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I Tre Regni

CIELO, CELATO, TERRA PROMESSA, MONDO CELESTE
Tempio della Giustizia sulla cima della montagna.
Dimora degli Dei.
Estremo nord della colonna vertebrale. Governo della Terra.
La Manna, sostanza che scende per il midollo spinale dal cervello.
In Egitto erano schiavi, nella Terra Promessa furono liberi.
TERRE DI MEZZO, PURGATORIO
Dove le forze del bene e del male combattono l’eterna battaglia dell’Armageddon (la lotta fra spirito e materia).
Mondo Neutrale.
PASSAGGIO DEL MAR ROSSO.
INFERI, INFERNO, FORZE NEUTRE
Forza del Male.
Lacrime, profondi dolori, poteri distruttivi, afflizioni, vizi, emozionale basso, acque stagnanti.
Scorpione da trasmutare in aquila invece di strisciare in basso come un serpente.
Il Popolo Eletto (seme) prigioniero in terra d’Egitto.
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Le due colonne del tempio
(gambe)
IAKIN
BOAZ
bianca
Solidità, stabilità, principio attivo
maschile
nera (o rossa)
Forza, principio passivo femminile, fecondità spirituale
La colonna vertebrale è la Scala di Giacobbe che unisce il cielo con la terra. Sono i 33 gradini dei gradi massonici e gli anni di Gesù.
Il discepolo sale al piano della coscienza per arrivare al Tempio dell’Iniziazione (come Gesù che è stato crocifisso sul golgota) che si trova in cima alla montagna.
In questo magnifico luogo con una cupola che lo copre e un foro nel pavimento (foramen magnum) si impartiscono le iniziazioni ai grandi misteri (calotta cranica).
Tutte le tradizioni hanno il proprio fiume: i Cristiani hanno il Giordano, gli Egizi il Nilo e gli Indiani il Gange. Questi fiumi sacri rappresentano il canale spinale che scorre attraverso le montagne.
I Santi nel loro ritiro rappresentano i centri sensoriali dell’occhio spirituale che si trova nel cervello e rappresentano i sette dormienti del Corano, che devono rimanere nell’oscurità della propria caverna fino a quando il Fuoco Spirituale li rivitalizzi.

 

Vizi e Virtù – L’Orgoglio –

«Che feccia l’umanità… Fa schifo, non vale niente…

Una carcassa inutile che continua a boccheggiare in questo mondo.

Carne da cannone. Perché lo devo vivere in queste condizioni?

Perché Io devo essere ostacolato sul cammino della mia evoluzione?

Se sono migliore, perché devo continuare a stare in questo piano così gretto e basso?

lo sono meglio di questo schifo e voglio esserne tirato fuori! ! ! Liberami! ! !»

C’è un orgoglioso che parla in noi: si chiama Ego.

La Tradizione narra che egli sia il capostipite di tutti i peccati.

Orgoglio: il padre di tutti i vizi…

Per quale motivo è così?

Perché l’Accidia, l’Ira, l’Invidia, la Gola, la Lussuria e l’Avarizia sono, in un certo senso, al di sotto?

Possiamo dire che già da questo punto tutto trova una spiegazione: questo Vizio, in sé, si reputa il padre degli altri sei.

Siccome L’Orgoglio rappresenta il “sentirsi superiore” a qualsiasi altra cosa, è di conseguenza normale che la sua ragion d’essere lo porti ad auto-collocarsi sulla vetta della Piramide.

Ma un ulteriore cruccio ci perseguita: come mai, ad un vizio tale, viene accostato il simbolo del Sole, il quale dovrebbe essere invece la rappresentazione esemplare dell’Azione Disinteressata?

Avremo modo di scoprirlo più avanti… Questo è il bello del viaggio!

Partendo dal principio, ho accennato al fatto che l’Orgoglio è il corrispettivo dell’Ego; questo accostamento, mi ha permesso di rispondere sulla questione “gerarchica”.

