmah è BITUL = ANNULLAMENTO DEL SENSO EGOICO. Mercurio incarna fisicamente questa qualità col suo essere il più piccolo tra i pianeti visibili. Inoltre è difficilissimo da vedersi ad occhio nudo, “annullato” com’è dall’intensità della luce del Sole.
Mercurio è chiamato in ebraico KOKHAV CHAMAH = LA STELLA DEL SOLE. La parola KOKHAV = “Stella” è caratterizzata da ben due Khaf, la lettera del “palmo della mano”. Mercurio è il “cucchiaio” (Khaf significa anche “cucchiaio”) che raccoglie l’energia solare. Chokhmah è il primo lampeggiare della Luce superiore all’interno dell’intelletto, il primo barlume di coscienza, l’inizio di ogni processo cognitivo. Analogamente, Mercurio rappresenta il meglio dell’attività intellettuale, specie nel suo aspetto intuitivo ed ideatore. Chokhmah viene interpretato dalla Cabalà come: KOACH MAH = LA POTENZA DEL “QUALCOSA”, cioè, “la potenza del farsi domande”. Mercurio rappresenta la curiosità intellettuale, che è il motore del progresso della coscienza. Suo tramite, grosse quantità d’energia vengono ricevute, trasformate e ridistribuite, ma il pianeta stesso rimane nell’oscurità, non trattenendo niente per se stesso. Ciò lo pone in corrispondenza con un certo sublime stato di coscienza che la Cabalà chiama: MOCHA STIMA = “Cervello Nascosto”. La Sefirà della Sapienza (Chokhmah) corrisponde anche alla prima lettera del Nome di Dio: una piccola Yud, e Mercurio è il pianeta più piccolo del sistema solare.
È un pianeta di grandi contrasti: la sua faccia rivolta al Sole è la più calda di tutti gli altri pianeti; quella rivolta verso lo spazio vuoto è la più fredda. Chokhmah è la Sefirà dei paradossi. Mercurio è il più veloce di tutti i pianeti, nel suo ruotare intorno al Sole, e la proprietà fisica della Sapienza è la velocità. Il suo periodo sinottico (cioè l’intervallo di tempo che
trascorre tra due identiche fasi in relazione col Sole) è di 116 giorni, equivalente alla Ghematria della frase: LIMUDEI HASHEM = GLI STUDI DI DIO, rafforzando quanto già detto sul ruolo intellettuale di questo pianeta. Il modo migliore per utilizzare le proprie risorse intellettuali è dunque quello di dedicarle alla conoscenza del Divino e dell’Assoluto. In Cabalà Mercurio non è soltanto il pianeta dello studio intellettuale, logico e freddo, ma è l’eccitazione della scoperta del nuovo, è il sacrificio di sé che la continua ricerca della verità richiede, è la gioia del paradosso (il non averne paura e l’accettarlo). È la comprensione non-lineare, non-verbale. Secondo la Cabalà, Mercurio è più intuizione che logica. Per sviluppare le facoltà che esso rappresenta è necessario vincere l’impazienza e coltivare la capacità di aspettare il momento giusto. È la potenza rinnovatrice del pensiero, ciò che lo adegua alle richieste sempre nuove dell’evolversi della vita umana.
BINAH – INTELLIGENZA
VENERE – NOGA
L’Astrologia tradizionale ha una comprensione molto limitata delle caratteristiche psicologiche corrispondenti al pianeta Venere, che viene associata quasi esclusivamente a delle facoltà emotive. In Cabalà, Binah è la Sefirà che si occupa del “dare la forma” alle intuizioni di Chokhmah, rivelando ciò che altrimenti sarebbe solo un pensiero nascosto nel
supercosciente. Venere è il pianeta della bellezza, che è la grazia della forma. Non basta dare una qualsiasi forma al pensiero: occorre che essa sia “bella”; questa è la vera intelligenza! In ebraico Venere si chiama NOGA, che significa “Splendore”. La Ghematria di questa parola è 58, pari a CHEN = Grazia, Bellezza. Inoltre, il nome della Sefirà Binah (formato soprattutto dalla Beit e dalla Nun) è molto vicino alle lettere principali del nome originale di Venere = Venus (Beit diventa “Ve”, e Nun diventa “Nus”).
