Anno Magico

Preghiera Per Realizzare un Desiderio

<888>A voi, Santi Angeli che guidate i miei passi e custodite la mia vita, rivolgo la mia preghiera.

A voi che conoscete ogni mio pensiero, che pesate la mia sofferenza e la mia gioia, chiedo di accorrere, per aiutarmi a realizzare quanto più desidero (esprimere con semplicità e chiarezza quello che si desidera ottenere).

Io chiedo a te Icosiel, che custodisci il tempo; intreccia le coincidenze, accelera i passi di tutti coloro che potranno aiutarmi.

Io chiedo a te Tagriel, che infondi coraggio e determinazione: ispira i moventi delle persone giuste, che sappiano scegliere e decidere in mio favore.

E chiedo a te Barinael, che distribuisci le giuste ricompense, con l’aiuto dei tuoi Fratelli Celesti, di portarmi in dono il desiderio realizzato, in cambio di tutte le cose buone e giuste che ho fatto finora.

E a tutti voi santi angeli che custodite la mia vita, va il mio pensiero amorevole, il profondo ringraziamento per quanto mi avete già dato e per quanto mi porterete ancora, che possa portare felicità nella mia vita e illuminazione alla mia anima. E cosi sia!<888>

LE SEFIROT E I PIANETI DEL SISTEMA SOLARE

<888>L’Albero della Vita, con le sue dieci Sefirot e i ventidue canali che le collegano, è il modello secondo il quale è stato creato l’intero universo. È dunque possibile ritrovare la sua forma e struttura in ogni fenomeno, sia fisico che spirituale, sia macroscopico che microscopico. Più avanti ci soffermeremo sulla corrispondenza tra le Sefirot e i pianeti del sistema solare. Nei secoli passati, diversi testi ed autori d’esoterismo occidentale hanno offerto le loro tabelle di corrispondenze. Tuttavia, essi si muovevano nel mondo soggettivo che ha preceduto la visione copernicana. Altre volte si trattava di opere condizionate da una mancanza di conoscenza profonda di cosa fossero le Sefirot. Tutt’oggi, la quasi totalità dei maestri che si muovono nelle dimensioni del New Age forniscono delle corrispondenze a dir poco fantasiose, frutto delle loro individuali e soggettive canalizzazioni. Si pensi solo che l’inoltrarsi nella vera Cabalà senza una conoscenza profonda e diretta della lingua ebraica, è come mettersi in un lungo viaggio senza averne le mappe. Non diciamo questo per polemizzare o criticare, ma solo per ricordare che se vogliamo davvero venire istruiti nei Ta’alumot Chokhmà, Misteri della Sapienza (Giobbe 11, 6): è indispensabile connettersi in ogni possibile modo con i Maestri della Tradizione cabalistica ebraica originale. Essi non sono entità vaghe o invisibili, che si rivelano solo a pochi prescelti. La catena dei Cabalisti si srotola lungo un periodo di duemila anni. I suoi anelli sono tutti personaggi storici, dei quali sappiano i nomi, spesso le precise date di nascita, dove hanno vissuto, quali fossero i capisaldi del loro pensiero, e quali opere hanno composto. Avvicinandoci nel tempo, scopriamo che ci sono scuole di Cabalà vive e vegete, in Israele e in altri paesi del mondo, che seguono gli insegnamenti dei più importanti tra i Maestri presenti e passati: il santo Rabbi Shimon bar Yochai, autore dello Zohar, i mistici degli Heikhalot (Palazzi), Abulafia, l’Arizal, il Gaon di Vilna e il santo Ba’al Shem Tov, la scuola chasidica Chabad. A parte le loro innumerevoli opere, che gradualmente stanno venendo tradotte, ci sono maestri d’oggi inseriti in linea diretta con i maestri citati. È una catena viva e pulsante, in continua crescita ed adattamento alle nuove esigenze, alle nuove scoperte umane. Ed ora veniamo all’argomento annunciato prima, cioè le connessione tra le Sefirot e i Pianeti del sistema solare. Gli insegnamenti base offerti qui sono stati esposti pubblicamente in varie occasioni dal Rabbi Yitzchak Ginzburg, di Kfar Chabad, in Israele, uno dei più grandi Cabalisti viventi. Esse si basano sulla semplice osservazione oggettiva del sistema solare, così com’è visto da un osservatore esterno, cioè il cosidetto sistema copernicano. Al centro c’è il Sole, circondato dalle orbite dei nove pianeti attualmente noti. Esistono delle antiche rappresentazioni delle Sefirot nelle quali esse vengono indicate da cerchi concentrici. Nel nostro caso, Keter, la Corona, è il Sole, al centro di tutti gli altri cerchi. Le altre Sefirot sono i pianeti, nello stesso ordine della loro vicinanza al Sole. Otteniamo così la seguente serie di corrispondenze:

Keter – Corona – Sole
Chokhmah – Sapienza – Mercurio
Binah – Intelligenza – Venere
Chesed – Amore – Terra (Luna)
Ghevurah – Forza – Marte
Tiferet – Bellezza – Giove
Netzach – Vittoria – Saturno
Hod – Splendore – Urano
Yesod – Fondamento – Nettuno
Malkhut – Regno – Plutone