Ecco perché si dice che l’Orgoglio è il padre di tutti i vizi: cosa, più della nostra “individualità”, tenta di governarci?

In gergo si dice «l’orgoglio è una brutta bestia!», ma questo epiteto molto spesso è assonante anche quando si mette in ballo l’Ego; mai sentito infatti «l’Io è una brutta bestia!»?

Mettendo da parte gli aforismi, viene quasi automatico pensare che l’Orgoglio sia la maschera dell’Ego e che questo dunque alimenti ed accresca la nostra “individualità”.

È la seconda volta che parlo di “individualità” e voglio dunque da subito fare una distinzione da quello che invece considero con la “personalità”, come ultimamente dei libri mi hanno rivelato: se vogliamo, come ho già detto, l’Io raffigura l’“individualità”, mentre la “personalità” è rappresentata dal Sé.

Qual è la differenza… Individualità è ciò che riguarda il nostro lato puramente “umano”, il nostro Iato più carnale insomma; è lo strato più esterno della cipolla.

La Personalità ha invece un carattere più profondo e più elevato, e riguarda il lato non-umano, metafisico: è il Principio della nostra Essenza, forse quello che si può identificare con lo Spirito, la parte immortale.

Se, in un certo senso, arriviamo al termine della nostra vita terrena, l’Io scompare insieme al nostro corpo, ma il Sé è ciò che permane, poiché travalica tutte le condizioni “fisiche” e “sottili”.

Ora, molti invertono i termini “individualità” e “personalità” tra loro, ma qui non voglio mettere in scena una disputa tra le parole; l’importante è attuare una sintesi che renda chiaro il concetto.

Si potrebbe dire, a questo punto, che se è l’Orgoglio ad incrementare l’Io, allora la Virtù che gli corrisponde alimenta il Sé.

Ma non è questo il momento di addentrarci sulla questione della qualità opposta: ciò è argomento da trattare in una tavola relativa alla Fede.

L’Orgoglio discosta l’uomo dal suo cammino.

E la cosa più interessante è che, pensandoci bene, non sono dei fattori esterni a separarci dalla Via, ma è il nostro Ego ad attuare questo allontanamento.

Non c’è niente di più interiore e recondito in noi da fungere da ostacolo così come riesce a farlo il nostro Io, mascherato ovviamente dal proprio “sapere”, dal proprio Orgoglio.

Sentirsi superiori a qualsiasi atto della vita quotidiana, sentirsi migliori delle persone che circondano la nostra Esistenza, solo perché abbiamo letto più libri, o imparato più cose, non ci innalza minimamente sul cammino spirituale, o iniziatico.

Ritenere l’umanità la parte più “bassa” e l’ostacolo che non ci permette di vivere come pensiamo che si debba vivere, non alimenta nient’altro che l’Io, il quale appunto non è che il rappresentante del nostro lato più umano.

Dunque rinneghiamo gli Uomini per nutrire la nostra umanità?

Credo ci sia una contraddizione allora…

Risalendo alla sua etimologia, Orgoglio significa “gran pregio”, dove pregio è inteso come “valore”, “prezzo”, “stima” nel senso di valuta.

Perciò questo vizio potrebbe assumere la forma di un qualcosa di “alto valore”?

C’è da aggiungere, oltretutto, che molto spesso il nostro orgoglio è dovuto a fattori esterni: per esempio quando ci sentiamo «molto orgogliosi di qualcuno», che molto spesso sono i figli, oppure quando quella determinata cosa «ci riempie di orgoglio».

Non c’è niente di male a provare questo sentimento, ma bisogna rendersi conto che forse è sempre il nostro Ego a parlare; infatti ci si auto-attribuisce questo “altro prezzo” o “grande stima” per noi, in funzione delle realizzazioni di un altro.

Come a dire «Ho fatto bene il mio lavoro, guarda come ho cresciuto mio figlio!», quando magari è con le sue sole forze che questa persona si è guadagnata il suo posto. Anche se può sembrare che ci stiamo riferendo ad esterni, in realtà stiamo sempre pensando al nostro Io.