Gli astronomi hanno scoperto che Venere è l’unico pianeta che gira su se stesso in senso inverso, cioè da oriente verso occidente. Ciò significa che un ipotetico osservatore posto su di esso vedrebbe il Sole sorgere ad Ovest e tramontare ad Est. Ciò esprime il senso del “ritornare”, dell’aver invertito la rotta. La qualità interiore di Binah è la TESHUVAH = il Ritorno, il cambiare la direzione secondo cui si svolge la propria vita. Si noti inoltre che tale è anche l’ordine di rotazione della stessa Galassia in cui viviamo: la Via Lattea. Dunque Venere è il pianeta maggiormente in sintonia con l’intera Galassia, non solo con il nostro sistema solare. Ciò significa che la Conversione, il Ritorno, ci portano in sintonia col Cosmico, con tutto quello
che trascende una comprensione limitata e campanilistica della vita.
Il periodo sinottico di Venere è 244 giorni. Questo numero è la Ghematria di DAROM = Sud. In Cabalà si dice che questa è la direzione della Sapienza. Dunque l’Intelligenza e la Teshuvah (Binah) consistono nel rivolgersi verso la Sapienza. L’Intelligenza deve ricevere dalla Sapienza, o altrimenti resterebbe un filosofeggiare tutto mentale, fine a se stesso, freddo e sterile. Nell’esperienza quotidiana, la vera Binah è il desiderio di essere uniti all’oggetto della propria conoscenza, di diventare parte di esso. Questo è il modo col quale pensiero ed emozione si uniscono. Se l’unione si realizza, allora c’è la SIMCHAH (Gioia), un’altra delle proprietà migliori di Binah, come pure il massimo delle qualità di Venere.
CHESED – AMORE
Sistema TERRA – LUNA
Cadur ha-aretz – YAREAC Al posto di Chesed nel sistema solare applicato all’Albero della Vita, troviamo il sistema terra-luna. La Sefirà chiamata Chesed è la sorgente dell’amore più grande, illimitato, gratuito. È benevolenza affettuosa, cura e trasporto. È perdono incondizionato di ogni errore, esteso a tutti, senza riguardo di condizioni o meriti. La Terra è l’unico pianeta abitato di tutto
il sistema solare. Si dice che agli inizi, prima della caduta di Adamo, anche gli altri pianeti fossero stati dei luoghi paradisiaci, perfettamente abitabili. Con la sua caduta, Adamo trascinò con sé tutta la creazione, e i pianeti divennero quei luoghi inospitali, se non infernali, che l’astronomia moderna ci descrive (temperature allucinanti, deserti totali, nubi di gas velenosi, ecc.). L’unico pianeta che si salvò da questo destino è la Terra, poiché essa è sotto l’ombra protettrice di Chesed: l’amore che tutto perdona. Ciò viene confermato dal verso (Salmo 89, 3): “Olam Chesed Ibaneh” = “(Dio) Costruirà la terra tramite Chesed (l’Amore)” In Astrologia la Luna prende il posto della terra, che diventa il centro del tema natale. La Luna rappresenta l’amore materno verso i figli, una delle espressioni di Chesed. In ebraico uno dei nomi della Luna è LEVANAH, che proviene dalla radice LAVAN = BIANCO. In Cabalà questo è il colore di Chesed. GHEVURAH – FORZA
MARTE – MEADIM Questa è la più immediata ed evidente di tutte le attribuzioni. Da sempre Marte è il pianeta della guerra, dell’aggressività, della forza, del sangue, ecc. Tutte queste cose rientrano nel dominio della sefirà Ghevurah. Marte è rosso (in ebraico di chiama MEADIM, da ADOM = Rosso), e il colore di Ghevurah è il rosso. I lati negativi di Ghevurah non devono spaventare. Se agiscono da soli essi sono distruttivi, ma se sono mitigati ed addolciti dalle radiazioni di Chesed (l’amore), allora essi danno più incisività, forza e potenza allo stesso amore, rendendolo capace di vincere le difficoltà che si frappongono alla sua realizzazione. Il nome ebraico di Marte è un meraviglioso programma di rettificazione: MEADIM è il plurale di MEOD, “infinitamente grande”. Meod è uno dei nomi segreti del Messia. Ognuno dei Nomi segreti del Messia è un codice di attivazione delle nostre interiori capacità messianiche. I lati negativi e pericoli di questo pianeta emergono da alcune equivalenze numeriche della Ghematria del suo nome ebraico (Meadim = 95). 95 è il valore di HAMAN, il nome di uno dei più mortali nemici d’Israele (vedi la storia del libro di Ester), che si incarna in ogni governante antisemita. 95 è PACHAZ = “Impetuosità, precipitazione”, nel senso di un eccessiva emozionalità ed irruenza. Tutta questa grande energia può però venir diretta a scopi positivi, come suggerisce il nome ZEVULUN, che vale 95 Zevulun era la tribù d’Israele dedita ai viaggi e ai commerci, qualità che richiede una grande forza e coraggio (oltre che al senso degli affari), e che a quei tempi richiedeva anche un grande impegno fisico, dato che i viaggi avvenivano per via di mare, in condizioni spesso disagiate e pericolose. Infine, 95 è DANIEL, il nome del profeta che vede la caduta di Babilonia e la venuta del Messia, con delle immagini e visioni straordinarie.