È pur vero che lo stesso Libro della Formazione (Sefer Yetzirà) cita alcune corrispondenze diverse, ma esse sono valide solo nel caso in cui si considerino soltanto i sette corpi dell’astronomia antica: i due luminari e i cinque pianeti visibili ad occhio nudo. Se ci si limita dunque alle sette Sefirot inferiori dell’Albero, da Chesed a Malkhut, entriamo nel regno del soggettivo, e i maestri ci danno diverse attribuzioni, relativamente valide a seconda dei punti di partenza e di riferimento che ci si pone. L’ordine che spiegheremo più avanti è basato invece su di una riflessione del tutto oggettiva: la stessa struttura fisica del sistema solare!
KETER – CORONA
SOLE – SHEMESH
Il Sole è totalmente diverso dai rimanenti corpi del sistema solare, in quanto è una stella, l’unica stella dell’intero sistema planetario nel quale viviamo! La natura astrofica di una stella è radicalmente diversa da quella di ogni altro corpo fisico. Analogamente, Keter è la Sefirà del trascendente e dell’Assoluto, la sorgente del volere superiore, sublime e nascosto. Da Keter proviene tutta la luce che scende ed illumina le altre Sefirot, così come dal Sole proviene tutta la luce del sistema solare. Nell’antichità pagana lo stesso Sole era considerata una Divinità, cosa che ovviamente per l’Ebraismo è semplice idolatria. Tuttavia, Keter, in quanto la più alta delle Sefirot, è la più vicina al Divino. Per compiere una rotazione completa su se stesso il Sole impiega in media 26 giorni, e 26 è il valore numerico del Nome di Dio (Tetragrammaton). Inoltre, esiste un versetto che dice (Salmo 84, vv 12): “ki shemesh umaghen Y-H-V-H Elohim” “Poiché il Signore Dio è un sole ed uno scudo” Ciò dimostra che anche la Bibbia usa l’analogia metaforica tra il Sole e la Divinità. Il problema del paganesimo era ed è di interpretare letteralmente tale analogia. Uno dei nomi ebraici del Sole è SHEMESH, derivante da una radice indicante “servire”. Il Sole è un servitore, e ci “serve”, in quanto ci mette a disposizione luce ed energia affinché possiamo compiere buone azioni e realizzare il progetto per il quale Dio ci ha creati. Il Sole in ebraico ha tre nomi, che corrispondono ai tre livelli di Keter che la Cabalà ci spiega. Eccoli dal più alto al più basso: Cheres (Giobbe 9,7). Questo termine significa anche “porcellana”. Ciò si riferisce alla radiazione sottile e misteriosa che ad un certo punto viene emanata dalla ceramica durante la sua cottura. È una luce invisibile, è la parte più misteriosa del Sole, la luce che esso invia all’anima, Ha a che fare col segreto della materia che cambia stato, e diventa luminosa. Cheres infatti significa anche “polvere”. Siamo di fronte al segreto del grado più infimo che diventa quello più elevato. Si noti come il Sole stesso (come pure tutte le altre stelle) sia nato dal concentrarsi di ammassi di polvere interstellare. Tutto ciò dimostra come il termine Cheres (che compare due sole volte in tutta la Bibbia) si riferisca all’Estremità inconoscibile, la più alta e misteriosa dei tre livelli o “capi” presenti in Keter.
2) Chamah. Significa “calda”. Il calore è la segretamente descritto come una delle fonti segrete del Piacere e della Beatitudine. In Cabalà queste proprietà appartengono al secondo livello di Keter, chiamato Ta’anug (Piacere). In questo livello esiste anche la qualità della Nullificazione del sé: la gioia del Sole è nel bruciare se stesso, irradiando tutt’intorno la sua luce, calore e vitalità. A questo livello la gravità, che simboleggia la tendenza accentratrice ed egoista, si trasforma in altruismo, in volontà di dare ed irraggiare.
3) Shemesh: Significa “uso, parte utilizzabile”. È il terzo livello di Keter, quello del Ratzon = Volere. È quella parte di Dio che ordina e comanda, e che “vuole” che il mondo rimanga in esistenza e che continui ad evolversi, fino al cosmico evento messianico. Chi vuole comandare deve prima imparare a servire, in gioia ed in umiltà. Il volere è la parte di Keter (e quindi del Sole) più vicina a noi, e quindi più facilmente conoscibile, ma è anche, relativamente parlando, la più bassa. Ciò significa che colui che vede in Dio solo il volere e la volontà, ha ancora una percezione “bassa” di Lui. Al di sopra di ciò c’è il Piacere puro e semplice.
CHOKHMAH – SAPIENZA MERCURIO – KOKHAV CHAMÀ
Chokhmah è il primo recipiente nel quale si riversa la luce di Keter, così come Mercurio, essendo il più vicino al Sole, è il primo ricettore della sua luce. Tanto più l’energia è intensa, tanto più occorre che chi la riceve sia in uno stato di auto nullificazione, cioè non frapponga niente di suo, di egoico. Infatti, la qualità interiore di Chokhmah è BITUL = ANNULLAMENTO DEL SENSO EGOICO. Mercurio incarna fisicamente questa qualità col suo essere il più piccolo tra i pianeti visibili. Inoltre è difficilissimo da vedersi ad occhio nudo, “annullato” com’è dall’intensità della luce del Sole.
Mercurio è chiamato in ebraico KOKHAV CHAMAH = LA STELLA DEL SOLE. La parola KOKHAV = “Stella” è caratterizzata da ben due Khaf, la lettera del “palmo della mano”. Mercurio è il “cucchiaio” (Khaf significa anche “cucchiaio”) che raccoglie l’energia solare. Chokhmah è il primo lampeggiare della Luce superiore all’interno dell’intelletto, il primo barlume di coscienza, l’inizio di ogni processo cognitivo. Analogamente, Mercurio rappresenta il meglio dell’attività intellettuale, specie nel suo aspetto intuitivo ed ideatore. Chokhmah viene interpretato dalla Cabalà come: KOACH MAH = LA POTENZA DEL “QUALCOSA”, cioè, “la potenza del farsi domande”. Mercurio rappresenta la curiosità intellettuale, che è il motore del progresso della coscienza. Suo tramite, grosse quantità d’energia vengono ricevute, trasformate e ridistribuite, ma il pianeta stesso rimane nell’oscurità, non trattenendo niente per se stesso. Ciò lo pone in corrispondenza con un certo sublime stato di coscienza che la Cabalà chiama: MOCHA STIMA = “Cervello Nascosto”. La Sefirà della Sapienza (Chokhmah) corrisponde anche alla prima lettera del Nome di Dio: una piccola Yud, e Mercurio è il pianeta più piccolo del sistema solare.