Come è più bello sentir dire «questa cosa mi riempie di gioia» o anche «sono veramente felice per te?»

Almeno stiamo gratificando solo e soltanto la persona che si è meritata la sua conquista.

Ma su questo punto si può anche essere in disaccordo…

Si dice, in altre occasioni, che l’Orgoglio sia anche quel momento in cui ci siamo messi alla prova con le nostre sole forze.

Per esempio quando non si accetta un aiuto per Orgoglio, o che il nostro Orgoglio ci sprona a tirarci fuori dai guai da soli, perché sappiamo quello che dobbiamo fare!

Ma lo sappiamo veramente?

O, come ripeto, è solo una bella maschera?

Prima o poi, il Crollo arriva.

Perché il Crollo? Lo dirò più tardi…

Il Padre di tutti i vizi ci blocca poiché ci porta a considerare solo noi stessi dal lato umano, senza considerare Dio; premetto che Dio non è un bell’uomo con la barba che ci guarda e ci sorride, ma il Principio Divino che è possibile riscoprire anche in Noi.

Nel Salmo X della Bibbia, vengono riportate le seguenti parole riguardo l’orgoglioso: «L’empio, secondo l’alterezza del suo volto, non si cura di nulla; tutti i suoi pensieri sono, che non vi è Dio».

E continua più avanti: «Egli dice nel suo cuore: Io non sarò giammai smosso; egli dice, che in veruna età non caderà in alcun male».

Ecco il grande errore in cui ci porta l’Orgoglio! Il credere di non cedere mai…

Ma la prova arriva… volenti o nolenti…

Nella mitologia greca forse il racconto che più rispecchia questo vizio è quello di Bellerofonte: Bellerofonte fu un eroe delle mille imprese, tra cui si ricorda in particolar modo l’uccisione della Chimera.

Il giovane, inebriato dai propri successi, non si fermò di fronte ai limiti che gli dèi imponevano ai mortali; ma il suo orgoglio lo portò a salire in groppa a Pegaso e ad ascendere verso l’Olimpo per divenire immortale.

Zeus, notando la sua arroganza, lo fulminò disarcionandolo da Pegaso.

Una versione narra che Bellerofonte cadde sulla Terra e morì; un’altra racconta che si salvò, ma girovagò per il mondo zoppo, cieco… e solo.

Questo mito ci riporta a dire veramente che «l’orgoglio è una brutta bestia!».

Per quanto, attraverso l’Orgoglio, ci si possa sentire al centro del mondo, in realtà è quanto di più ci allontana da esso.

L’orgoglioso non pensa che ognuno sia una cellula di un Corpo e a ritenersi lui stesso un’unità di questo Tutto. Arriva persino a considerare che i più “bassi” non servano.

Questo lo porta indubbiamente a sedere personalmente sul gradino più basso, accecato com’è dall’illusione della sua “potenza”.

Il Salmo X continua a recitare: «O Signore, tu esaudisci il desiderio degli umili» e non aggiungo altro.

Vincere l’Orgoglio significa prendere atto di ciò che è intorno, di essere noi stessi sulla linea della circonferenza.

Quando si pensa che una conquista della vita sia dovuta solo a noi stessi, questo è vero in parte: la realizzazione avviene sì per via “personale”, ma bisogna considerare anche tutte quelle “sincronicità” che si vengono a creare affinché questa realizzazione sia possibile…

Perdonate la deformazione professionale sull’esempio che voglio portare, ma in qualche modo questi sono i nostri “trampolini”: è vero che l’acrobata raggiunge il proprio livello attraverso l’allenamento individuale, ma non può ammettere che, senza tutto quello che ha intorno per allenarsi, egli non sia stato “aiutato”.

Già la Riconoscenza è un passo vittorioso contro l’Orgoglio.

Per quanto un semplice oggetto possa apparire inutile o di “bassa valenza”, questo in realtà è ciò che serve a noi per farci elevare, per saltare più in alto, come l’acrobata.