TIFERET – BELLEZZA
GIOVE – TZEDEQ Tiferet è la Sefirà centrale dell’Albero della Vita, e Giove è al centro del sistema solare (quattro pianeti da lui al Sole e quattro pianeti da lui verso lo spazio aperto). Tiferet è così importante che tutte le sei Midot (qualità del cuore), da Chesed a Yesod, vengono sovente riassunte in essa. Analogamente, Giove è il più grande di tutti i pianeti. Si pensi che,
astronomicamente parlando, Giove è una stella mancata di poco. Se avesse trovato un po’ più di gas interstellare da concentrare in sé, Giove avrebbe incominciato i processi di fusione nucleare tipici delle stelle. Anche così, Giove irradia più energia di quanta non ne riceva. Si noti che in Cabalà a volte Tiferet è chiamato “Sole”. Tiferet è strettamente collegato col numero 12. Infatti la figura biblica che meglio incarna le qualità di Tiferet è
Giacobbe, che ebbe dodici figli. Inoltre, Tiferet corrisponde alla lettera Vav del Nome di Dio, che, se scritta per esteso (VavVav), ha una Ghematria di 12. 12 è il numero tipico anche del pianeta Giove, che impiega dodici anni per compiere una rivoluzione intorno al Sole, e che ha dodici satelliti principali. Tiferet viene definito come: “la bellezza che deriva dall’unione di tanti colori”. Le foto scattate dalle sonde avvicinatesi a Giove mostrano che esso è il pianeta più multicolore di tutti. Ciò è simbolo della bellezza che viene dalla fusione di tante singole individualità. Astrologicamente parlando, Giove è il pianeta delle sintesi degli sforzi, della coordinazione, della direzione organizzativa. Esso ha il compito di coordinare ed armonizzare
tutti i vari lati della personalità. Si tratta di amare ma con misura, bilanciando gli eccessi di Amore a destra e di Forza a sinistra.
Tra i suoi tratti negativi Giove annovera: vanità, arroganza, orgoglio, farsi grandi alle spese degli altri. Astronomicamente queste sono le “macchie di Giove”. In ebraico il vantarsi e l’essere vanitosi si designano col termine
“Hitpaarut”, dalla stessa radice della parola Tiferet. In ebraico Giove si chiama TZEDEQ, che significa GIUSTO. È il tratto armonizzato ed addolcito della giustizia, diverso da DIN, che significa “Severità”. Tzedeq è la giustizia che sa perdonare, e che se applica una pena è solo per correggere e migliorare, e non per punire o vendicarsi. In astrologia, Giove è connesso col senso di giustizia, con la legge e il diritto.
NETZACH – VITTORIA o ETERNITÀ
SATURNO – SHABTAI Netzach significa sia “eternità” che “vittoria”. Tratta dunque della perseveranza e del senso del tempo, e Saturno in greco si chiama Cronos (Tempo). Infatti è il più lento dei pianeti visibili. È il pianeta delle prove più difficili, ma anche della resistenza che alla fine apre la strada alla “Vittoria”. Creduto per lungo tempo un pianeta negativo, si è da poco scoperto che
la sua struttura astronomica è simile a quella di Giove: molto leggero e pieno di colori. Occorre dunque rivalutare la sua nomea e saperne vedere gli aspetti positivi anche astrologicamente. Netzach è la sorgente della capacità di mettere in pratica l’amore di Chesed, è il successo che deriva dalla pazienza, dalla sopportazione, dalla perseveranza. In ebraico Saturno si chiama SHABTAI, che ha una Ghematria di 713, pari a quella della parola Teshuvah (Ritorno, conversione). Con Saturno si arriva ai limiti del sistema solare visibile: alla scelta se ritornare indietro o se proseguire nel vuoto e nel buio cosmico. Saturno è il pianeta delle decisioni importanti, che richiedono la massima serietà ed impegno. È la maturità, la forza di fare il punto sulla propria situazione e, se necessario, cambiare la propria via per
il meglio (Teshuvah). Il periodo della sua rivoluzione è compreso tra i 29 e i 30 anni. Questi due numeri, tradotti dalla Cabalà, significano: 29 = VE CHATA = E PECCO’ 30 = YIEHE = SARÀ. È dunque il pianeta tra il “peccato” e il “futuro”. Il peccato è il passato, l’attaccarsi a valori caduchi e sclerotizzati; la Teshuvah è il rivolgersi verso il futuro, verso la redenzione messianica