È un pianeta di grandi contrasti: la sua faccia rivolta al Sole è la più calda di tutti gli altri pianeti; quella rivolta verso lo spazio vuoto è la più fredda. Chokhmah è la Sefirà dei paradossi. Mercurio è il più veloce di tutti i pianeti, nel suo ruotare intorno al Sole, e la proprietà fisica della Sapienza è la velocità. Il suo periodo sinottico (cioè l’intervallo di tempo che
trascorre tra due identiche fasi in relazione col Sole) è di 116 giorni, equivalente alla Ghematria della frase: LIMUDEI HASHEM = GLI STUDI DI DIO, rafforzando quanto già detto sul ruolo intellettuale di questo pianeta. Il modo migliore per utilizzare le proprie risorse intellettuali è dunque quello di dedicarle alla conoscenza del Divino e dell’Assoluto. In Cabalà Mercurio non è soltanto il pianeta dello studio intellettuale, logico e freddo, ma è l’eccitazione della scoperta del nuovo, è il sacrificio di sé che la continua ricerca della verità richiede, è la gioia del paradosso (il non averne paura e l’accettarlo). È la comprensione non-lineare, non-verbale. Secondo la Cabalà, Mercurio è più intuizione che logica. Per sviluppare le facoltà che esso rappresenta è necessario vincere l’impazienza e coltivare la capacità di aspettare il momento giusto. È la potenza rinnovatrice del pensiero, ciò che lo adegua alle richieste sempre nuove dell’evolversi della vita umana.
BINAH – INTELLIGENZA
VENERE – NOGA
L’Astrologia tradizionale ha una comprensione molto limitata delle caratteristiche psicologiche corrispondenti al pianeta Venere, che viene associata quasi esclusivamente a delle facoltà emotive. In Cabalà, Binah è la Sefirà che si occupa del “dare la forma” alle intuizioni di Chokhmah, rivelando ciò che altrimenti sarebbe solo un pensiero nascosto nel
supercosciente. Venere è il pianeta della bellezza, che è la grazia della forma. Non basta dare una qualsiasi forma al pensiero: occorre che essa sia “bella”; questa è la vera intelligenza! In ebraico Venere si chiama NOGA, che significa “Splendore”. La Ghematria di questa parola è 58, pari a CHEN = Grazia, Bellezza. Inoltre, il nome della Sefirà Binah (formato soprattutto dalla Beit e dalla Nun) è molto vicino alle lettere principali del nome originale di Venere = Venus (Beit diventa “Ve”, e Nun diventa “Nus”).
Gli astronomi hanno scoperto che Venere è l’unico pianeta che gira su se stesso in senso inverso, cioè da oriente verso occidente. Ciò significa che un ipotetico osservatore posto su di esso vedrebbe il Sole sorgere ad Ovest e tramontare ad Est. Ciò esprime il senso del “ritornare”, dell’aver invertito la rotta. La qualità interiore di Binah è la TESHUVAH = il Ritorno, il cambiare la direzione secondo cui si svolge la propria vita. Si noti inoltre che tale è anche l’ordine di rotazione della stessa Galassia in cui viviamo: la Via Lattea. Dunque Venere è il pianeta maggiormente in sintonia con l’intera Galassia, non solo con il nostro sistema solare. Ciò significa che la Conversione, il Ritorno, ci portano in sintonia col Cosmico, con tutto quello
che trascende una comprensione limitata e campanilistica della vita.
Il periodo sinottico di Venere è 244 giorni. Questo numero è la Ghematria di DAROM = Sud. In Cabalà si dice che questa è la direzione della Sapienza. Dunque l’Intelligenza e la Teshuvah (Binah) consistono nel rivolgersi verso la Sapienza. L’Intelligenza deve ricevere dalla Sapienza, o altrimenti resterebbe un filosofeggiare tutto mentale, fine a se stesso, freddo e sterile. Nell’esperienza quotidiana, la vera Binah è il desiderio di essere uniti all’oggetto della propria conoscenza, di diventare parte di esso. Questo è il modo col quale pensiero ed emozione si uniscono. Se l’unione si realizza, allora c’è la SIMCHAH (Gioia), un’altra delle proprietà migliori di Binah, come pure il massimo delle qualità di Venere.
CHESED – AMORE
Sistema TERRA – LUNA
Cadur ha-aretz – YAREAC Al posto di Chesed nel sistema solare applicato all’Albero della Vita, troviamo il sistema terra-luna. La Sefirà chiamata Chesed è la sorgente dell’amore più grande, illimitato, gratuito. È benevolenza affettuosa, cura e trasporto. È perdono incondizionato di ogni errore, esteso a tutti, senza riguardo di condizioni o meriti. La Terra è l’unico pianeta abitato di tutto
il sistema solare. Si dice che agli inizi, prima della caduta di Adamo, anche gli altri pianeti fossero stati dei luoghi paradisiaci, perfettamente abitabili. Con la sua caduta, Adamo trascinò con sé tutta la creazione, e i pianeti divennero quei luoghi inospitali, se non infernali, che l’astronomia moderna ci descrive (temperature allucinanti, deserti totali, nubi di gas velenosi, ecc.). L’unico pianeta che si salvò da questo destino è la Terra, poiché essa è sotto l’ombra protettrice di Chesed: l’amore che tutto perdona. Ciò viene confermato dal verso (Salmo 89, 3): “Olam Chesed Ibaneh” = “(Dio) Costruirà la terra tramite Chesed (l’Amore)” In Astrologia la Luna prende il posto della terra, che diventa il centro del tema natale. La Luna rappresenta l’amore materno verso i figli, una delle espressioni di Chesed. In ebraico uno dei nomi della Luna è LEVANAH, che proviene dalla radice LAVAN = BIANCO. In Cabalà questo è il colore di Chesed. GHEVURAH – FORZA
MARTE – MEADIM Questa è la più immediata ed evidente di tutte le attribuzioni. Da sempre Marte è il pianeta della guerra, dell’aggressività, della forza, del sangue, ecc. Tutte queste cose rientrano nel dominio della sefirà Ghevurah. Marte è rosso (in ebraico di chiama MEADIM, da ADOM = Rosso), e il colore di Ghevurah è il rosso. I lati negativi di Ghevurah non devono spaventare. Se agiscono da soli essi sono distruttivi, ma se sono mitigati ed addolciti dalle radiazioni di Chesed (l’amore), allora essi danno più incisività, forza e potenza allo stesso amore, rendendolo capace di vincere le difficoltà che si frappongono alla sua realizzazione. Il nome ebraico di Marte è un meraviglioso programma di rettificazione: MEADIM è il plurale di MEOD, “infinitamente grande”. Meod è uno dei nomi segreti del Messia. Ognuno dei Nomi segreti del Messia è un codice di attivazione delle nostre interiori capacità messianiche. I lati negativi e pericoli di questo pianeta emergono da alcune equivalenze numeriche della Ghematria del suo nome ebraico (Meadim = 95). 95 è il valore di HAMAN, il nome di uno dei più mortali nemici d’Israele (vedi la storia del libro di Ester), che si incarna in ogni governante antisemita. 95 è PACHAZ = “Impetuosità, precipitazione”, nel senso di un eccessiva emozionalità ed irruenza. Tutta questa grande energia può però venir diretta a scopi positivi, come suggerisce il nome ZEVULUN, che vale 95 Zevulun era la tribù d’Israele dedita ai viaggi e ai commerci, qualità che richiede una grande forza e coraggio (oltre che al senso degli affari), e che a quei tempi richiedeva anche un grande impegno fisico, dato che i viaggi avvenivano per via di mare, in condizioni spesso disagiate e pericolose. Infine, 95 è DANIEL, il nome del profeta che vede la caduta di Babilonia e la venuta del Messia, con delle immagini e visioni straordinarie.