Senza un maestro, senza assistenza ad un esercizio, senza un trampolino e un materasso, il nostro ginnasta sarebbe già ricoverato.

Se subentra l’orgoglio questo “grande salto” non si attua, poiché sentirsi superiori non fa riconoscere le cose che ci hanno tutelato e sostenuto; anzi, si può rischiare di farsi molto male.

Ciò che ci circonda dovrebbe portarci a benedire quello che accade, anche quando questo può assumere una sembianza negativa: quest’ultima è la prova, per tutti… è il punto della situazione.

È per questo che credo che l’Orgoglio sia legato alla carta della Torre nei Tarocchi, in quanto questa funge da “distruttrice” di tutte le infrastrutture che il nostro Ego ha edificato.

È come la Torre di Babele, distrutta da Dio poiché eretta con elementi puramente umani.

Il fulmine che colpisce la Torre è la Prova per vedere chi può salvarsi e chi invece rimane vittima; l’orgoglioso cade senza scampo in quanto la Torre distrugge l’Io, mentre l’uomo coronato sopravvive poiché è consapevole che il suo Sé è incorruttibile.

E il caso, che non esiste, mette in strettissima relazione il mito di Bellerofonte con questa carta, in cui il fulmine lanciato da Zeus va a colpire proprio l’Orgoglio dell’eroe.

Per quanto ci possano continuare ad appassionare, i Miti, le Leggende, i significati delle Carte, ora vorrei però intraprendere un viaggio un po’ più interiore.

Cos’è l’Orgoglio dentro di noi?

Dividiamo la parola di questo vizio: Or-goglio.

Credo che la radice “or” sia la forma contratta di “hor”, dove l’H aspirata molto spesso è sostituita, nelle altre lingue, con la C; quindi “Hor” diventa “Cor”.

Un esempio di questo può darlo il nome di Horus, che rappresenta infatti il Cuore del Mondo.

Ritorniamo anche al simbolo dell’Orgoglio, che è raffigurato dal Sole: questo astro simboleggia il Centro del Mondo.

Il Cuore e il Sole sono entrambi le immagini del Centro del Mondo.

Ora pensiamo un attimo a dove potrebbe collocarsi l’orgoglio… cosa accade, intendo proprio fisicamente, quando «siamo pieni di orgoglio»?

Gonfiamo il petto, lo portiamo in fuori, lo mostriamo; facciamo un’ispirazione profonda come a immagazzinare il più possibile, nella nostra cassa toracica, una lode ricevuta.

E più in là per mostrare questa lode, alziamo il petto come per renderla manifesta.

Facciamoci caso. Quando diciamo «Io ho fatto questo…» alziamo il petto e ce lo battiamo fieramente con la mano, se non con due.

L’emblema dell’Orgoglio, nelle analogie con gli animali, è caratterizzato proprio dagli uccelli, in particolare il pavone: tutti i pennuti hanno una prominenza del loro sterno e lo esasperano quando devono relazionarsi con la femmina.

Battersi il petto gonfiato starebbe dunque a dimostrare che l’Io risieda nella zona del Plesso cardiaco, nella casa del Sole… è dunque lì che è localizzato l’orgoglio nel corpo?

Non potrebbe sempre essere una delle tante maschere?

Che l’Io, nonostante la sua manifestazione fisica, non sia in realtà solo una caratteristica “mentale”?

Bisogna vedere le cose nel loro aspetto duale: bisogna pensare al doppio movimento del torace, cioè il concavo e il convesso. Spero di riuscire a farmi seguire:

All’altezza del petto risiede anche il cuore, che abbiamo detto essere il Centro del Mondo.

Il plesso cardiaco ha il Sole come simbolo. Nella testa invece risiede il simbolo dell’Ariete, corrispondente con la Torre dei Tarocchi, dunque i “concetti mentali” da abbattere; infatti il fulmine colpisce e frantuma solamente la testa della Torre, e questo sta a significare l’abbattimento delle false idee costituite dall’Io all’interno del Cervello… Quindi se l’Io dimora nel Cervello, allora nel Cuore risiede il Sé.