che tutti stiamo aspettando. Tuttavia, Saturno ha anche bisogno di quei valori del passato che sono eterni, e Netzach fornisce la giusta discriminazione, per vedere quali dei valori religiosi e culturali del passato siano ancora attuali e necessari, e quali invece siano ostacoli alla “conversione”, cioè alla “metanoia” (cambiamento di “nous”, di consapevolezza). Le conseguenze del “peccato” (29) sono i lati negativi di Saturno: vecchiaia, povertà, malattia, morte. Al positivo, Netzach ci insegna che, al di là di queste esperienza tanto brutte quanto inevitabili, possiamo ancora vincere. La Vittoria è la vita eterna, non solo spirituale, ma anche fisica. Una delle occasioni più importanti in cui la parola Netzach appare nella Torà è nel verso (Isaia 25,8): “bila’a hamavet lenetzach” = “farà scomparire la morte per sempre”. HOD – SPLENDORE
URANO – TAM Nell’Albero della Vita, Hod è la “gamba sinistra”, e secondo la Cabalà questa è la gamba del movimento, del progredire, dell’avanzare dinamico. Urano è il pianeta che rappresenta il progresso sociale e scientifico. Fu scoperto grazie al telescopio, da un astronomo di radici ebraiche, di nome William Hershel, nel 1781, mentre era nel segno dei Gemelli (che secondo il Libro della Formazione ha a che fare col “senso” dell’”andare”, del progredire). Quegli anni furono pieni di rivoluzioni politiche e scientifiche. Nel campo della vita spirituale, in quegli anni stava accadendo la più grande rivoluzione spirituale e religiosa dell’Ebraismo: la nascita e lo sviluppo di un movimento messianico che ci accompagnerà fino alla redenzione finale: il Chasidismo. Urano è il solo pianeta il cui asse di rotazione giace sull’eclittica (tutti gli altri sono più o meno perpendicolari ad essa, o non hanno inclinazioni così accentuate). Ciò è simbolo di eccentricità, di anticonformismo. Urano ha a che fare col segno dell’Aquario, il segno degli ideali sociali, del lavoro di gruppo. È la Sefirà dell’energia di gruppo, una Sefirà che rappresenta uno stato altamente dinamico ma anche instabile. Al negativo infatti abbiamo agitazione, tensione, disgregazione. Bisogna creare i recipienti adatti per le molte luci diverse e nuove che vanno rivelandosi in questo periodo. La loro rettificazione è quella della Semplicità (TMIMUT), cioè il non essere troppo ansiosi riguardo al futuro, il non volerlo conoscere a tutti i costi. Occorre vivere il presente, pieni di gioia per quello che già c’è. TMIMUT significa anche “serietà”, “dedizione”, e questi tratti devono guarire l’eccesso di instabilità uraniano. Il suo nome ebraico TAM è stato
proposto d rav Ginzburg. Questo pianeta impiega 84 anni a compiere una rivoluzione. 84 è la Ghematria di CHANOKH, nome associato a CHINUKH = Educazione. L’educazione è la chiave per effettuare quella trasformazione delle consapevolezze alla quale tutta l’umanità anela sempre di più. YESOD – FONDAMENTO
NETTUNO – AMITAI Nettuno è il pianeta del mistero, dello sconosciuto, e Yesod contiene la parola SOD = Segreto. Yesod è il luogo dell’unione mistica, che avviene nel segreto. Nettuno fu scoperto ai tempi del Romanticismo (1846), e ne divenne il rappresentante astrologico. Yesod è la Sefirà del desiderio di essere uniti con la parte superiore dell’anima, con le emozioni superiori. Scienza e politica (Hod – Urano) non bastano più, si ha bisogno di mistica e di esoterismo. Nettuno in astrologia rappresenta la vita spirituale, le aspirazioni elevate dell’anima. È però anche il pianeta dell’ingannarsi, dell’illudersi, del perdersi nelle nebbie di una coscienza alterata ma non trasformata. Per questi motivi c’è bisogno di applicare ad esso quella
che è la qualità interiore di HOD (secondo il Chasidismo): EMET = VERITÀ. Qui ci vuole il massimo sforzo di verità e di oggettività. Solo a queste condizioni esso diventerà il pianeta dell’ispirazione mistica e della contemplazione. La sua rivoluzione dura 165 anni. 165 è la Ghematria di ETZAH = Consiglio. Yesod rappresenta la figura del maestro spirituale, lo Tzadiq, il santo, l’illuminato, il giusto. Se si ha bisogno di consiglio occorre recarsi da lui, dal giusto. Attenzione però a non prendere sviste (le delusioni nettuniane), e a recarsi da qualche falso maestro! 165 è anche : “be olam
hazeh” = “in questo mondo”. Occorre dunque limitare le tendenze spiritualistiche di fuga e di separazione dal mondo presente,
e cercare soprattutto di portare trascendenza e valori spirituali qui.