TIFERET – BELLEZZA
GIOVE – TZEDEQ Tiferet è la Sefirà centrale dell’Albero della Vita, e Giove è al centro del sistema solare (quattro pianeti da lui al Sole e quattro pianeti da lui verso lo spazio aperto). Tiferet è così importante che tutte le sei Midot (qualità del cuore), da Chesed a Yesod, vengono sovente riassunte in essa. Analogamente, Giove è il più grande di tutti i pianeti. Si pensi che,
astronomicamente parlando, Giove è una stella mancata di poco. Se avesse trovato un po’ più di gas interstellare da concentrare in sé, Giove avrebbe incominciato i processi di fusione nucleare tipici delle stelle. Anche così, Giove irradia più energia di quanta non ne riceva. Si noti che in Cabalà a volte Tiferet è chiamato “Sole”. Tiferet è strettamente collegato col numero 12. Infatti la figura biblica che meglio incarna le qualità di Tiferet è
Giacobbe, che ebbe dodici figli. Inoltre, Tiferet corrisponde alla lettera Vav del Nome di Dio, che, se scritta per esteso (VavVav), ha una Ghematria di 12. 12 è il numero tipico anche del pianeta Giove, che impiega dodici anni per compiere una rivoluzione intorno al Sole, e che ha dodici satelliti principali. Tiferet viene definito come: “la bellezza che deriva dall’unione di tanti colori”. Le foto scattate dalle sonde avvicinatesi a Giove mostrano che esso è il pianeta più multicolore di tutti. Ciò è simbolo della bellezza che viene dalla fusione di tante singole individualità. Astrologicamente parlando, Giove è il pianeta delle sintesi degli sforzi, della coordinazione, della direzione organizzativa. Esso ha il compito di coordinare ed armonizzare
tutti i vari lati della personalità. Si tratta di amare ma con misura, bilanciando gli eccessi di Amore a destra e di Forza a sinistra.
Tra i suoi tratti negativi Giove annovera: vanità, arroganza, orgoglio, farsi grandi alle spese degli altri. Astronomicamente queste sono le “macchie di Giove”. In ebraico il vantarsi e l’essere vanitosi si designano col termine
“Hitpaarut”, dalla stessa radice della parola Tiferet. In ebraico Giove si chiama TZEDEQ, che significa GIUSTO. È il tratto armonizzato ed addolcito della giustizia, diverso da DIN, che significa “Severità”. Tzedeq è la giustizia che sa perdonare, e che se applica una pena è solo per correggere e migliorare, e non per punire o vendicarsi. In astrologia, Giove è connesso col senso di giustizia, con la legge e il diritto.
NETZACH – VITTORIA o ETERNITÀ
SATURNO – SHABTAI Netzach significa sia “eternità” che “vittoria”. Tratta dunque della perseveranza e del senso del tempo, e Saturno in greco si chiama Cronos (Tempo). Infatti è il più lento dei pianeti visibili. È il pianeta delle prove più difficili, ma anche della resistenza che alla fine apre la strada alla “Vittoria”. Creduto per lungo tempo un pianeta negativo, si è da poco scoperto che
la sua struttura astronomica è simile a quella di Giove: molto leggero e pieno di colori. Occorre dunque rivalutare la sua nomea e saperne vedere gli aspetti positivi anche astrologicamente. Netzach è la sorgente della capacità di mettere in pratica l’amore di Chesed, è il successo che deriva dalla pazienza, dalla sopportazione, dalla perseveranza. In ebraico Saturno si chiama SHABTAI, che ha una Ghematria di 713, pari a quella della parola Teshuvah (Ritorno, conversione). Con Saturno si arriva ai limiti del sistema solare visibile: alla scelta se ritornare indietro o se proseguire nel vuoto e nel buio cosmico. Saturno è il pianeta delle decisioni importanti, che richiedono la massima serietà ed impegno. È la maturità, la forza di fare il punto sulla propria situazione e, se necessario, cambiare la propria via per
il meglio (Teshuvah). Il periodo della sua rivoluzione è compreso tra i 29 e i 30 anni. Questi due numeri, tradotti dalla Cabalà, significano: 29 = VE CHATA = E PECCO’ 30 = YIEHE = SARÀ. È dunque il pianeta tra il “peccato” e il “futuro”. Il peccato è il passato, l’attaccarsi a valori caduchi e sclerotizzati; la Teshuvah è il rivolgersi verso il futuro, verso la redenzione messianica
che tutti stiamo aspettando. Tuttavia, Saturno ha anche bisogno di quei valori del passato che sono eterni, e Netzach fornisce la giusta discriminazione, per vedere quali dei valori religiosi e culturali del passato siano ancora attuali e necessari, e quali invece siano ostacoli alla “conversione”, cioè alla “metanoia” (cambiamento di “nous”, di consapevolezza). Le conseguenze del “peccato” (29) sono i lati negativi di Saturno: vecchiaia, povertà, malattia, morte. Al positivo, Netzach ci insegna che, al di là di queste esperienza tanto brutte quanto inevitabili, possiamo ancora vincere. La Vittoria è la vita eterna, non solo spirituale, ma anche fisica. Una delle occasioni più importanti in cui la parola Netzach appare nella Torà è nel verso (Isaia 25,8): “bila’a hamavet lenetzach” = “farà scomparire la morte per sempre”. HOD – SPLENDORE