Il Petto dunque fa da tramite, come Centro: il percorso che deve fare l’Io dal Cervello al Torace è mediato, cioè richiede una mediazione; e quando c’è Orgoglio si “ragiona” con il Cervello e il busto diviene convesso, come a mostrare di Sapere… ma è solo un’illusione.

Mentre non c’è percorso tra il Cuore e il Petto, poiché si trovano allo stesso livello, dunque il Sé è im-mediato, senza mediazioni.

Questo sta a significare che quando si “pensa” con il Cuore avviene ciò che si chiama l’Intuizione, vale a dire il Pensiero Diretto, senza alcuna “riflessione” preventiva.

E infatti, quando si “pensa” con il Cuore, si mette sempre una mano sul petto, ma questa volta il movimento è concavo, volto a proteggerlo, come a difendere la Conoscenza… non vi è ostentazione nel renderla manifesta.

L’Orgoglio di aver fatto più degli altri, di “sapere” più degli altri, è ancora una facoltà mentale, celata nel Cervello…

Invece quando si ha Consapevolezza, totalmente opposta all’indottrinamento, si passa ad una facoltà Intuitiva, che risiede nel Cuore.

Ma allora a che serve l’Orgoglio e perché mai è rappresentato dal Sole, continuiamo a chiederci?

Chi è terribilmente accecato dal Padre di tutti i Vizi non riesce a vedere che, in realtà, lo stesso Orgoglio nasconde la sua trasformazione pura, cioè la sua qualità…

Un occhio attento si accorgerebbe che il suo nome “rivela” in sé la mappa dove risiede la sua Virtù: Or-goglio, dove “or” è Cuore; dunque è lì che bisogna cercare, non nella Testa.

L’Orgoglio si fa maschera, e portatore allo stesso tempo, della vera strada da percorrere, una volta però che i veli dell’Io vengano a decadere a beneficio del Sé.

Questo Vizio, come abbiamo detto, ci allontana dal Centro facendoci credere di esserci.

Ma sapendo, ora, che il Sole rappresenta l’Orgoglio, questo “simbolo” può essere adoperato come il suo trasformatore.

Questo Astro non è la ragion d’essere di questo Vizio; è piuttosto il mezzo per attuare la sua trasmutazione.

Vincere l’inganno dell’Orgoglio vuol dire considerare la Circonferenza e fare tesoro di questa, in quanto ci permette di ritrovare il Cuore.

In questo modo, si raggiunge il vero Centro e si costituisce così proprio quel simbolo del Soie (vale a dire il Cerchio con il punto al Centro) che rappresenta l’Orgoglio… ma anche il suo Opposto… la Fede.

Tavole simboliche sul Serpente Sacro della Tradizione Ermetica

)

Di seguito le 12 tavole pittoriche realizzate dal Maestro Alfredo Di Prinzio sulla sacra simbologia del Serpente nella Tradizione Ermetica Occidentale.

Caduceo di Mercurio

 

Crux Christi Serpentis

 

Sacerdote solare Inca “Fujipe”

 

“Fissazione del Mercurio” – Conte Cagliostro

 

“Bel Ea – Bel Ea”

 

Panacea Universale “Amrita”

 

Uroboros o Occhio di Dio

 

Maria, Dominio delle Emozioni

 

L’Uovo Orfico – La Provvidenza

 

Fuoco Folgorante “Kundalini”

 

Asclepio – Vera Medicina

 

Vescica Piscis – Sathun – Santo Graal

 

Favole e Riti da tutto il mondo – La favola del Cristo Serpente –

Se c’è una cosa che ogni volta può rendere accattivante uno studio, è comprendere che a distanza di migliaia e migliaia di chilometri, casa nostra è sempre dentro di noi.

Forse può risultare noioso, ma la verità è la seguente: che la verità, come affermava anche René Guénon, non è mai nuova.