Il nome ebraico di Nettuno è AMITAI (come suggerito dal Rabbi Yitzach Ginzburg). Amitai deriva dalla parola EMET = Verità, e ciò conferma quanto detto prima, sul bisogno di verità tipico di questo pianeta. Nella Bibbia, Amitai era il padre di Giona. Ciò ci porta al soggetto dell’immersione nell’acqua, del compito profetico rifiutato agli inizi ma accettato in seguito. Le nebbie e le confusioni possono a volte essere una necessaria fase da attraversare.
MALKHUT – REGNO
PLUTONE – SHAFUL
Malkhut è la Sefirà del governo, del potere. Al negativo, ciò significa sopraffazione e strapotere. Plutone fu soperto nel 1930, proprio al culmine dei governi più totalitari che la storia ricordi (fascismo, nazismo e comunismo). Erano anche gli anni dell’esplodere della delinquenza organizzata. Si tenga presente che la Cabalà dice che il verso (Proverbi 5, 5):
“ragleia yordot mavet” = “i suoi piedi scendono nella morte” si applica a Malkhut, la più bassa delle Sefirot, che tocca quindi il regno delle Klipot, le forze del male e della morte. Non a caso il nome di questo pianeta, Plutone, è quello del dio greco degli inferi, del regno della morte. Nel 1930 si stava lavorando attivamente sulla forza atomica, e Malkhut contiene il segreto del fuoco caduto nella materia, prigioniero e nascosto al suo centro. Se liberato, esso dà una tremenda forza e potere. Al positivo, Malkhut è il luogo della rinascita, della fine della caduta. Toccato il fondo si ricomincia a risalire, e la salita è tanto più potente ed efficace quanto migliore è il contatto con l’energia nascosta nella materia, cioè con la spiritualità nascosta nella corporalità. Al suo meglio, Plutone è dunque il pianeta della rinascita, del ritorno alla vita dopo le esperienze più brutte e tragiche che esistano. Si pensi alla rinascita dello stato d’Israele, dopo le ceneri dell’Olocausto. Per ottenere ciò, occorre che la caduta insegni la SHIFLUT = ABBASSAMENTO, la qualità interiore di Malkhut secondo la Cabalà. Essa consiste in una specie di umiltà, nella realizzazione sincera ed oggettiva dello stato in cui ci si trova, dell’essere in basso. Ogni vero potere può solo basarsi sull’abbassamento e sull’umiltà. Il periodo di rotazione di Plutone è 248, uno dei numeri più importanti della Cabalà. Esso è il valore numerico
della radice Cheit-Mem-Resh, una delle sole sette radici che possiedono un significato compiuto per ognuna delle loro permutazioni. Cheit-Mem-Resh significa “materia” (chomer). Siamo qui al primo livello di Malkhut, la più materiale di tutte le Sefirot. Tuttavia, per quanto oscuro e limitato, esso è il RECHEM (Resh-Cheit-Mem) = GREMBO della consapevolezza nascente. Non è un parto facile, bisogna combattere con la LANCIA = RAMACH (Resh-Mem-Cheit) affilata della discriminazione, contro tutte le tentazioni e gli ostacoli che la materia pone davanti all’iniziato. Chi non ci riesce rischia il CHEREM (Cheit-Resh-Mem), o la SCOMUNICA, cioè, il venir squalificato, il perdere contatto con la Comunità dei Sapienti, degli illuminati, dei giusti. Chi invece vince la battaglia entra nel MACHAR (Mem-Cheit-Resh), nel DOMANI, cioè nel futuro radioso della pace messianica, trasformato e rigenerato a vita nuova. In questo futuro egli potrà MARACH (Mem-Resh-Cheit) = SPARGERSI, cioè “allargarsi”, “espandersi”, in ogni direzione, all’infinito, per sempre oltre ai limiti costrittori dell’esilio.<888>