URANO – TAM Nell’Albero della Vita, Hod è la “gamba sinistra”, e secondo la Cabalà questa è la gamba del movimento, del progredire, dell’avanzare dinamico. Urano è il pianeta che rappresenta il progresso sociale e scientifico. Fu scoperto grazie al telescopio, da un astronomo di radici ebraiche, di nome William Hershel, nel 1781, mentre era nel segno dei Gemelli (che secondo il Libro della Formazione ha a che fare col “senso” dell’”andare”, del progredire). Quegli anni furono pieni di rivoluzioni politiche e scientifiche. Nel campo della vita spirituale, in quegli anni stava accadendo la più grande rivoluzione spirituale e religiosa dell’Ebraismo: la nascita e lo sviluppo di un movimento messianico che ci accompagnerà fino alla redenzione finale: il Chasidismo. Urano è il solo pianeta il cui asse di rotazione giace sull’eclittica (tutti gli altri sono più o meno perpendicolari ad essa, o non hanno inclinazioni così accentuate). Ciò è simbolo di eccentricità, di anticonformismo. Urano ha a che fare col segno dell’Aquario, il segno degli ideali sociali, del lavoro di gruppo. È la Sefirà dell’energia di gruppo, una Sefirà che rappresenta uno stato altamente dinamico ma anche instabile. Al negativo infatti abbiamo agitazione, tensione, disgregazione. Bisogna creare i recipienti adatti per le molte luci diverse e nuove che vanno rivelandosi in questo periodo. La loro rettificazione è quella della Semplicità (TMIMUT), cioè il non essere troppo ansiosi riguardo al futuro, il non volerlo conoscere a tutti i costi. Occorre vivere il presente, pieni di gioia per quello che già c’è. TMIMUT significa anche “serietà”, “dedizione”, e questi tratti devono guarire l’eccesso di instabilità uraniano. Il suo nome ebraico TAM è stato
proposto d rav Ginzburg. Questo pianeta impiega 84 anni a compiere una rivoluzione. 84 è la Ghematria di CHANOKH, nome associato a CHINUKH = Educazione. L’educazione è la chiave per effettuare quella trasformazione delle consapevolezze alla quale tutta l’umanità anela sempre di più. YESOD – FONDAMENTO
NETTUNO – AMITAI Nettuno è il pianeta del mistero, dello sconosciuto, e Yesod contiene la parola SOD = Segreto. Yesod è il luogo dell’unione mistica, che avviene nel segreto. Nettuno fu scoperto ai tempi del Romanticismo (1846), e ne divenne il rappresentante astrologico. Yesod è la Sefirà del desiderio di essere uniti con la parte superiore dell’anima, con le emozioni superiori. Scienza e politica (Hod – Urano) non bastano più, si ha bisogno di mistica e di esoterismo. Nettuno in astrologia rappresenta la vita spirituale, le aspirazioni elevate dell’anima. È però anche il pianeta dell’ingannarsi, dell’illudersi, del perdersi nelle nebbie di una coscienza alterata ma non trasformata. Per questi motivi c’è bisogno di applicare ad esso quella
che è la qualità interiore di HOD (secondo il Chasidismo): EMET = VERITÀ. Qui ci vuole il massimo sforzo di verità e di oggettività. Solo a queste condizioni esso diventerà il pianeta dell’ispirazione mistica e della contemplazione. La sua rivoluzione dura 165 anni. 165 è la Ghematria di ETZAH = Consiglio. Yesod rappresenta la figura del maestro spirituale, lo Tzadiq, il santo, l’illuminato, il giusto. Se si ha bisogno di consiglio occorre recarsi da lui, dal giusto. Attenzione però a non prendere sviste (le delusioni nettuniane), e a recarsi da qualche falso maestro! 165 è anche : “be olam
hazeh” = “in questo mondo”. Occorre dunque limitare le tendenze spiritualistiche di fuga e di separazione dal mondo presente,
e cercare soprattutto di portare trascendenza e valori spirituali qui.
Il nome ebraico di Nettuno è AMITAI (come suggerito dal Rabbi Yitzach Ginzburg). Amitai deriva dalla parola EMET = Verità, e ciò conferma quanto detto prima, sul bisogno di verità tipico di questo pianeta. Nella Bibbia, Amitai era il padre di Giona. Ciò ci porta al soggetto dell’immersione nell’acqua, del compito profetico rifiutato agli inizi ma accettato in seguito. Le nebbie e le confusioni possono a volte essere una necessaria fase da attraversare.
MALKHUT – REGNO
PLUTONE – SHAFUL
Malkhut è la Sefirà del governo, del potere. Al negativo, ciò significa sopraffazione e strapotere. Plutone fu soperto nel 1930, proprio al culmine dei governi più totalitari che la storia ricordi (fascismo, nazismo e comunismo). Erano anche gli anni dell’esplodere della delinquenza organizzata. Si tenga presente che la Cabalà dice che il verso (Proverbi 5, 5):
“ragleia yordot mavet” = “i suoi piedi scendono nella morte” si applica a Malkhut, la più bassa delle Sefirot, che tocca quindi il regno delle Klipot, le forze del male e della morte. Non a caso il nome di questo pianeta, Plutone, è quello del dio greco degli inferi, del regno della morte. Nel 1930 si stava lavorando attivamente sulla forza atomica, e Malkhut contiene il segreto del fuoco caduto nella materia, prigioniero e nascosto al suo centro. Se liberato, esso dà una tremenda forza e potere. Al positivo, Malkhut è il luogo della rinascita, della fine della caduta. Toccato il fondo si ricomincia a risalire, e la salita è tanto più potente ed efficace quanto migliore è il contatto con l’energia nascosta nella materia, cioè con la spiritualità nascosta nella corporalità. Al suo meglio, Plutone è dunque il pianeta della rinascita, del ritorno alla vita dopo le esperienze più brutte e tragiche che esistano. Si pensi alla rinascita dello stato d’Israele, dopo le ceneri dell’Olocausto. Per ottenere ciò, occorre che la caduta insegni la SHIFLUT = ABBASSAMENTO, la qualità interiore di Malkhut secondo la Cabalà. Essa consiste in una specie di umiltà, nella realizzazione sincera ed oggettiva dello stato in cui ci si trova, dell’essere in basso. Ogni vero potere può solo basarsi sull’abbassamento e sull’umiltà. Il periodo di rotazione di Plutone è 248, uno dei numeri più importanti della Cabalà. Esso è il valore numerico
della radice Cheit-Mem-Resh, una delle sole sette radici che possiedono un significato compiuto per ognuna delle loro permutazioni. Cheit-Mem-Resh significa “materia” (chomer). Siamo qui al primo livello di Malkhut, la più materiale di tutte le Sefirot. Tuttavia, per quanto oscuro e limitato, esso è il RECHEM (Resh-Cheit-Mem) = GREMBO della consapevolezza nascente. Non è un parto facile, bisogna combattere con la LANCIA = RAMACH (Resh-Mem-Cheit) affilata della discriminazione, contro tutte le tentazioni e gli ostacoli che la materia pone davanti all’iniziato. Chi non ci riesce rischia il CHEREM (Cheit-Resh-Mem), o la SCOMUNICA, cioè, il venir squalificato, il perdere contatto con la Comunità dei Sapienti, degli illuminati, dei giusti. Chi invece vince la battaglia entra nel MACHAR (Mem-Cheit-Resh), nel DOMANI, cioè nel futuro radioso della pace messianica, trasformato e rigenerato a vita nuova. In questo futuro egli potrà MARACH (Mem-Resh-Cheit) = SPARGERSI, cioè “allargarsi”, “espandersi”, in ogni direzione, all’infinito, per sempre oltre ai limiti costrittori dell’esilio.<888>