La ricerca di una favola o un mito specifico della civiltà pre-colombiana, è molto difficile da recuperare nei suoi minimi dettagli.

Le ricerche hanno portato più che altro ad una cosmogonia generale e alla conseguente creazione del genere umano.

Cosmogonia Azteca con al centro il dio del fuoco Xiuhtecuhtli

Ma se si vuole, o se me lo permettete, la mia favola può avere il seguente titolo: “La Bibbia del Serpente Piumato”.

È un titolo insolito, quasi blasfemo alle orecchie di un cattolico convinto.

Come potrebbe il politeismo, o il paganesimo addirittura, andare a contaminare la Fede che professa un Unico Dio?

La mia risposta è in questa favola-mito.

Come in tutte le cosmogonie, quella azteca esordisce così:

Prima del processo creativo, formativo, delle cose c’era la vita degli dèi. La materia si presentava parte del mondo divino, compresente agli dèi, abitatori dell’alto e del basso. Alto e basso non sono ancora ben definiti.”

È inutile aprire un dibattito su tutte le varie tradizioni che presentano questo Preludio in cui il Caos comincia a manifestarsi.

Piuttosto vorrei arrivare, passo dopo passo, al fulcro di questa Genesi.

Due divinità primordiali si congiungono sessualmente.

I loro nomi sono rispettivamente Tonacatecuhtli (signore della nostra carne) e Tonacacihualtl (signora della nostra carne), o altrimenti detti Signore e Signora della dualità. Guardate il caso!

Quetzalcoatl e Tezcatlipoca

La loro relazione diede origine a quattro fratelli che attuarono le quattro direzioni dell’Universo. Tezcatlipoca Rosso (Camaxtli) ebbe l’oriente; Tezcatlipoca Nero ebbe il nord; Tezcatlipoca Bianco (Quetzalcoaltl) l’ovest; Tezcatlipoca Blu (Huitzilopochtli) il sud.

I quattro fratelli decisero di dare il via alla formazione delle cose, come il cielo e la terra, il fuoco, il mais (o il grano per gli occidentali), gli uomini, il lavoro dei campi.

E da qui comincia il racconto dei cinque soli: Tezcatlipoca Nero si trasformò nel primo Sole, ma venne colpito con un bastone da Queztalcoaltl e cadde in acqua e si trasformò in un giaguaro, che divorò una prima umanità fatta di giganti.

Il secondo Sole fu fatto da Quetzalcoaltl, e il mondo venne popolato da gente ordinaria, gente contadina.

Tezcatlipoca Nero scatenò allora un vento impetuoso, travolse tutto e gli uomini vennero trasformati in scimmie e il secondo Sole ebbe fine.

Il dio delle acque Tlaloc si trasformò nel terzo Sole, ma Quetzalcoaltl fece piovere fuoco e il tentativo di Tlaloc svanì; l’umanità che abitava la terra venne trasformata in tacchini, farfalle e cani.

Il quarto Sole venne fatto dalla moglie di Tlaloc e venne insediato da Quetzalcoaltl, ma venne distrutto da un grande diluvio che trasformò gli uomini in pesci e fece precipitare il cielo sulla terra.

Ecco che la lotta tra Quetzalcoaltl e Tezcatlipoca Nero è la responsabile della creazione e della distruzione dei Soli.

Così i quattro fratelli decisero di fare quattro strade che partissero dal centro della terra, delimitando i quattro punti cardinali del cosmo.

I quattro fratelli crearono la Croce e diedero vita a quattro uomini.

Se in principio la lotta tra Quetzalcoaltl e Tezcatlipoca Nero aveva distrutto e creato i Soli, ora la loro decisione di collaborare generò la stabilità: divennero due alberi cosmici per mezzo dei quali gli dèi e gli uomini innalzarono il cielo con le stelle dalla terra. Vedendo che i due fratelli collaboravano per questa stabilità, loro padre li fece “signori del cielo e delle stelle”. Restava solamente da creare il Sole.

Testa di Quetzalcoatl scolpito alla base di un tempio Azteco

E qui diamo inizio al Cristianesimo.

Il dio Quetzalcoaltl “serpente piumato” è un essere duale: ha in sé l’uccello, simbolo dell’aria, e il serpente, simbolo della terra.

Si dice che egli generò, per forza propria, un figlio che è gemellare a lui, ma distinto da lui, prodottosi senza l’accoppiamento con una divinità femminile, in forza della propria dualità.

Non si riscontra la stessa simbologia, magari opposta, della Madonna? Di colei che, da vergine, concepì un figlio, espressione di Dio, ma distinto da Dio?

Proseguiamo:

Questo figlio gemellare venne sacrificato dal dio Quetzalcoaltl, che lo gettò nel fuoco per dare origine al quinto Sole.

In pratica il figlio gemellare bruciò e s’innalzò al cielo diventando il quinto Sole.

È Cristo che, pronto per ricongiungersi al padre, viene sacrificato, divenendo il quinto elemento.

Il Sacro Cuore al centro della croce. Cuore, simbolo del Sole.

Infatti, il mito azteco narra che il figlio gemellare, scomparendo, attuò due doppi di sé, a sé distinti.

Il quetzal (uccello) o Xolotl, giungerà al Sole; il coati (serpente) o Nanahuatzin, giungerà nel sottomondo.

Il dio Quetzalcoaltl rimane come origine di tutto il processo, e quindi esercita un primato nell’ordinamento del cosmo.

Tempio dedicato a Quetzacoaltl a Teotihuacan

Il figlio gemellare di Quetzalcoaltl, sacrificato dal padre gemellare, è con le braccia e le gambe lungo le quattro direzioni cosmiche rappresentate dalla croce greca.

Chi ancora non è convinto che questo si possa rapportare con la simbologia di Cristo, allora troverà risposte nel lavoro alchemico, laddove il Padre celeste, forza creatrice, risale dagli inferi per riconquistare il Cielo e nuovamente ridiscendere, in un processo iterativo che genererà, con la fissazione dei quattro elementi (la Croce, cioè il Sacrificio), il corpo di Gloria, il Cristo, il quinto elemento, o come più vi piace.

Non è un caso che Xolotl è raffigurato dagli aztechi stagliato su di una croce greca, della quale un’asta è nera e l’altra è rossa.

Il colore nero indica il regno sotterraneo dei morti. Il colore rosso indica l’oriente, cioè dove il Sole riemerge.

E, in Alchimia, il rosso e il nero non vengono mai menzionati. Vero?!

Il mito di Quetzalcoaltl continua, ma rischierei di diventare noioso.

La cosa che può essere motivo di riflessione, non tanto per gli aztechi, quanto per la nostra tradizione, consiste nel comprendere cosa sta a significare questa crocifissione di Cristo attraverso il parallelismo del sacrificio del figlio gemellare di Quetzalcoaltl, che genera il quinto Sole.

Se si riuscisse ad andare oltre la storiella, un occidentale capirebbe come e dove trovare questa energia.

Se riuscisse a smettere di considerare Cristo come un uomo, troverebbe il Cristo in sé stesso.

L’iter, come in tutte le tradizioni, è celato dietro il mito.

E niente esclude che anche la Bibbia sia un mito.

Concluderei raccontando brevemente un altro mito, in modo da avere più prove a mia disposizione per sostenere che la Tradizione è Una.

Siamo sempre nel mondo azteco: un mito racconta della rottura di un equilibrio a partire da due esseri umani: Nene e Tata.

Il doppio serpente, arte azteca-mixteca, 1400-1521

La coppia fu avvertita della catastrofe dal Sole d’Acqua che dominava su quel mondo, e si salvò sulle cime di un albero altissimo che resistette alla furia degli elementi, e al diluvio.