Il Vegvisir

<888>Il Vegvisir è un antico simbolo magico, la parola Vegvisir è formata da due parole islandesi: Veg e Vísir. Veg è un abbreviativo di “Vegur” e significa “strada” o “percorso”, e “Vísir” sta per “guida” o “guide”.
vegvisir

“Se qualcuno porta con sé questo simbolo, non perderà mai la propria strada nella tempesta o nel cattivo tempo, anche se percorre una strada a lui sconosciuta”

Significato del Vegvisir

Per comprendere pienamente il senso del Vegvisir bisogna intenderlo come un simbolo dinamico e attivo, in interazione con le energie del portatore. Il vegvisir ha lo scopo di guidare il portatore e difenderlo dagli ostacoli lungo il cammino. Esso viene attivato quando riceve il testimone dal portatore.

“Il simbolo, nella sua globalità e prescindendo quelle che sono le varianti e gli adattamenti grafici, denota una struttura di base con 8 glifi praticamente identici. Da un comune punto centrale si irraggiano 8 semirette che si aprono al vertice in una sorta di forcelle “tridentate” che simboleggiano al contempo trasmissione e ricezione, emanazione e promanazione, invio e riassorbimento dell’energia. Si tratta di una struttura di base necessaria, come nella musica è il pentagramma, senza il quale le note musicali non avrebbero valore. La “forcella” in realtà è una runa, la ALGIZ e reca con se anche il significato tradizionale di protezione”.

“Ricordiamo che la runa Algiz simboleggia la protezione celeste, i desideri realizzati, le sofferenze svanite. La sua forma ricorda quella di un uomo con le braccia alzate verso il cielo, simbolo dell’uomo in contatto col cielo e la terra. Estrarre Algiz significa che stiamo scoprendo il sacro nella nostra vita e dentro di noi e che stiamo riconoscendo e celebrando i doni ricevuti. Algiz è la Runa dell’Ordine Cosmico, è la tensione verso l’assoluto, la ricezione di forza e sostegno” (Runemal). Vediamo quindi quanto sia importante il fatto che i glifi del Vegvisir abbiano come base Algiz.

Da “Esoterismo e Misteri”, studio di Claudio Dionisi: 

Glifo Nord 1: le tre barre orizzontali sull’asse verticale inferiore funzionano come modificatore della Algiz e simboleggiano un’amplificazione della funzione di protezione.
Glifo Nord Est 2: In questo caso ci troviamo alla presenza di due distinti elementi con significati diversi. La parentesi piccola e la barra sono il primo elemento e rappresentano il portatore del Vegvisir mentre l’altro glifo, che non è una runa, reca con se i richiami caratteristici di yin e di yang.
Glifo Est 3: E’ una runa abbastanza comune e simboleggia le “persone” ed il loro relazionarsi al portatore o più esattamente le “funzioni di relazione” tra il portatore e gli altri.
Glifo Sud Est 4: indica forza nella trasmissione o emanazione ma impenetrabilità alla ricezione: una trasmissione a senso unico verso l’esterno. Il riferimento più immediato è con la runa Tyr o Teiwaz che rappresenta la guida ma anche la forza e il coraggio.
Glifo Sud 5: La sua complessità e originalità è piuttosto evidente. Il significato è solo intuibile e sembra sottintendere un’amplificazione della funzione trasmissione-ricezione, non dal punto di vista della “forza” quanto della “frequenza”, mediante l’utilizzo di maggiori strutture.
Glifo Sud Est 6: Si tratta forse di una rielaborazione sincretica operata in periodo rinascimentale aggiungendo parti di elementi archetipici. Non sappiamo esattamente cosa esprima.
Glifo Est 7: il glifo più soggetto a variabilità tra quelli testimoniati nell’Huld Manuscript, nel Galdrakver e nel Galdraskræða Skugg,a che sono però testimonianze del 19° e 20° sec..
Glifo Nord Est 8: Il cerchio che sta in testa all’asse ci concede qualche spiraglio di ipotesi sensata. E’ un elemento scomparso per secoli dai vari alfabeti per poi ricomparire con una pluralità di significati dove l’uomo è in relazione alla competizione o gara, alla famiglia, al grande artiglio del falco e alla madre terra……………

In merito al Glifo Est 7, vorrei aggiungere che, le scritture di Marija Gimbutas suggeriscono che i simboli che richiamano un pettine (come quello del glifo qui presente) erano collegati, nell’Europa Antica, a simboli di energia. Nello specifico il pettine era abbinato alla Dea Uccello e alle ali della Dea Avvoltoio, rispettivamente simboli di Dea come Datrice di Vita e Dea di Morte e Rigenerazione. Ancora oggi i contadini europei usano il pettine come oggetto di protezione. Vedi: “Gimbutas: Simbologia della Dea”, monografia.<888>

IL SEGRETO DELL’ UNIVERSO

APPREZZATE LA BELLEZZA DI QUESTO MESSAGGIO . 
LA CHIAREZZA, LA LIMPIDEZZA DI COME VIENE ESPRESSO.
UNA GRANDE VERITA’ DAL PROFUMO DI “CASA”. 
LA CAREZZA CHE CI ARRIVA DALLO SPIRITO.
…E UNA GRATITUDINE E UNA GIOIA INCONTENIBILE.

E’ IL DONO DI LUI AMORE 
IL SOMMO BENE …
LUI CHE CI STIMOLA A RICORDARCI DI NOI.
Nazario–

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DA JESHUA tramite PAMELA KRIBBE.

<888>Il vostro Sé di Luce è la parte di voi che più assomiglia a Dio.

Tradizionalmente, gli esseri più vicini a Dio sono chiamati arcangeli.
Ed è questo che voi siete, in questa dimensione, proprio ora.
Voi siete realmente arcangeli.
Gli arcangeli sono degli esseri che sono molto vicini allo Spirito o Dio, ma non sono completamente uno con Esso. Sono ad un passo dalla coscienza assoluta, ossia dal puro Essere senza differenziazione, divenire o individualità.
Gli arcangeli hanno un tipo di individualità. C’è unicità in ognuno di essi. Si può dire che un arcangelo abbia certe caratteristiche. Questo non si può dire di Dio o Spirito. Dio è Tutto e Nulla. Per questo motivo, gli arcangeli sono entrati “nel regno della separazione”, nel regno dell'”Io” contro l'”Altro”. Fanno parte della dualità, anche se solo leggermente.
Un arcangelo è un aspetto di Dio che si è manifestato come un Essere particolare, una Forma particolare. Il filosofo greco, Platone, chiamò questa un’Idea, che nei nostri termini è una realtà ‘energetica basica o “archetipica”, che trascende il mondo fisico. In questo senso, gli arcangeli sono delle Idee platoniche. Esiste l’arcangelo (Idea) dell’Amore, della Verità, della Bontà, ecc., ognuno incarna l’energia di un particolare aspetto di Dio. Gli arcangeli non sono tanto delle persone quanto dei campi d’energia con una sfumatura individuale.

Perché lo Spirito o Dio diede forma agli aspetti di se stesso in questo modo?
Fu per la gioia della creatività che lo fece.
Le energie arcangeliche sono un’espressione dell’infinita gioia creativa di Dio.