Per cibo avrebbero dovuto consumare, secondo le disposizioni degli dèi, le pannocchie di mais, ma i due colsero da un fiume un pesce morto e, acceso un fuoco, lo cucinarono.

La colpa non risiedè nel fatto di aver scartato il mais, ma che, nonostante avessero il mais, fecero quella cottura.

Così gli dèi li punirono e li tramutarono in cani, togliendo loro ciò che li rendeva simili alle divinità.

Niente fa pensare alla trasgressione di Adamo ed Èva, o alla foresta dove c’è un albero altissimo che potrebbe essere come l’Eden.

Niente. Niente fa pensare che a loro fu proibito di assaggiare il frutto come a Nene e Tata fu imposto di mangiare mais.

Niente fa pensare che la cottura del pesce, o che mangiare la mela, equivalga a quella cottura alchemica in cui proprio quell’energia, immessa nell’atanor, dà la conoscenza che ci rende simili agli dèi.

Niente. Niente di niente. È solo una favola. È solo un mito.

Il mito de “La Bibbia del Serpente Piumato”.

Silvia

I Figli della Luce

Sono “Esseri di Luce” nella Terra, quelle persone che hanno preso un corpo fisico per restare su questo pianeta e seguire l’umanità. Questi Esseri di Luce sono di un’alta evoluzione spirituale ed emanano un Amore puro; hanno imparato ad amare e a dare senza nessuna vanità!
La loro consacrazione è totale e vera; sono al servizio solo per Amore verso i propri simili e senza alcun interesse personale.
La Luce che essi possiedono è stata ereditata attraverso numerose vite; hanno conquistato con l’esperienza, Sapienza, Amore e Forza, elevandosi verso il proprio cielo interiore e riempiendosi di quella purezza con la quale aiutano ed illuminano l’umanità adoperandosi per il risveglio delle coscienze.
Sono venuti su questo piano della Terra per togliere dalle tenebre molte anime dormienti, per risvegliarle al servizio del Padre Creatore.
Infatti, ci sono molti esseri di una grande evoluzione spirituale che hanno preso corpo sulla Terra e che, prima di reincarnarsi, hanno fatto una specie di patto, perché quando si giunge sulla Terra si arriva “velati” e questo è il momento in cui tali veli saranno tolti, così ognuno di loro, che in questo momento si trova perso e solo, saprà in coscienza quale sarà la propria missione per aiutare l’umanità.
Formano come una ‘rete’ in cui vi sono 3 gradi evolutivi: uno molto elevato, uno medio ed uno normale. Ma non sono interessati a questa Gerarchia poiché utilizzando il metro dell’Amore sono tutti uguali.
Formano una Piramide ideale per dare luce al pianeta ed è proprio in questi tempi che tali esseri si riconosceranno fra di loro.
Ognuno ha una missione specifica ed ognuno si trova nel posto giusto dove deve servire.
Tutti questi “Fratelli” appartengono alla “Grande Gerarchia Bianca” e lavorano nella Luce per la Luce. Sono protetti da esseri di grandissima Luce delle Sette Galassie che uniti lavorano per Amore e per servizio all’intera umanità.
Si sta avvicinando il momento in cui le navi si faranno vedere e potremo osservare che il cielo sarà coperto da queste navi che li accompagnano e proteggono tutti gli esseri su questo pianeta.
E’ il momento della Grande Convergenza fra gli esseri di Luce che si trovano su un piano dimensionale superiore al nostro, fra quelli che si trovano attualmente incarnati sul pianeta e fra quelli che vivono sotto la Terra, complementandosi perfettamente.
Vi invitiamo ad elevare una preghiera al Padre benedicendo il lavoro dei giusti:
“Padre Infinito, noi ci avviciniamo al Tuo Eterno Amore, mettendo ai Tuoi piedi le nostre richieste, sapendo che Tu ci ascolti e ci rispondi.Padre concedici più Luce Consolatrice in modo che la nostra Luce arrivi fino ai giusti.
Che il Tuo Piano possa compiersi totalmente”.
I vostri Fratelli del Cielo