Gli arcangeli non sono all’esterno di Dio. Nulla è all’esterno di Dio. Dio è in ogni cosa. Dio è presente come “l’aspetto spirito” in tutte le energie create. Questo aspetto è ciò che rende tutte queste energie una.
Ciò che separa un essere da un altro, ciò che lo rende diverso e unico, è “l’aspetto anima”. L’aspetto anima copre l’individualità di un essere.

Tutti gli esseri creati che hanno individualità, sono in verità un incontrarsi di Spirito e Anima, di coscienza (spirito) ed esperienza (anima).
La creazione è una danza di Spirito e Anima.
Gli arcangeli sono, per così dire, i figli primogeniti di Dio. Non “primi” nel senso lineare, ma nel senso di essere molto vicini a Dio. Essi hanno dentro di sé una profonda consapevolezza della loro divinità, dell'”aspetto spirito”. Gli umani percepiscono gli arcangeli come una Luce brillante e pura.
Esistono diversi arcangeli. Ogni arcangelo emana energia come i raggi di luce dal sole. Emanando questi raggi sempre più lontano, l’arcangelo si mette in contatto con spazi sconosciuti, con regni d’esperienza che gli sono nuovi. L’energia arcangelica si estende all’infuori e, in questo movimento spontaneo, creativo, inciampa in quello che è Altro da essa, che non è luce, ma è oscurità. Oscurità qui significa soltanto: più lontano dall’Unità/Spirito, allontanatosi più in là nel regno dell’individualità.

Dio o Spirito non è né oscurità né luce. Dio semplicemente è.

Gli arcangeli sono esseri di luce. Creando Luce, Dio creò anche Oscurità. Questo è semplicemente perché gli arcangeli sono nella dimensione della dualità, al di fuori dell’Unità. Hanno un senso d’individualità. La creazione del sé di Luce (l’angelo), comportò la creazione del sé Oscuro, la parte del Sé in cui la luce è assente. C’è bellezza in questa polarità, poiché essa costituisce la dinamica della creazione.
Dio, puro essere e coscienza, desiderava fare esperienza, e lei ottiene questa esperienza attraverso l’universo creato, attraverso la sua presenza negli aspetti luce e oscurità di esso.

Quello che gli arcangeli avrebbero sperimentato, dopo essere entrati nel regno della dualità, Dio non lo sapeva. È questo che lei desiderava ardentemente: non sapere tutto, ma sperimentare qualcosa di nuovo.

Nell’uscire dalla Unità, gli arcangeli entrarono in uno spazio vuoto, uno spazio di potenzialità, uno spazio di infinite possibilità.
Gli arcangeli scoprirono di poter creare molte forme e vivere in esse.
Cosi inizio La danza dello Spirito e dell’Anima.
Le unità individuali di coscienza, che chiamiamo anime, andarono avanti con il loro viaggio. Nell’intimo dentro di sé portavano l’energia dello Spirito o della Sorgente, come pure l’energia dell’arcangelo dal quale discendevano. Ma mentre viaggiavano più lontano e oltre, esse arrivarono a sperimentare che era possibile dimenticare le loro origini, dimenticare la loro divinità e perdersi nell’oscurità e illusione. Il modo migliore per fare esperienza di questa polarità di oscurità e luce era vivere sulla terra come un essere umano.

È importante che vi rendiate conto che non avete bisogno di guardare con ammirazione i maestri spirituali, le guide o gli angeli. Non esiste nemmeno un’autorità sopra di voi. Voi stessi siete tra i “primogeniti”, che siedono accanto al trono di Dio. Voi, voi stessi, siete Dio e angelo.

La maniera più facile per entrare in contatto con il vostro sé di Luce è attraverso la connessione con lo strato di pura coscienza, puro Spirito, dentro di voi. Questo si fa divenendo quieti a livelli interiori ed esteriori. Il silenzio che allora sperimentate è davvero sempre presente in voi; dovete solo diventarne consapevoli.
Quando siete connessi con il silenzio, la dimensione dell’eternità dentro di voi, potete sentire il desiderio dello Spirito di fare esperienza. Da questo desiderio nacque il vostro sé di Luce.
L’anima vive la massima gioia nell’interscambio tra Spirito ed esperienza, l’interscambio tra divinità e umanità. 
QUESTO E’ IL SEGRETO DELL’ UNIVERSO .

La più grande gioia possibile è quando partecipate al regno dell’Esperienza rimanendo connessi con lo Spirito, con Casa. L’interscambio equilibrato tra lo Spirito e l’Anima è la fonte della massima creatività e amore.
Da questa prospettiva, state tutti per trovare il giusto equilibrio tra l’Unità assoluta e l’essere un’anima individuale.<888>

ADATTAMENTO CABALISTICO DEL PATER NOSTER

  Oh! Yod creatore che sei nel Ain-Soph! Che Kether, il Tuo Verbo sia santificato; Che Tipheret, Splendore del Tuo Regno emani i suoi raggi; Che Javè, la Tua Legge Ciclica , regni in Malkuth Come regna in Kether. Dà ogni giorno a Netzach l’illuminazione di una delle 50 porte di Binah. Opponi la misericordia infinita di Chesed alla corteccia che ho creato nella mia Immaginazione quando, negando una delle 32 vie di Chokmah, emanò il rigore di Ruah verso i miei fratelli. Preserva Netzach dalle attrazioni di Nephesh e liberami da Nahash. Perché tu sei: Resch, il Principio, Tipheret lo Splendore creatore E Yesod la Matrice, come Yod e Mem negli Aelohim. Così sia.   Amen, Amen, Amen
 
“Eliphas Levi”